Olio d’oliva, non cambiano le norme UE per la vendita del prodotto sfuso. Accolte le istanze di Agrinsieme a difesa della qualità e della sicurezza

Roma, 5 maggio 2023 – Agrinsieme esprime grande soddisfazione per la decisione della Commissione UE di ritirare la proposta di modifica delle norme di commercializzazione per consentire la vendita di olio di oliva sfuso.

Agrinsieme aveva fortemente caldeggiato questo esito nei vari tavoli di confronto a livello nazionale ed europeo, sottolineando la pericolosità dell’apertura alla vendita di olio sfuso per diversi motivi, in particolare per il rischio di peggioramento della qualità del prodotto e la difficoltà ad eseguire i controlli necessari per evitare frodi e garantire sicurezza del consumatore. 

In caso di bottiglie aperte e riutilizzabili – spiega il Coordinamento – non ci sarebbe infatti alcuna garanzia né della qualità, né del rispetto delle norme igieniche. La vendita di olio sfuso comporterebbe sicuramente una conservazione inadeguata per errata esposizione alla luce e al calore, per l’ossidazione e la contaminazione da batteri. 

Inoltre – aggiunge Agrinsieme – la vendita di olio sfuso avrebbe potuto vanificare gli sforzi compiuti dagli operatori e dagli Stati membri per garantire il rispetto delle norme di commercializzazione degli oli d’oliva. Nel corso degli anni gli operatori si sono impegnati affinché la qualità del prodotto immesso sul mercato interno ed esportato fosse ottimale,  sensibilizzando i consumatori anche sui valori nutrizionali e aumentandone la riconoscibilità. 

Con la vendita di olio sfuso sarebbero stati annullati molti risultati fin qui ottenuti.

Alla decisione della Commissione nell’ultima riunione del Comitato di gestione ha contribuito l’azione congiunta dei Paesi dell’area del Mediterraneo. Agrinsieme ringrazia il MASAF, che ha compreso e sostenuto nelle sedi europee l’istanza della filiera produttiva nazionale per la valorizzazione del settore dell’olio di oliva.

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Agrinsieme è costituita dalle organizzazioni professionali Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e dalle centrali cooperative Confcooperative FedAgriPesca, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital, a loro volta riunite nella sigla Alleanza Cooperative Italiane – Settore Agroalimentare. Il coordinamento Agrinsieme rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole italiane, il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata, oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate.

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Pomodoro, Confagricoltura: riconoscere il giusto prezzo agli agricoltori per valorizzare il prodotto nazionale

I prossimi giorni saranno decisivi per la campagna del pomodoro. Ad oggi permangono le distanze tra parte agricola e industriale, con quest’ultima irremovibile nel non voler riconoscere il prezzo auspicato di 150 euro a tonnellata, già individuato da operatori nazionali ed esteri.

Confagricoltura evidenzia la necessità di una trattativa aperta sulla base delle condizioni di mercato, in un contesto che identifica il prodotto italiano top quality, ma non lo riconosce agli agricoltori dal punto di vista dei prezzi.

Nei giorni scorsi le parti si sono incontrate, ma l’industria è rimasta ferma sulle sue posizioni, proponendo 140 eur/ton per un accordo annuale, oppure 135 eur/ton per due anni. Una proposta che non può essere accettata dagli agricoltori, alla luce degli incrementi dei costi e delle prospettive di mercato.

Il 2022 è stato un anno nero per il comparto sul fronte dei costi – sottolinea Confagricoltura -. Ai rincari di energia, gasolio agricolo e fertilizzanti si aggiungono oggi quelli delle materie prime: dalle piantine ai materiali per la coltivazione in campo al costo dell’acqua, che prevede aumenti fino al 20%.

Sul mercato il prodotto trasformato sta andando molto bene, anche nel canale Ho.Re.Ca.: la richiesta di passate, polpa e concentrati rimane alta e con quotazioni del prodotto che, sia in Italia, sia all’estero, sono in aumento. Dovremmo colmare il gap tra quello che viene riconosciuto ai coltivatori e il prezzo allo scaffale. 

L’Italia – aggiunge Confagricoltura – è il terzo produttore mondiale dopo la California e la Cina, e non può permettersi di arretrare ulteriormente: soltanto lo scorso anno le superfici si sono ridotte dell’8% e la produzione del 10%”. (cfr tabella allegata)

L’auspicio dell’Organizzazione è di arrivare entro fine settimana a un’intesa che riconosca il giusto prezzo alla parte agricola, in un’ottica di collaborazione e valorizzazione dell’intera filiera italiana. Domani è previsto un ulteriore incontro tra agricoltori e industriali e si apre anche Macfrut a Rimini, dove non mancheranno momenti di confronto auspicabilmente costruttivi. Sarebbe altrimenti la prima volta che non si addiviene a un accordo.

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Riforma IG, Confagricoltura: il voto in ComAgri accoglie molte nostre richieste

Con il voto di oggi della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo sulla proposta di regolamento delle Indicazioni geografiche sono state accolte molte istanze presentate da Confagricoltura che mirano a rafforzare la protezione delle Dop e Igp, a snellire le procedure di approvazione e di modifica dei disciplinari, prevedere un ruolo per i produttori agricoli nei consorzi, aumentare la trasparenza verso i consumatori e tutelare il settore vitivinicolo.

E’ un provvedimento importante, evidenzia Confagricoltura, ricordando che l’Italia è il primo Paese europeo per numero di prodotti agroalimentari a denominazione di origine, con un valore di circa 20 miliardi di euro.

La proposta di regolamento va a normare le Associazioni di produttori e le Associazioni di produttori riconosciute.

Confagricoltura giudica molto positive le misure introdotte per semplificare le procedure di gestione delle IG, con tempistiche per la registrazione e la modifica dei disciplinari più snelle rispetto alle attuali, che oggi richiedono oltre i 12 mesi.

Bene anche il mantenimento del ruolo dell’EUIPO, agenzia che gestisce i marchi Ue a cui sono attribuiti solo compiti amministrativi nella gestione delle richieste.

Positivi, inoltre, il carattere volontario degli impegni di sostenibilità, che possono essere inclusi nel disciplinare di produzione o in un documento a parte, e la maggiore protezione su internet, per esempio sui siti di e-commerce.

In ambito vitivinicolo, il risultato di oggi va incontro alle richieste di Confagricoltura: sono infatti stati lasciati nella regolamentazione di base elementi importanti di tutela delle IG. Le norme che regolano la protezione, l’omonimia, la relazione con i marchi e gli impegni di sostenibilità restano dunque specifiche per il vino, contrariamente a quanto inizialmente proposto dalla Commissione.

La Confederazione ringrazia infine gli europarlamentari per il lavoro svolto, auspicando che l’assemblea plenaria e il Consiglio possano sostenere le posizioni della ComAgri.

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DEF, le richieste di Confagricoltura per il settore primario

“Rafforzare la posizione negoziale dei produttori agricoli nella fase di formazione dei prezzi nella filiera agroalimentare, in modo che il prezzo riconosciuto ai produttori agricoli sia allineato sui costi di produzione”. Lo ha chiesto il direttore generale di Confagricoltura, Annamaria Barrile, all’audizione odierna sul Documento di Economia e Finanza (DEF) dinanzi alle Commissioni congiunte Bilancio del Senato e della Camera. 

“Per contrastare la volatilità dei prezzi e garantire un maggior equilibrio nella catena alimentare – ha detto il DG – in diversi Paesi europei questo meccanismo è stato fissato a livello legislativo mostrando risultati estremamente positivi anche in fasi con elevata inflazione, come l’attuale”. 

Confagricoltura evidenzia che il DEF vede la luce in un quadro economico incerto e non privo di rischi, a causa delle tensioni geopolitiche ancora elevate e il rialzo dei tassi di interesse che incrementano crisi nel sistema bancario internazionale. 

Nel 2022 la produzione agricola italiana si è ridotta dello 0,7%, le coltivazioni sono diminuite del 2,2%, con riflessi sui prezzi al consumo che ha avuto picchi del 12,9% a ottobre e del 15,5% nel febbraio scorso per i prodotti alimentari lavorati. 

“In questo contesto – ha aggiunto Barrile – risultano essenziali quelle misure in grado di garantire la tenuta delle imprese”. Preoccupa, pertanto, l’assenza di interventi di correzione delle aliquote di agevolazione sul credito d’imposta Transizione 4.0, ancora dimezzate rispetto al 2022”. La richiesta di Confagricoltura è di ripristinare le aliquote del credito d’imposta per investimenti in beni strumentali al 40% (beni strumentali 4.0), auspicando allo stesso tempo un più generale riconoscimento dell’agevolazione anche per altre tipologie di beni.

Con riferimento all’estensione delle disposizioni per l’acquisto di carburanti per l’esercizio dell’attività agricola e della pesca, estesa anche alla spesa sostenuta per l’acquisto del gasolio e della benzina utilizzati per il riscaldamento delle serre e dei fabbricati produttivi adibiti all’allevamento degli animali, il DG di Confagricoltura ha suggerito “il mantenimento della misura fino a una stabilizzazione dei prezzi europea e il riconoscimento, anche per il settore agricolo, dei crediti d’imposta per i carburanti per i trimestri successivi al primo del 2023, utile soprattutto in assenza di una traccia comunitaria sulla gestione dei prezzi energetici”.

“Ribadiamo infine la richiesta di inserire il settore primario all’interno della categoria dei comparti energivori, – ha concluso Barrile – per tutelare maggiormente le imprese agricole in questo periodo critico, a vantaggio anche delle famiglie. Resta fondamentale, infatti, intraprendere un’azione di contrasto al caro bollette, anche tenendo conto dei modelli già adottati da altri Stati membri nostri principali concorrenti (Francia, Germania, Spagna) e, soprattutto, delle relative tempistiche di adozione”.

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Made in Italy e mutamenti climatici, Confagricoltura: bene consentire la sperimentazione in campo delle TEA

Confagricoltura condivide in pieno il disegno di legge che consentirà la sperimentazione in campo delle tecnologie di evoluzione assistita (TEA), proposta dal Senatore Luca De Carlo e da oggi in IX Commissione del Senato. 

È importante – mette in evidenza Confagricoltura – fare dell’Italia un Paese leader sulle TEA, le tecniche di evoluzione assistita in agricoltura, per poter avere piante più sostenibili, ridurre l’uso di fitofarmaci, e fronteggiare gli effetti del cambiamento climatico, con oggettivi benefici per la produttività e, dunque, per le richieste alimentari di una popolazione mondiale in crescita. Sempre preservando il ‘Made in Italy’.

Confagricoltura auspicava da tempo questa possibilità per fronteggiare i cambiamenti climatici. Le TEA sono una promettente speranza per una produzione agricola sostenibile. 

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Export, Confagricoltura: bene il programma approvato alla Farnesina. Agroalimentare italiano da record

Confagricoltura esprime apprezzamento per il programma di attività strategica a supporto dell’internazionalizzazione approvato oggi nel corso dell’XI Cabina di regia alla Farnesina.

“Il sistema delle imprese italiane cresce ed esporta con ritmi superiori a quelli delle principali economie della Ue e l’italian sounding è anche l’indicatore dell’apprezzamento che i nostri prodotti riscuotono, nonché del potenziale che possiamo ancora concretizzare”.

I dati Istat sul commercio con l’estero diffusi oggi confermano che il Made in Italy continua a crescere sia all’interno della UE, sia sui mercati internazionali: nel 2022 le esportazioni agroalimentari, con oltre 60 miliardi di euro, hanno toccato il nuovo massimo storico. Nei confronti del 2021 l’aumento sfiora il 17%.

Lo scenario economico per l’anno corrente è reso complesso dall’inflazione, dal rallentamento economico, dall’aumento dei tassi di interesse. Pesano inoltre le condizioni di grande incertezza legate alla guerra in Ucraina.

In questo contesto, Confagricoltura giudica ancora più importante il programma approvato alla Farnesina. Un contributo fondamentale è stato assicurato dai Ministeri delle Imprese e della Sovranità Alimentare, che hanno tenuto conto delle esigenze di crescente coordinamento strategico delle iniziative espresso dalle aziende agroalimentari.

 

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Fruit Logistica, Confagricoltura a Berlino. Clima, inflazione e rincari mettono a rischio l’ortofrutta, pilastro dell’agricoltura italiana

Si apre oggi a Berlino Fruit Logistica, la fiera internazionale di riferimento dell’ortofrutta (fino al 10 febbraio) che sarà il fulcro delle relazioni mondiali degli operatori del settore e di tutto l’indotto.

L’edizione corrente ha riportato l’interesse e l’entusiasmo degli operatori ai livelli pre-Covid, anche se sul comparto gravano incognite quali i pesanti rincari delle materie prime e dell’energia, la flessione dei consumi causata dall’inflazione e, più in generale, le turbative di mercato dovute al permanere del conflitto russo-ucraino.

Confagricoltura sarà presente con un ampio spazio istituzionale nel padiglione 2.2 – D 40 e con una foltissima rappresentanza di aziende. Da Nord a Sud, protagoniste saranno le produzioni ortofrutticole che posizionano l’Italia all’8° posto mondiale dei Paesi produttori.

Su un valore complessivo della produzione agricola nazionale che nel 2021 ha superato i 56 miliardi di euro, quello dell’ortofrutta fresca, esclusi i trasformati industriali, si attesta oltre i 14 miliardi, più di un quarto del totale, in leggera flessione rispetto all’anno precedente (27%).

Sul fronte dell’export, l’Italia è al 6° posto nel ranking mondiale, con una quota del 5% del mercato, seguita da Belgio, Turchia, Germania e Francia. Tra i prodotti maggiormente esportati figurano mele, uva, kiwi, pere, arance, pesche e nettarine.

Sul fronte dei consumi, l’ortofrutta incide mediamente per il 20% sul carrello della spesa. Per acquistare ortaggi, le famiglie italiane hanno speso nel 2022 il 4,7% in più, mentre l’incremento è stato del 2,7% per gli acquisti di frutta. L’aspetto preoccupante è dato dalla contrazione della spesa in termini quantitativi rispetto al 2021.

Ma il comparto, appunto, sta soffrendo: l’insieme di problematiche sta determinando una rilevante compressione della marginalità delle aziende e anche una forte carenza di liquidità che incide negativamente sugli investimenti, aumentando il rischio di impresa.

L’ortofrutta nel contesto europeo, tra sfide comuni e scenari che cambiano, è proprio il tema dell’iniziativa riservata agli operatori che Confagricoltura organizza nella prima giornata di fiera a Berlino. Insieme al presidente Massimiliano Giansanti si confronteranno il sottosegretario MASAF Patrizio Giacomo La Pietra, il presidente di Fruitimprese Marco Salvi, il segretario generale DBV Bernhard Krüsken, l’imprenditrice italiana Stefania Mana. Porteranno il loro contributo anche Simona Rubbi, responsabile Relazioni Internazionali CSO, il viceministro Affari Esteri e Cooperazione Internazionale Edmondo Cirielli, il presidente della commissione Agricoltura della Camera dei Deputati Mirco Carloni, il DG di Messe Berlin PierGoffredo Ronchi, la dirigente ICE Agenzia Brunella Saccone e Roberto Berutti, membro del Gabinetto del commissario UE all’Agricoltura.

Confagricoltura ha recentemente chiesto al Governo interventi per integrare le perdite o perlomeno aiutare le imprese a compensare gli extracosti di produzione. Anche nell’ambito delle decisioni in merito all’attivazione del Fondo per la sovranità alimentare e degli altri strumenti previsti dalla Legge di bilancio 2023, la richiesta confederale è stata quella di intervenire rapidamente con misure a favore della liquidità delle imprese, in modo che le aziende ortofrutticole possano tornare ad essere competitive, riacquistando il ruolo di leader nel contesto internazionale.

 

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Economia e politica a confronto all’Assemblea Nazionale di Confagricoltura il 14 e 15 dicembre

“Persone, agricoltura, ambiente” è il titolo dell’assemblea nazionale di Confagricoltura che si svolgerà mercoledì 14 e giovedì 15 dicembre a Villa Aurelia, a Roma. All’evento è prevista la partecipazione di numerose personalità di spicco del mondo politico, economico e finanziario a confronto sui temi di attualità che partono dalla situazione del settore primario del Paese per ampliarsi all’Europa e al mondo.

“L’attuale scenario globale, con il conflitto tra Russia e Ucraina, ha aggravato un quadro già complesso – afferma il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – Le crescenti difficoltà delle imprese, con gli aumenti smisurati dei costi energetici e di produzione, prospettano un futuro ancora in salita”.

“Le politiche agricole europee, inoltre, sono insufficienti e quelle che entreranno presto in vigore sono già datate rispetto alla realtà dei fatti: di qui la necessità di stringere i tempi per dare risposte concrete alle richieste di cibo e di sostenibilità ambientale, fornendo al contempo gli strumenti per garantire competitività alle imprese agricole”.

Mercoledì 14 si inizierà alle 15 con l’intervento del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, per proseguire con il panel “L’economia italiana vista da chi la fa”, al quale parteciperanno, oltre allo stesso presidente, Francesco Starace (AD Enel), Giampiero Maioli (AD Crédit Agricole), Pietro Labriola (AD Tim), moderati da Fabio Tamburini, vicedirettore del TG5.

L’attenzione si sposterà sulla politica agricola, economica e del made in Italy del Governo, con gli interventi di ministri FrancescoLollobrigida (Agricoltura e Sovranità alimentare), Antonio Tajani(Esteri), Adolfo Urso (Imprese e Made in Italy).

Il pomeriggio di lavoro si concluderà con il talk, condotto dal direttore del TG1 Monica Maggioni, dal titolo “Italia, Europa, mondo: la velocità dell’economia”, con il presidente di Confindustria Carlo Bonomi e il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.

Giovedì 15 si inizierà alle 10. Porterà il saluto all’assemblea il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, al quale seguirà  la presentazione dell’avanzamento di HubFarm, la piattaforma tecnologica e digitale di Confagricoltura.

Sarà quindi la volta del messaggio della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola.

“Come si muovono i prodotti. La grande rete delle comunicazioni: strade, ferrovie, porti e aeroporti” è il tema dell’intervento del ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Matteo Salvini.

Dalle infrastrutture all’economia UE, con il contributo del commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni: “Europa e l’Italia, si può fare di più?”.

L’assemblea terminerà con il videomessaggio del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

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L’agroalimentare italiano: strategico per l’economia nazionale, dimenticato (e maltrattato) dai media

L’acuta riflessione del dott. Roberto Giadone (Natura Iblea), imprenditore agricolo associato a Confagricoltura Ragusa, sul trattamento riservato all’agroalimentare italiano da parte dei media

Per il sistema produttivo nazionale l’agricoltura ed il comparto agroalimentare sono sicuramente una grande risorsa se è vero che da solo vale dal 15 al 20% del PIL italiano. Nell’agroalimentare diamo lavoro a circa un milione di famiglie, in una nazione dove il settore costruzioni auto ne impiega circa la metà. Ora vorrei confrontare l’attenzione posta dalle organizzazioni politiche, sociali e soprattutto dai media a questi due settori.

Se in Sicilia chiude la fabbrica della Fiat di Termini Imerese e 580 dipendenti vanno in cassa integrazione, questa chiusura diventa un caso politico e mediatico nazionale. Se nello stesso periodo chiude un’importante azienda agricola di Ragusa con mille addetti tutto tace. Perché? Io penso che ci sia una sperequazione tra le due tragedie (una chiusura aziendale è sempre una tragedia). Da una parte l’operaio metalmeccanico con relativa fabbrica è considerato una risorsa e una bandiera del sistema produttivo nazionale, dall’altra una fattoria ed i sui braccianti sono considerati una piccola cosa che non interessa a nessuno. L’azienda agricola non è un “marchio”, non ha storicità, e quindi non rappresenta una risorsa. La fattoria è solo una insignificante azienda che chiude.

Nessuno governo ha mai varato un decreto per il salvataggio di una azienda agricola anche se con 1.000 dipendenti, come invece è avvenuto per la Fiat di Termini. Eppure i dipendenti sono il doppio, ci sono mille famiglie che hanno perso il lavoro e, badate bene, non esiste in agricoltura la cassa integrazione. Quando si chiude vuol dire: fine, stop, tutti a casa, un po’ di disoccupazione e via. In agricoltura si lavora, si soffre e si chiude in silenzio, da sempre ci siamo abituati sia noi imprenditori che i nostri braccianti.

Ci sono però alcune cose che vengono immediatamente attenzionate e messe alla ribalta dai media nazionale: gli scandali alimentari. Cosa è uno scandalo alimentare? È un’inchiesta in cui i NAS o la Repressione Frodi ravvisano che un’azienda agroalimentare sta attuando delle pratiche produttive non conformi ai regolamenti nazionali ed europei. L’Italia è il Paese che ha la maggiore sicurezza produttiva alimentare grazie ai controlli costanti e serrati di questi organismi, non esiste nessun altro Paese al mondo con un’organizzazione di controllo alimentare simile al nostro.

Bene. Siamo contenti di ciò, anche noi che siamo i controllati. Ma qual è il bisogno di dare un’eco mediatico impressionante a qualsiasi scandalo alimentare su giornali e TV con tanto di conferenza stampa della Procura della Repubblica con enorme scritta alle sue spalle che recita per esempio “Operazione Ravanello Velenoso” ? Dopo ogni notiziona del genere ci sentiamo chiamare da tutti i nostri clienti esteri che ci chiedono di cosa si è trattato, se lo scandalo è avvenuto sul nostro territorio, in alcuni casi ci chiedono addirittura una nostra dichiarazione di estraneità ai fatti anche se lo scandalo è sulle carni e noi produciamo zucchine! Tutto questo all’estero è visto non come un Paese serio che ha controlli serrati unici al mondo sull’alimentare, ma ci fanno identificare come il Paese dei “furbi” che costantemente cercano di aggirare le norme in vigore. Ditemi quando avete mai sentito su giornali e Tv di uno scandalo alimentare in Spagna o in Germania? Qual è il bisogno di “darsi la zappa sui piedi” (ottimo modo di dire per noi agricoltori)? Ogni scoop di questo genere crea solo panico e disaffezione dei consumatori italiani ed esteri verso il prodotto alimentare nazionale. Quindi controllare va bene (cercando anche di far lavorare gli imprenditori), ma creare una notiziona per autoscreditare un sistema produttivo che vale un milione di posti lavoro…. anche no.

P.S. Nel 2020 il sistema Rasff (sistema di allerta alimenti dell’Unione Europea) ha rilevato 511 segnalazioni di violazioni delle norme in frutta e vegetali in Europa: solo 11 riguardavano l’Italia, ma per tutti i nostri clienti europei l’Italia è il Paese dei “furbi” in agricoltura.

 

Roberto Giadone

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Ecomondo: food security, transizione ecologica e competitività, sfide possibili grazie alle tecnologie e all’innovazione

Sicurezza alimentare e transizione ecologica sono un binomio possibile grazie al ruolo delle tecnologie, che hanno fatto ingresso nel settore primario e della trasformazione con una visione innovativa e sostenibile.

E’ quanto è emerso nella tavola rotonda stamani a Ecomondo “Farm to Fork 2.0: filiere agroalimentari rigenerative, food security, competitività economica” con i presidenti di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti; di Federalimentare, Ivano Vacondio, di Federchimica Assofertilizzanti, Giovanni Toffoli; di Federchimica Agrofarma, Riccardo Vanelli, e la vicepresidente di Federchimica Assobiotec, Elena Sgaravatti.

L’Italia, rispetto agli obiettivi della Farm to Fork, ha fatto molto, tuttavia – come è emerso nella relazione di Denis Pantini di Nomisma, che ha introdotto i temi della tavola rotonda – le recenti proposte normative, quali il regolamento sull’uso sostenibile dei fitofarmaci e la direttiva emissioni, potrebbero penalizzare pesantemente il nostro sistema agroalimentare e di conseguenza mettere a rischio la nostra “food security”.

“Nel dibattito relativo alla transizione ecologica – ha detto Massimiliano Giansanti – il settore primario è spesso sul banco degli accusati, tuttavia gli agricoltori stanno pagando duramente gli effetti della crisi climatica. L’interesse a intraprendere il percorso della sostenibilità è, quindi, vivo e reale, guidato dalla necessità di coniugare la salvaguardia dell’ambiente e della competitività aziendale. Purtroppo, nel dibattito in corso si tende ancora a contrapporre la sostenibilità ambientale con quella economica. La sicurezza alimentare, per il momento, è garantita ma non è scontata per sempre, ha bisogno di attenzione, di cure e di rinnovate strategie che la preservino. La strada prefigurata dalla commissione, fatta di divieti, tagli e burocrazia, mette a rischio il potenziale produttivo delle aziende e la sicurezza dei rifornimenti”.

“In merito al Farm to fork  – ha affermato Ivano Vacondio – da subito ci siamo ripromessi  di lottare per affermare il principio per il quale la sostenibilità va sempre vista in tutte le sue componenti (sociale, ambientale ed economica) ed evitare che si trasformi esclusivamente in uno strumento di politica commerciale tendente a compromettere interi settori e mettendo fuori mercato molti prodotti del Made in Italy alimentare, che rappresenta il fiore all’occhiello del nostro Paese. Fortunatamente qualche segnale positivo lo stiamo registrando. È il caso dell’etichettatura fronte pacco (FOP) – una proposta fortunatamente ancora in gioco. La Commissione sembra essersi resa conto della complessità del tema e delle ricadute di una eventuale scelta inadeguata sulla stabilità del mercato unico”.

“La sfida della sostenibilità  – ha detto  Elena Sgaravatti – corre parallela a quella della produttività e il sistema agroalimentare italiano deve affrontarle entrambe. Come conciliarle? Certamente una gestione oculata di tutte le risorse e le prospettive della digitalizzazione vanno in questo senso. Ma le scienze della vita, le biotecnologie avanzate, continueranno ad avere un ruolo determinante. La possibilità di intervenire con i metodi precisi del genome editing, per noi Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA), capaci di valorizzare la straordinaria biodiversità del patrimonio varietale italiano, apre strade che dobbiamo percorrere con determinazione. Produrre cibo abbondante e sicuro per tutti e difendere la competitività del “made in Italy” su tutti i mercati è quello che dobbiamo porci come obiettivo, disponendo di nuove varietà resistenti alle avversità e adeguate alle nuove condizioni climatiche. Questo può avvenire solo se disporremo di un quadro normativo adeguato e di investimenti sull’innovazione orientati a sostenere le eccellenze della nostra ricerca, che consentano di trasferire rapidamente al campo coltivato i successi ottenuti in  laboratorio.”

“La nostra industria – ha affermato Riccardo Vanelli – condivide l’obiettivo di un sistema agroalimentare più sostenibile e ha assunto degli impegni volontari nelle aree dell’innovazione, della formazione e dell’economia circolare che vanno proprio in questa direzione. Ma abbiamo bisogno di un contesto normativo che valorizzi l’introduzione di nuove soluzioni e che, al contempo, tuteli la competitività del Made in Italy, e non di limiti quantitativi fissati senza un’adeguata valutazione d’impatto complessiva”.

“Grazie anche al nuovo Regolamento fertilizzanti – ha commentato Giovanni Toffoli  – le imprese del settore stanno portando avanti attività di ricerca per prodotti sempre più sostenibili ed efficaci. Non possiamo, però, non considerare le criticità che stiamo vivendo in questo periodo storico, tra crisi energetica e conflitto in Ucraina. Per questo motivo  – ha concluso – auspichiamo un sostegno concreto da parte delle istituzioni per garantire la capacità produttiva europea, ribadendo l’importanza della fertilizzazione per la sicurezza alimentare”.

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