Olio Evo made in Italy, insieme per creare valore nella filiera: operativo l’accordo tra Deoleo e Confagricoltura

Si è svolta mercoledì la terza tappa in Puglia, a Bari, per la fase operativa del protocollo d’intesa sottoscritto a giugno tra Confagricoltura e Deoleo Spa. Come già avvenuto in Sicilia e Calabria, l’incontro con i dirigenti dell’azienda olearia, i frantoi e i produttori associati all’Organizzazione agricola, ha l’obiettivo di illustrare finalità e modalità di applicazione dell’accordo.

Gli incontri territoriali sono l’occasione per verificare i requisiti dei frantoi partecipanti alle attività per la prima annualità e per coinvolgere ulteriori operatori per le annualità successive.

Il protocollo prevede di avviare interventi diretti all’incremento dei mercati di sbocco per le produzioni olearie, con un contestuale miglioramento sia della produzione che della produttività a livello agricolo italiano; ma anche di implementare alcune caratteristiche qualitative dell’olio di oliva extravergine e la sostenibilità della sua produzione, a condizioni mutualmente vantaggiose per tutti gli operatori della filiera.

L’impegno sarà, quindi, quello di lavorare insieme per creare valore aggiunto nella filiera, attraverso azioni che puntino ad un aumento della produzione, della produttività, della qualità e della sostenibilità. Presenti il presidente di Confagricoltura Puglia, Donato Rossi, e il presidente di Confagricoltura Bari-Bat, Michele Lacenere.

“L’accordo rappresenta un passo concreto per sostenere i produttori pugliesi – spiega Donato Rossi, presidente di Confagricoltura Puglia – Vengono infatti accolte le istanze della base associativa, che chiede un maggiore sostegno dell’organizzazione nella fase di commercializzazione. È questo l’approccio che sta alla base dell’intesa: una visione di lungo periodo che ha per obiettivo il miglioramento dell’efficienza della filiera e lo sviluppo di un modello di redditività per gli operatori”.

“Questo protocollo ha grande rilevanza – evidenzia Enrico Poggi, direttore acquisti gruppo Deoleo – perché permette di introdurre un modello remunerativo per tutta la catena di produzione dell’olio. Ci consente di lavorare cercando di attenuare da un lato le volatilità del mercato, e dall’altro di migliorare efficienza e competitività. Dalla profittabilità soddisfacente per ogni attore della catena, scaturisce la possibilità di poter lavorare come partner e non come controparti”.

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Oms, Giansanti: “Basta semafori nel food”. Centinaio: “Giù le mani dal Made in Italy”

Riaprire la discussione sull’introduzione di tasse e avvisi di pericolo sui prodotti alimentari in base agli ingredienti, rischia di nuocere alla credibilità delle organizzazioni internazionali. L’eccellenza e la salubrità del “Made in Italy” agro-alimentare è fuori discussione”. Lo ha dichiarato il presidente della Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, con riferimento all’iniziativa avviata da alcuni Paesi in seno all’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), al fine di introdurre indicatori di nocività sui prodotti destinati all’alimentazione sulla base del contenuto di grassi, zuccheri e sale

“Ringraziamo la nostra Rappresentanza diplomatica per l’attività già svolta per fermare un’iniziativa infondata sotto il profilo scientifico e inopportuna sul piano del metodo”, ha proseguito Giansanti.

“A questo punto, visto che sono state proposte anche restrizioni alla pubblicità e alla commercializzazione di cibi ritenuti insalubri, non possiamo escludere che le sedi multilaterali dove si discute di sicurezza alimentare e salute vengano utilizzate per perseguire interessi nazionali”.

“Alla fine di settembre – ha poi ricordato il presidente della Confagricoltura – è stata adottata una risoluzione sulle malattie non trasmissibili all’Assemblea generale dell’ONU con la quale è stato, in pratica, riconosciuto che sono i regimi alimentari ad essere sani o insalubri. Non i singoli prodotti”.

“La dieta mediterranea – conclude Giansanti – è tra le più salubri. Non è perciò un caso, come ha ricordato di recente il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che nel nostro Paese la longevità media sia al secondo posto al mondo”.

Dello stesso avviso di Giansanti il Ministro delle politiche agricole Gian Marco Centinaio, che dichiara: ”Non si tocchino i prodotti Made in Italy. Continuare a discutere sulla reintroduzione di indicatori di nocività sugli alimentari (le cosiddette “etichette a semaforo”), è veramente pretestuoso. Se alcuni Paesi presso l’OMS non vogliono ancora ragionare, dopo che a settembre è stata adottata una risoluzione che sottolinea invece che non esistono cibi “sani o insalubri”, ma solo “diete sane o insalubri“, allora daremo battaglia. È inaccettabile. Se anche l’Unesco ha dichiarato la Dieta Mediterranea Patrimonio immateriale dell’Umanità, come possiamo pensare che possa far male?”.

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Olio Evo Made in Italy: Confagricoltura e Deoleo insieme per creare valore nella filiera

Entra nella fase operativa l’accordo tra Deoleo e Confagricoltura. Tre incontri programmati in Sicilia, Calabria e Puglia. Obiettivo: aumentare produttività, qualità e sostenibilità

Il protocollo d’intesa sottoscritto lo scorso giugno tra Confagricoltura Deoleo Spa entra nella sua fase operativa. Tre gli incontri programmati, in Sicilia, Calabria e Puglia, tra i dirigenti dell’azienda olearia, frantoi e produttori associati all’Organizzazione agricola, con l’obiettivo di illustrare finalità e modalità di applicazione dell’accordo. Il primo, oggi, presso la Camera di Commercio di Palermo.

Gli incontri territoriali sono l’occasione per verificare i requisiti dei frantoi partecipanti alle attività per la prima annualità e per coinvolgere ulteriori operatori per le annualità successive.

Il protocollo prevede di avviare interventi diretti all’incremento dei mercati di sbocco per le produzioni olearie, con un contestuale miglioramento sia della produzione che della produttività a livello agricolo italiano; ma anche di implementare alcune caratteristiche qualitative dell’olio di oliva extravergine e la sostenibilità della sua produzione a condizioni mutualmente vantaggiose per tutti gli operatori della filiera. L’impegno sarà, quindi, quello di lavorare insieme per creare valore aggiunto nella filiera, attraverso azioni precise.

“Nell’incontro di oggi a Palermo – dichiara il direttore di Confagricoltura Ragusa, Giovanni Scucces – si è presentato un progetto ambizioso che punta ad aumentare, oltre alla produttività, la qualità e la sostenibilità delle produzioni olearie siciliane”. “Senza dubbio – aggiunge il direttore Scucces – un’opportunità nuova e importante per i produttori di olio associati alla nostra organizzazione di categoria”.

“Stiamo lavorando per nuovi rapporti di filiera, puntando sulla condivisione degli obiettivi, in un’ottica interprofessionale – sottolinea Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura -. Bisogna agire assieme con politiche di aggregazione ed integrazione a livello di comparto agricolo ed industriale, rafforzando l’export, rilanciando i consumi. Bisogna passare dalla competizione sui prodotti, alla competizione sulla soddisfazione dei bisogni del cliente”.

“La produzione dell’olio di oliva destinato ad extravergine in Italia è notoriamente insufficiente a soddisfare il fabbisogno dell’industria di trasformazione e del consumo – fa notare Pierluigi Tosato, Presidente e AD Carapelli Firenze SpA, gruppo Deoleo -. Inoltre, è ancora troppo bassa la percentuale di conferimento di materia prima in strutture aggregate che possano vantaggiosamente favorire una ordinata commercializzazione del prodotto; anche su promettenti mercati esteri, come gli Stati Uniti, il Giappone e la Cina”.

In Italia il comparto dell’olio di oliva confezionato crea, ogni anno, un surplus di bilancia commerciale di circa 114 miliardi di euro. Tra aziende ed indotto (packaging, macchinari, logistica), in Italia sono oltre 10mila i dipendenti del settore oleicolo.

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Deoleo, con i suoi brand, tra cui BertolliCarapelli e Sasso, è al primo posto nel settore olio di oliva in Italia, Spagna e Stati Uniti (fonte dati: Nielsen, dicembre 2017), con un valore netto delle vendite di 692 milioni di euro ed un volume di oltre 170 milioni di litri di olio.

Confagricoltura è l’Organizzazione di rappresentanza e tutela dell’impresa agricola italiana. I datori di lavoro associati rappresentano i due terzi del totale delle imprese del settore e assumono oltre 500 mila lavoratori. Nel comparto olivicolo rappresenta oltre 90 mila aziende, con una produzione commercializzata che supera le 100 mila tonnellate.

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E-commerce e agroalimentare: il Made in Italy sarà presto in vendita su Alibaba

Accordo tra Mipaaf e il gigante dell’e-commerce Alibaba, presto la firma dell’accordo in occasione di una visita istituzionale del ministro Centinaio in Cina. Al lavoro per coinvolgere anche Amazon

Un accordo con il gigante dell’e-commerce Alibaba per dedicare una parte del sito all’enogastronomia italiana verrà firmato dal ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, nell’ambito della prossima visita istituzionale in Cina. Lo ha annunciato lo stesso Centinaio, intervenendo a Sant’Ambrogio (Verona) all’inaugurazione della nuova sede del Consorzio vini Valpolicella.

Vogliamo stringere accordi – ha detto Centinaio – con tutte le grandi aziende di ecommerce, come Amazon e Alibaba, dove l”italian sounding’ vive e si autoriproduce, e andremo a scovare quelli che fanno l’italiano ‘tarocco’. Con Alibaba ci sarà la possibilità di aprire una strada diversa all’agroalimentare italiano”. Considerando l’enorme sviluppo dell’e-commerce alimentare in Cina.

Altri accordi, ha preannunciati Centinaio, riguarderanno anche il vino: “Siamo quelli che producono più vino in Europa – ha precisato – ma nei mercati emergenti siamo lontani rispetto ai nostri competitor, come i francesi. Dobbiamo imparare da loro: nelle missioni all’estero portavano i parlamentari con gli imprenditori, con accordi già fatti, e hanno promosso il ‘sogno’ del vino francese. Oggi il nostro obiettivo è quello di recuperare rispetto a loro“.

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Giunta Confagricoltura: “Necessario piano nazionale di rilancio per l’olio extravergine d’oliva”

La mancata soluzione dei problemi legati alla Xylella e il rischio di nuove importazioni agevolate dalla Tunisia, stanno mettendo a dura prova il comparto, fiore all’occhiello dal made in Italy

Un grande piano nazionale a sostegno dell’olio extravergine d’oliva. La proposta arriva dalla giunta di Confagricoltura – che si è riunita ieri a Napoli – di fonte alle crescenti difficoltà che sta attraversando il comparto, stretto tra i problemi sanitari e quelli di mercato.

È ormai urgente – a parere dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli – trovare una soluzione per risolvere la drammatica crisi economica provocata dalla Xylella, con provvedimenti straordinari a sostegno degli produttori e degli operatori del settore.

Occorre – sottolinea Confagricoltura – un coordinamento tra tutte le Istituzioni per poter garantire da subito i provvedimenti necessari a far ripartire l’economia olivicola, che rappresenta una parte essenziale della produzione nazionale”.

Oltre ai problemi sanitari, preoccupa Confagricoltura la conferma da parte della Commissione europea della richiesta, da parte della Tunisia,  di estendere per altri due anni la concessione del contingente aggiuntivo di 35.000 tonnellate di olio di oliva in esenzione da dazio nelle esportazioni verso l’UE. Confagricoltura ribadisce la sua posizione e chiede una valutazione d’impatto preventiva.

Aumentare il contingente agevolato per l’olio importato dalla Tunisia potrebbe costituire un rischio per i produttori europei ed in particolare per quelli italiani – rimarca l’Organizzazione degli imprenditori agricoli – influenzando negativamente gli equilibri del mercato interno UE e le quotazioni dell’olio d’oliva. Considerato anche che nei due anni in cui il provvedimento è stato attivo non si sono riscontrati vantaggi per il mercato e l’economia tunisina.”

Confagricoltura, già nel 2016, si era mobilitata scrivendo al ministro delle Politiche agricole e ai componenti delle commissioni competenti di Camera e Senato per sollecitare interventi correttivi per mitigare gli effetti negativi delle importazioni a dazio zero di olio dalla Tunisia. E nello scorso mese di giugno aveva scritto all’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la Politica di Sicurezza, Federica Mogherini, ai commissari al Commercio e all’Agricoltura, agli europarlamentari italiani e ai presidenti di Camera e Senato, per chiedere una valutazione preventiva adeguata degli effetti di un’eventuale rinnovo delle condizioni agevolate alla Tunisia  per le esportazioni di olio nella UE. e che – in base ai dati diffusi dal ministero dell’Agricoltura tunisino – da inizio stagione al 31 marzo 2018 ha aumentato le esportazioni del 124% rispetto alla campagna precedente. La stessa Commissione europea attesta che, nella prima settimana del 2018, le esportazioni di olio di oliva dalla Tunisia alla UE hanno raggiunto  56.700 tonnellate, pari alla quota annuale del contingente ordinario a dazio zero.

 

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Olio tunisino a Palermo, deputato dell’Ars chiede l’intervento del ministro Centinaio

Vincenzo Figuccia dell’Udc in una nota sottolinea che nei porti italiani ci sarebbero diverse navi cisterna pronte a immettere altro olio tunisino nei nostri mercati

“Il ministero delle Politiche agricole si attivi in difesa del made in Italia e della sicurezza nel settore agroalimentare dopo che nel porto di Palermo sono state sdoganate 800 tonnellate di olio d’oliva tunisino biologico a dazio zero, prodotto destinato a Sciacca”. Lo chiede deputato dell’Udc all’Ars Vincenzo Figuccia, che in una nota, sottolinea che nei porti italiani vi sarebbero diverse navi cisterna pronte a immettere altro olio tunisino nei nostri mercati, attendendo che la Commissione Ue rinnovi l’esenzione del dazio anche per quest’anno.

“Non credevo che dopo il ripugnante arrivo nei nostri porti di tonnellate di grano al glifosato proveniente dal Kazakistan – dice Figuccia – fosse possibile una cosa simile. Chiedo al neo ministro Gian Marco Centinaio, di intervenire immediatamente per chiedere all’Ue una forte opposizione al rinnovo dell’esenzione, per intensificare le ispezioni sull’olio in arrivo dall’estero e bloccare questo vergognoso business che porta solo ed esclusivamente a un disastro economico per gli olivicoltori siciliani e per l’intero tessuto economico della Regione”.

Fonte: PalermoToday

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Made in Italy: scatta l’obbligo di origine per sughi e salse

A partire da oggi, 27 agosto, nel nostro Paese ci vorrà una carta d’identità dettagliata per conserve e concentrato, sughi e salse composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro. A dettare le nuove condizioni commerciali è l’entrata in vigore dell’obbligo di indicazione in etichetta dell’origine dei derivati del pomodoro attraverso un decreto interministeriale pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso febbraio.

Il provvedimento, mirato a rafforzare il rapporto tra produttori e trasformatori e a garantire i consumatori nel momento dell’acquisto dall’inganno dei prodotti coltivati all’estero ed importati per essere spacciati come italiani, introduce la sperimentazione per due anni del sistema di etichettatura, nel solco della norma già in vigore per la pasta e per il riso e valida fino al 31 marzo 2020.

Se tutte le operazioni avvengono in Italia si potrà utilizzare la dicitura Origine del pomodoro: Italia. Le indicazioni sull’origine dovranno essere apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili.

Il ministero per le Politiche agricole, alimentare e forestali, nell’ambito del decreto entrato in vigore, ricorda che l’82% degli italiani considera importante conoscere l’origine delle materie prime per questioni legate al rispetto degli standard di sicurezza alimentare, in particolare per i derivati del pomodoro. Il dato è emerso dalla consultazione pubblica online sulla trasparenza delle informazioni in etichetta dei prodotti agroalimentari, si è svolta sul sito del Mipaaf e hanno partecipato oltre 26 mila cittadini.

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No a “Italico” in etichetta: un blend di oli comunitari non deve essere confuso con il prodotto italiano

La presa di posizione di Agrinsieme contro la denominazione di “italico” sull’etichetta di blend di oli italiani e non da parte

“Dopo tante battaglie contro l’italian sounding e in difesa del made in Italy sorprende la volontà da parte delle organizzazioni firmatarie di “evocare” un’origine che non c’è”. E’ questo il commento di Agrinsieme sulla questione dell’olio italico lanciata dall’accordo firmato da Federolio – Unaprol.

Agrinsieme non entra nel merito dell’accordo siglato – con la consapevolezza che la produzione italiana non riesce a soddisfare la domanda interna – ma nel preannunciato uso del nome “italico”, che fa leva su una caratteristica di provenienza che il prodotto non possiede, se non in parte.

“Il settore olivicolo italiano, spesso sotto accusa – aggiunge il Coordinamento di Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari – necessita di proposte che siano il più possibile chiare e trasparenti agli occhi dei consumatori. Questa trasparenza è fondamentale se vogliamo tutelare al meglio il prodotto realmente italiano”.

Agrinsieme rimarca che, dal punto di vista della definizione della categoria di olio – ferma restando la necessità di verificare, alla luce della normativa, se la denominazione “italico” è inammissibile in quanto può indurre in errore il consumatore – il prodotto frutto dell’accordo rimane un blend di oli comunitari e come tale va indicato in etichetta, commercializzato e promosso. I consumatori meritano indicazioni veritiere e non ingannevoli.

Agrinsieme è costituita dalle organizzazioni professionali Cia, Confagricoltura, Copagri e dalle centrali cooperative Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital, a loro volta riunite nella sigla Alleanza Cooperative Italiane – Settore Agroalimentare. Il coordinamento Agrinsieme rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole italiane, il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata, oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate.

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