Florovivaismo, Paola Gurrieri (Confagricoltura Ragusa) racconta a Geo su Raitre la storia di passione e di bellezza dell’azienda “La Mediterranea”

È una storia di passione familiare e di amore per la bellezza, la sostenibilità e il benessere delle lavoratrici e dei lavoratori quella che Paola Gurrieri, componente del Direttivo di Confagricoltura Ragusa, ha raccontato alla trasmissione “Geo“, il programma sulla natura, l’ambiente e le culture del mondo condotto da Sveva Sagramola ed Emanuele Biggi.

Una storia familiare che incontra la sua personale di ex docente di liceo che decide di cambiare vita e mettersi in gioco a tempo pieno nell’azienda “La Mediterranea”, fondata nel 1984 ad Acate dal padre Salvatore, condividendo la gestione con i fratelli Franco e Piero.

Un’azienda che oggi dà lavoro a 200 dipendenti, per lo più donne, ed esporta in Olanda, Inghilterra, Grecia e Russia, oltre ad essere presente nel mercato nazionale. La produzione avviene in un’area di circa 100 ettari, tra i territori di Acate e Vittoria, con l’ausilio di tecniche all’avanguardia e con grande attenzione e rispetto per l’ambiente. “La Mediterranea” è, infatti, il principale produttore italiano di crisantemo programmato e una delle aziende leader a livello europeo, coprendo circa l’8% della produzione continentale.

“Se la rosa richiama l’idea dell’amore, la margherita quella di semplicità e il giglio quella di purezza, il crisantemo è simbolo di rinascita, di speranza, di ritorno alla vita, in quanto fiorisce in un momento dell’anno in cui gli solitamente la natura non è produttiva” – ha dichiarato Paola Gurrieri.

Paola Gurrieri ha spiegato che “La Mediterranea” fa della sostenibilità un impegno concreto: “Abbiamo ridotto il consumo del terriccio a un ottavo, utilizzando scarti di produzione opportunamente lavorati – ha spiegato -, seguendo un’ottica di economia circolare, abbiamo dato vita a due gruppi di autoconsumo energetico collettivo, a giugno realizzeremo altre strutture per installare altri pannelli fotovoltaici, abbiamo sostituito le vecchie lampade nelle serre con led di nuovissima generazione a basso consumo, stiamo riducendo notevolmente l’utilizzo di fitofarmaci”.

Infine Gurrieri, sollecitata da una domanda della conduttrice, ha parlato dell’edizione 2025 del “Libro Bianco del Verde”, un documento tecnico-scientifico promosso da Confagricoltura e Assoverde che raccoglie contributi di esperti, istituzioni, università, ordini professionali e imprese con l’obiettivo di valorizzare il ruolo del verde urbano e naturale per la salute, l’ambiente, il lavoro e la cultura. Uno strumento che mira a sensibilizzare le istituzioni e la società sull’importanza della cura e gestione del verde, proponendo soluzioni concrete e raccomandazioni normative, tecniche ed economiche per migliorare la qualità della vita nelle città e nei territori.

 

Link per visionare la puntata di Geo del 7 maggio 2025

https://www.raiplay.it/video/2025/05/Geo—Puntata-del-07052025-f26a6a48-e532-4998-841e-50e971830adb.html

 

Ragusa, 8 maggio 2025

 

L’addetto stampa

Bartolo Lorefice

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ULIBBO incoronato Italy Gold Digestive ai World Drinks Awards 2025. Confagricoltura: “Ambasciatore dell’eccellenza agroalimentare siciliana nel mondo”

 ULIBBO, il pluripremiato liquore siciliano realizzato con foglie di ulivo e carrubo bio delle campagne ragusane, ha ottenuto martedì il prestigioso riconoscimento di “Italy Gold Digestive” ai World Drinks Awards 2025 che premiano le eccellenze dei distillati di tutto il mondo. La giuria internazionale, riunitasi a Norwich in Inghilterra e composta da stimati professionisti del settore, tra cui maestri distillatori, sommelier e giornalisti di settore, dopo aver assaggiato 700 campioni di distillati divisi in 21 categorie, ha incoronato il liquore ragusano come migliore tra tutti i concorrenti italiani. Prossima sfida il 5 giugno a Londra in cui i vincitori nazionali concorreranno per il titolo di World’s Best.

“Complimenti vivissimi a Edy Anzaldo e a Roberto Floridia – dichiara il Presidente di Confagricoltura Sicilia, Rosario Marchese Ragona – che, con ostinata pazienza e meticolosità artigianale, hanno creato un elisir che ha il sapore delle campagne ragusane e che, grazie a questo ulteriore riconoscimento internazionale, è a pieno titolo ambasciatore dell’eccellenza dell’agroalimentare siciliano nel mondo”. “Incrociamo le dita – aggiunge Marchese Ragona – per il prossimo step in cui ULIBBO è in corsa per il titolo di migliore liquore al mondo”.

“Continuiamo ad essere fieri – afferma il Presidente di Confagricoltura Ragusa, Antonino Pirrè – di un progetto che ha fatto della valorizzazione del territorio e delle sue colture iconiche il punto di forza, veicolando una visione d’impresa che crea valore puntando su sostenibilità, qualità e visionarietà. Un modello che dimostra come un progetto piccolo può diventare grande e vincente, se accompagnato da determinazione e da coraggio. Complimenti e grazie a Edy e a Roberto, associati a Confagricoltura Ragusa, per il loro pregevole contributo alla diffusione della nostra visione dell’imprenditoria agricola”.

ULIBBO è realizzato all’interno del progetto Nativi dell’azienda agricola Verso le origini, associata a Confagricoltura, che nasce a Ragusa da un’idea maturata in anni di ricerche sullo sviluppo delle imprese e delle economie locali, sull’importanza del territorio e dei suoi prodotti e sull’impatto che le scelte alimentari hanno sulla salute e sull’ecosistema. Verso le Origini, oltre alla produzione di ULIBBO, è impegnata nell’allevamento della pecora barbaresca siciliana, razza originaria dell’entroterra e a rischio estinzione, e della gallina livornese bianca, che garantisce la produzione di uova a basso contenuto di colesterolo, proteiche e senza antibiotici.

Ultimo arrivato nella grande famiglia di Verso le Origini è il Green Gin Ulibbo, un gin unico nel suo genere, realizzato con foglie di ulivo e carrubo, mirto e bucce di limone siciliano, che è stato appena presentato al Vinitaly a Verona, riscuotendo un grande successo tra bartender provenienti da ogni angolo del mondo.

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“Agricoltura È”, il Capo dello Stato visita lo spazio di Confagricoltura in Piazza della Repubblica a Roma

Questa mattina il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, accompagnato dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha visitato lo spazio di Confagricoltura al villaggio Agricoltura È, il grande evento dedicato al mondo agricolo italiano, ospitato a Roma nell’area riqualificata di Piazza della Repubblica.

Il Capo dello Stato si è soffermato all’interno dello stand, dove è stato allestito anche un apiario della FAI-Federazione Apicoltori Italiani e dove ha avuto un breve scambio di battute con i dirigenti ed alcuni imprenditori dell’Organizzazione presenti alla manifestazione organizzata dal MASAF.

L’evento, che terminerà mercoledì 26, domani prevede la visita del commissario UE all’Agricoltura Hansen. Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti sarà relatore all’incontro con il commissario. Nel pomeriggio, alle 15, nello spazio MASAF, Confagricoltura organizza la tavola rotonda dal titolo Agricoltura è sostenibilità e innovazione”, a cui partecipano, oltre al presidente Giansanti, Andrea Segrè, agronomo ed economista dellUniversità di Bologna, Marco Caprai ed Emma Cogrossi, imprenditori.

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Stati Generali della Maricoltura, API (Confagricoltura): eccellenza italiana a rischio se non si valorizza il comparto. Servono norme chiare, formazione e promozione

Nella foto, da sin.: Antonia Ricci, Claudio Pedroni, Vincenzo Lenucci, Luca Brondelli, Cristina Pozzi, Matteo Leonardi, Lea Pallaroni.

Garantire le produzioni dell’acquacoltura italiana con una regolamentazione quadro e regole chiare e uniformi per le concessioni, dando spazio adeguato all’allevamento ittico; promuovere lo sviluppo del comparto attraverso una corretta informazione e formazione; sostenere l’innovazione tecnologica e la ricerca finalizzate allo sviluppo sostenibile e alla mitigazione degli effetti del cambiamento climatico sull’acquacoltura.

E’ l’appello lanciato stamani dall’API, l’Associazione dei Piscicoltori Italiani di Confagricoltura, agli Stati Generali della maricoltura che si sono tenuti stamani a Palazzo della Valle a Roma. Un appuntamento che corona un percorso di incontri sui territori interessati che ha affrontato i temi del cambiamento climatico che influisce sulla gestione degli allevamenti e della concorrenza internazionale sempre più agguerrita.

“Garantire la competitività delle nostre imprese, tenuto conto che l’Italia ha perso quote rispetto ad altri Paesi – ha detto il vicepresidente esecutivo di API Claudio Pedroni, allevatore in Toscana – è la nostra priorità. Con oltre 8mila chilometri di coste, sono solo 20 le concessioni off-shore di impianti di produzione di maricoltura. La situazione è ferma a trent’anni fa, mentre altri Stati hanno investito nel comparto, arrivando a produzioni di gran lunga superiori a quelle italiane, garantendo occupazione e solidità economica”.

Oggi l’acquacoltura nazionale produce oltre 50mila tonnellate di animali acquatici, di cui quasi il 90% spigole, orate e trote. Sommando anche la produzione di molluschi, si arrivava nel 2022 a 130mila tonnellate complessive, praticamente la medesima quantità di quello che si ottiene con l’attività di pesca della nostra flotta nazionale. Anche se, in realtà, dopo l’estate del 2023, con gli effetti del cambiamento climatico, la produzione di molluschi si è drasticamente ridotta.

Di fronte ai mutamenti del clima, l’API, che rappresenta la quasi totalità delle aziende del comparto, occorre spingere sull’innovazione e sulla ricerca per trovare soluzioni atte a garantire un ambiente-mare più sano e un approccio ancora più sostenibile da parte delle imprese, spinto da un quadro normativo certo e strategico per il settore.

In questa direzione si inserisce la stretta collaborazione dell’Associazione Piscicoltori con gli enti di riferimento, quali l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, presente oggi con il direttore generale Antonia Ricci; con Assalzoo, intervenuta con il DG Lea Pallaroni, e con il mondo accademico, stamani rappresentato da Cristina Pozzi, docente di Diritto europeo dei trasporti all’Università di Parma.

L’acquacoltura italiana è comunque riconosciuta in tutto il mondo per l’alta qualità della produzione e per la sua biodiversità con più specie allevate in ambienti e strutture con tecnologie diverse (impianti off-shore e a terra). Alle produzioni di pesci destinati al consumo si aggiungono le produzioni delle avannotterie di specie eurialine (orata e spigola) con oltre 180 milioni di avannotti prodotti e destinati agli allevamenti di tutta l’area mediterranea.

“Per garantire un futuro di crescita al comparto – ha aggiunto Matteo Leonardi, presidente di API – occorre parallelamente intensificare e migliorare l’informazione al consumatore sull’origine nel mondo della ristorazione, oltre che lavorare sulla formazione in ambito tecnico-professionale, e non solo accademico”.

“Il fatturato dell’acquacoltura italiana supera i 400 milioni di euro e si conferma un settore importante per la nostra zootecnia, sebbene sia tra quelli più ‘giovani’. – ha commentato il vicepresidente di Confagricoltura, Luca Brondelli – Come Confederazione, insieme all’API, il nostro obiettivo è far crescere e sviluppare il comparto: l’Italia è il primo consumatore al mondo di spigole e orate, ma solo poco più del 20% è prodotto da allevamenti italiani. Dobbiamo colmare questo gap, valorizzando al contempo i territori di produzione, che sono anche un vanto ambientale e turistico per il nostro Paese”.

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Olio di oliva, Confagricoltura e Unapol: la forte competizione internazionale obbliga l’Italia a una svolta. In 15 anni perso oltre il 30% del raccolto e il 38% della produzione

Nella foto, da sin.: Maurizio Pescari, Carlo Alberto Buttarelli, Ignacio Silva, Anna Cane, Tommaso Loiodice, Massimiliano Giansanti, Walter Placida, Salvatore Camposeo, Paolo Mariani.

 

Il Sottosegretario La Pietra annuncia a breve la convocazione del Tavolo di settore

Riconquistare posizioni a livello internazionale e attivare una strategia nazionale unica lungimirante con risorse dedicate: è il messaggio del settore olivicolo emerso oggi al convegno organizzato da Confagricoltura e Unapol a Roma, a Palazzo della Valle “Olio di oliva: dalla tradizione al futuro. Prospettive per l’olivicoltura italiana”, con tutti gli attori della filiera e le istituzioni.

La produzione di olio d’oliva nel nostro Paese è in calo strutturale: tra condizioni climatiche avverse, frammentazione produttiva (il 40% delle aziende olivicole ha meno di 2 ettari di oliveto), volatilità dei prezzi e della redditività, negli ultimi 20 anni i volumi di olive raccolte si sono ridotti di oltre il 30%, quelli di olio più del 38%, mentre il calo delle superfici si è limitato al 3%. Una deriva che occorre a tutti i costi fermare.

“Abbiamo un quadro italiano fatto di luci e ombre e occorre ripensare alla filiera produttiva – ha affermato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – con investimenti concreti e senza far prevalere la visione ideologica. Se l’impresa è orientata al mercato, c’è bisogno di grande professionalità, perché altrimenti l’Italia perderà questa partita. Sul fronte internazionale il 73% della produzione è in mano a 5 Paesi: Spagna, Turchia, Tunisia, Grecia e Italia, ultima in questa classifica. Gli altri Paesi del bacino del Mediterraneo hanno saputo creare politiche settoriali mirate: Tunisia, Marocco, Egitto e Turchia stanno crescendo in maniera esponenziale. Non possiamo permetterci di stare a guardare”.

Ciò che frena l’Italia nella competizione internazionale sono più fattori, a partire da una strategia politica settoriale frammentata, con piani di settore territoriali, mentre occorre che si uniformino a quello nazionale in arrivo, anche per sfruttare al meglio le risorse che saranno messe in campo.

A riguardo il sottosegretario al Masaf Patrizio la Pietra ha annunciato la prossima convocazione del Tavolo Olio, per il quale “si sta lavorando alla definizione delle linee guida, in modo da essere immediatamente operativi, e a un’unica interprofessione che coinvolga tutti gli attori della filiera”.

L’oliveto Italia è poi da ristrutturare. Il 61% delle piante ha più di 50 anni; il 49% ha una densità per ettaro inferiore a 140 piante e solo l’1.5% ha più di 400 piante per ettaro. Il quadro che emerge è di un oliveto Italia vecchio e poco competitivo, che necessita di essere ristrutturato.

Occorre aumentare la produttività, rendere la gestione dell’oliveto economicamente più sostenibile e al contempo favorire azioni di rinnovamento degli impianti produttivi con modelli moderni che consentano di accrescere la capacità competitiva, come gli impianti ad alta densità da implementare senza pregiudizi per varietà.

Infine, ma non ultime, la formazione e la valorizzazione del prodotto, a iniziare dalle scuole e dalla ristorazione. L’olio di oliva italiano non è sufficientemente valorizzato, ma non è neanche conosciuto bene dai consumatori, i quali, nelle scelte della spesa, rischiano di affidarsi esclusivamente al fattore prezzo.

“Oggi abbiamo ribadito il nostro impegno nel rafforzare la collaborazione con Confagricoltura – ha affermato Tommaso Loiodice, presidente di Unapol – confermando l’importanza di unire le forze per affrontare le criticità del settore olivicolo. L’eccessiva frammentazione delle aziende e la necessità di garantire un valore equo all’olio extravergine italiano sono sfide che richiedono visione e cooperazione. Formazione, innovazione e adeguamento alle nuove tecnologie sono le chiavi per dare slancio a un comparto storico, ma bisognoso di rinnovamento. Insieme, Unapol e Confagricoltura possono offrire risposte concrete per il futuro dell’olivicoltura italiana”.

“L’olivicoltura non è solo un settore agricolo, ma un pilastro strategico per l’intero Paese, con ricadute significative non solo sull’economia rurale, ma anche sulla salute pubblica, sul turismo e sulla formazione. È quindi fondamentale un dialogo sinergico tra i diversi ministeri, affinché si riconosca il valore trasversale di questo comparto e si adottino politiche adeguate a valorizzarne il ruolo sia a livello nazionale che internazionale.”

Il mercato globale, insomma, offre spazi importanti per gli oli di oliva, e il know how italiano legato alle capacità e alla qualità del prodotto ancora dà all’Italia un vantaggio competitivo che dobbiamo certamente sfruttare senza rimandare.

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Approvato il manuale del sistema di identificazione e registrazione. Cirone (FAI-Confagricoltura): “Importante segnale di attenzione a un comparto essenziale”

Lintesa Stato-Regioni sancita oggi sullo schema di decreto recante “Modifiche al manuale operativo inerente alla gestione e al funzionamento del sistema nazionale di identificazione e registrazione degli operatori, degli stabilimenti e degli animali, adottato con decreto del ministro della Salute del 7 marzo 2023”, riguarda anche gli apicoltori, chiamati a farsi carico di nuove procedure tese a garantire la salute del patrimonio di alveari presenti in Italia.

«Le istanze rappresentate dal comparto apistico sono state per intero recepite dal nostro governo e di questo siamo grati, in particolare, al sottosegretario di Stato, on. Marcello Gemmato, che ha saputo cogliere le specificità di un allevamento delicato quanto essenziale. Così il presidente della Federazione Apicoltori Italiani (FAI), Raffaele Cirone, che insieme alle altre rappresentanze dell’apicoltura nazionale aveva ripetutamente sollecitato al ministero della Salute interventi di semplificazione utili a tutelare il patrimonio apistico nazionale gestito da 76.961 apicoltori censiti dalla Banca Dati Nazionale dell’Anagrafe apistica.

«In attesa che il provvedimento veda ora la luce in Gazzetta Ufficiale – raccomanda il presidente FAI, Raffaele Cirone – chiediamo un ultimo sforzo affinché il processo di semplificazione burocratica a carico degli apicoltori venga recepito in maniera uniforme sull’intero territorio nazionale, forti della collaborazione tra tutti i Servizi Veterinari, le associazioni e gli operatori del mondo apistico: soggetti tenuti a collaborare al fine di preservare la salute dell’ape italiana e della sua insostituibile funzione ecosistemica».

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Edison e Confagricoltura: energia e agricoltura, una strategia condivisa a supporto della decarbonizzazione del settore primario

Focus sulle Comunità Energetiche Rinnovabili con il progetto pilota a Mantova

Una sinergia per decarbonizzare il settore agricolo in linea con l’Agenda dell’Unione Europea. A poco più di un anno dall’avvio dell’intesa tra Edison e Confagricoltura, siglata a dicembre 2023, le due organizzazioni si sono riunite oggi a Palazzo della Valle per fare il punto della situazione, con un focus sulle Comunità Energetiche Rinnovabili.

La società leader dell’energia con 140 anni di storia e la più antica Associazione di rappresentanza delle aziende agricole italiane hanno, infatti, avviato un progetto pilota a Mantova proprio su questo tema: un’iniziativa che rientra nel percorso di Confagricoltura per la realizzazione di una comunità energetica rinnovabile di respiro nazionale (facendo leva su una norma – articolo 47, comma 10 – del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13) che opererà sottoforma di una cooperativa. Quello di Mantova rappresenta un primo esempio concreto di configurazioni locali di autoconsumo, e Edison è un partner cruciale per la definizione progettuale e la fornitura di tecnologie.

“Confagricoltura ha ritenuto fin da subito che l’adesione da parte delle imprese agricole a un modello di condivisione dell’energia potesse rafforzare la competitività, abbattendo i costi, riducendo l’impronta ambientale e migliorando l’accesso a tecnologie avanzate. La collaborazione con Edison nell’ambito del progetto ci consente di supportare le aziende, promuovendo le rinnovabili e l’efficienza energetica. Puntiamo a una crescita, certamente in termini di produttività, ma anche culturale del sistema agricolo – ha dichiarato Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura, proseguendo con un commento sulle agroenergie –. Il contributo dell’agricoltura alle rinnovabili elettriche è importante con circa 3 GW di fotovoltaico installato e più di 1 GW di biogas a cui va aggiunto anche il contributo delle biomasse. Crediamo che nel 2026, anche grazie alle misure del PNRR, si possa raggiungere un potenziale aggiuntivo di +3 GW, con benefici economici, ambientali e sociali”.

“Edison è impegnata nel fornire soluzioni innovative e tecnologicamente avanzate – dalle comunità energetiche rinnovabili al biometano – per accelerare la transizione energetica del settore agricolo, un comparto altamente strategico. La collaborazione con Confagricoltura ci permetterà di sperimentare modelli di comunità energetiche rinnovabili, che non solo garantiscono benefici economici e ambientali, ma che promuovono anche un approccio sostenibile e condiviso all’energia. Progetti come quello di Mantova rappresentano un passo importante verso l’integrazione delle rinnovabili nel

tessuto produttivo italiano e un esempio concreto di come le sinergie possano contribuire al raggiungimento degli obiettivi europei di decarbonizzazione”, ha dichiarato Nicola Monti, Amministratore delegato di Edison.

L’evento ha coinvolto altri attori del settore energia per stimolare una riflessione più ampia sul tema della decarbonizzazione. La mattinata si è aperta con una relazione di Giorgio Graditi, Direttore di ENEA, con un focus sulle tecnologie al servizio della transizione ecologica, seguita dall’intevento di Patrizio Giacomo La Pietra, Sottosegretario di Stato Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, che ha ricordato gli ottimi risultati del Bando Agrisolare conseguiti senza consumare terreno agricolo. Si è poi proseguito con un tavolo di confronto che ha visto gli inteventi, oltre che di Giansanti e di Monti, anche di Paolo Arrigoni, Presidente di GSE, e di Franco Cotana, Amministratore Delegato di RSE.

Giorgio Graditi, Direttore ENEA, ha così dichiarato: “Parliamo di agroenergetica, un segmento che mette a sistema diverse soluzioni per valorizzare e rafforzare sia l’agricoltura sia la produzione di energia. L’energia e il suo costo, infatti, sono elementi cruciali per la competitivitá di tutte le imprese, comprese quelle agricole. In questo contesto, il legame tra agricoltura ed energia consente di implementare innovazioni con sinergie virtuose connesse alla produzione di cibo. Tre aspetti sono fondamentali in questa relazione: le bioenergie, l’agrivoltaico e le comunitá energetiche. Pilastri che contribuiscono alla costruzione di un modello sostenibile, dal punto di vista economico, ambientale e sociale. L’integrazione tra questi fattori rappresenta una soluzione concreta alla transizione green e apre a nuove prospettive di sviluppo dei territori”.

Paolo Arrigoni, Presidente GSE, ha così dichiarato: “Il settore agricolo sta svolgendo un ruolo da protagonista nella transizione energetica. Sono 4 le misure del PNRR, gestite dal GSE, specifiche per il comparto e la domanda da parte delle imprese é davvero forte. Gli ambiti interessati sono: agrisolare, agrivoltaico, biometano e comunitá energetiche”.

Franco Cotana, Amministratore Delegato RSE, ha così dichiarato: “Per una completa decarbonizzazione dobbiamo sviluppare tecnologie ancora non mature. RSE è impegnata su questo fronte. Il rapporto con l’agricoltura in questo senso é fondamentale perché é dal territorio che nascono le opportunitá, ad esempio le bioenergie. É opportuno iniziare dalla consapevolezza del loro forte contributo alle rinnovabili. C’è ancora un ampio margine di sviluppo. Pensiamo ai 4milioni di ettari di terreni marginali abbandonati; almeno 1 milione di ettari potrebbero essere utilizzati per produrre energia. Lo sviluppo della ricerca sarà foriero di grandi opportunitá”.

 

In foto da sinistra: Nicola Monti (ad Edison), Massimiliano Giansanti (presidente Confagricoltura), Paolo Arrigoni (presidente GSE), Franco Cotana (Ad RSE)

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DL Milleproroghe, le richieste di Confagricoltura: agevolazioni al credito d’imposta al Sud, no all’obbligo assicurativo per le macchine agricole, stimoli all’imprenditoria under 40 e ai biocombustibili

Confagricoltura, in audizione oggi alla 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) in Senato, sul DL 2022/2024 (“Milleproroghe”), ha richiesto di estendere il limite temporale per beneficiare del credito d’imposta a favore delle imprese che abbiano effettuato l’acquisizione di beni strumentali nuovi nel corso del 2023, destinati a strutture produttive ubicate nelle zone assistite delle Regioni del Sud Italia. L’obiettivo è ristorare le aziende che abbiano presentato il modello di comunicazione approvato con il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate del 15 ottobre 2024, anche oltre il 18 novembre 2024 ed entro il 31 marzo 2025.

Altro punto focale dell’intervento è la richiesta di esclusione delle macchine agricole dall’obbligo assicurativo. Queste, infatti, non risultano classificate come autoveicoli, non svolgendo le funzioni tipiche dei mezzi di trasporto e non percorrendo strade pubbliche.

Necessaria per Palazzo della Valle anche la proroga dei termini per la revisione delle stesse, in quanto si è ancora in attesa dell’emanazione del Decreto ministeriale che ne delinei le modalità di esecuzione.

Richiesto un differimento al 1° giugno (dal 26 maggio), anche per l’adesione al Sistema nazionale di certificazione di sostenibilità dei biocombustibili, limitatamente agli impianti di produzione elettrica da biogas di potenza fino ad 1 MWe. L’esigenza sorge dalle difficoltà riscontrate dalle aziende agricole ad ottemperare a tale obbligo, a fronte del gran numero di operatori economici che dovranno certificarsi nei primi mesi del 2025, in rapporto alla mancanza di adeguate informazioni circa le modalità di applicazione delle nuove disposizioni ed i relativi adempimenti. Nel caso dei biocombustibili solidi, inoltre, si chiede che per i produttori di biomasse solidedestinate alla produzione di energia elettrica, l’obbligo di adesione allo schema nazionale o a sistemi volontari di certificazione sia posticipato di un tempo più congruo per favorire la sua implementazione e fino al 1° giugno 2026.

Fondamentale infine sollecitare l’esonero contributivo dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali di età inferiore a quarant’anni; così come, per fronteggiare la crisi economica delle imprese agricole, la proposta di proroga moratoria per dodici mesi del pagamento della parte capitale delle rate dei mutui e degli altri finanziamenti a rimborso rateale, in scadenza nell’anno 2025.

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Olio EVO: cala la produzione in Italia. Confagricoltura: più informazione e promozione per salvare la filiera nazionale

Aumenta la produzione di olio, ma non in Italia: il nostro Paese, stando alle ultime stime di campagna, perde un terzo dei quantitativi rispetto allo scorso anno e chiude il 2024 con circa 224mila tonnellate di olio di oliva (-32%).

Nel bacino mediterraneo la produzione globale sarà maggiore del 30% e del 12% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Per effetto dell’alternanza produttiva, ma anche dei cambiamenti climatici, il nostro Paese per la prossima campagna sarà il quinto produttore al mondo dopo Spagna, Turchia, Tunisia e Grecia.

Oltre a una minore produzione generale di olive, quest’anno i produttori italiani, tranne in alcune zone, hanno dovuto scontare una resa in olio fra le più basse mai registrate. L’appello di Confagricoltura in occasione della giornata mondiale dell’olivo è di salvaguardare il giusto valore della filiera, che vede ancora costi di produzione elevati e in particolare di frangitura, ma anche evitare speculazioni e mantenere a un livello adeguato il prezzo minimo. Il mercato, infatti, non remunera adeguatamente il produttore: dai 9.9 Euro/kg dello scorso anno si è passati in questi giorni ad alcuni scambi dell’olio extravergine italiano a 7.8 Euro/kg.

“L’Italia è il Paese olivicolo con più biodiversità al mondo, con oli EVO di altissima qualità, unici per proprietà organolettiche e analitiche di cui si deve tenere conto: non si può ridurre tutto a un mero calcolo algebrico – dice Walter Placida, presidente della Federazione Olivicola Olearia di Confagricoltura -. Mai come in questa stagione il prodotto italiano assume un connotato di rarità e prestigio; mai come in questa stagione, falcidiata in termini produttivi da un’alternanza esasperata e da eventi climatici acuti, va riconosciuto il giusto pregio all’EVO italico. Dobbiamo prestare attenzione alle speculazioni e ai tentativi di quotazioni al ribasso, richiamando alla responsabilità tutti gli attori della filiera, con il supporto delle istituzioni”.

In quest’ottica, ad avviso di Confagricoltura, sarà di aiuto anche implementare efficaci azioni di controllo sugli oli in commercio, soprattutto di provenienza estera, per accertarne l’origine e la qualità. Queste azioni, unitamente a una corretta informazione al consumatore, sono di vitale importanza per la tutela e sviluppo del prodotto olio extravergine di oliva italiano.

Non dimentichiamo poi, aggiunge la Confederazione, che alcune zone in cui la coltivazione dell’olivo è secondaria rispetto ad altri comparti produttivi sono sovente aree di grande vocazione turistica: l’eventuale abbandono o incuria degli uliveti causerebbe un grave danno economico all’intero territorio.

“Oltre alla necessità di attivare specifiche campagne informative ed educative sulle peculitarità dell’olio di oliva italiano – conclude Placida – riteniamo utile attivare percorsi di consumo guidato nella ristorazione e nei consueti canali di distribuzione organizzata. Una maggiore consapevolezza della qualità del nostro prodotto non può che rafforzare il comparto”.

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Al via l’edizione 2025 di AGRIcoltura100 con Reale Mutua e Confagricoltura

Molte le novità dell’indagine più approfondita sulla sostenibilità delle imprese agricole italiane

Torino-Roma, 21 ottobre 2024 – Al via l’edizione 2025 dell’indice AGRIcoltura100, l’iniziativa di Reale Mutua e Confagricoltura dedicata a supportare e valorizzare l’impegno delle imprese agricole italiane sul fronte della sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

AGRIcoltura 100, attraverso il Rapporto finale elaborato da MBS Consulting sulla base dell’indagine, fornisce un quadro altamente dettagliato del settore primario italiano partendo dall’esperienza diretta delle aziende su alcuni asset. I principali sono l’innovazione come fattore di sostenibilità e l’impatto di quest’ultima sui risultati economici; la tecnologia e la ricerca applicata in campo, l’agricoltura 4.0, la gestione dei rischi idrogeologici, ma anche il lavoro e la manodopera, l’economia circolare e l’autosufficienza energetica. Tutti temi di grande attualità che vedono impegnate, ciascuna per il proprio core business, Confagricoltura e Reale Mutua.

Le aziende possono partecipare compilando un questionario che raccoglie informazioni sulle loro pratiche sostenibili, con una valutazione gratuita che misura i risultati raggiunti. Questo strumento permette inoltre alle imprese di confrontarsi con realtà simili, evidenziando il proprio percorso verso un futuro sempre più responsabile.

Quest’anno l’indice AGRIcoltura100 si arricchisce di novità significative: il questionario è stato semplificato per ampliare la partecipazione e sono stati introdotti nuovi temi, tra cui una sezione approfondita sulla gestione del rischio. Quest’ultimo aspetto è di particolare rilevanza sia per Confagricoltura, sia per Reale Mutua, che da sempre si impegna a favorire la consapevolezza dei rischi e a promuovere pratiche di prevenzione e protezione per le aziende agricole.

AGRIcoltura100 è molto più di un’indagine: è una iniziativa concreta per il settore agricolo italiano, uno strumento che aiuta le imprese a misurare e migliorare il loro impegno verso un’agricoltura responsabile e resiliente – dichiara Luca Filippone, Direttore Generale di Reale Group Questo progetto, frutto di una lunga collaborazione con Confagricoltura, riflette la convinzione di Reale Mutua che il futuro del settore risieda in un approccio fondato sull’innovazione, la gestione dei rischi e la tutela dell’ambiente.”

L’edizione 2025 include, inoltre, un’analisi comparativa del settore agricolo italiano in relazione al contesto europeo, permettendo di evidenziarne le eccellenze e le aree di miglioramento.

“Le imprese sanno bene che oggi è impossibile parlare di agricoltura senza abbinarla al concetto di ‘sostenibilità’ – afferma il Presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – ma sanno anche che per rimanere competitive hanno bisogno di sistemi di produzione attenti alle necessità del presente e a quelle delle nuove generazioni, nonché ai ritmi di rigenerazione del nostro pianeta. Il monitoraggio e il confronto su questi temi rappresentano elementi indispensabili in un percorso virtuoso di crescita”.

La nuova edizione di AGRIcoltura 100 vede l’ingresso di Mario Calderini, Professore Ordinario alla School of Management del Politecnico di Milano e riconosciuto esperto di impatto sociale, che assume il ruolo di supervisor del progetto. La sua competenza rappresenta un apporto significativo per potenziare le misurazioni di iniziativa, responsabilità e risultati, rendendo l’indice AGRIcoltura100 uno strumento ancora più efficace nell’affrontare le sfide del settore.

Fondata a Torino nel 1828, la Società Reale Mutua di Assicurazioni è la più importante Compagnia di assicurazioni italiana in forma di mutua. È capofila di Reale Group, un Gruppo internazionale nel quale operano oltre 4.276 dipendenti per tutelare oltre 4,8 milioni di Clienti in campo assicurativo, bancario e dei servizi. Reale Mutua offre una gamma molto ampia di prodotti, sia nei rami Danni sia nei rami Vita. I suoi Soci/Assicurati sono più di 1,4 milioni, facenti capo a oltre 360 agenzie presenti su tutto il territorio italiano. La Società evidenzia un’elevata solidità, testimoniata da un Indice di Solvibilità (Solvency II), calcolato con il Modello Interno Parziale, che si attesta al 394% (YE 2023). 

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