Approvato in Senato emendamento su contratti di riallineamento retributivo: una buona notizia per le imprese e i lavoratori agricoli ragusani

Risolto un problema che durava da un decennio e che minava le prospettive di sviluppo e occupazionali dell’economia agricola ragusana

 

È stato approvato in Senato un emendamento al DL 103/2021 che chiarisce, in modo definitivo, un’annosa questione interpretativa sui contratti di riallineamento retributivo, salvando molte migliaia di posti di lavoro. Una norma di interpretazione autentica che fa chiarezza sui contratti di riallineamento in base all’articolo 116 della legge 388/2000 che erano stati contestati dall’INPS, mettendo a rischio la sopravvivenza di aziende e lavoratori, soprattutto nel territorio ragusano. Un problema che durava da 10 anni minando le prospettive di sviluppo e di occupazione del comparto agricolo ibleo, un diritto sospeso per una distorta interpretazione della normativa che ha penalizzato le imprese agricole.

 

L’emendamento è risolutivo e rappresenta un risultato importante per cui Confagricoltura Ragusa rivolge un sentito ringraziamento al Sottosegretario al Lavoro, Sen. Tiziana Nisini, che ha sostenuto e promosso il provvedimento, a Fai Cisl, Flai Cgil e Uila che hanno reso possibile questa soluzione, rinviata per troppo tempo. Un grazie particolare all’Area sindacale di Confagricoltura Nazionale per il lavoro svolto, a stretto contatto con il Ministero del Lavoro e con le Organizzazioni sindacali di settore, che ha coordinato l’intervento legislativo.

 

“Una vittoria di buonsenso per la regolamentazione di questa tipologia di contratti – dichiara il presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrè – che riguarda oltre 800 operai ragusani, all’interno di un indotto di oltre 2500 lavoratori. Finalmente, le aziende che avevano abbracciato un percorso virtuoso di riallineamento retributivo, confidando nella corretta applicazione dei contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale, possono tirare un sospiro di sollievo”.

 

“Una vittoria di tutti – aggiunge il presidente Pirrè – , resa possibile dalla sensibilità del Sottosegretario al Lavoro, Tiziana Nasini. Il contenzioso che si era venuto a creare tra l’Istituto di previdenza e numerose aziende agricole riguardava questioni meramente formali, ma rischiava di mettere in grave difficoltà proprio quelle imprese che in zone, come la nostra, in cui l’agricoltura è forte volano economico, forniscono un notevole contributo all’occupazione”. “Auspichiamo e sollecitiamo – conclude Pirrè – che l’emendamento approvato sia confermato alla Camera nell’iter di conversione del decreto”.

 

Ragusa, 6 agosto 2021

 

L’addetto stampa

Bartolo Lorefice

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Cambiamenti climatici, Confagricoltura: danni sempre più elevati, rivedere la normativa sulle calamità naturali

Aumenta di giorno in giorno la somma dei danni causati dal maltempo. Confagricoltura sta effettuando i rilievi sui territori per verificare e quantificare le conseguenze degli ultimi eventi calamitosi.

Dalle prime segnalazioni dei tecnici, che sono al lavoro insieme alle Regioni, si stima che i danni per i mancati raccolti e quelli alle strutture potrebbero arrivare a 2 miliardi di euro.

L’agricoltura è il primo settore economico a subire le conseguenze del clima – ricorda Confagricoltura – soprattutto in questa stagione, con frutta e ortaggi pronti per essere raccolti dopo un anno di lavoro e di investimenti.

Da Nord a Sud, la Penisola è un bollettino di guerra: soltanto negli ultimi giorni la grandine ha devastato strutture, spaccato serre per il florovivaismo; centinaia di ettari di frutteti sono andati distrutti per la violenza delle precipitazioni in molte regioni, in primavera già colpite da gelate, trombe d’aria, temporali violenti. Quelli che erano eventi sporadici sono diventati ormai una costante con effetti devastanti per i territori. Mentre al Centro-Sud gli incendi e la perdurante siccità preoccupano agricoltori e intere comunità.

Il susseguirsi degli episodi con sempre maggiore frequenza sta facendo emergere la fragilità del nostro Paese rispetto ai cambiamenti del clima.

E’ necessario pertanto rivedere la normativa dedicata, a partire dal D.Lgs. 102/2004 – afferma Confagricoltura –  e il Fondo di Solidarietà Nazionale, che risulta inadeguato a far fronte alle esigenze delle imprese agricole colpite dalle calamità naturali.

Ad avviso di Confagricoltura occorre un approccio nuovo da parte del legislatore per permettere alle aziende di avere strumenti più efficaci, sia per quello che concerne la protezione attiva, sia per ciò che riguarda la materia mutualistico-assicurativa, con polizze innovative per la tutela del reddito aziendale.

Un contributo al tema – conclude Palazzo della Valle – può arrivare anche dalla riforma della nuova Pac, in cui figura la proposta di destinare il 3% della somma del Primo pilastro (pagamenti diretti) alla creazione di strumenti di gestione del rischio per la copertura dei danni da calamità naturale.

 

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Vendemmia sempre più in balia degli eventi climatici

Uve sane, volumi in lieve calo. Grandine e ungulati preoccupano i viticoltori

 

Inizia il conto alla rovescia per la vendemmia 2021, che oggi si presenta con alcune caratteristiche comuni a tutto lo Stivale: ottima qualità delle uve, una produzione quantitativa in lieve calo rispetto allo scorso anno, ritardo della maturazione di circa una decina di giorni rispetto al 2020 e al 2019, in cui però si era anticipato molto rispetto alla media.

Tranne quindi in alcune zone della Sicilia – dove si inizia a raccogliere oggi lo Chardonnay per il forte aumento della temperatura con lo Scirocco che ha accelerato la maturazione dei grappoli in pochi giorni – per l’avvio vero e proprio della vendemmia occorre aspettare una decina di giorni.

La grande variabile – fa presente Confagricoltura – è il meteo: è sotto gli occhi di tutti come gli episodi di grandine, raffiche di vento e nubifragi si siano intensificati andando a colpire in maniera devastante alcuni territori, sebbene circoscritti. In altre zone è invece la siccità a creare problemi.

La fotografia attuale presenta quindi la Lombardia che fa i conti con il gelo primaverile e le recenti grandinate, oltre che con la siccità in alcune aree: si stima un 10% di volumi in meno rispetto al 2020, sperando che non ci siano ulteriori colpi di scena a livello meteorologico. In Franciacorta, dopo alcuni anni di vendemmie anticipate, si dovrebbe iniziare a raccogliere tra una decina di giorni con le basi per lo spumante.

In Piemonte la qualità si presenta elevata e la quantità in leggero calo rispetto allo scorso anno. Hanno sofferto alcune zone per la grandine, che ha colpito a macchia di leopardo e che continua a preoccupare in questi giorni. Nel Roero sono ancora evidenti i segni delle grandinate che hanno distrutto duemila ettari di vigne poche settimane fa.

Il Veneto sembra in controtendenza rispetto ai quantitativi del resto d’Italia. La produzione è maggiore di circa il 2%, grazie anche ai nuovi impianti. Si inizierà la vendemmia con il Pinot Grigio tra circa 2 settimane, quindi toccherà al Glera per la produzione di Prosecco.

In Trentino la primavera più fredda rispetto al 2020 ha procurato un ritardo nella maturazione dei grappoli di circa 15 giorni. Ottima la situazione fitosanitaria. Si inizierà a vendemmiare intorno al 28 agosto. Anche in questa regione la grandine ha colpito, sebbene su una fascia limitata, ma andando a distruggere la quasi totalità delle vigne in alcuni areali.

In Friuli Venezia Giulia il meteo ha alternato piogge e siccità. La Regione ha attivato un imponente sistema di monitoraggio contro la Flavescenza Dorata, che è in aumento e che arriva anche dalla vicina Slovenia. Si conta di iniziare a raccogliere la prima settimana di settembre.

In Liguria si calcola il 15% in meno di volumi, dopo annate molto abbondanti. Preoccupa la grandine, ma anche la presenza sempre più frequente di ungulati che procurano evidenti danni alle vigne.

La Toscana registra circa il 10 – 15% in meno di produzione per le gelate primaverili che hanno colpito alcune zone collinari. In linea la fase di maturazione, ma anche in queste zone i vignaioli devono lottare contro la presenza massiccia di cinghiali.

La Sardegna viticola ha subito danni importanti in Gallura, dove le gelate primaverili hanno provocato una riduzione che supera in alcune zone il 40% dei tradizionali volumi.

In Emilia Romagna le gelate di aprile hanno provocato danni importanti, e non tutte le aree si sono riprese con vigore. La maturazione è in lieve ritardo rispetto allo scorso anno; la qualità delle uve ad oggi è molto elevata. In qualche zona collinare si registra invece stress idrico.

Nelle Marche la situazione si presenta buona, con uve sane che hanno permesso di effettuare pochissimi trattamenti in vigna. In alcune zone il problema è la siccità.

L’Umbria ha patito le gelate di aprile e ora il problema è la mancanza di piogge in alcune zone. Allo stato attuale, il 2021 sembra registrare un recupero di volumi produttivi rispetto allo scorso anno.

Analoga la fotografia dell’Abruzzo, che oggi presenta la prospettiva di un calo di volumi intorno al 12% e qualche problema di siccità, al momento non preoccupante.

Nel Lazio recupera la produzione con un +5% rispetto al -10% dello scorso anno. Le uve sono sane e i trattamenti sono stati minimi.

La Puglia deve fare i conti con la mancanza di piogge che ha rallentato la maturazione. I volumi sono in linea con il 2020. Si prospetta la vendemmia intorno a Ferragosto per le basi spumanti e a fine mese per il Primitivo.

In Campania la zona del Casertano ha sofferto maggiormente la siccità, ma per ora le prospettive sono buone sia in termini quantitativi, sia qualitativi.

Anche in Calabria si prospetta una buona vendemmia, con volumi superiori rispetto a un magro 2020.

“La situazione è in continua evoluzione e l’uva, che nella maggior parte delle regioni è in fase di invaiatura, è nel momento cruciale della sua maturazione – commenta Federico Castellucci, presidente della Federazione Vino di Confagricoltura – In pochi giorni può cambiare completamente il quadro: l’innalzamento delle temperature accelera lo sviluppo e alza la gradazione zuccherina degli acini, andando quindi a modificare lo stato dell’arte e i tempi della vendemmia”.

“Certamente i cambiamenti climatici influiscono sempre di più sulla viticoltura e comportano anche un approccio agronomico adeguato alle nuove esigenze. Su questo si deve lavorare, non solo in Italia, dato che la questione è globale e riguarda da vicino anche i nostri principali competitor enologici. Come spesso Confagricoltura ha ricordato, – conclude Castellucci – serve uno sforzo comune per il bene del pianeta e anche per le sue economie”.

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Anziani, Anpa (Confagricoltura): la popolazione invecchia e mancano i geriatri

“Non ci sono abbastanza geriatri per le necessità di una popolazione anziana che continua a crescere. Fra otto anni il 34% degli italiani sarà ultrasessantacinquenne e uno su 12 non sarà autosufficiente. Nonostante le culle continuino a svuotarsi, ci sono 7.500 medici pediatri a fronte di appena 4.300 specialisti in geriatria”.

Lo ha sottolineato Angelo Santori, segretario nazionale dell’Anpa, l’associazione che riunisce i pensionati di Confagricoltura.

“Come coordinamento unitario dei pensionati del lavoro autonomo (CUPLA) sosteniamo con forza – continua Santori – l’appello della Società Italiana di Gerontologia/Geriatria e la Società Italiana di Geriatria Ospedaliera e Territorio che affermano come, senza un adeguato numero di geriatri, sarà impossibile farsi carico di una popolazione anziana sempre più fragile”.

Secondo Eurostat, attualmente, la percentuale più alta di over 65 nel 2020 è in Italia (22,8%), con 7 milioni di over 75, rispetto a una media europea del 20,3%. Seguono la Grecia e la Finlandia (22,3% ciascuna), il Portogallo (22,1%) e la Germania (21,8%). Fanalini di coda l’Irlanda (14,4%) e il Lussemburgo (14,5%).

“L’emergenza della pandemia, come ha denunciato il Cupla, è servita nella sua drammaticità a mettere in evidenza le carenze del sistema sanitario nel dare risposte agli anziani. Per questo – ha concluso il segretario dell’Anpa – chiediamo che la necessaria riorganizzazione della sanità nazionale abbia tra gli obiettivi, nella riforma legata al PNRR, l’indispensabile aumento, almeno fino a 10.000, del numero dei geriatri”.

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Anche per il 2021 Ragusa ottiene la bandiera di Spighe Verdi. Pirrè (Confagricoltura): “Premiato un modello vincente di sviluppo e di gestione del territorio”

Anche per il 2021 il comune di Ragusa ottiene il prestigioso riconoscimento de “Le Spighe Verdi”. È l’unico comune in Sicilia delle 59 località rurali italiane (l’anno scorso sono state 46) che potranno fregiarsi, in questa sesta edizione, del riconoscimento che premia i borghi sostenibili: 18 sono i nuovi ingressi, 5 i Comuni non confermati.

Spighe Verdi è un programma nazionale della FEE – Foundation for Environmental Education, l’organizzazione che rilascia nel mondo il riconoscimento Bandiera Blu per le località costiere, pensato per guidare i Comuni rurali, passo dopo passo, a scegliere strategie di gestione del territorio in un percorso virtuoso che giovi all’ambiente e alla qualità della vita dell’intera comunità. Per portare i Comuni rurali alla graduale adozione dello schema Spighe Verdi, FEE Italia ha condiviso con Confagricoltura un set di indicatori in grado di fotografare le politiche di gestione del territorio e indirizzarle verso criteri di massima attenzione alla sostenibilità.

“Non possiamo che essere soddisfatti di questo risultato – commenta il presidente di Confagricoltura Ragusadott. Antonino Pirrè – che, anche per quest’anno, premia il modello Ragusa, unico comune in Sicilia per il 2021 ad ottenere la bandiera di Spighe Verdi, sinonimo di rispetto dell’ambiente e di gestione virtuosa del territorio. Un plauso all’amministrazione Cassì per la dedizione con cui porta avanti politiche di sviluppo sostenibili”.

“Ricordiamo – aggiunge il presidente di Confagricoltura Ragusa – che tra gli indicatori presi in considerazione ci sono la partecipazione pubblica, l’educazione allo sviluppo sostenibile, il corretto uso del suolo, la presenza di produzioni agricole tipiche, la sostenibilità e l’innovazione in agricoltura, la qualità dell’offerta turistica, l’esistenza e il grado di funzionalità degli impianti di depurazione, la gestione dei rifiuti con particolare riguardo alla raccolta differenziata, la valorizzazione delle aree naturalistiche eventualmente presenti sul territorio e del paesaggio, la cura dell’arredo urbano, l’accessibilità per tutti senza limitazioni. Insomma, Ragusa si conferma comune esemplare di una Sicilia che funziona e in grado di mettere in moto processi virtuosi per le comunità locali”.

Spighe Verdi è un efficace strumento di valorizzazione del nostro patrimonio rurale, ricco di risorse naturali e culturali, anche in un’ottica di occupazione. Affinché il programma raggiunga il massimo del risultato, sono necessari due elementi essenziali: la volontà dell’Amministrazione comunale di iniziare un percorso di miglioramento e la partecipazione della comunità e delle imprese, in particolar modo quelle agricole, alla sua realizzazione.

L’iter procedurale, certificato ISO 9001-2015, ha guidato la valutazione delle candidature, permettendo alla Commissione di Valutazione il raggiungimento del risultato finale. Nel gruppo di lavoro è stato importante il contributo di diversi Enti istituzionali, tra i quali il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali; il Ministero per il Turismo; l’ISPRA e Confagricoltura.

Spighe Verdi si basa sull’esperienza trentennale di FEE, presente in 77 Paesi, nella gestione del programma internazionale Bandiera Blu, un eco-label volontario assegnato alle località turistiche balneari.

Le Spighe Verdi 2021 sono state assegnate in 14 Regioni. Cresce il Piemonte che arriva a ottenere il maggior numero di riconoscimenti con 10 Spighe Verdi: Alba, Bra, Canelli, Centallo, Cherasco, Guarene, Monforte d’Alba, Pralormo, Santo Stefano Belbo, e Volpedo. Subito dopo le Marche, con 9 località premiate: Esanatoglia, Grottammare, Matelica, Mondolfo, Montecassiano, Montelupone, Numana, Senigallia, Sirolo; segue la Toscana con 7 riconoscimenti: Bibbona, Castellina in Chianti, Castiglione della Pescaia, Castagneto Carducci, Fiesole, Grosseto, Massa Marittima. Con 6 località seguono la Calabria e la Puglia. Per la Calabria: Belcastro, Montegiordano, Roseto Capo Spulico, Santa Maria del Cedro, Sellia, Trebisacce. Per la Puglia: Andria, Bisceglie, Castellaneta, Carovigno, Ostuni, Troia. Con 5 località segue il Lazio: Canale Monterano, Gaeta, Pontinia, Rivodutri, Sabaudia. La Campania riceve 4 riconoscimenti Spighe Verdi: Agropoli, Capaccio Paestum, Massa Lubrense, Positano. Seguono Abruzzo e Umbria con 3 Spighe Verdi. Per l’Abruzzo: Gioia dei Marsi; Giulianova, Tortoreto; per l’Umbria: Deruta, Montefalco, Todi. Il Veneto vanta due località: Montagnana e Porto Tolle. Vi è un Comune rurale Spiga Verde in Emilia-Romagna (Parma), in Liguria (Lavagna), in Lombardia (Sant’Alessio con Vialone) e in Sicilia, appunto, Ragusa.

Ragusa, 28 luglio 2021

L’addetto stampa

Bartolo Lorefice

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Vino-Brexit, il Regno Unito taglia la burocrazia sulle importazioni. Confagricoltura: Ottima notizia per il comparto, che nel 2021 aumenta le vendite verso il mercato britannico

Il Regno Unito ha deciso di semplificare gli oneri burocratici relativi all’importazione di vini, che in totale ammonta a oltre 4 miliardi di euro l’anno, di cui circa la metà in arrivo dagli Stati membri della Ue.

Con la decisione annunciata ieri dal governo britannico – spiega Confagricoltura – a partire dal 2022 viene in particolare soppresso l’obbligo di presentazione del certificato VI-1 per i prodotti in arrivo dai Paesi terzi. Sulla base della normativa in vigore, il rilascio del certificato richiede lo svolgimento di complesse analisi di laboratorio.

“Saranno avvantaggiati in modo diretto i consumatori e gli operatori britannici – sottolinea il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.

Secondo i dati diffusi dal governo di Londra, gli oneri amministrativi determinano un costo di circa 140 milioni di euro l’anno che si scarica su quello finale dei prodotti in arrivo dall’estero.

“La semplificazione amministrativa facilita anche l’attività delle nostre imprese che esportano sul mercato britannico e la possibile riduzione del prezzo finale può far salire ulteriormente il consumo dei vini italiani” – aggiunge Giansanti.

Con un fatturato annuale nell’ordine di 800 milioni di euro, il Regno Unito è il terzo mercato di sbocco per i vini Made in Italy: oltre il 12% sul totale delle esportazioni.

I consumatori britannici, in dettaglio, acquistano 2,6 milioni di ettolitri di vini italiani.

“Siamo tra i primi Paesi fornitori e merita segnalare che l’export di vini della Ue sembra resistere anche alle conseguenze della Brexit – segnala il presidente di Confagricoltura.

Stando ai dati della Commissione europea, le esportazioni agroalimentari dell’Unione sul mercato britannico sono diminuite del 6% – circa 800 milioni di euro in valore assoluto – da gennaio ad aprile di quest’anno sullo stesso periodo del 2020. Per i vini, invece, si è registrato un incremento di 140 milioni.

 

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PNRR, Confagricoltura spinge per lo sviluppo delle agroenergie. Bene gli emendamenti approvati su biogas e biometano

Continua l’azione di Confagricoltura per favorire l’ulteriore sviluppo delle agroenergie. Nelle commissioni riunite Affari costituzionali e ambiente, nel corso della conversione in legge del Decreto Legge 31 maggio 2021, n. 77 – “Governance del PNRR e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure”- sono stati approvati alcuni emendamenti ispirati e sostenuti dalla Confederazione che vanno in questa direzione.

Nell’ambito delle misure per la promozione dell’economia circolare nella filiera del biogas è passata la semplificazione dei procedimenti autorizzativi degli impianti di connessione alle reti di distribuzione e di trasporto del gas naturale al fine di facilitare l’immissione in rete anche del biometano.

Soddisfazione, inoltre, per le indicazioni che classificano i sottoprodotti come materie prime idonee al riconoscimento della qualifica di biometano avanzato. Si tratta di un importante indirizzo per lo sviluppo dell’economia circolare nelle attività agricole e di allevamento, – evidenzia Confagricoltura – nonché nelle filiere agroindustriali. E un grande passo avanti per semplificare la gestione degli impianti a biometano.

Novità anche sul fronte dei nuovi impianti a biogas di potenza sino a 300 kW, che accederanno agli incentivi per la produzione di energia elettrica ai sensi della L. 145/2018. Le biomasse utilizzabili nella digestione anaerobica dovranno essere per almeno il 51% di provenienza aziendale. Finora – rileva Confagricoltura – l’autoapprovvigionamento doveva essere assicurato al 100%.

Di particolare rilievo anche l’innalzamento della soglia, da 250 kW a 300 kW, per l’accesso semplificato alle procedure autorizzative di cui all’art. 12 del d.lgs 387/03.

Ora – precisa la Confederazione – i nuovi impianti a biogas potranno rappresentare un’opportunità, in termini ambientali e di economia circolare, non solo per l’azienda che li realizza, ma anche per valorizzare ulteriori biomasse disponibili sul territorio e prodotte da altri soggetti.

“Siamo convinti che la transizione ecologica ed energetica – commenta il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – generi un processo virtuoso che porta a un valore aggiunto in termini di sostenibilità ambientale, competitività delle imprese, innovazione tecnologica, ricerca e occupazione. In tale contesto, nell’ambito del biogas e biometano, sosteniamo e promuoviamo le iniziative che prevedono una forte sinergia tra agricoltori, assicurando la sostenibilità economica degli impianti e un reale sviluppo dell’economia circolare”.

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Ristrutturazione e riconversione vigneti, accolta la richiesta di Confagricoltura: domande prorogate al 31 luglio

Confagricoltura esprime soddisfazione per la proroga concessa dal Ministero delle Politiche Agricole alla scadenza delle domande di ristrutturazione e riconversione dei vigneti, accogliendo così la richiesta avanzata da Palazzo Della Valle.

 

Il decreto, firmato giovedì dal ministro Patuanelli, prevede che, limitatamente alla campagna 2021/2022, il termine ultimo per la presentazione delle domande di aiuto per la misura della ristrutturazione e riconversione dei vigneti di cui all’articolo 1, comma 2 del decreto 3 aprile 2019, sia il 31 luglio 2021.

 

La difficoltà di rispettare la scadenza – spiega Confagricoltura – era dovuta a un ritardo dell’apertura dell’applicazione sul sistema SIAN. Il termine precedente del 15 luglio non avrebbe consentito la partecipazione di molte aziende alla ristrutturazione e riconversione che – ricorda Confagricoltura – è la misura a cui si dedicano circa 140 milioni di euro l’anno, ovvero la quota maggiore dei fondi del piano di sostegno nazionale del settore vitivinicolo.

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Confagricoltura partecipa a Radix, progetto per l’agricoltura sociale e il contrasto al caporalato

Prosegue l’impegno di Confagricoltura nell’ambito dell’agricoltura sociale. Lo ha sottolineato il vicepresidente della Confederazione con delega al lavoro, Sandro Gambuzza, in occasione del primo seminario di approfondimento del progetto “Radix”, dal titolo “Agricoltura sociale e contrasto al caporalato”. Dopo il bando “Coltiviamo Agricoltura Sociale” con Reale Foundation, il bando “Agro-social: Seminiamo valore” con JTI Italia per l’agricoltura sociale e Cultum Change, programma di formazione finalizzato all’inclusione sociale e all’inserimento lavorativo dei rifugiati in agricoltura, arriva Radix, un progetto della Cooperativa Sociale Kairos, finalizzato ad offrire alternative sostenibili al lavoro irregolare, contrastando il fenomeno dello sfruttamento in agricoltura di cittadini di paesi terzi. Confagricoltura ed Enapra, l’Ente di Formazione della Confederazione, sono partner del programma.

“Agricoltura sociale e contrasto al caporalato sono questioni che non possono non trovare accoglienza in Confagricoltura – ha rimarcato Gambuzza, che ha inoltre evidenziato come si sia passati adesso al secondo pilastro della legge 199/2016 sul contrasto al caporalato, ovvero dalla fase sanzionatoria a quella più propriamente della prevenzione, della formazione e delle politiche attive del lavoro. E proprio qui si inserisce l’attività di Radix. Obiettivi del progetto sono attivare campagne di sensibilizzazione delle comunità locali e creare una rete di Sportelli in Agro Pontino e a Roma, per interventi di engagement e orientamento dei beneficiari”.

Tali obiettivi sono perseguiti attraverso l’attivazione di reti territoriali composte da più soggetti e stakeholder che facilitano la connessione e la riorganizzazione delle conoscenze nel mondo dell’agricoltura e dei servizi alla persona (pubblici e non profit) per l’inclusione attiva dei beneficiari.

I fruitori del programma vengono indirizzati da un vero e proprio Team di Accompagnamento all’Inclusione (TAI) che si occupa, tra le altre cose, del potenziamento delle competenze dei soggetti coinvolti per il loro inserimento professionale. “I servizi, come quello di formazione e matching tra domanda e offerta di lavoro – ha precisato infine Gambuzza – possono e devono essere al centro delle attività di contrasto al caporalato”.

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Export, volano i formaggi italiani nel mondo. Confagricoltura: “L’Europa diventi modello di riferimento per gli scambi internazionali”

Formaggi italiani in grande evidenza sui mercati internazionali. Secondo le cifre rese note dal CLAL, società di consulenza e servizi per il settore lattiero – caseario, nei primi cinque mesi di quest’anno le esportazioni verso gli USA sono ammontate a 13.635 tonnellate, con un balzo in avanti di oltre il 120% nel solo mese di maggio. L’Italia è il primo esportatore di formaggi sul mercato statunitense.

Sempre da gennaio a maggio, l’export verso Australia e Canada ha fatto registrare aumenti che sfiorano il 30% sullo stesso periodo del 2019.

“Per quanto riguarda il mercato canadese, con 2.627 tonnellate esportate, è stato conseguito il miglior risultato dal 2016, che è l’anno precedente all’entrata in vigore del CETA, l’accordo economico e commerciale tra UE e Canada” – evidenzia il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – Questi dati confermano, una volta di più, che il CETA è vantaggioso per l’agricoltura italiana”.

“Gli accordi commerciali sottoscritti dalla UE sono, in generale, un valido strumento per supportare la crescita delle esportazioni agroalimentari italiane” – sostiene Giansanti – anche per la tutela assicurata alle indicazioni geografiche. Prima del CETA, ad esempio, le denominazioni Prosciutto di Parma e Prosciutto San Daniele non potevano essere utilizzate sul mercato canadese”.

“Ora, però, serve un salto di qualità nella politica commerciale della UE nell’ottica della sostenibilità ambientale e della protezione delle risorse naturali”.

“L’Europa deve diventare un modello di riferimento su scala globale – sostiene il presidente di Confagricoltura – La clausola di reciprocità deve essere inserita negli accordi con i Paesi terzi. In sostanza, il mercato unico può essere aperto soltanto ai prodotti ottenuti con regole compatibili con quelle europee in materia di sicurezza alimentare, diritti dei lavoratori, sostenibilità ambientale e benessere degli animali”.

“Dobbiamo, inoltre, cominciare a lavorare per il varo di un sistema di certificazione ambientale dei prodotti agricoli. Per il Made in Italy – conclude Giansanti – sarebbe un riconoscimento aggiuntivo, oltre a quello consolidato e indiscutibile della qualità, per conquistare nuove posizioni sul mercato mondiale”.

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