La canapa industriale arriva negli Iblei. Confagricoltura: 15 ettari di campi sperimentali grazie ad accordo con Canapar

Quindici ettari già seminati tra Scicli, Ispica e Santa Croce Camerina: questo il risultato dell’accordo tra Confagricoltura Ragusa e la multinazionale italo-canadese Canapar che, di recente, ha inaugurato proprio a Ragusa il più grande stabilimento in Italia per la produzione di oli essenziali e distillati per uso farmaceutico e cosmetico dalla canapa industriale. Canapar Corp è una società controllata dalla canadese Canopy Rivers, con un investimento di 25 milioni di dollari canadesi.

Al progetto hanno dato disponibilità tre aziende agricole iblee associate a Confagricoltura per un totale di 15 ettari di coltivazioni. Canapar, guidata dal siciliano Sergio Martines, sta investendo particolarmente sulla Sicilia. Sulla Piana di Catania, grazie a un analogo accordo con Confagricoltura Catania, sono stati seminati 40 ettari. Da recenti ricerche sulla canapa emerge una maggiore concentrazione di cannabinoidi nella canapa coltivata nelle regioni con maggiore irraggiamento solare, quindi in particolare Sud Italia, Spagna e la zona balcanica.

Nella giornata di martedì 2 aprile è stato fatto il punto presso la sede di Confagricoltura a Ragusa. Presenti il presidente dott. Antonino Pirrè, il direttore dott. Giovanni Scucces, la dott.ssa Giuliana Martines per Canapar e il prof. Paolo Guarnaccia per l’Università di Catania.

Si tratta solo di un primo passo in un settore in cui vogliamo continuare a investire coinvolgendo le nostre aziende associate“, dichiara il presidente Pirrè. “Sin da subito abbiamo accolto la proposta di Canapar – aggiunge il presidente di Confagricoltura Ragusa – perchè crediamo nell’innovazione, necessaria per uno sviluppo vero e diffuso del territorio”.

Canapar crede molto nel territorio ibleo, non a caso abbiamo aperto il nostro stabilimento a Ragusa“, precisa la dott.ssa Giuliana Martines. “Grazie all’accordo con Confagricoltura, stiamo avviando dei campi sperimentali presso alcune aziende associate. L’obiettivo è coinvolgere sempre più aziende sul territorio e iniziamo a registrare un interesse crescente. Infatti la produzione della canapa si può inserire nella rotazione per le aziende orticole che producono, ad esempio, patate o carote“.

Il prof. Paolo Guarnaccia evidenzia che “la coltivazione della canapa industriale rappresenta un’opportunità per le aziende agricole sia dal punto di vista agronomico che economico, entrando in rotazione con le principali produzioni agricole siciliane”. “Un’opportunità vera di reddito – aggiunge il professore – che molto può dare alla crescita dell’’economia agricola siciliana“.

Per ulteriori informazioni sul progetto è possibile contattare i nostri uffici al numero 0932-642492 per fissare un appuntamento.

 Intervista alla dott.ssa Giuliana Martines (Canapar)

 

Intervista al prof. Paolo Guarnaccia (Università di Catania)

 

L’addetto stampa – Bartolo Lorefice

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Psr Sicilia, bando da 8 milioni per la produzione di energia da fonti rinnovabili

Più di 8 milioni di euro per incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili. Lo prevede l’avviso messo a punto dalla Regione Siciliana, a valere sulla misura 6.4.b del Psr, per la quale è stata messa a bando l’intera dotazione finanziaria del Programma comunitario 2014-2020, pari a 8,3 milioni di euro. Le domande di partecipazione potranno essere caricate sul portale Sian di Agea fino al 25 giugno 2019. L’intensità dell’aiuto è pari al 75 per cento in regime “de minimis”.

Il bando redatto dal dipartimento Agricoltura prevede il finanziamento di interventi – esclusivamente nelle zone rurali C+D, ovvero nelle aree rurali intermedie e con problemi di sviluppo – per la realizzazione di impianti per la produzione, il trasporto e la vendita di energia da fonti alternative: solare, elettrica, idrica (microidrico), eolica, ricavata prevalentemente da biomasse legnose, biogas. Ma anche piccole reti per la distribuzione dell’energia a servizio delle centrali o dei microimpianti, a condizione che siano di proprietà del beneficiario.

Saranno inoltre ammessi: interventi di ristrutturazione e miglioramento dei beni immobili necessari a ospitare gli impianti; opere murarie, edili e di scavo per la realizzazione delle reti di distribuzione; acquisto di hardware e software necessari all’attività; acquisto di nuovi impianti, macchinari, attrezzature e forniture per la produzione di energia.

«Mettiamo al bando altre risorse – evidenzia il presidente della Regione Nello Musumeci – a vantaggio degli agricoltori siciliani. Si tratta di una grande opportunità per favorire la crescita economica delle aziende nelle aree rurali, rendendole autonome dal punto di vista energetico. Un risparmio dei costi, quindi, ma anche un vantaggio per l’ambiente».

Tra i requisiti indispensabili per l’ammissione al regime di aiuto vi sono: l’alimentazione degli impianti con biomasse di scarto provenienti dall’attività agricola, agroindustriale o dalla cura delle foreste esistenti; l’installazione degli impianti esclusivamente sopra edifici, pensiline, tettoie e comunque senza consumo di suolo; emissioni atmosferiche scarsamente rilevanti; gli impianti a biomassa realizzati in linea con la direttiva Ecodesign allo scopo di ridurre l’impatto ambientale e migliorarne l’efficienza energetica ed ancora l’energia prodotta per più del 50 per cento deve essere venduta. Al bando potranno partecipare gli imprenditori agricoli singoli o associati e i coadiuvanti familiari, microimprese e piccole imprese.

Per l’assessore regionale per l’Agricoltura Edy Bandiera: «Un’agricoltura moderna e innovativa non può prescindere dall’efficiente approvvigionamento energetico. Con tale misura infatti incentiviamo investimenti sostenibili e rigorosamente provenienti da fonti rinnovabili, a tutela dell’ambiente e degli ecosistemi».

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Confagricoltura incontra il presidente Musumeci: “Entro 6 mesi piano strategico regionale per l’agricoltura”

Un Piano strategico regionale per l’agricoltura siciliana, da elaborare entro sei mesi, che metta al centro le priorità del territorio. Questo il risultato dell’incontro che il governatore dell’Isola Nello Musumeci ha avuto oggi a Palazzo d’Orleans con il presidente nazionale di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.

Nel corso del confronto, presenti anche l’assessore all’Agricoltura Edy Bandiera e i vertici regionali dell’organizzazione di categoria, si è discusso delle problematiche del settore in Sicilia e delle iniziative per un necessario rilancio. Tra i temi affrontati anche quello relativo al potenziamento delle infrastrutture idriche, considerato una priorità dal Governo Musumeci, e delle ricadute positive che potrà avere l’innovazione digitale in agricoltura.

Abbiamo messo le basi – evidenzia il presidente Musumeci – per consolidare un rapporto che già esisteva da tempo. Se vuoi governare bene non puoi non procedere a una seria programmazione almeno quinquennale che, al di là delle emergenze che possono subentrare, stabilisca gli obiettivi da raggiungere, con quali risorse finanziarie e in quali tempi”.

Il presidente Giansanti ha posto l’accento sulla mancanza di strategia in campo agricolo da parte dei governi nazionali, negli ultimi decenni, auspicando, quindi, che l’iniziativa possa partire direttamente dai territori e in particolare dalle Regioni più importanti come la Sicilia.

L’agricoltura – ha sottolineato il presidente di Confagricoltura  – pur essendo ormai da qualche anno il primo comparto dell’economia italiana non ha avuto grande attenzione da Roma. I dati ci dicono che negli ultimi dieci anni l’export agroalimentare è passato da 27 a 41,8 miliardi di euro, ma quest’aumento, purtroppo, è figlio solo dell’individualismo delle singole aziende e non di una strategia complessiva del sistema Paese, come avviene in altri Stati. Dobbiamo invertire questa tendenza, partendo dai territori, dalle periferie”.

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Psr Sicilia, bando per produrre energia dagli scarti delle lavorazioni agricole

Trasformare e commercializzare gli scarti delle lavorazioni agricole per produrre energia. Lo prevede un bando emanato dalla Regione Siciliana nell’ambito del Programma di sviluppo rurale 2014-2020. Obiettivo: sostenere progetti di cooperazione di filiera per la fornitura di biomassa, con benefici per l’ambiente dovuti alla riduzione delle emissioni.

«Questa Misura – spiega il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci – non solo preserva il paesaggio e le sue bellezze, ma serve a contrastare il fenomeno dell’abbandono di sempre più ampie porzioni di territorio in aree vocate alla coltivazione, fornendo un valido sostegno ai nostri agricoltori».

Il bando prevede che possano partecipare imprese agricole – singole o associate – agroalimentari e forestali riunite in gruppi di cooperazione per promuovere e condividere lo scambio di competenze e di esperienze nel settore. Il sostegno finanziario è concesso in forma di contributo in conto capitale ed è pari al 100 per cento dei costi ammissibili sino a un importo massimo di centomila euro per beneficiario, nel caso di progetto con durata biennale, e di cinquantamila euro se il progetto ha durata annuale.

«L’autoaprovvigionamento energetico e l’integrazione del reddito attraverso il virtuoso utilizzo di ciò che diviene scarto o rifiuto – aggiunge l’assessore all’Agricoltura, Edy Bandiera – costituiscono una nuova frontiera della moderna agricoltura che punta su sostenibilità, innovazione ed economia circolare».

Le domande di partecipazione al bando potranno essere caricate sul portale Sian di Agea dal 18 marzo al 25 giugno 2019.

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Pratiche sleali, la direttiva comunitaria è realta. Agrinsieme: “Finalmente agricoltori europei più tutelati”

“Finalmente gli agricoltori europei saranno più tutelati”. Lo sottolinea il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, esprimendo soddisfazione per il via libera definitivo dalla plenaria del Parlamento Europeo alla direttiva comunitaria contro le pratiche commerciali sleali.

“Con il provvedimento, infatti, il numero di pratiche sleali riconosciute passa da 8 a 16, con l’aggiunta: del pagamento per servizi non resi; dell’obbligatorietà di un contratto scritto se richiesto dal fornitore; dell’abuso di informazioni confidenziali da parte dell’acquirente; delle ritorsioni commerciali; del pagamento per la gestione del prodotto alla consegna; del pagamento per la gestione dei reclami dei clienti; dell’estensione del pagamento a 30 giorni per i prodotti deperibile e a 60 per quelli non deperibili; del divieto di trasmettere al fornitore i costi di advertising”, ricorda Agrinsieme, sottolineando che l’ok del Parlamento UE è arrivato a larghissima maggioranza e dopo il sì all’unanimità del Consiglio UE, e ringraziando l’onorevole Paolo De Castro per il grande lavoro svolto come relatore della direttiva e portato avanti nell’interesse del settore agricolo comunitario.

“È particolarmente rilevante avere definito un quadro unionale di regole da rispettare che garantiscono anche la piena tutela della riservatezza di chi denuncia pratiche sleali anche per il tramite delle organizzazioni di rappresentanza che potranno avere un ruolo decisivo nella attuazione della direttiva”, rimarca il coordinamento.

“Non possiamo però non esprimere rammarico per la mancata aggiunta nell’elenco delle pratiche riconosciute della vendita sottocosto anche tramite il ricorso ad aste a doppio ribasso, pratica che da tempo Agrinsieme aveva segnalato come fortemente distorsiva”, osserva il coordinamento, che si è sempre espresso a favore di una normativa europea che possa stabilire regole e procedure in grado di garantire una catena di approvvigionamento alimentare più equa, più trasparente e più sostenibile in tutta Europa.

“Ricordiamo, inoltre, che grazie alla direttiva, oltre alla rafforzata protezione per gli agricoltori, viene fissato a 350 milioni di euro la soglia di fatturato globale delle imprese fornitrici per poter rientrare nel campo di applicazione del provvedimento”, prosegue Agrinsieme, secondo cui “si tratta di un sicuro passo in avanti rispetto all’approccio iniziale, che tuttavia si pone in contraddizione con l’obiettivo comunitario di aumentare la concentrazione dell’offerta dei produttori: resta uno sbilanciamento tra distribuzione organizzata e fornitori che avrebbe potuto giustificare un limite di fatturato superiore. Auspichiamo pertanto – conclude il coordinamento – che tale soglia venga alzata durante la fase di recepimento della direttiva a livello nazionale, che chiediamo venga avviata in tempi rapidi”.

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Agrinsieme è costituita dalle organizzazioni professionali Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e dalle centrali cooperative Confcooperative FedAgriPesca, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital, a loro volta riunite nella sigla Alleanza Cooperative Italiane – Settore Agroalimentare. Il coordinamento Agrinsieme rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole italiane, il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata, oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate.

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Biologico, Agrinsieme: “Sbloccare provvedimento fermo in Comagri al Senato”

“Chiediamo al Parlamento di accelerare l’iter di approvazione del Disegno di Legge con disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico, approvato dalla Camera dei deputati e assegnato in sede referente alla Commissione Agricoltura del Senato, dove però l’esame non è stato ancora avviato; il testo, infatti, contiene tutti gli strumenti necessari a favorire lo sviluppo e la competitività di un settore in continua crescita e dal forte impatto, non solo economico, ma anche ambientale e sociale”. Così il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, in occasione dell’odierno convegno svoltosi alla Camera alla presenza del sottosegretario alle politiche agricole Franco Manzato, del presidente della Commissione agricoltura della Camera Filippo Gallinella e della deputata Maria Chiara Gadda, promotrice del Ddl.

“Il biologico da diversi anni sta avendo uno sviluppo sostenuto nel nostro Paese, sia sotto il profilo della produzione che sotto quello dei consumi, con 76mila aziende coinvolte che coltivano 2 milioni di ettari e un fatturato di 3,5 miliardi di euro in Italia”, ricorda Agrinsieme, evidenziando che “il provvedimento va nella giusta direzione, poiché fornisce ai produttori importanti strumenti organizzativi da tempo attesi, quali i distretti biologici, che vengono indicati come una delle modalità per sostenere la crescita del comparto, unitamente alla costituzione di reti, quali contratti, tavoli di filiera e altre forme di aggregazione, come le OI e le OP”.

“Il testo prevede, inoltre, la redazione di un Piano d’azione nazionale per l’agricoltura biologica (PNAB), strategico per la pianificazione del comparto, che deve essere strettamente connesso agli strumenti e alle misure previste dalla Pac, con il necessario coordinamento delle istituzioni coinvolte”, suggerisce Agrinsieme.

“L’aver individuato, infine, nell’innovazione e nella ricerca delle priorità alle quali destinare le risorse del fondo per lo sviluppo dell’agricoltura biologica rappresenta un altro elemento di positività del Ddl”, conclude il Coordinamento, invitando ad indirizzare le attività di ricerca sulle sementi, sui mezzi tecnici, sulle rotazioni.

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Agrinsieme è costituita dalle organizzazioni professionali Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e dalle centrali cooperative Confcooperative FedAgriPesca, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital, a loro volta riunite nella sigla Alleanza Cooperative Italiane – Settore Agroalimentare. Il coordinamento Agrinsieme rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole italiane, il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata, oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate.

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“Bene la revisione della contribuzione Inail. Adesso tocca all’agricoltura”

Il ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha annunciato la firma del decreto che rivede la misura dei premi e dei contributi antinfortunistici dovuti all’Inail dai lavoratori autonomi e dai datori di lavoro privati per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.

Ne dà notizia Confagricoltura sottolineando che l’operazione di restyling – attesa da molti anni e prevista per legge già dal 2013 – vale complessivamente 1,6 miliardi di euro e comporta una consistente riduzione delle tariffe antinfortunistiche delle imprese, differenziata per settore e per tipologia di rischio.

“Il decreto però – rimarca Confagricoltura – non comprende il settore agricolo, per il quale la contribuzione antinfortunistica è disciplinata in modo specifico rispetto a quella degli altri settori produttivi”.

Nell’esprimere apprezzamento per l’avviata operazione, Confagricoltura auspica che si proceda tempestivamente anche alla riduzione della contribuzione INAIL per il settore agricolo.

L’organizzazione di rappresentanza dei datori di lavoro agricolo ricorda che per tutti gli operai agricoli è dovuta un’aliquota contributiva INAIL ordinaria del 13,24%, la più alta tra quelle stabilite per qualsiasi altra tipologia di attività in Italia.

“E’ dunque urgente – prosegue Confagricoltura – giungere ad una significativa riduzione della contribuzione INAIL, alleggerendo il cuneo fiscale per le aziende agricole che occupano manodopera. Peraltro, il settore agricolo in questi ultimi anni ha investito molto in prevenzione, come dimostra il significativo trend discendente degli infortuni dei lavoratori (v.tabella). Di tale positivo elemento non si potrà non tenere conto nella prossima revisione che il settore primario attende da tempo.

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Aumentano in Sicilia le aziende che investono in Agricoltura 4.0

Il 37% delle aziende agroalimentari siciliane investe in Agricoltura 4.0: il dato emerge da una ricerca sull’innovazione digitale condotta dall’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio Research & Innovation for Smart Enterprises dell’Università degli Studi di Brescia

Sempre più aziende agroalimentari italiane investono in innovazione digitale. Un trend che continua a premiare l’introduzione di soluzioni digitali nel settore primario. Complessivamente gli investimenti in Agricoltura 4.0 hanno raggiunto un giro d’affari globale del valore di 7 miliardi di dollari, quasi un raddoppio rispetto agli investimenti dello scorso anno. In questo contesto l’Europa gioca da protagonista con una quota del 30% e in Italia si registra un’accelerazione nella crescita nel ruolo del digitale in tutte le sue componenti.

A confermare questo trend positivo per un settore così importante della nostra economia la ricerca dell’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia.

Dallo studio emerge una crescita dell’innovazione digitale nel nostro Paese in un range tra i 370 e i 430 milioni di euro, con una progressione del 270% tra il 2017 e il 2018. Una dimensione davvero importante per questo mercato che arriva adesso a pesare qualcosa come il 5% del mercato globale e il 18% di quello europeo.

Hanno partecipato all’indagine 76 aziende agricole siciliane, appartenenti per il 15% al settore cerealicolo, per il 25% all’olivicolo, per il 9% al vitivinicolo, per il 20% al settore frutticolo, per l’11% al foraggero, per il 14% all’orticolo.

Il 38% dichiara una superficie agricola coltivabile inferiore ai 10 ettari, il 30% tra i 10 e i 50 ettari e il 21% tra i 50 e i 100 ettari. Il 37% dichiara di utilizzare soluzioni orientate all’agricoltura 4.0.

La ricerca dell’Osservatorio ha visto la mappatura di 110 imprese comprendendo brand affermati (nel 74% dei casi) e startup (26%) con l’analisi di oltre 300 soluzioni tecnologiche dedicate al mondo dello Smart Agrifood. La ricerca riflette la eterogeneità e la ricchezza del comparto popolato da imprese con competenze e posizionamenti anche molto diversi.

Nel 49% dei casi le imprese lavorano nella fornitura di soluzioni avanzate basate su Internet of Things e su soluzioni avanzate di robotica piuttosto che sull’utilizzo di droni.

Hanno poi un profilo molto le imprese che nel 22% dei casi si focalizzano su agridata e offrono soluzioni di data analysis. In un 16% dei casi l’analisi ha preso in esame imprese specializzate in attrezzature per il campo. La componentistica e gli strumenti elettronici sono invece il focus di un altro 7% di aziende e il 3% fotografa realtà produttive più generiche di strumenti per l’ambito agricolo.

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Maltempo, danni ingenti nelle aziende agricole del Ragusano e del Siracusano

In corso la conta dei danni del maltempo che ha flagellato in queste ore anche il territorio ragusano e siracusano. I forti venti e le ondate hanno flagellato tutto il territorio provocando sradicamento di alberi, danni a capannoni e impianti serricoli, caduta di pali della luce e cartelloni pubblicitari.

Sono in costante contatto con i nostri associati per monitorare la situazione. Mi giunge notizia di un impianto serricolo completamente distrutto nella zona dello Sciclitano e di altri danni diffusi lungo tutta la fascia costiera iblea. Risultano danni ingenti in aziende agricole soprattutto a Ispica, Pachino e Portopalo“, così il presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrè.

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L’assessore Bandiera avvia la conta dei danni

A seguito dei forti venti, neve e gelate che in queste ore hanno flagellato il sud est della Sicilia causando ingenti danni all’agricoltura, già domani, lunedì 25 febbraio, l’assessore regionale per l’Agricoltura, Edy Bandiera, si recherà nei territori di Pachino, Portopalo e Ispica per una prima ed immediata ricognizione dei danni subiti dal territorio e dalle aziende agricole.

Sono già stati inoltre prontamente allertati gli Ispettorati provinciali dell’Agricoltura, che domattina, essendo peraltro il danno ancora in corso, si recheranno sul campo per una prima stima dei danni, presupposto fondamentale per avviare qualsiasi iniziativa a tutela dell’agricoltura.

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Aggiornamento ore 18.00 del 24 febbraio

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Nei campi il lavoro cresce e cambia: convegno di Confagricoltura sulle esternalizzazioni dei processi produttivi

Confagricoltura: mille aziende impiegano più di un terzo della manodopera totale, ma manca quella specializzata. Presente ai lavori il presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrè

 L’agricoltura è l’unico settore economico che, negli ultimi 10 anni, nonostante la crisi, è riuscito a mantenere stabili i livelli occupazionali, con oltre un milione di lavoratori, assorbendo anche manodopera da altri comparti. E’ emerso oggi al convegno “Le esternalizzazioni dei processi produttivi in agricoltura. L’appalto di servizi e la somministrazione”, organizzato da Confagricoltura a Palazzo della Valle.

Confagricoltura ha evidenziato i cambiamenti del tessuto produttivo, a partire dall’evoluzione delle figure professionali e dal miglioramento degli indicatori di qualità, come quello relativo alla diminuzione degli infortuni sul lavoro, negli ultimi 8 anni, di quasi il 29%. Il calo è più marcato nelle aziende più grandi e strutturate.

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Si va verso un’agricoltura più professionale, capace di assicurare occupazione più stabile, con iniziative di welfare aziendale e un’organizzazione del lavoro attenta alla salute e alla sicurezza dei lavoratori. Diminuisce il numero delle aziende, s’ingrandisce la dimensione media, aumentano gli imprenditori agricoli professionali e le società agricole di persone e di capitali. Anche l’occupazione, mette in evidenza Confagricoltura, si concentra sempre più: 1.000 aziende occupano un terzo della manodopera totale e le prime 17 mila ne assorbono i due terzi.

Accanto al contoterzismo, complice la mancanza di manodopera specializzata, si sta anche affermando il fenomeno delle esternalizzazioni, ossia l’affidamento ad altre imprese di alcune fasi del processo produttivo. “Tra le sole aziende associate alla nostra Organizzazione – ha rimarcato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – dal 2016 al 2018 il numero di quelle che si sono rivolte ad agenzie di somministrazione per la fornitura di manodopera è cresciuto del 120% e le giornate di lavoro somministrate sono aumentate del 46%”.

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“Occorre – ha concluso il presidente – un quadro normativo chiaro, in grado di accompagnare l’evoluzione del settore con adeguate politiche capaci di favorire un’occupazione più stabile e di qualità. Bisogna ancora rimuovere ostacoli come l’elevata pressione fiscale e contributiva sul lavoro e la complessità degli adempimenti. Gli incentivi per l’assunzione devono essere effettivamente fruibili, migliorando anche l’incontro tra domanda e offerta di lavoro”.

 

Alcuni dati

Operai a tempo determinato: 965.000 (59% al sud)

Operai a tempo indeterminato 103.000 (56% al nord)

Impiegati 37.000

Lavoratori stranieri 275.000

Datori di lavoro 188.000 (60% imprese, 35% coltivatori diretti, 4% cooperative)

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