La canapa industriale arriva negli Iblei. Confagricoltura: 15 ettari di campi sperimentali grazie ad accordo con Canapar

Quindici ettari già seminati tra Scicli, Ispica e Santa Croce Camerina: questo il risultato dell’accordo tra Confagricoltura Ragusa e la multinazionale italo-canadese Canapar che, di recente, ha inaugurato proprio a Ragusa il più grande stabilimento in Italia per la produzione di oli essenziali e distillati per uso farmaceutico e cosmetico dalla canapa industriale. Canapar Corp è una società controllata dalla canadese Canopy Rivers, con un investimento di 25 milioni di dollari canadesi.

Al progetto hanno dato disponibilità tre aziende agricole iblee associate a Confagricoltura per un totale di 15 ettari di coltivazioni. Canapar, guidata dal siciliano Sergio Martines, sta investendo particolarmente sulla Sicilia. Sulla Piana di Catania, grazie a un analogo accordo con Confagricoltura Catania, sono stati seminati 40 ettari. Da recenti ricerche sulla canapa emerge una maggiore concentrazione di cannabinoidi nella canapa coltivata nelle regioni con maggiore irraggiamento solare, quindi in particolare Sud Italia, Spagna e la zona balcanica.

Nella giornata di martedì 2 aprile è stato fatto il punto presso la sede di Confagricoltura a Ragusa. Presenti il presidente dott. Antonino Pirrè, il direttore dott. Giovanni Scucces, la dott.ssa Giuliana Martines per Canapar e il prof. Paolo Guarnaccia per l’Università di Catania.

Si tratta solo di un primo passo in un settore in cui vogliamo continuare a investire coinvolgendo le nostre aziende associate“, dichiara il presidente Pirrè. “Sin da subito abbiamo accolto la proposta di Canapar – aggiunge il presidente di Confagricoltura Ragusa – perchè crediamo nell’innovazione, necessaria per uno sviluppo vero e diffuso del territorio”.

Canapar crede molto nel territorio ibleo, non a caso abbiamo aperto il nostro stabilimento a Ragusa“, precisa la dott.ssa Giuliana Martines. “Grazie all’accordo con Confagricoltura, stiamo avviando dei campi sperimentali presso alcune aziende associate. L’obiettivo è coinvolgere sempre più aziende sul territorio e iniziamo a registrare un interesse crescente. Infatti la produzione della canapa si può inserire nella rotazione per le aziende orticole che producono, ad esempio, patate o carote“.

Il prof. Paolo Guarnaccia evidenzia che “la coltivazione della canapa industriale rappresenta un’opportunità per le aziende agricole sia dal punto di vista agronomico che economico, entrando in rotazione con le principali produzioni agricole siciliane”. “Un’opportunità vera di reddito – aggiunge il professore – che molto può dare alla crescita dell’’economia agricola siciliana“.

Per ulteriori informazioni sul progetto è possibile contattare i nostri uffici al numero 0932-642492 per fissare un appuntamento.

 Intervista alla dott.ssa Giuliana Martines (Canapar)

 

Intervista al prof. Paolo Guarnaccia (Università di Catania)

 

L’addetto stampa – Bartolo Lorefice

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Psr Sicilia, bando da 8 milioni per la produzione di energia da fonti rinnovabili

Più di 8 milioni di euro per incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili. Lo prevede l’avviso messo a punto dalla Regione Siciliana, a valere sulla misura 6.4.b del Psr, per la quale è stata messa a bando l’intera dotazione finanziaria del Programma comunitario 2014-2020, pari a 8,3 milioni di euro. Le domande di partecipazione potranno essere caricate sul portale Sian di Agea fino al 25 giugno 2019. L’intensità dell’aiuto è pari al 75 per cento in regime “de minimis”.

Il bando redatto dal dipartimento Agricoltura prevede il finanziamento di interventi – esclusivamente nelle zone rurali C+D, ovvero nelle aree rurali intermedie e con problemi di sviluppo – per la realizzazione di impianti per la produzione, il trasporto e la vendita di energia da fonti alternative: solare, elettrica, idrica (microidrico), eolica, ricavata prevalentemente da biomasse legnose, biogas. Ma anche piccole reti per la distribuzione dell’energia a servizio delle centrali o dei microimpianti, a condizione che siano di proprietà del beneficiario.

Saranno inoltre ammessi: interventi di ristrutturazione e miglioramento dei beni immobili necessari a ospitare gli impianti; opere murarie, edili e di scavo per la realizzazione delle reti di distribuzione; acquisto di hardware e software necessari all’attività; acquisto di nuovi impianti, macchinari, attrezzature e forniture per la produzione di energia.

«Mettiamo al bando altre risorse – evidenzia il presidente della Regione Nello Musumeci – a vantaggio degli agricoltori siciliani. Si tratta di una grande opportunità per favorire la crescita economica delle aziende nelle aree rurali, rendendole autonome dal punto di vista energetico. Un risparmio dei costi, quindi, ma anche un vantaggio per l’ambiente».

Tra i requisiti indispensabili per l’ammissione al regime di aiuto vi sono: l’alimentazione degli impianti con biomasse di scarto provenienti dall’attività agricola, agroindustriale o dalla cura delle foreste esistenti; l’installazione degli impianti esclusivamente sopra edifici, pensiline, tettoie e comunque senza consumo di suolo; emissioni atmosferiche scarsamente rilevanti; gli impianti a biomassa realizzati in linea con la direttiva Ecodesign allo scopo di ridurre l’impatto ambientale e migliorarne l’efficienza energetica ed ancora l’energia prodotta per più del 50 per cento deve essere venduta. Al bando potranno partecipare gli imprenditori agricoli singoli o associati e i coadiuvanti familiari, microimprese e piccole imprese.

Per l’assessore regionale per l’Agricoltura Edy Bandiera: «Un’agricoltura moderna e innovativa non può prescindere dall’efficiente approvvigionamento energetico. Con tale misura infatti incentiviamo investimenti sostenibili e rigorosamente provenienti da fonti rinnovabili, a tutela dell’ambiente e degli ecosistemi».

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Confagricoltura incontra il presidente Musumeci: “Entro 6 mesi piano strategico regionale per l’agricoltura”

Un Piano strategico regionale per l’agricoltura siciliana, da elaborare entro sei mesi, che metta al centro le priorità del territorio. Questo il risultato dell’incontro che il governatore dell’Isola Nello Musumeci ha avuto oggi a Palazzo d’Orleans con il presidente nazionale di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.

Nel corso del confronto, presenti anche l’assessore all’Agricoltura Edy Bandiera e i vertici regionali dell’organizzazione di categoria, si è discusso delle problematiche del settore in Sicilia e delle iniziative per un necessario rilancio. Tra i temi affrontati anche quello relativo al potenziamento delle infrastrutture idriche, considerato una priorità dal Governo Musumeci, e delle ricadute positive che potrà avere l’innovazione digitale in agricoltura.

Abbiamo messo le basi – evidenzia il presidente Musumeci – per consolidare un rapporto che già esisteva da tempo. Se vuoi governare bene non puoi non procedere a una seria programmazione almeno quinquennale che, al di là delle emergenze che possono subentrare, stabilisca gli obiettivi da raggiungere, con quali risorse finanziarie e in quali tempi”.

Il presidente Giansanti ha posto l’accento sulla mancanza di strategia in campo agricolo da parte dei governi nazionali, negli ultimi decenni, auspicando, quindi, che l’iniziativa possa partire direttamente dai territori e in particolare dalle Regioni più importanti come la Sicilia.

L’agricoltura – ha sottolineato il presidente di Confagricoltura  – pur essendo ormai da qualche anno il primo comparto dell’economia italiana non ha avuto grande attenzione da Roma. I dati ci dicono che negli ultimi dieci anni l’export agroalimentare è passato da 27 a 41,8 miliardi di euro, ma quest’aumento, purtroppo, è figlio solo dell’individualismo delle singole aziende e non di una strategia complessiva del sistema Paese, come avviene in altri Stati. Dobbiamo invertire questa tendenza, partendo dai territori, dalle periferie”.

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Psr Sicilia, bando per produrre energia dagli scarti delle lavorazioni agricole

Trasformare e commercializzare gli scarti delle lavorazioni agricole per produrre energia. Lo prevede un bando emanato dalla Regione Siciliana nell’ambito del Programma di sviluppo rurale 2014-2020. Obiettivo: sostenere progetti di cooperazione di filiera per la fornitura di biomassa, con benefici per l’ambiente dovuti alla riduzione delle emissioni.

«Questa Misura – spiega il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci – non solo preserva il paesaggio e le sue bellezze, ma serve a contrastare il fenomeno dell’abbandono di sempre più ampie porzioni di territorio in aree vocate alla coltivazione, fornendo un valido sostegno ai nostri agricoltori».

Il bando prevede che possano partecipare imprese agricole – singole o associate – agroalimentari e forestali riunite in gruppi di cooperazione per promuovere e condividere lo scambio di competenze e di esperienze nel settore. Il sostegno finanziario è concesso in forma di contributo in conto capitale ed è pari al 100 per cento dei costi ammissibili sino a un importo massimo di centomila euro per beneficiario, nel caso di progetto con durata biennale, e di cinquantamila euro se il progetto ha durata annuale.

«L’autoaprovvigionamento energetico e l’integrazione del reddito attraverso il virtuoso utilizzo di ciò che diviene scarto o rifiuto – aggiunge l’assessore all’Agricoltura, Edy Bandiera – costituiscono una nuova frontiera della moderna agricoltura che punta su sostenibilità, innovazione ed economia circolare».

Le domande di partecipazione al bando potranno essere caricate sul portale Sian di Agea dal 18 marzo al 25 giugno 2019.

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Aumentano in Sicilia le aziende che investono in Agricoltura 4.0

Il 37% delle aziende agroalimentari siciliane investe in Agricoltura 4.0: il dato emerge da una ricerca sull’innovazione digitale condotta dall’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio Research & Innovation for Smart Enterprises dell’Università degli Studi di Brescia

Sempre più aziende agroalimentari italiane investono in innovazione digitale. Un trend che continua a premiare l’introduzione di soluzioni digitali nel settore primario. Complessivamente gli investimenti in Agricoltura 4.0 hanno raggiunto un giro d’affari globale del valore di 7 miliardi di dollari, quasi un raddoppio rispetto agli investimenti dello scorso anno. In questo contesto l’Europa gioca da protagonista con una quota del 30% e in Italia si registra un’accelerazione nella crescita nel ruolo del digitale in tutte le sue componenti.

A confermare questo trend positivo per un settore così importante della nostra economia la ricerca dell’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia.

Dallo studio emerge una crescita dell’innovazione digitale nel nostro Paese in un range tra i 370 e i 430 milioni di euro, con una progressione del 270% tra il 2017 e il 2018. Una dimensione davvero importante per questo mercato che arriva adesso a pesare qualcosa come il 5% del mercato globale e il 18% di quello europeo.

Hanno partecipato all’indagine 76 aziende agricole siciliane, appartenenti per il 15% al settore cerealicolo, per il 25% all’olivicolo, per il 9% al vitivinicolo, per il 20% al settore frutticolo, per l’11% al foraggero, per il 14% all’orticolo.

Il 38% dichiara una superficie agricola coltivabile inferiore ai 10 ettari, il 30% tra i 10 e i 50 ettari e il 21% tra i 50 e i 100 ettari. Il 37% dichiara di utilizzare soluzioni orientate all’agricoltura 4.0.

La ricerca dell’Osservatorio ha visto la mappatura di 110 imprese comprendendo brand affermati (nel 74% dei casi) e startup (26%) con l’analisi di oltre 300 soluzioni tecnologiche dedicate al mondo dello Smart Agrifood. La ricerca riflette la eterogeneità e la ricchezza del comparto popolato da imprese con competenze e posizionamenti anche molto diversi.

Nel 49% dei casi le imprese lavorano nella fornitura di soluzioni avanzate basate su Internet of Things e su soluzioni avanzate di robotica piuttosto che sull’utilizzo di droni.

Hanno poi un profilo molto le imprese che nel 22% dei casi si focalizzano su agridata e offrono soluzioni di data analysis. In un 16% dei casi l’analisi ha preso in esame imprese specializzate in attrezzature per il campo. La componentistica e gli strumenti elettronici sono invece il focus di un altro 7% di aziende e il 3% fotografa realtà produttive più generiche di strumenti per l’ambito agricolo.

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Maltempo, danni ingenti nelle aziende agricole del Ragusano e del Siracusano

In corso la conta dei danni del maltempo che ha flagellato in queste ore anche il territorio ragusano e siracusano. I forti venti e le ondate hanno flagellato tutto il territorio provocando sradicamento di alberi, danni a capannoni e impianti serricoli, caduta di pali della luce e cartelloni pubblicitari.

Sono in costante contatto con i nostri associati per monitorare la situazione. Mi giunge notizia di un impianto serricolo completamente distrutto nella zona dello Sciclitano e di altri danni diffusi lungo tutta la fascia costiera iblea. Risultano danni ingenti in aziende agricole soprattutto a Ispica, Pachino e Portopalo“, così il presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrè.

danni maltempo

L’assessore Bandiera avvia la conta dei danni

A seguito dei forti venti, neve e gelate che in queste ore hanno flagellato il sud est della Sicilia causando ingenti danni all’agricoltura, già domani, lunedì 25 febbraio, l’assessore regionale per l’Agricoltura, Edy Bandiera, si recherà nei territori di Pachino, Portopalo e Ispica per una prima ed immediata ricognizione dei danni subiti dal territorio e dalle aziende agricole.

Sono già stati inoltre prontamente allertati gli Ispettorati provinciali dell’Agricoltura, che domattina, essendo peraltro il danno ancora in corso, si recheranno sul campo per una prima stima dei danni, presupposto fondamentale per avviare qualsiasi iniziativa a tutela dell’agricoltura.

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Aggiornamento ore 18.00 del 24 febbraio

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Le eccellenze ortofrutticole siciliane conquistano i visitatori del “Fruit Logistica” a Berlino

Folla di visitatori e apprezzamento per la presenza della Sicilia al “Fruit Logistica” di Berlino, in programma nella capitale tedesca dal 6 all’8 febbraio. Un suggestivo stand di 357 metri quadrati, 6 Consorzi di Tutela (Pomodoro di Pachino, Arancia Rossa di Sicilia, Arancia di Ribera, Carota di Ispica, Uva di Mazzarrone e Uva di Canicattì) e 12 Organizzatori di Produttori, che annualmente muovono un fatturato che si aggira tra i 300 e 400 milioni di euro.

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È così che la Sicilia si presenta alla più importante vetrina mondiale ortofrutticola, dove 3.000 espositori provenienti da 90 Paesi presentano il meglio della loro produzione. Il leit motiv è il “Mercato”, uno spazio a cielo aperto, dove la domanda incontra l’offerta, attraverso l’esposizione e la promozione delle eccellenze siciliane.

Nel caso specifico il mercato, allestito, ancora una volta, grazie al lavoro sinergico, realizzato dal governo Musumeci, molto apprezzato dai visitatori e dalle stesse aziende espositrici e certamente il più visitato, è quello storico della “Vucciria di Palermo”, all’interno del quale è possibile ritrovare odori, colori e sapori della terra di Sicilia, sempre più apprezzata all’estero per le sue bellezze turistiche e culturali e le sue eccellenze agroalimentari.

Berlino è anche luogo d’incontro e di confronto sui grandi temi. L’assessore per l’Agricoltura della Regione Siciliana, Edy Bandiera, ha infatti preso parte, con un significativo intervento, ad un importante e qualificato incontro che si è tenuto L’Italia Fruit Village, alla presenza del Sottosegretario di Stato all’ Agricoltura, Alessandra Pesce, sul tema della Nuova PAC (Politica Agricola Comune), oltre che ad una tavola rotonda, presso la Halle Sicilia con rappresentanti dei Consorzi di Tutela.

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Anche attraverso questo tipo di marketing riusciamo ad affermare il valore e l’eccellenza delle nostre produzioni nel mondo – afferma l’assessore Bandiera – siamo consapevoli dell’importanza di essere presenti in maniera così significativa con il nostro stand e le nostre aziende, che continuano a ricevere attestazioni di gradimento per la qualità delle produzioni e la straordinarietà e originalità della location realizzata”.

 

Ecco le aziende che partecipano al Fruit Logistic 2019:

 

O.P. A. BIO.MED.SOC.COOP.AGR.

O.P. COLLE D’ORO SOC.A.R.L.

O.P. CONSORZIO EUROAGRUMI

O.P. CONSORZIO FONTEVERDE A.R.L.

O.P. SOC. COOP. AGR.PLATINUM

O.P. FICODINDIA DI SAN CONO

CONSORZIO ORTICOLO SUD EST SICILIA

CONSORZIO CAROTA NOVELLA DI ISPICA IGP

O.P. NATURMIND SOC. A.R.L.

O.P. ALBA BIO

CONSORZIO DELL’UVA DI MAZZARRONE IGP

CONSORZIO ORTOFRUTTA SICILIA

DONNA LUCATA SOC. COOP. AGR.

CONSORZIO DELL’UVA DI CANICATTI IGP

O.P. BIORTO IBLEO SOC. CONS. A.R.L

CONSORZIO ARANCIA DI RIBERA DOP

CONSORZIO ARANCIA ROSSA DI SICILIA IGP

CONSORZIO POMODORO DI PACHINO IGP.

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Carrube, prezzi record. Pirrè (Confagricoltura): “Boccata di ossigeno per i produttori”

Pubblichiamo di seguito l’articolo pubblicato sul Giornale di Sicilia di oggi, 6 febbraio 2019, a firma di Marcello Digrandi

Questa volta i produttori hanno avuto la meglio. In un mercato senza regole certe. La vendita e la commercializzazione delle carrube dipende da mille fattori. Il prezzo al rialzo, con quotazioni record, dovute anche alla scarsa produzione degli anni precedenti, ha portato nelle casse dei piccoli produttori 20 milioni di euro. Con una produzione, quest’anno, di circa 19 mila tonnellate di carrube su una superficie di 26 mila ettari. Un mercato impazzito con quotazioni tra i 64 e i 70 centesimi al chilo.

Per tante piccole aziende agricole gli alberi di carrubo sono fonte di sostentamento indispensabile. In Sicilia la produzione è stata pari a 32mila tonnellate, di cui il 60% in provincia di Ragusa (nei territori di Santa Croce Camerina, Comiso, Vittoria, Giarratana, Ragusa, Modica e Scicli).

Il mercato al rialzo ha creato qualche problema solo ai commercianti e ai trasformatori“, spiega Lorenzo Antoci, amministratore dell’azienda Sicilian Carob Flour. “Ai commercianti che non hanno potuto speculare sul prezzo e ai trasformatori perché si sono ridotti i margini di trasformazione. Con pochissimi margini di guadagno per chi, come noi, lavora con il trasformato per la produzione della farina di carruba. La causa primaria del prezzo così alto è sicuramente da addebitare allo scarso raccolto degli anni precedenti (circa il 50% in meno di un raccolto normale)“.

Per i prossimi anni – continua Antoci – ci auguriamo che il prezzo dei prodotti finiti si mantenga abbastanza alto, in modo che possa goderne tutta la filiera“.

Nel Ragusano sono una decina le industrie di trasformazione delle carrube, alcune delle quali esportano in tutto il mondo. Il presidente provinciale di Confagricoltura, Antonino Pirrè, parla della filiera del carrubo come uno strumento indispensabile in un mercato così complesso. “Il prezzo delle carrube quest’anno è stato più alto che in passato. E i produttori – spiega Pirrè – sono riusciti a prendere una boccata di ossigeno. Il prezzo basso degli anni scorsi non ha consentito ai produttori di sostenere i costi della raccolta, interamente manuale e molto dispendiosa per via delle caratteristiche della pianta e del frutto e, soprattutto, non ha consentito di effettuare i lavori di potatura e di manutenzione delle piante, necessari per mantenere una produzione di buon livello“.

Per questo – aggiunge il presidente di Confagricoltura – spero che si torni a credere in questa coltura che, più di ogni altra, caratterizza la nostra provincia, insieme ai muri a secco. Bisogna seriamente pensare ad una filiera del carrubo con una serie di accordi che possano permettere a tutti gli attori (produttori, commercianti e trasformatori) di poter ricevere una remunerazione equa, che possa permettere di mantenere l’esistente e, perché no, spingere verso nuovi impianti“.

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Confagricoltura Donna Sicilia punta su economia circolare, formazione e innovazione

Confagricoltura Donna Sicilia, l’organizzazione il cui scopo principale è quello di dare rappresentanza politico sindacale ad una componente significativa dell’agricoltura regionale, ha definito il nuovo programma di attività per il prossimo triennio.

Dopo un attento esame degli scenari futuri ed in particolare degli indirizzi della nuova PAC post 2020 è stato deciso di allargare il proprio raggio di azione includendo attività legate alla valorizzazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, formazione ed innovazione ed in materia di “green” ed economia circolare.

Nel corso dell’Assemblea programmatica, tenutasi a Palermo presso la sede della Confagricoltura regionale, è stato anche deliberato di mettere in agenda il problema delle mutazioni climatiche e ciò per non trovarsi costretti a subire, senza alcuna opera di prevenzione, i danni provocati dalle calamità naturali, calamità che per la loro frequenza non possono più essere definiti “eventi eccezionali”.

Per quest’ultimo punto le imprenditrici agricole di Confagricoltura Sicilia hanno auspicato l’emanazione di interventi regionali per rendere meno costose le polizze assicurative.In questo modo – ha evidenziato la presidente Maria Pia Piricòsi creerebbero le condizioni per avvicinare le aziende agricole a questo strumento assicurativo, poco utilizzato in Sicilia, che consente, nel caso di calamità declarate, di ottenere risorse finanziarie in tempi certi per l’immediata ripresa produttiva”.

Nel corso dell’appassionata assemblea è stato ricordato il lavoro che le donne svolgono, da sempre ed il più delle volte dietro le quinte, all’interno delle aziende agricole siciliane e che ora, grazie alle associazioni di genere, si sta tentando di riportare nei binari delle pari opportunità. Sotto l’aspetto normativo gran parte delle iniziative finora adottate non convincono del tutto le signore in verde. Uno dei motivi di scetticismo è legato alla constatazione che le priorità previste all’interno dei provvedimenti per la concessione di incentivi agli investimenti non producono gli effetti sperati poichè il contesto generale concorre successivamente ad azzerare tutti i vantaggi iniziali.

Negli ultimi anni ed in controtendenza con i vari indicatori statistici la presenza di donne alla guida di imprese ha seguito un trend positivo. In Sicilia, secondo gli ultimi dati rilevati da UnionCamere, su un totale di oltre 25 mila aziende condotte al femminile, il settore agricolo si posiziona, con il 29%, al terzo posto della speciale classifica, subito dopo i servizi e le attività socio-sanitarie.

Da un esame delle schede di adesione all’associazione è emerso un dato abbastanza significativo ovvero l’alta percentuale di aziende condotte in regime biologico o in conversione. Altri elementi qualificanti riguardano la presenza di più indirizzi produttivi all’interno della stessa azienda, mandando in soffitta la tradizionale monocoltura, il rispetto del principio di vocazionalità dei territori attraverso la reintroduzione di varietà autoctone e l’elevata propensione verso tutte le forme di certificazione di qualità dei prodotti agricoli.

Per quest’ultimo aspetto l’assemblea di Confagricoltura Donna Sicilia, che tornerà a riunirsi a metà febbraio per procedere al rinnovo delle cariche sociali, ha espresso molto interesse nei confronti del marchio regionale “Qualità Sicura Sicilia” auspicando l’immediata emanazione dei disciplinari di produzione da parte dell’assessorato all’agricoltura.

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L’agricoltura del Sud cresce più di quella del Nord grazie all’export: i numeri del Rapporto Ismea-Svimez

Le conclusioni del Rapporto ISMEA-SVIMEZ sull’agricoltura del Mezzogiorno indicano quella che dovrà essere la via maestra per un nuovo quadro di politiche agricole: la valorizzazione delle produzioni meridionali, attraverso la valorizzazione della qualità del prodotto e la sostenibilità del processo produttivo.

Il 2017 è stato un altro anno difficile per l’agricoltura italiana, ma, in questo contesto, il Mezzogiorno ha avuto una performance migliore di quella del Centro-Nord. Soprattutto grazie all’andamento del settore olivicolo e all’aumento dell’export agricolo. All’aumento del Valore Aggiunto agricolo nel 2017 ha contribuito, infatti, soprattutto il Sud, con 13 miliardi e 178 milioni di euro (+6,1% rispetto al 2016, a fronte del +2,5% nel Centro-Nord).

I settori che l’anno scorso hanno maggiormente risentito delle avversità metereologiche sono stati quelli del vino (-14% della produzione), dei cereali (-11,7%), della frutta (-6,15), con particolare riferimento alle mele (-18,2%).

L’olio, invece, dopo un 2016 molto critico, ha aumentato la produzione del 17,3%, che tuttavia non è stato sufficiente a recuperare i livelli produttivi del passato.

Rimane basso il livello degli investimenti nell’agricoltura meridionale: dopo due anni di sostanziale stabilità, i dati del 2017 mostrano non solo un aumento più consistente degli investimenti fissi nel settore (+3,3%), ma anche una variazione percentuale leggermente maggiore per l’agricoltura meridionale (+3,4%) rispetto a quella rilevata nel Centro-Nord (3,2%).

Questo ultimo dato, tuttavia, va inquadrato all’interno di un discorso più ampio sugli investimenti nell’agricoltura meridionale. Il rapporto tra investimenti e valore aggiunto prodotto è pari al 17% nel Mezzogiorno, contro il 37% rilevato per l’agricoltura centro-settentrionale.

Il sistema agroalimentare meridionale è una potenzialità ancora parzialmente inespressa per lo sviluppo dell’economia meridionale. Gli elementi di vitalità si scontrano ancora con vincoli che ne depotenziano la possibilità di attivare virtuosi processi di crescita della produzione e dell’occupazione. Superare questi vincoli richiede una strategia, una “visione” che sia in grado di cogliere il ruolo dell’agricoltura non solo come produttore di beni in senso stretto, ma anche come settore che produce beni di qualità (nelle sue diverse accezioni), come elemento caratterizzante delle aree rurali con il loro portato di relazioni sociali, tradizioni e identità culturali, come componente del tessuto produttivo che può svolgere un ruolo importante nella tutela del paesaggio e della biodiversità, nonché nella difesa del territorio.

Restano, tuttavia, molti punti deboli che vanno affrontati se si vuole innescare un circolo virtuoso di sviluppo in cui l’attività primaria abbia un suo ruolo forte. In primo luogo, esiste ancora un divario funzionale tra il Mezzogiorno produttore di materie prime e il Centro-Nord in cui sono localizzate le fasi a maggiore valore aggiunto, non solo le industrie di trasformazione, ma anche gli esportatori e le piattaforme di distribuzione con servizi integrati.

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