Olio Evo made in Italy, insieme per creare valore nella filiera: operativo l’accordo tra Deoleo e Confagricoltura

Si è svolta mercoledì la terza tappa in Puglia, a Bari, per la fase operativa del protocollo d’intesa sottoscritto a giugno tra Confagricoltura e Deoleo Spa. Come già avvenuto in Sicilia e Calabria, l’incontro con i dirigenti dell’azienda olearia, i frantoi e i produttori associati all’Organizzazione agricola, ha l’obiettivo di illustrare finalità e modalità di applicazione dell’accordo.

Gli incontri territoriali sono l’occasione per verificare i requisiti dei frantoi partecipanti alle attività per la prima annualità e per coinvolgere ulteriori operatori per le annualità successive.

Il protocollo prevede di avviare interventi diretti all’incremento dei mercati di sbocco per le produzioni olearie, con un contestuale miglioramento sia della produzione che della produttività a livello agricolo italiano; ma anche di implementare alcune caratteristiche qualitative dell’olio di oliva extravergine e la sostenibilità della sua produzione, a condizioni mutualmente vantaggiose per tutti gli operatori della filiera.

L’impegno sarà, quindi, quello di lavorare insieme per creare valore aggiunto nella filiera, attraverso azioni che puntino ad un aumento della produzione, della produttività, della qualità e della sostenibilità. Presenti il presidente di Confagricoltura Puglia, Donato Rossi, e il presidente di Confagricoltura Bari-Bat, Michele Lacenere.

“L’accordo rappresenta un passo concreto per sostenere i produttori pugliesi – spiega Donato Rossi, presidente di Confagricoltura Puglia – Vengono infatti accolte le istanze della base associativa, che chiede un maggiore sostegno dell’organizzazione nella fase di commercializzazione. È questo l’approccio che sta alla base dell’intesa: una visione di lungo periodo che ha per obiettivo il miglioramento dell’efficienza della filiera e lo sviluppo di un modello di redditività per gli operatori”.

“Questo protocollo ha grande rilevanza – evidenzia Enrico Poggi, direttore acquisti gruppo Deoleo – perché permette di introdurre un modello remunerativo per tutta la catena di produzione dell’olio. Ci consente di lavorare cercando di attenuare da un lato le volatilità del mercato, e dall’altro di migliorare efficienza e competitività. Dalla profittabilità soddisfacente per ogni attore della catena, scaturisce la possibilità di poter lavorare come partner e non come controparti”.

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Oms, Giansanti: “Basta semafori nel food”. Centinaio: “Giù le mani dal Made in Italy”

Riaprire la discussione sull’introduzione di tasse e avvisi di pericolo sui prodotti alimentari in base agli ingredienti, rischia di nuocere alla credibilità delle organizzazioni internazionali. L’eccellenza e la salubrità del “Made in Italy” agro-alimentare è fuori discussione”. Lo ha dichiarato il presidente della Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, con riferimento all’iniziativa avviata da alcuni Paesi in seno all’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), al fine di introdurre indicatori di nocività sui prodotti destinati all’alimentazione sulla base del contenuto di grassi, zuccheri e sale

“Ringraziamo la nostra Rappresentanza diplomatica per l’attività già svolta per fermare un’iniziativa infondata sotto il profilo scientifico e inopportuna sul piano del metodo”, ha proseguito Giansanti.

“A questo punto, visto che sono state proposte anche restrizioni alla pubblicità e alla commercializzazione di cibi ritenuti insalubri, non possiamo escludere che le sedi multilaterali dove si discute di sicurezza alimentare e salute vengano utilizzate per perseguire interessi nazionali”.

“Alla fine di settembre – ha poi ricordato il presidente della Confagricoltura – è stata adottata una risoluzione sulle malattie non trasmissibili all’Assemblea generale dell’ONU con la quale è stato, in pratica, riconosciuto che sono i regimi alimentari ad essere sani o insalubri. Non i singoli prodotti”.

“La dieta mediterranea – conclude Giansanti – è tra le più salubri. Non è perciò un caso, come ha ricordato di recente il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che nel nostro Paese la longevità media sia al secondo posto al mondo”.

Dello stesso avviso di Giansanti il Ministro delle politiche agricole Gian Marco Centinaio, che dichiara: ”Non si tocchino i prodotti Made in Italy. Continuare a discutere sulla reintroduzione di indicatori di nocività sugli alimentari (le cosiddette “etichette a semaforo”), è veramente pretestuoso. Se alcuni Paesi presso l’OMS non vogliono ancora ragionare, dopo che a settembre è stata adottata una risoluzione che sottolinea invece che non esistono cibi “sani o insalubri”, ma solo “diete sane o insalubri“, allora daremo battaglia. È inaccettabile. Se anche l’Unesco ha dichiarato la Dieta Mediterranea Patrimonio immateriale dell’Umanità, come possiamo pensare che possa far male?”.

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Assicurazioni agevolate, Giansanti: volano per accrescere l’utilizzo dei fondi Ue

Finalmente si è avviata l’azione di semplificazione che Confagricoltura ha, da sempre, invocato tra le priorità”. Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha commentato la ripresa della erogazioni dei sostegni  previsti dal Programma di sviluppo rurale nazionale (PSRN 2014-2020), in favore delle aziende che hanno fatto ricorso all’assicurazione agevolata a copertura dei rischi.

“Si è dimostrato – ha aggiunto Giansanti – che lo snellimento delle procedure burocratiche è possibile e produce effetti positivi; riduce gli oneri a carico delle aziende agricole e permette ad esse di superare i cronici ritardi nei pagamenti che ne compromettono la competitività. Tutto ciò si traduce in un incisivo volano per accrescere l’utilizzo dei fondi europei”.

Ha concluso il presidente di Confagricoltura: “Il processo di semplificazione dell’impianto della gestione dei rischi nel nostro Paese va ulteriormente accelerato,  con rapidità, per dare certezze sui tempi di pagamento alle aziende che ricorrono a tale misura di sostegno. Ci aspettiamo un ulteriore avanzamento nella direzione proposta da Confagricoltura per il 2019”.

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Canapa industriale, Confagricoltura: “Potenzialità di sviluppo ma occorrono certezze”

Convegno oggi a Roma promosso dall’Organizzazione degli imprenditori agricoli su “Storia, opportunità e criticità attuali, prospettive future” di questa coltura

Alimenti e cosmetici; semilavorati per le industrie e le attività artigianali; fibre naturali destinati ai lavori di bioingegneria e bioedilizia; materiale per la fitodepurazione e la bonifica di siti inquinati; florovivaismo. Sono queste le principali destinazioni della canapa industriale, un settore che vantava in Italia, nel ventesimo secolo, superfici importanti (poco meno di 110.000 ha nel 1940) e che ha registrato una fortissima contrazione a partire dagli anni Sessanta, dovuta al diffondersi delle fibre artificiali, all’evolversi del costo della manodopera ed alle problematiche legate alla possibile presenza di sostanze psicotrope. I dati più recenti indicano che nel periodo 2013-2014 gli ettari coltivati a canapa fossero poco più di 3.000 e che oggi siano circa 5.000.

Di questi temi si è discusso nel convegno “Canapa industriale: storia, opportunità e criticità attuali, prospettive future”, organizzato a Roma da Confagricoltura, moderato dalla conduttrice di Matrix Greta Mauro, a cui hanno preso parte rappresentanti del mondo della produzione, della trasformazione, ricercatori e Istituzioni.

“Il nuovo, crescente interesse per questa coltura – ha detto la componente di giunta Diana Pallini, aprendo i lavori – è dovuto fondamentalmente a tre motivi: grande potenzialità, a livello internazionale, delle fibre naturali, sia per l’impiego tessile, sia per gli impieghi alternativi della fibra tecnica (bioedilizia, materiali compositi, componentistica per auto, cellulosa, ecc.). Si prevede, infatti, che la domanda mondiale di fibre passi dagli attuali 50 milioni di tonnellate ai 130 milioni di tonnellate nel 2050, conseguentemente al raddoppio della popolazione. La richiesta di alimenti alternativi, caratterizzate da proprietà salutistiche che possano fornire sostanze ad alto valore biologico. La crescente sensibilità per le problematiche ambientali e quindi l’aumento della domanda di risorse rinnovabili: piante erbacee da fibra in sostituzione di piante legnose o di altre colture erbacee richiedenti elevati input energetici in termini di diserbo chimico, concimazioni, fitofarmaci.

In tale quadro con la legge n. 242 del 2 dicembre 2016 recante Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa si è cercato di dare nuovo impulso a questa coltura (cannabis sativa L.), permettendo la libera coltivazione delle varietà indicate nel Catalogo comune delle specie di piante agricole di cui è consentita la coltivazione/commercializzazione nei territori dell’Unione europea. Nel caso specifico della canapa, le varietà previste sono caratterizzate da valori di delta-9-tetraidrocannabinolo1 (THC) inferiori allo 0.2%, che non rientrano pertanto tra quelle a cui si applicano le disposizioni sugli stupefacenti e sulle sostanze psicotrope che in Italia sono disciplinati dal DPR 9 ottobre 1990, n. 309.

“Abbiamo dunque una buona legge – commenta Confagricoltura – ma mancano alcuni passaggi normativi che facciano chiarezza su determinati aspetti.” Come nel caso degli alimenti a base di canapa (oli e farine e loro derivati), per i quali non sono stati definiti i livelli massimi di residui di THC ammessi, che dovrebbero essere stabiliti con un decreto del ministero della Salute che l’Organizzazione degli imprenditori agricoli  si augura venga emanato al più presto. O in quello delle proprietà nutraceutiche del cannabidiolo (CBD) che, contrariamente al THC, non ha effetto psicoattivo e che, tra i suoi potenziali effetti terapeutici, esercita un’azione antiossidante, antinfiammatoria, anticonvulsivante, antiemetica, ansiolitica, ipnotica o antipsicotica.

“Sebbene gli effetti benefici del CBD siano stati confermati da vari studi clinici pubblicati sulle più importanti riviste del settore, in Italia il percorso per arrivare ad un utilizzo di CBD come nutraceutico è tutto da fare – rimarca Confagricoltura – anche se il ministero della Salute ha presentato un dossier per includere l’olio di CBD tra i novel food, facendolo così rientrare negli alimenti e non nella farmaceutica, favorendone la diffusione”.

Tra le questioni da definire c’è quella che riguarda le infiorescenze che, pur non essendo citate espressamente dalla legge n. 242 del 2016 né tra le finalità della coltura né tra i suoi possibili usi, rientrano nell’ambito delle coltivazioni destinate al florovivaismo, purché tali prodotti derivino da una delle varietà ammesse. “Con la circolare del 21 maggio 2018 – spiega l’Organizzazione degli imprenditori agricoli – è stato fatto un primo passo molto importante per il riconoscimento delle infiorescenze, che rappresentano il punto più delicato della legge, ma resta ancora da chiarire come possono essere utilizzate”. A seguito di questi problemi, Confagricoltura, insieme a Cia e Federcanapa, ha definito un disciplinare di produzione dedicato all’infiorescenza di canapa coltivata in Italia, al fine di creare una filiera tracciabile e di qualità e supportare le imprese nel cogliere tutte le opportunità che derivano dalla coltivazione della canapa industriale.

Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, nelle conclusioni del convegno, ha messo l’accento sull’esigenza di aumentare l’impegno nell’attività di ricerca, sia pubblica, sia privata: “Dobbiamo lavorare su nuove varietà di canapa maggiormente rispondenti alle nuove esigenze industriali e di mercato e, in funzione delle nuove varietà, devono essere anche valutate le tecniche agronomiche più adatte ed affinate le macchine per la raccolta in relazione ai diversi impieghi. Per uno sviluppo equilibrato e dalle basi solide occorre, inoltre, integrare i diversi segmenti produttivi in distretti di bioeconomia agricola attraverso l’aggregazione degli agricoltori, dei fornitori di servizi, dell’agroalimentare e dell’agroindustria.”

Tra i temi dibattuti durante il convegno anche quello dei prodotti medicinali, la cui disciplina è stata ampiamente dibattuta in Parlamento nella passata legislatura nell’ambito del DDL “Disposizioni concernenti la coltivazione e la somministrazione della cannabis a uso medico. “È importante – sostiene Confagricoltura – che il dibattito sui prodotti medicali a base di cannabis venga ripreso dal nuovo Parlamento. Il ministero della Salute ha comunicato in data 19 luglio di aver deciso di incrementare l’import dall’Olanda di 250 kg del prodotto, in aggiunta ai 450 kg già concordati sia per il 2018 che per il 2019. Oltre il 50% in più. Un’altra parte è poi importata dalla Germania. In tale contesto la filiera agricola nazionale potrebbe fare la differenza, dal momento che la produzione italiana attuale effettuata per l’Istituto Chimico Farmaceutico militare di Firenze è marginale rispetto alla domanda da parte dei pazienti”.

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Il mondo dell’agricoltura italiana ed europea riunito dall’assemblea di Confagricoltura a Bruxelles

Pirrè (Confagricoltura Ragusa): “Confagricoltura in prima linea ad ogni livello a fianco degli imprenditori agricoli. Ci sono tante sfide in campo e noi diremo la nostra in modo propositivo e costruttivo”

«Abbiamo deciso di tenere la nostra assemblea a Bruxelles per affermare il nostro profondo attaccamento all’Unione Europea, ai suoi valori, ai suoi principi, alla sua lunga storia di pace e benessere. Ciò non ci impedisce di essere critici, sempre in modo costruttivo, nei confronti di alcune proposte avanzate negli ultimi tempi. Ricordiamo, a tal proposito, le proposte in discussione sul bilancio e sulla PAC, oltre alla lista di questioni già aperte da tempo: dalle importazioni agevolate di riso; alle incerte prospettive per lo zucchero; alle difficoltà del settore zootecnico nel quadro del negoziato in corso con i paesi dell’area Mercosur e all’annoso tema della semplificazione, che ormai condiziona l’attuazione delle politiche, le rende impossibili da attuare ed aumenta la disaffezione delle imprese». Lo ha sottolineato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, nel suo intervento all’Assemblea dell’Organizzazione che si è svolta a Bruxelles.

Sui temi del bilancio pluriennale dell’Unione Europea e della riforma della Pac si è soffermato il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani. «Le proposte della Commissione per il bilancio devono essere riviste al rialzo, compresi i fondi da destinare all’agricoltura – ha osservato -. La capacità di spesa del bilancio dell’Unione deve essere pari almeno all’1,3% del PIL degli Stati membri. È importante il sostegno espresso oggi da Confagricoltura alla posizione del Parlamento Europeo. Le risorse finanziarie per l’agricoltura devono essere adeguate, perché il settore ha direttamente a che fare con la sicurezza alimentare dei cittadini, con la tutela dell’ambiente e delle risorse naturali». «Sono due gli obiettivi da conseguire: una PAC semplificata e un sistema più competitivo e aperto all’innovazione».

«L’evento di oggi – ha affermato il ministro delle Politiche agricole e del Turismo, Gian Marco Centinaio – rappresenta una delle prime tappe di un percorso che intendo portare avanti sui territori sia con le associazioni di categoria, sia con le Regioni, per ascoltare e poter dare risposte concrete agli operatori del settore, affrontando le sfide che abbiamo di fronte, in chiave nazionale ed europea. A partire dalla riforma della Pac. Lunedì 16 luglio sarò di nuovo a Bruxelles per discutere in Consiglio di semplificazione e sussidiarietà. Abbiamo bisogno di una Europa che cammini al nostro fianco». «Dobbiamo dimostrare, anche all’estero, cos’è davvero il sistema Italia: difendiamo le nostre eccellenze, investiamo su innovazione e ricerca, potenziamo l’export. Un discorso globale che dalla terra e dalla tradizione di ogni singola realtà del nostro Paese arrivi in tutto il mondo».

«Sono molto felice che Confagricoltura abbia deciso di organizzare la propria Assemblea Generale a Bruxelles. Ciò dimostra la dimensione europea della politica agricola e la grande importanza dell’agricoltura italiana per la UE». Lo ha detto il commissario europeo all’Agricoltura e sviluppo rurale, Phil Hogan. Negli ultimi tempi ci sono state molteplici occasioni di incontro con il commissario, sia a Bruxelles che in Italia, a cui sono state ribadite le posizioni dell’Organizzazione. Ora si avvia il percorso di riforma della PAC 2021-2027. «Sono impaziente di lavorare con voi – ha concluso – per definire una politica agricola più moderna e semplificata per i nostri agricoltori».
«Abbiamo riunito in assemblea generale tutte le componenti della politica agricola: l’Unione Europea, il governo nazionale e le regioni, nelle persone del presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, del Ministro delle Politiche Agricole e dei vari assessori regionali all’agricoltura, tra cui il “nostro” Edy Bandiera. Un momento importante che ci rende fieri di appartenere a un’organizzazione datoriale solida e in prima linea»: così il presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrè, che ha partecipato ai lavori a Bruxelles insieme al dott. Oscar Augugliaro.
«A Bruxelles – aggiunge il presidente Pirrè – si decide l’80% delle leggi di interesse agricolo dell’Italia e ci sono tante sfide in campo. Noi diremo la nostra, come sempre, in modo propositivo e costruttivo. Confagricoltura è saldamente presente a tutti i livelli, da quello europeo a quello locale, a fianco delle degli imprenditori agricoli che credono in un’agricoltura innovativa, competetiva e di eccellenza».

Antonino Pirrè e Oscar Augugliaro a Bruxelles

antonio tajani

giunta conf bruxelles

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I voucher vanno ripristinati: strumento utile in agricoltura usato in passato con equilibrio

I voucher sono uno strumento utile per l’agricoltura e devono essere reintrodotti”. Lo afferma il presidente della Confagricoltura Massimiliano Giansanti a proposito del dibattito in corso in questi giorni che vede coinvolti numerose forze politiche ed esponenti del governo, tra cui il ministro delle Politiche agricole Centinaio.

L’eliminazione dei voucher in agricoltura è stata una scelta frettolosa e non adeguatamente ponderata – continua il presidente Giansanti- . E lo strumento che è stato introdotto in loro sostituzione (contratto di prestazione occasionale) non può certo essere considerato una valida alternativa, a causa di una serie di limitazioni e vincoli che ne restringono fortemente il campo di applicazione, soprattutto nel settore agricolo”.

In agricoltura l’esigenza di svolgere prestazioni meramente occasionali ed accessorie è concreta e tutt’altro che infrequente. Non a caso i voucher sono stati sperimentati nel 2008 proprio nel settore primario, con la vendemmia. E se si valutano i dati INPS in modo sereno e distaccato, si scopre che l’agricoltura è uno dei settori produttivi dove il lavoro accessorio è stato utilizzato in modo equilibrato, senza eccessi.

Confagricoltura ricorda che nel periodo 2008-2016, infatti, solo il 4,3 per cento dei voucher complessivamente venduti e’ stato destinato alle attività agricole. Se poi guardiamo l’ultimo anno disponibile, la percentuale scende addirittura all’1,8 per cento del totale.

“Nel periodo in cui hanno trovato applicazione i voucher (2008-2016) il lavoro dipendente in agricoltura, nonostante la crisi economica che non ha certo risparmiato il settore primario, ha sostanzialmente tenuto  – aggiunge il presidente Giansanti – e in alcuni anni ha fatto registrare addirittura un incremento degli occupati. Non è intervenuta dunque alcuna destrutturazione del lavoro dipendente.”

Confagricoltura auspica quindi che in sede di conversione del decreto Dignità i voucher vengano ripristinati,  anche al fine di garantire una maggiore trasparenza nel lavoro agricolo occasionale.

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L’Italia non ha bisogno di dazi: Confagricoltura plaude alla linea del ministro Centinaio

“Siamo assolutamente d’accordo con il ministro Centinaio. L’agricoltura italiana non ha bisogno di dazi, ma di mercati aperti sui quali continuare ad affermare l’eccellenza del “Made in Italy” in ogni parte del mondo”. Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha così commentato le dichiarazioni del ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio riportate oggi nell’intervista apparsa su “La Stampa”.

“Le guerre commerciali, a colpi di dazi e contromisure di ritorsione, non hanno mai vincitori e non giovano alle imprese. Non dobbiamo dimenticare che la UE è leader mondiale per l’export agroalimentare”, ha proseguito Giansanti.

Per il presidente di Confagricoltura il problema urgente che si pone è quello della reciprocità e della diversità delle regole di produzione. “Non possiamo – ha spiegato – continuare ad aprire i nostri mercati a prodotti ottenuti con sistemi diversi da quelli imposti agli agricoltori dell’Unione Europea in termini di sicurezza alimentare, tutela del lavoro e sostenibilità ambientale. E’ una questione di leale competizione tra le imprese e trasparenza nei riguardi dei consumatori”.

Il presidente di Confagricoltura ha così concluso: “Sulla base di queste esigenze auspichiamo la fine delle “guerre commerciali” e la ripresa delle trattative in sede multilaterale, per discutere su come rivedere un processo di globalizzazione che è avanzato senza un adeguato sistema di regole”.

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Rinnovato il CCNL per operai agricoli e florovivaisti: più flessibilità e nuove regole per la rappresentanza

Nella tarda serata di ieri 19 giugno 2018 è stato siglato, presso Palazzo della Valle, sede di Confagricoltura, l’accordo di rinnovo del CCNL per gli operai agricoli e florovivaisti per il quadriennio 2018-2021, scaduto il 31 dicembre 2017.

Ne da l’annuncio Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, sottolineando “il senso  di responsabilità che ha qualificato l’intera trattativa da parte della nostra Organizzazione, nonostante le difficoltà che, a livello generale, stanno caratterizzando l’attuale fase economica”.

L’intesa è arrivata al termine di un negoziato serrato, durato oltre sei mesi, e nel corso del quale non sono mancati momenti di tensione e di aspra conflittualità, sfociati anche nello stato di agitazione da parte dei sindacati e nella proclamazione di uno sciopero (15 giugno 2018), poi rientrato.

Soddisfazione è stata dunque espressa dal presidente dell’Organizzazione dei datori di lavoro agricolo “per la chiusura di un importante contratto che interessa oltre 200.000 imprese e più di 1 milione di lavoratori”.

“Le imprese hanno fatto la loro parte – continua Giansanti – nonostante la perdurante congiuntura economica negativa, le incertezze sulla futura politica agricola comune, il quadro ancora in divenire delle politiche economiche del nuovo Governo”.

L’aumento retributivo previsto è del 2,9 per cento ed è ripartito in due tranche. Si tratta di un aumento sostanzialmente in linea con gli indicatori di riferimento, che cerca di mediare l’esigenza di salvaguardare il potere di acquisto dei lavoratori con quella di prevedere un costo del lavoro sostenibile per l’impresa.

Tra le novità più significative si segnala l’ampliamento della sfera di applicazione del CCNL – che è stato esteso anche alle imprese che esercitano attività di frangitura delle olive in via esclusiva (frantoi) e alle imprese di coltivazione idroponiche – e l’introduzione di una maggiore flessibilità nella distribuzione dell’orario settimanale di lavoro, anche attraverso un sensibile ampliamento delle causali che possono determinare l’interruzione dell’attività lavorativa.

L’accordo – che rappresenta un’ulteriore dimostrazione delle buone relazioni sindacali che caratterizzano il settore agricolo – si qualifica anche per una specifica intesa sulla rappresentanza delle organizzazioni sindacali legittimate a sottoscrivere la contrattazione collettiva per gli operai agricoli e florovivaisti, anche al fine di limitare il rischio di contratti “pirata” sottoscritti da soggetti privi di reale rappresentatività.

“I contenuti del rinnovo del CCNL per gli operai agricoli, avvenuto la scorsa notte nella sede di Confagricoltura, dimostra, ancora una volta, la grande attenzione delle parti sociali agricoli su temi di importanza strategica”, dichiara a caldo dopo la firma Sandro Gambuzza, membro della Giunta Nazionale di Confagricoltura con delega alle politiche del lavoro.

“Nel nuovo CCNL – aggiunge Gambuzza – c’è l’allargamento della base di applicazione del contratto, semplificazione amministrativa e nelle procedure d’appalto, riconoscimento delle specificità di alcuni comparti come l’acquacoltura, orario di lavoro e organizzazione aziendale più flessibile, maggiore sostenibilità economica, più welfare, difesa del potere di acquisto tutela della salute”.

“Un grazie grande al Presidente Giansanti per la fiducia ed all’insostituibile Direttore Roberto Caponi col Suo staff”, conclude Sandro Gambuzza.

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Riforma PAC: Italia si unisca all’iniziativa di sei stati membri per invarianza spesa agricola

I rappresentanti di Francia, Grecia, Finlandia, Irlanda, Portogallo e Spagna hanno sottoscritto una dichiarazione ministeriale, al fine di sollecitare l’invarianza della spesa agricola dopo il 2020. La dichiarazione sarà presentata al Consiglio Agricoltura della UE, in programma il 18 giugno a Lussemburgo.

Il nostro auspicio è che l’Italia decida di unirsi all’iniziativa”. E’ questa la presa di posizione assunta dalla giunta di Confagricoltura che si è riunita martedì per esaminare le proposte della Commissione riguardanti la riforma della politica agricola comune.

“Le proposte, nonostante l’apprezzabile conferma degli incentivi per gli agricoltori più giovani, risultano inadeguate e carenti sotto il profilo del supporto alla crescita economica e dell’occupazione”, ha dichiarato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.

La Commissione europea – ricorda la Confagricoltura – ha proposto di ridurre i trasferimenti finanziari alle aziende di maggiore dimensione. In pratica, alle strutture più orientate agli investimenti e alle innovazioni che sono necessarie per assicurare uno sviluppo sostenibile, anche in termini di competitività.

“E’ una proposta sbagliata sotto il profilo strategico – ha evidenziato la giunta di Confagricoltura -. Chiederemo al nostro ministro e al Parlamento Europeo di risolvere questo problema di impostazione. Inoltre, pur nell’ambito di una indispensabile semplificazione, la PAC deve restare una politica comune in termini di bilancio e gestione operativa”.

Le proposte della Commissione, invece – osserva l’Organizzazione degli imprenditori agricoli – con i piani strategici nazionali, avrebbero come risultato una parziale rinazionalizzazione della PAC e la rimessa in discussione dei principi sui quali si basa il mercato unico. Senza tralasciare le difficoltà operative che si profilano per la preparazione e l’applicazione dei piani nazionali, anche per quanto riguarda l’impatto delle misure ambientali.

Un altro aspetto critico, segnalato dalla Giunta di Confagricoltura, è quello della cosiddetta “convergenza esterna” degli aiuti diretti della PAC. “Il divario degli importi erogati nei diversi Stati membri non può essere ridotto – ha detto Giansanti – perché è motivato dalla diversità dei costi di produzione fissi e variabili. Basti pensare, ad esempio, al costo del lavoro”.

La proposta della Commissione per la riforma della PAC ha, poi, un limite di fondo. La nuova PAC dovrebbe funzionare nei prossimi anni, secondo l’Esecutivo di Bruxelles, con una riduzione del bilancio nell’ordine del 15 per cento in termini reali rispetto all’attuale dotazione.

Ha concluso il presidente di Confagricoltura: “Una proposta inaccettabile per un settore che assicura sicurezza alimentare, standard di qualità senza eguali a livello mondiale, gestione delle risorse naturali”.

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La Via (Fi-Ppe): “Togliere risorse all’agricoltura è attentare all’economia europea”

Il deputato La Via si associa al grido d’allarme del presidente di Confagricoltura

“Togliere risorse all’agricoltura significa attentare allo sviluppo e alla crescita dell’economia europea”: anche l’eurodeputato Fi-Ppe Giovanni La Via, si associa al grido d’allarme più volte lanciato da Confagricoltura, per bocca del suo presidente Giansanti.

Infatti c’è preoccupazione attorno al prossimo bilancio pluriennale della Ue, in cui ci sono in campo proposte che prevedono forti tagli a questa voce alla voce agricoltura.

Diversi eurodeputati hanno approvato ieri una relazione di iniziativa sulla Pac (Politica agricola comune).”Purtroppo – spiega La Via – le strategie messe in atto nell’ambito della ridefinizione delle risorse per i prossimi sette anni, sembrano non cogliere le opportunità di un settore di importanza fondamentale per 12 milioni di aziende e terreni agricoli e che rappresenta il 47% del territorio europeo e 22 milioni di agricoltori”.

“Oggi – ha precisato l’eurodeputato – ci siamo opposti con forza ad una possibile ri-nazionalizzazione della Pac, una proposta che rischia di neutralizzare una delle più importanti politiche sovranazionali dell’Ue che necessita, al contrario, di interventi che possano garantire maggiore flessibilità e semplificazione, come più rapidi dovranno essere i pagamenti agli agricoltori”.

Fonte: LaSicilia.it

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