Blocco Tir in Sicilia, Confagricoltura Ragusa: modalità sbagliata di protesta da sospendere subito

Un autista di un mezzo di un’azienda agricola ragusana è stato inseguito, bloccato e, dietro minaccia, ha dovuto consegnare le chiavi e subire il taglio degli pneumatici

Nella giornata di ieri e in quella di alcuni trasportatori hanno effettuato il blocco dei Tir per protestare contro l’aumento dei costi del gasolio. C’è stato un primo blocco ieri a San Gregorio, davanti allo svincolo per l’A18, e altri ne sono stati realizzati nella notte e altri ancora sono stati annunciati per le prossime ore sulle grandi vie di comunicazione da Catania a Ragusa, da Palermo a Messina.

Nelle ultime ore il mezzo di un’azienda ragusana associata alla nostra Organizzazione è stato inseguito e bloccato alle porte di Gela e, sotto minaccia, sono state sottratte le chiavi e tagliati gli pneumatici.

Fermo restando che Confagricoltura condivide le ragioni della protesta portata dagli autotrasportatori, dinanzi a fatti così gravi, scriteriati e violenti che, oltre a minare interessi economici diffusi, attentano alla sicurezza e alla legalità, la condanna non può essere che totale.

“Abbiamo già informato le Autorità competenti sull’accaduto – spiega il presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrè – e chiediamo la sospensione immediata di una protesta che, seppur minoritaria e contenuta, sta costituendo un danno enorme alle imprese agricole del nostro territorio provinciale e regionale (in particolare quelle operanti nella filiera agroalimentare e florovivaistica), già alle prese con aumenti esorbitanti dei costi di produzione (in primis quelli per l’energia)”.

“Agli autotrasportatori e alle loro rappresentanze sindacali – aggiunge Pirrè – il nostro invito al senso di responsabilità, ipotizzando forme di protesta più simboliche che non ledono un’economia già provata e fragile. Bisogna trovare soluzioni a problemi che riguardano non solo i trasporti, ma il nostro sistema economico nella sua interezza, non provocarne degli altri, con l’aggravante dell’uso della violenza e della coercizione”.

 

Ragusa, 22 febbraio 2022

 

L’addetto stampa

Bartolo Lorefice

 

 

 

Leggi

Ipotesi riaperture, Confagricoltura: “Fondamentale una graduale ripresa delle attività nella massima sicurezza”

“La ripresa economica è legata al superamento definitivo dell’emergenza sanitaria. Il lavoro del Governo per favorire una graduale riapertura delle attività è importante e l’ipotesi che questa possa essere decisa quanto prima possibile, compatibilmente con l’andamento del contagio, è una buona notizia”.

Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, sulla programmazione della riapertura, nel massimo rispetto delle regole anti Covid, dei ristoranti e delle attività commerciali.

“Attendiamo le decisioni ufficiali del Governo Draghi. Per il nostro settore – spiega Giansanti – si tratterebbe di un passo atteso, auspicato e fondamentale per la ripartenza”.

La chiusura dell’Ho.re.Ca. ha messo in ginocchio molti settori, ad esempio quello del vino, che destina il 55% del suo valore a questo canale, ma ha influito pesantemente su diversi comparti”.

E’ il caso dell’agriturismo: le 24mila strutture italiane sono in grande sofferenza e la riapertura in questi mesi sarebbe importante non solo per le imprese, ma anche per gli ospiti. L’accoglienza è infatti garantita in assoluta sicurezza, grazie agli spazi aperti in campagna e alle caratteristiche stesse degli agriturismi.

“L’avanzamento del piano di vaccinazione segnerà i tempi della ripresa delle attività, così come sta succedendo anche in Europa, – conclude Giansanti – dove alcuni Stati membri stanno lavorando alla definizione di un calendario delle riaperture quanto prima”.

 

Leggi

Governo, Giansanti: “L’agricoltura ha ruolo centrale nella transizione ecologica e nella ricostruzione economica e sociale”

“Il settore agroalimentare può dare un solido contributo alla ricostruzione sociale ed economica che è al centro del programma presentato al Parlamento dal presidente del Consiglio Draghi”. E’ il commento del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, alle linee programmatiche del nuovo governo.

“La ripresa economica e la creazione di nuovi posti di lavoro possono accelerare con il rilancio della produzione agricola e dell’attività di trasformazione e commercializzazione dei nostri prodotti – sottolinea Giansanti – Servono investimenti, ma prima di tutto serve un progetto e una visione strategica”.

Nel processo di transizione ecologica l’agricoltura ha un ruolo importante, ma in una dimensione globale. Proteggere il futuro dell’ambiente, conciliandolo con il progresso e il benessere sociale è una priorità. “E a riguardo, come Confagricoltura, lanciamo al nuovo governo la proposta di un’iniziativa, da realizzare durante la presidenza italiana del G20, per discutere sul legame tra sostenibilità ambientale, protezione delle risorse naturali e ruolo delle innovazioni tecnologiche”.

Un altro passaggio importante e fortemente innovativo del discorso di Draghi, ad avviso di Confagricoltura, è quello relativo alla protezione delle attività economiche che non possono essere tutte sostenute in modo indifferenziato.

“Ci auguriamo – evidenzia Giansanti – che sia il primo passo verso una concentrazione degli incentivi e degli investimenti sulle imprese che hanno un futuro, perché producono per il mercato, danno lavoro e sono aperte alle innovazioni”.

Infine la formazione: “Ho particolarmente apprezzato l’attenzione che il premier intende riservare agli Istituti tecnici superiori nel quadro dei percorsi scolastici e formativi. Come già si verifica in altri paesi europei, gli Istituti possono essere un punto di riferimento per il crescente interesse dei giovani nei confronti del mondo agricolo”.

Leggi

Moratoria per finanziamenti e mutui erogati dagli Istituti della Regione Siciliana

Fino al prossimo 31 marzo le imprese possono chiedere a IRCAC, CRIAS e IRFIS – FinSicilia s.p.a. la sospensione dei pagamenti

 

La Giunta regionale siciliana ha prorogato, fino al 31 marzo 2021, il termine per la presentazione delle istanze di sospensione del pagamento delle rate dei finanziamenti alle imprese. L’Assessorato all’economia diramerà, entro la prossima settimana, la circolare applicativa.

La decisione è sostenuta anche dall’Accordo per il Credito 2019, stipulato tra l’Associazione Bancaria Italiana (ABI) e le Associazioni di rappresentanza delle imprese (AGCI, Confcooperative, Legacoop – riunite nell’Alleanza della Cooperative Italiane; Casartigiani, CIA, CLAAI, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confedilizia, Confetra, Confimi Industria, Confindustria, Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confersercenti) per sostenere i comparti imprenditoriali danneggiati dall’emergenza epidemiologica. La sospensione è stata estesa, quindi, anche ai finanziamenti agevolati erogati alle PMI siciliane dagli Istituti finanziari regionali IRCAC, CRIAS e IRFIS-FinSicilia S.p.A. Nella moratoria rientrano le rate già scadute e non pagate, e le imprese quali sia stato revocato il beneficio del termine o risoluto il contratto di finanziamento. Inoltre è sospeso l’avvio di nuove iniziative per il recupero del credito fino al 31 dicembre 2021, dietro presentazione di istanza corredata da apposita autodichiarazione.

La sospensione del pagamento delle rate dei finanziamenti potrà avere una durata massima fino a 9 mesi. Tale termine comprende inoltre eventuali periodi di sospensione già accordati sullo stesso finanziamento in conseguenza dell’emergenza sanitaria Covid-19.

Leggi

Aiuti di stato, Giansanti: “Sfruttiamo a fondo le opportunità concesse dalla Commissione Ue per limitare gli effetti della pandemia”

“E’ una decisione positiva, che avevamo sollecitato le scorse settimane nei colloqui con la Commissione Ue e in ambito Copa, il Comitato delle organizzazioni agricole europee”.

Il presidente di Confagricoltura e vicepresidente del Copa, Massimiliano Giansanti, commenta così la decisione della Commissione di prolungare al 31 dicembre 2021 il regime straordinario degli aiuti di Stato alle imprese per contenere i contraccolpi economici della pandemia, aumentando anche gli importi che possono essere erogati alle aziende agricole.

“Il provvedimento della Commissione – afferma Giansanti – è una risposta necessaria alla luce delle conseguenze economiche del Covid sulle imprese del settore primario, che scontano in particolare la prolungata chiusura del canale HoReCa non solo in Italia, ma in Europa e in gran parte del mondo”.

“Va poi approfondita a livello nazionale la possibilità concessa dalla Commissione europea di rivedere gli aiuti già stanziati per trasformarli a fondo perduto. Si tratta di un’opportunità da cogliere per le somme già erogate, migliorando così le condizioni finanziarie e di liquidità delle imprese”.

Confagricoltura rileva inoltre che l’emergenza sanitaria, oltre che sull’andamento dei consumi interni – dove l’aumento di quelli domestici non consente comunque di compensare il deficit del blocco dell’HoReCa – pesa anche sull’export: secondo gli ultimi dati della Commissione Ue, nei primi dieci mesi del 2020 si è registrato ad esempio un calo delle esportazioni di vino dall’Europa per un valore di 1,4 miliardi di euro.

Inoltre, un ampio numero di Stati membri, tra cui l’Italia, nei giorni scorsi ha sollecitato l’Ue il varo di aiuti straordinari al settore suinicolo, in modo da fermare la preoccupante contrazione di prezzi in atto che pesa gravemente sul comparto.

Confagricoltura, poi, ha anche evidenziato direttamente alla Commissione le difficoltà del comparto delle clementine e del settore agrumicolo.

“L’agricoltura, sebbene non abbia mai interrotto la produzione – conclude Giansanti – sconta anch’essa gravi conseguenze economiche, in particolare su alcuni settori. Ed è per questo che la proroga e l’ampliamento delle misure di aiuti di Stato risulta un provvedimento necessario in questo particolare periodo di difficoltà”.

Leggi

Recovery, Giansanti: “Risorse inadeguate per l’agricoltura reale. Auspichiamo ulteriori fondi per un settore strategico dell’economia nazionale”

“La pandemia ha riportato in evidenza il valore strategico della sovranità alimentare. Ma, per accrescere la produzione agricola interna, ferma al 75% del fabbisogno nazionale, occorre un programma di investimenti ben più ampio di quello previsto allo stato degli atti”.

Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, a proposito dello schema di Recovery Plan che nella serata di oggi sarà al vaglio del Consiglio dei Ministri.

“Nel complesso – afferma Giansanti – la dotazione finanziaria prevista per l’agricoltura reale, al capitolo 2.1, ammonta a 1,8 miliardi di euro: appena lo 0,3% rispetto alla dimensione economica del contributo dato dalla filiera agroalimentare al PIL, 540 miliardi di euro”.

“Va inoltre ricordato che a fronte delle risorse destinate al Next Generation EU, si registra una riduzione dei fondi destinati alla futura Politica Agricola Comune, che comporterà un taglio del 10% degli interventi a favore delle imprese agricole italiane”.

“Per far avanzare la produzione interna e la sostenibilità ambientale, occorre puntare sugli investimenti delle imprese del settore, al fine di generare una modernizzazione diffusa che consentirà alle imprese stesse di essere più competitive sui mercati internazionali. Un ruolo centrale va dato alla ricerca scientifica per il contributo che è in grado di assicurare per una valida transizione ecologica”.

Confagricoltura auspica che il prossimo Consiglio dei Ministri intervenga in tal senso, rafforzando il ruolo di centralità del settore primario, già riconosciuto dal Governo.

Leggi

Giansanti (Confagricoltura): “L’autunno caldo si combatte aiutando le famiglie e rafforzando le imprese”

L’autunno della ripartenza si preannuncia difficile dal punto di vista economico. In Italia la povertà continua a crescere. Lo evidenzia l’ultimo rapporto del centro studi di Confagricoltura. La povertà assoluta, nell’ultimo decennio, è cresciuta del 60%, pur avendo registrato, lo scorso anno, un trend in diminuzione del 9% in confronto al 2018, ma l’effetto Covid, sottolinea l’indagine, fa prevedere un incremento del 30%, rispetto all’anno precedente.

“L’agricoltura – rimarca Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura – ha confermato, nella difficoltà, la sua primaria importanza. E’ il settore che ha licenziato di meno, ricorso in modo minore alla cassa integrazione, offrendo opportunità a chi era rimasto senza lavoro attenuando così, almeno in parte, il disagio sociale. Il terzo e, in particolare, il quarto trimestre dell’anno, assorbono infatti molta manodopera per operazioni come la vendemmia, la raccolta di pomodori, olive e frutta. Ma non basta”.

“E’ fondamentale impegnarsi per la ripresa economica del Paese. Per far questo – continua il presidente di Confagricoltura – occorre agire su più fronti. E’ sacrosanto, come sta facendo il governo, avviare misure immediate per sostenere le famiglie. La tenuta del tessuto sociale, però, va di pari passo con la tenuta di quello produttivo. Occorre investire sulle imprese e sul lavoro, per creare le condizioni per far ripartire economia e occupazione, senza dimenticare l’export”.

“Per evitare che, in autunno, esploda la bomba sociale è indispensabile – conclude Giansanti – il contributo dell’agricoltura che, per quasi per il 90% degli italiani, sarà il motore della ripresa. Ma serve agire presto, accompagnando i provvedimenti tampone a misure che rafforzino le imprese, riducendo gli oneri sociali e riconquistando quote nel commercio mondiale, provato da dazi. Un primo passo è il “piano indigenti” da 250 milioni di euro, contenuto nel decreto rilancio, che da un lato fornirà una risposta ai bisogni primari delle persone, dall’altro aiuterà a riequilibrare un mercato interno asfittico”.

Leggi

Fase 2, Agriturist (Confagricoltura): “Siamo pronti. Ripartiamo dalla campagna e dai borghi”

Ci avviciniamo ad un’estate da trascorrere preferibilmente nel nostro Paese, senza affollamenti e con meno stress: una vacanza diversa, ‘on the road’ sulle strade poco battute, alla riscoperta dell’Italia dei borghi e delle campagne italiane, che contribuiranno a creare nuove esperienze e nuovi ricordi.

“L’agriturismo può e deve giocare un ruolo chiave nell’estate della ‘fase 2’. Muta radicalmente il concetto di turismo, che va ripensato e riorganizzato secondo le nuove esigenze del distanziamento sociale e della vacanza di prossimità. Termini certamente non affascinanti, che detteranno però le regole da osservare per il prossimo futuro” – sostiene Augusto Congionti, presidente di Agriturist, l’associazione che riunisce gli agriturismi di Confagricoltura.

“Le nostre aziende hanno tutte una caratteristica unica, coniugata in base alle diverse zone del nostra splendida Italia – ribadisce Congionti -. In montagna, come al mare o in collina ci sono sempre contatto diretto con la natura, spazi ampi, sistemazioni indipendenti, appartamenti, lontananza dalla folla, dal chiasso, all’insegna del benessere e del buon cibo genuino e locale. Una vacanza che calza a pennello con le nuove esigenze per uscire dall’emergenza Covid-19”.

Molte, tuttavia, sono le preoccupazioni degli imprenditori agrituristici, a partire dalla mancanza di liquidità e dai tributi da pagare. Numerose sono state le disdette e gli annullamenti a causa del lockdown, che ha totalmente azzerato i fatturati. Una perdita secca, tra ospitalità, ristorazione e fattorie didattiche che supera i 900mila euro. “Ma come agricoltori – precisa Congionti – non ci siamo mai fermati e laddove è stato possibile abbiamo continuato a lavorare consegnando pasti e prodotti a domicilio”.

Gli imprenditori agrituristici contano i danni, ma soprattutto guardano al futuro e chiedono di riprendere l’attività al più presto, con lo stesso trattamento che è stato riservato alle strutture alberghiere.

“La materia agrituristica è demandata alle Regioni – osserva Congionti – ma in questo momento è necessario un coordinamento dell’azione politica, con regole semplici, immediate, meno gravose sul fronte burocratico, che permettano a tutti gli operatori di ripartire, alla stessa velocità e con gli stessi tempi in ogni parte d’Italia”.

“Per l’estate, in alcune località, ci sono pure timidi segnali che potrebbero concretizzarsi in presenze di stranieri – conclude il presidente di Agriturist -. Siamo pronti a ricominciare e a farlo in piena sicurezza”.

 

Leggi

Fase 2, le proposte di Confagricoltura: liquidità alle imprese e riapertura del canale Ho.Re.Ca

“Le imprese hanno urgente bisogno di liquidità. I ritardi e le complessità burocratiche fanno salire il costo economico della pandemia”. E’ quanto ha evidenziato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, all’odierna riunione del Comitato Direttivo di Palazzo Della Valle dedicata alla gestione dell’emergenza Covid-19.

“In primo luogo – aggiunge – proponiamo il riconoscimento di un credito di imposta commisurato alle perdite di reddito subite dalle imprese, quindi l’estensione all’intero territorio nazionale degli oneri previdenziali attualmente applicati nelle zone montone”.

Giansanti ha fatto il punto sui contatti in corso con il Governo e con il mondo politico, in vista della presentazione, nei prossimi giorni, del decreto legge sui nuovi interventi per le imprese.

“Stiamo mettendo l’accento sulla necessità di salvaguardare il tessuto produttivo e l’occupazione – indica Giansanti – Dobbiamo farci trovare pronti per la fase di ripresa economica, senza lasciare spazio ai nostri concorrenti. Per questo chiediamo, tra l’altro, la ristrutturazione almeno a dieci anni delle posizioni fiscali e contributive pregresse, il sollecito recepimento della direttiva Ue sulle pratiche sleali, nuove risorse finanziarie per la promozione all’estero del Made in Italy agroalimentare, il miglioramento del bonus verde”.

“A sostegno della ripresa, proporremo inoltre al sistema bancario un piano per il consolidamento a lungo termine dei prestiti in essere”.

Nel corso del dibattito è stata ribadita la persistente carenza di manodopera per le imminenti operazioni stagionali: “Continuiamo a svolgere tutte le possibili iniziative per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro – sottolinea Giansanti – Restiamo invece in attesa delle specifiche iniziative del Governo. Deve essere chiaro a tutti che ogni giorno che passa, sale il rischio di perdita dei raccolti”.

A livello europeo, Confagricoltura considera assolutamente inadeguati i provvedimenti annunciati nei giorni scorsi dalla Commissione europea.

“Nel contesto di una crisi epocale – sottolinea Giansanti – è inaccettabile l’assenza di fondi aggiuntivi per le produzioni più tipiche dell’agricoltura mediterranea: vino, ortofrutta, olio d’oliva. Contestiamo, inoltre, la mancanza di interventi per le produzioni suinicole”.

“L’emergenza sanitaria – prosegue il presidente di Confagricoltura – ha dimostrato che la sicurezza alimentare è un punto di forza e un elemento strategico per la coesione sociale. Va fatto ogni sforzo per l’aumento della produzione agroalimentare italiana, grazie anche a una maggiore integrazione tra tutte le parti della filiera”.

In vista della cosiddetta “fase 2”, Confagricoltura chiede di accelerare, in presenza di adeguate condizioni di sicurezza, la ripresa dell’attività del canale HoReCa per favorire il collocamento delle produzioni di settore.

La filiera vino chiede al Governo la riapertura del canale Ho.Re.Ca

Far ripartire ristoranti, bar ed enoteche il prima possibile è vitale per il futuro delle cantine italiane, altrimenti per molte aziende non ci sarà alcuna fase due

“La notizia della riapertura delle attività ristorative al 1° giugno è un altro duro colpo per il nostro settore. Oggi più che mai il canale Ho.Re.Ca è di vitale importanza per le aziende vitivinicole, che hanno già perso irreversibilmente almeno il 30% delle vendite con danni permanenti. Per questo occorre farlo ripartire il prima possibile, pur nel pieno rispetto di tutte le misure di sicurezza e di distanziamento. Altrimenti per molte imprese del canale HoReCa ecantine italiane non ci sarà alcuna fase due”.

E’ questo l’appello unanime rivolto al Governo da parte della filiera vino – che riunisce le principali organizzazioni del settore Confagricoltura, CIA, Copagri, Unione italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi – a pochi giorni dall’adozione delle misure contenute del nuovo DPCM che dà il via libera alla cosiddetta fase due dell’emergenza Coronavirus. Disposizioni sull’allentamento del lockdown che però non contemplano una rapida ripresa delle attività di bar, enoteche e ristoranti con conseguenze disastrose non solo per gli operatori del settore, ma anche per le migliaia di piccole e medie imprese del comparto vitivinicolo nazionale già alle prese con un export quasi completamente bloccato e costrette a ricorrere alle vendite online come unica, ove possibile, via per la sopravvivenza.  Nell’esprimere piena solidarietà e sostegno agli operatori dell’Ho.Re.Ca e alle loro famiglie duramente colpite dal lockdown, la filiera auspica dunque che il Governo, pur nel rispetto delle indicazioni espresse dal Comitato tecnico scientifico, tenga conto delle urgenti richieste di ripartenza di questo canale e prenda in seria considerazione un ripensamento dell’impianto normativo recentemente proposto per dare una risposta concreta ad uno dei comparti più strategici e decisivi per l’economia e il turismo italiani.

Leggi

L’agricoltura del Sud cresce più di quella del Nord grazie all’export: i numeri del Rapporto Ismea-Svimez

Le conclusioni del Rapporto ISMEA-SVIMEZ sull’agricoltura del Mezzogiorno indicano quella che dovrà essere la via maestra per un nuovo quadro di politiche agricole: la valorizzazione delle produzioni meridionali, attraverso la valorizzazione della qualità del prodotto e la sostenibilità del processo produttivo.

Il 2017 è stato un altro anno difficile per l’agricoltura italiana, ma, in questo contesto, il Mezzogiorno ha avuto una performance migliore di quella del Centro-Nord. Soprattutto grazie all’andamento del settore olivicolo e all’aumento dell’export agricolo. All’aumento del Valore Aggiunto agricolo nel 2017 ha contribuito, infatti, soprattutto il Sud, con 13 miliardi e 178 milioni di euro (+6,1% rispetto al 2016, a fronte del +2,5% nel Centro-Nord).

I settori che l’anno scorso hanno maggiormente risentito delle avversità metereologiche sono stati quelli del vino (-14% della produzione), dei cereali (-11,7%), della frutta (-6,15), con particolare riferimento alle mele (-18,2%).

L’olio, invece, dopo un 2016 molto critico, ha aumentato la produzione del 17,3%, che tuttavia non è stato sufficiente a recuperare i livelli produttivi del passato.

Rimane basso il livello degli investimenti nell’agricoltura meridionale: dopo due anni di sostanziale stabilità, i dati del 2017 mostrano non solo un aumento più consistente degli investimenti fissi nel settore (+3,3%), ma anche una variazione percentuale leggermente maggiore per l’agricoltura meridionale (+3,4%) rispetto a quella rilevata nel Centro-Nord (3,2%).

Questo ultimo dato, tuttavia, va inquadrato all’interno di un discorso più ampio sugli investimenti nell’agricoltura meridionale. Il rapporto tra investimenti e valore aggiunto prodotto è pari al 17% nel Mezzogiorno, contro il 37% rilevato per l’agricoltura centro-settentrionale.

Il sistema agroalimentare meridionale è una potenzialità ancora parzialmente inespressa per lo sviluppo dell’economia meridionale. Gli elementi di vitalità si scontrano ancora con vincoli che ne depotenziano la possibilità di attivare virtuosi processi di crescita della produzione e dell’occupazione. Superare questi vincoli richiede una strategia, una “visione” che sia in grado di cogliere il ruolo dell’agricoltura non solo come produttore di beni in senso stretto, ma anche come settore che produce beni di qualità (nelle sue diverse accezioni), come elemento caratterizzante delle aree rurali con il loro portato di relazioni sociali, tradizioni e identità culturali, come componente del tessuto produttivo che può svolgere un ruolo importante nella tutela del paesaggio e della biodiversità, nonché nella difesa del territorio.

Restano, tuttavia, molti punti deboli che vanno affrontati se si vuole innescare un circolo virtuoso di sviluppo in cui l’attività primaria abbia un suo ruolo forte. In primo luogo, esiste ancora un divario funzionale tra il Mezzogiorno produttore di materie prime e il Centro-Nord in cui sono localizzate le fasi a maggiore valore aggiunto, non solo le industrie di trasformazione, ma anche gli esportatori e le piattaforme di distribuzione con servizi integrati.

Leggi