Grano duro, primo listino della Commissione Sperimentale. Confagricoltura: impegno comune per rilanciare produzione importante per il Made in Italy

La Commissione Sperimentale Nazionale (CSN) Frumento Duro – informa Confagricoltura – ha tenuto ieri la prima seduta ufficiale, formulando la tendenza di mercato ed il listino settimanale con i prezzi indicativi previsionali per le tre categorie merceologiche (fino, buono mercantile, mercantile), per areale di produzione (Nord-Centro-Sud). In particolare per il frumento duro fino la proposta di prezzo (€/t) è di 509 (Min) e 514 (Max) per il Nord, 508-513 per il Centro, 521-526 per il Sud.

L’avvio dell’attività sperimentale della CSN, che si riunirà settimanalmente, è stata accolta con soddisfazione da Confagricoltura, che è rappresentata all’interno della Commissione da due qualificati imprenditori agricoli (Marco Caliceti e Saverio di Mola), designati per la compagine di ‘parte venditrice’.

“Stiamo lavorando – ha detto Confagricoltura – perché, nella CSN, ci sia piena trasparenza e una corretta visione degli scenari, con l’obiettivo di stabilire prezzi che indichino fedelmente l’andamento di mercato. L’impegno comune di parte venditrice e parte acquirente è di fare chiarezza ed agire con la massima trasparenza”.

Le riunioni in questa fase sperimentale si terranno esclusivamente in videoconferenza – ha quindi osservato l’Organizzazione degli imprenditori agricoli – valutando la situazione commerciale nel suo insieme e consentendo ancora la fissazione di prezzi a livello delle varie borse merci. Un passaggio essenziale per testare il funzionamento della Commissione, prima di passare alla definizione di un prezzo indicativo e di una tendenza unici per tutto il mercato nazionale”.

La produzione nazionale di frumento duro è di 3,9 milioni di tonnellate (+1,5%). Il deficit per soddisfare il fabbisogno nazionale è di circa il 40%. Dunque ci possono essere ampi margini di crescita se i cerealicoltori italiani saranno messi nelle condizioni di valorizzare il proprio prodotto, rispetto a quello di importazione.

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Bando Agricoltura Sociale, Confagricoltura: in palio 120 mila euro. Scadenza il 15 ottobre

Il bando “Coltiviamo Agricoltura Sociale” lanciato da Confagricoltura con Senior – L’Età della Saggezza Onlus, Reale Foundation (la fondazione corporate di Reale Group), in collaborazione con la Rete Fattorie Sociali e l’Università di Roma Tor Vergata, ha l’obiettivo di sostenere il capitale umano incoraggiando e accompagnando lo sviluppo di attività imprenditoriali capaci di coniugare sostenibilità e innovazione.

Al concorso, giunto alla sesta edizione e che scade il prossimo 15 ottobre, possono partecipare imprenditori agricoli, cooperative sociali e associazioni di più soggetti. In palio tre premi da 40.000 euro ciascuno, a copertura totale dei costi, per altrettanti progetti innovativi di agricoltura sociale. Ai vincitori sarà anche assegnata una borsa di studio per il Master di Agricoltura Sociale, presso l’Università di Roma Tor Vergata.

I progetti devono prevedere attività mirate alle fasce deboli della popolazione (disabili, minori, anziani, immigrati, detenuti e richiedenti asilo).

L’iniziativa prende vita da un’attenta analisi dei contesti territoriali di tutto il Paese, attraverso la lettura dei bisogni delle comunità locali e delle famiglie di soggetti che vivono la diversità. Scopo fondamentale è perseguire quanto già realizzato nelle precedenti edizioni, ma offrire anche, dopo l’emergenza sanitaria, un ulteriore contributo al rilancio ed allo sviluppo delle attività che l’agricoltura realizza in tema sociale, consapevoli degli effetti benefici in termini di potenziamento del valore della persona.

Il bando vuole quindi premiare quei progetti che intendono investire sul capitale umano e sull’inclusione attraverso l’agricoltura sociale; incentivare l’innovazione nei modelli di welfare, sperimentando la produzione di servizi ad alto valore aggiunto sociale; favorire l’integrazione tra i diversi attori (imprenditori, cooperative, associazioni, istituzioni) e la realizzazione di buone pratiche replicabili.

La selezione dei vincitori prevede due fasi distinte: una votazione online e una valutazione di merito. I progetti saranno tutti disponibili sulla piattaforma dedicata. Sarà possibile votarli nei trenta giorni successivi alla data di pubblicazione.

I primi 30 che avranno ottenuto il maggior numero di preferenze accederanno alla fase di valutazione della Giuria di esperti, che individuerà – entro la fine di dicembre – i tre vincitori. Ulteriori informazioni: www.coltiviamoagricolturasociale.it.

 

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PaniereBio Natura Iblea è “Sustainability Hero” 2021: ha rappresentato l’Italia a Bruxelles

Unica realtà italiana a vincere il prestigioso riconoscimento all’interno di un progetto promosso dal Gruppo Generali

 

È l’azienda PaniereBio Natura Iblea di Ispica l’unica realtà italiana a vincere quest’anno il riconoscimento “Sustainability Hero”, all’interno del progetto SME EnterPRIZESMEs: Drivers of Sustainable Economic Recovery and Growth in Europe, l’iniziativa promossa dal Gruppo Generali con l’obiettivo di supportare le PMI europee nella transizione verso modelli di business più sostenibili, dando risalto e dunque visibilità alle migliori pratiche sostenibili in tutta Europa.

 

Sulla base delle valutazioni fatte dal Comitato Scientifico Internazionale, PaniereBio è stata selezionata come uno dei sette “Eroi della Sostenibilità” (selezionati in sette paesi europei, ossia Austria, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Ungheria, Italia e Spagna) grazie all’appassionato impegno per la sostenibilità all’interno della propria attività di business.

 

L’azienda ha totalizzato il punteggio più elevato tra le sei concorrenti italiane in gara, assegnato in base ai seguenti criteri di selezione: originalità delle iniziative, replicabilità, sostenibilità economica, impatto sulle condizioni dei lavoratori e fattore WOW. PaniereBio è riuscita pertanto a distinguersi dimostrandosi un modello positivo e di ispirazione per gli imprenditori che desiderano implementare pratiche sostenibili nelle proprie attività divenendo così un vero “ambasciatore della Sostenibilità”.

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La Cerimonia del Premio SME EnterPRIZE si è tenuta ieri all’interno dell’Hotel de Merode alla presenza del Presidente del Gruppo, Gabriele Galateri di Genola, e del CEO del Gruppo Generali, Philippe Donnet. Alla consegna del premio a PaniereBio presenti l’Ambasciatore italiano presso l’Unione EuropeaPietro Benassi, e il CEO di Generali ItaliaMarco Sesana.

 

“A Natura Iblea e a Roberto Giadone – dichiara il presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrè – le nostre congratulazioni piene di orgoglio, per una realtà imprenditoriale, nostra associata, che è un’eccellenza del nostro territorio nel mondo di cui essere davvero fieri”.

 

 

Ragusa, 29 settembre 2021

 

 

L’addetto stampa

Bartolo Lorefice

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Giornata Internazionale Antispreco, Agrinsieme: sperpero zero, ma anche fame zero e sostenibilità

Domani, 29 settembre, si celebra la seconda “Giornata internazionale di consapevolezza sulle perdite e gli sprechi alimentari”, proclamata dalle Nazioni Unite per sensibilizzare il mondo intero, cittadini e Istituzioni, sulla centralità della questione dello sperpero di cibo e sulle sfide più rilevanti da affrontare per favorire un’economia sostenibile e circolare per il futuro del Pianeta. In occasione della giornata di sensibilizzazione il coordinatore di Agrinsieme, Massimiliano Giansanti, è intervenuto – a Roma, presso l’Associazione della Stampa Estera – alla presentazione del primo Rapporto globale sulla relazione tra cibo e spreco di ‘Waste Watcher, International Observatory on Food & Sustainability’, con un’indagine in otto Paesi (Italia, Spagna, Germania, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Canada, Cina).

 

L’Italia è tra i Paesi più attenti allo spreco alimentare e alle corrette abitudini alimentari, tanto che nel 2020 ha sprecato l’11,78% di cibo in meno rispetto all’anno precedente. Per Agrinsieme – il coordinamento che riunisce Cia Agricoltori, Confagricoltura Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari – si tratta di un importante passo avanti, che non deve però fare abbassare la guardia su un fenomeno che resta comunque ancora diffuso e non riguarda solo il consumo domestico, ma l’intera filiera agroalimentare, lungo la quale ci sono ancora troppe dispersioni. Ha ribadito il contributo fondamentale che possono dare le imprese agricole nella lotta allo sperpero e nell’attuazione del Piano nazionale contro gli sprechi alimentari, di cui il nostro Paese si è dotato già da qualche anno. L’agricoltura da sempre applica i principi dell’economia circolare, cercando di riutilizzare gli scarti, con la consapevolezza che ciò avviene sempre attraverso l’uso di risorse naturali ed energetiche, che non vanno sprecate.

 

L’obiettivo dell’agricoltura però, non è solo quella dello ‘spreco zero’, ma anche della ‘fame zero’ e della sostenibilità. Agrinsieme ha ricordato come nel 2050 gli abitanti sulla Terra saranno circa 10 miliardi; la crescita demografica richiederà una significativa crescita produttiva di alimenti che – nonostante si facciano già sentire gli effetti dei cambiamenti climatici – dovrà essere sempre di più coniugata con il rispetto delle risorse naturali. La sfida sarà di produrre di più, in quantità e qualità, ma con minore impatto sulle risorse naturali e senza aumentare la SAU. Bisogna però garantire un’equa redistribuzione nella filiera della ricchezza che proviene dalla produzione, trasformazione e commercio del cibo – come è chiaramente scritto nel Green Deal e nella Strategia Farm to Fork – avendo uno sguardo non solo europeo ma mondiale. In questo senso l’Europa si è dotata di un regolamento contro le pratiche sleali nel commercio che potrebbe essere la base per leggi internazionali.

 

Allo stesso tempo – ha concluso Agrinsieme – andrà preservata la dieta mediterranea, che fa bene alla salute, che si poggia sul modello produttivo della grande ricchezza della biodiversità, ma che non può essere messa in discussione da stili nutrizionali dannosi, cibi sintetici ed etichette fuorvianti.

 

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Agrinsieme è costituita dalle organizzazioni professionali Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e dalle centrali cooperative Confcooperative FedAgriPesca, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital, a loro volta riunite nella sigla Alleanza Cooperative Italiane – Settore Agroalimentare. Il coordinamento Agrinsieme rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole italiane, il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata, oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate.

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Agriturist (Confagricoltura): voglia di viaggiare e ampi spazi hanno accelerato la ripresa in campagna

Il post pandemia ha velocizzato lo sviluppo sostenibile economico, ambientale e sociale dei territori rurali

Grande protagonista delle vacanze degli italiani è stato indubbiamente l’agriturismo. La stagione è stata decisamente migliore dello scorso anno e, spesso, addirittura meglio del 2019 e le presenze tengono anche per tutto settembre. Certo parlare dell’altra faccia del Covid è esagerato, ma registriamo una vera e propria riscoperta delle vacanze in campagna, con gli ampi spazi, i ritmi, il contatto con la natura, le atmosfere familiari ed il buon cibo. Tocca ora riuscire a cogliere questa opportunità contribuendo, con le nostre offerte uniche, alla promozione dei territori rurali, una ricchezza nazionale da valorizzare di più”. Lo ha detto Augusto Congionti, presidente di Agriturist, facendo un bilancio dell’estate e delineando le prospettive per il settore.

La pandemia, sottolinea l’associazione che riunisce le aziende agrituristiche di Confagricoltura, ha cambiato radicalmente le abitudini di viaggio improntandole su sicurezza e distanziamento, spingendo gli italiani lontano dalla folla e dagli itinerari più battuti. Non è un caso che si siano modificate, di conseguenza, anche le abitudini: meno prenotazioni last minute, soggiorni più lunghi e maggiore attenzione alla sicurezza. A riscoprire la vacanza in campagna, oltre alle famiglie con bambini, anche moltissimi i gruppi di giovani, che hanno premiato soprattutto le strutture vicino al mare o quelle che offrono percorsi esperienziali, capaci, attraverso la scelta di attività inconsuete per chi vive in città, di renderli protagonisti della propria vacanza.

Secondo i dati di Agriturist, mediamente, le presenze italiane nelle 24.000 strutture sono state intorno al 70%, raggiungendo ad agosto anche punte del 90%, e il 30% di turisti provenienti dall’estero.  Trend diametralmente opposto in Costiera Amalfitana, Sorrentina e in Veneto dove le città d’arte come Venezia, Verona, Vicenza e Padova hanno attirato molti stranieri, mentre Belluno ha fatto il pieno con soggiorni italiani. Estremamente variegato, ma tutto sommato buono il bilancio della Toscana. Molto bene il Chianti, forte presenza dall’estero e bilancio superiore, per alcuni, anche all’ante Covid, positivo l’andamento nel Senese. Ad Arezzo presenza dall’estero al 75%; al 50%, meglio dello scorso anno a Grosseto e in Maremma dove, in alcune strutture, i risultati sono stati addirittura migliori rispetto a prima della pandemia.

Molto buoni i risultati in Piemonte, che ha registrato numerose presenze di turisti stranieri “di prossimità”; non sono mancati gli italiani che hanno allungato di qualche giorno le permanenze. Soddisfacente anche la stagione in Liguria dove, a sorpresa, è cresciuta la presenza di turisti provenienti dall’est. Il Lazio segnala un andamento positivo, in particolare, vicino ai laghi con presenze estere prevalenti e in Maremma laziale, bene anche le strutture vicine alla Capitale che offrono attività e ristorazione. Continua il boom della Puglia, che si conferma regina dell’estate. Già da metà maggio i turisti, per il 70% italiani, avevano scelto questa meta che registra il tutto esaurito per tutto il mese di settembre.

La Sicilia si è confermata una delle prime regioni ad appeal turistico. Gli agriturismi hanno accolto ospiti prevalentemente italiani. Con la zona gialla e la limitazione a tavoli da quattro, numerose le disdette per feste e banchetti. Ottimi i risultati dell’Alto Adige, che continua a registrare “full booked”. Superiore alle aspettative l’andamento della stagione in Umbria e nelle Marche. Bene la Calabria, così come l’Emilia Romagna, l’Abruzzo e il Friuli.

“Non sempre è oro tutto quel che luce – conclude Congionti – quest’anno è stato migliore di quel che molti operatori si aspettavano. E’ vero che come offerta agrituristica, come Italia, partiamo con un grande vantaggio: abbiamo paesaggi unici, borghi stupendi e offriamo anche buon cibo e ottimi vini. Le nostre strutture hanno grandi opportunità da sfruttare. Dobbiamo essere capaci di partire dalla riscoperta della campagna da parte dei nostri connazionali e, utilizzando in modo mirato le risorse del PNRR, riuscire a promuovere a pieno lo sviluppo sostenibile, economico e sociale dei nostri territori”.

 

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Olio, Confagricoltura: annata migliore rispetto al 2020, ma ancora sotto le potenzialità

Buoni risultati qualitativi. Quantità variabili da zona a zona. Diminuisce la produzione nelle aree centrali, soffre il Nord. Si paga il prezzo dei cambiamenti climatici.

 

La campagna olearia 2021/22, mediamente, si annuncia in leggera ripresa rispetto a quella dello scorso anno, seppur con forti differenze tra il Nord e le aree del Centro e del Sud. Confagricoltura presenta le stime del comparto mentre si svolgono le prime operazioni di raccolta delle olive in Sicilia.

 

La qualità è buona, e in generale gli operatori sono soddisfatti per lo stato fitosanitario delle drupe – spiegano i tecnici dell’Organizzazione – L’umidità controllata ha infatti contribuito a contenere gli attacchi di mosca, ma la mancanza d’acqua, dovuta a un’estate particolarmente asciutta, limiterà la resa in molte province olivicole.

 

La produzione di olio extravergine d’oliva, in particolare in Veneto e Lombardia, è stata praticamente azzerata a causa delle condizioni climatiche avverse: prima le gelate, che hanno ritardato le fioriture, poi le grandinate estive che hanno dato il colpo di grazia, con perdite anche del 90%. In Liguria la riduzione arriverà al 50% per fitopatologie che a luglio hanno provocato cascola di frutti sani. Dimezzata la produzione in Emilia-Romagna.

 

La situazione al Centro e al Sud si presenta estremamente variegata e altalenante a causa del clima e della disponibilità idrica. In Toscana, sulla costa, si avrà circa il 50% della produzione potenziale; nelle zone interne si andrà al 30%, ma lo stato fitosanitario è sotto controllo. In Abruzzo, rispetto allo scorso anno, la produzione registrerà un aumento del 10% con performance migliori nel Chietino e nel Pescarese. In Umbria si avrà un calo importante, anche se la qualità è ottima. Per Marche e Sardegna si prevede una contrazione, mentre nel Laziol’andamento produttivo si mostrerà a macchia di leopardo, con le province di Latina e Frosinone che lasciano presagire una buona raccolta, mentre Rieti, Viterbo e Roma avranno volumi più bassi. In generale ci si aspetta una riduzione del 25% rispetto allo scorso anno.

 

Tiene l’olio extravergine nelle regioni meridionali, ad eccezione della Campania, dove si prevede un calo del 30%. In Molise, nonostante la siccità, si prevede un aumento del 10% e un prodotto di discreta qualità. In Puglia si annuncia un’annata di carica, ma con i volumi in parte condizionati dalla siccità. Laddove è stata possibile l’irrigazione di soccorso – evidenzia Confagricoltura – si è riusciti a tamponare a scapito di costi di produzione più elevati. Nel Salento c’è grande attesa per i primi impianti di Favolosa (varietà al batterio della Xylella Fastidiosa) che entrano in produzione quest’anno e che lasciano intravedere una luce in un territorio flagellato dalla malattia.

 

In Sicilia c’è soddisfazione per lo stato fitosanitario; la quantità invece è variabile. Si sta già iniziando a raccogliere nella zona orientale per le produzioni di alta qualità, con rese in olio limitate fra il 6% il 10%. In Calabria la campagna presenta una situazione decisamente diversificata, con le aree costiere di Cosenza e Crotone in carica e una buona produzione anche nelle zone interne. Valida la performance anche nel Catanzarese, mentre nelle province di Vibo e Reggio le produzioni si preannunciano meno positive dal punto di vista dei volumi.

 

“Il settore olivicolo-oleario è fortemente influenzato dai cambiamenti climatici estremi – afferma Walter Placida, presidente Federazione (FNP) Olio di Confagricoltura –Abbiamo avuto una stagione segnata da una diffusa siccità, in particolare nelle regioni meridionali, che ha favorito il contenimento delle problematiche fitosanitarie, ma che ha influenzato i volumi produttivi. Soltanto le prossime settimane, con il clima che ci sarà all’inizio dell’autunno, potranno chiarire l’andamento anche in termini di resa in olio”.

 

Il presidente di UNAPOL (Unione Nazionale Associazioni Produttori Olivicoli) Tommaso Loiodice, aggiunge: “Mi auguro che si possano trovare le risorse finanziare da mettere a disposizione del comparto, per ampliare i sistemi di irrigazione in modo da affrontare meglio periodi di siccità che hanno caratterizzato la campagna attuale”.

 

Alcuni dati di mercato

 

L’Italia è il primo importatore mondiale di olio di oliva (da Spagna, Grecia, Tunisia, Portogallo) e il Paese che ne consuma di più: quasi 13 litri/anno pro capite.

 

L’Italia è il secondo produttore, dopo la Spagna e secondo esportatore mondiale. Il 50% dell’export nazionale è concentrato su quattro Paesi, in primis gli USA, che accolgono il 30% del prodotto tricolore, poi Germania, Giappone e Francia. La produzione italiana copre mediamente il 15% di quella mondiale (a fronte del 45% in media della Spagna).

 

La produzione nazionale è concentrata in 3 regioni (Puglia 49%, Calabria 14%, Sicilia 11%), è tendenzialmente in calo e soggetta a una eccessiva variabilità. Negli ultimi 4 anni si registra una diminuzione media del 55%.

Produzione olio Italia 2020

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Fertilizzanti, Confagricoltura: serve iniziativa europea per evitare ulteriore aumento dei prezzi e il crollo delle produzioni agricole

“La carenza di fertilizzanti avrebbe un impatto devastante sulla quantità e sulla qualità delle produzioni agricole a livello mondiale. Serve un’iniziativa in ambito europeo – dichiara il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – per far fronte a una situazione che non sarà di breve durata, a causa dello straordinario aumento del prezzo del gas”.

Negli ultimi giorni – segnala Confagricoltura – si sono registrati ripetuti annunci di tagli dell’attività da parte delle principali imprese produttrici di fertilizzanti. Alla chiusura di alcuni stabilimenti nel Regno Unito, si è aggiunto l’annuncio del taglio del 40% della produzione in Europa da parte di uno dei principali produttori a livello mondiale di ammoniaca – da cui si ricavano i fertilizzanti – e primo operatore italiano del settore. In Italia, il mercato dei fertilizzanti vale circa un miliardo di euro.

“Il settore agricolo è già sottoposto a una crescita record dei costi di produzione che non vengono generalmente trasferiti sui prezzi di cessione dei prodotti” – sottolinea Giansanti.

“L’ulteriore aumento dei prezzi dei fertilizzanti, o addirittura una prolungata carenza, porterebbe fuori controllo la situazione sotto il profilo economico e produttivo, con possibili ripercussioni sociali nei Paesi meno avanzati, dove la spesa per l’alimentazione ha un’incidenza elevata sul costo della vita”.

“A livello mondiale, ci sono segnali di vero e proprio accaparramento. In questa situazione di emergenza – puntualizza il presidente di Confagricoltura – andrebbe anche valutata l’ipotesi di procedere con acquisti centralizzati di fertilizzanti da parte dell’Unione europea”.

“In Italia l’uso di prodotti chimici è in costante calo da anni – conclude Giansanti – ed è in atto un processo condiviso tra agricoltura e industrie di settore per una accresciuta tutela delle risorse naturali, grazie alla ricerca, alle innovazioni e agli investimenti”.

“Occorre, però, essere consapevoli che i fertilizzanti continuano ad essere fondamentali per ottenere quantità e rese adeguate. E livelli qualitativi in linea con le esigenze del mercato”.

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G20 Firenze, il ministro Patuanelli in visita al Padiglione Agrinsieme: “Le sfide della sostenibilità e della fame zero si vincono insieme”

“Il futuro dell’agricoltura è oggi, perché il pianeta non aspetta. Dobbiamo produrre più cibo per la crescente popolazione mondiale, ma dobbiamo farlo riducendo l’impatto ambientale. Per raggiungere questo obiettivo dobbiamo lavorare insieme, sfruttando l’innovazione e la tecnologia che possono dare risposte importanti”.

Lo ha detto il ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, in visita a Firenze al padiglione di Agrinsieme in Piazza della Repubblica, dove ha incontrato i vertici di Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari e dialogato in un incontro pubblico con il coordinatore, Massimiliano Giansanti.

“Esiste un modello Italia nella sfida della sostenibilità – ha detto Giansanti – e noi agricoltori vogliamo continuare a dare un contributo concreto, garantendo cibo e presidio del territorio, ma anche preservando il reddito delle imprese, perché senza le imprese agricole non si può sfamare il pianeta”.

La visita del ministro Patuanelli corona il percorso di confronto sul tema dell’agricoltura sostenibile che ha visto ieri i quattro presidenti delle sigle di Agrinsieme impegnati all’Open Forum al Teatro della Pergola, nelle varie sessioni sulla produttività dei sistemi agroalimentari, la crescita economica inclusiva, la sostenibilità ambientale e la cooperazione internazionale.

Questa le sfide che i protagonisti dell’Open Forum hanno affrontato congiuntamente in una logica inedita di confronto aperto pubblico-privato, dove i rappresentanti delle imprese agricole hanno indicato ai responsabili istituzionali la loro visione e le loro esigenze per contribuire in maniera costruttiva all’elaborazione della dichiarazione finale del vertice, attesa per domani.

L’invito di Agrinsieme ai protagonisti istituzionali del G20 è quindi di proseguire nel coinvolgimento delle organizzazioni degli agricoltori, e in generale del partenariato privato, che sicuramente potrà continuare a fornire considerazioni ed elementi utili di valutazione per queste complesse problematiche.

 

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Agrinsieme è costituita dalle organizzazioni professionali Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e dalle centrali cooperative Confcooperative FedAgriPesca, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital, a loro volta riunite nella sigla Alleanza Cooperative Italiane – Settore Agroalimentare. Il coordinamento Agrinsieme rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole italiane, il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata, oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate.

 

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G20 Agricoltura, le attività di Confagricoltura in Piazza della Repubblica a Firenze: storia, innovazione e sostenibilità

L’evoluzione dell’agricoltura e l’innovazione per affrontare le sfide della sostenibilità e della competitività. Sono questi i temi caratterizzanti la presenza di Confagricoltura a Firenze, in occasione del G20 dell’Agricoltura, nello stand allestito nella centrale Piazza della Repubblica.

Uno spazio espositivo che intende raccontare questa evoluzione e gli strumenti a disposizione delle imprese agricole italiane. Uno spaccato dell’agricoltura 4.0, fortemente voluta da Confagricoltura quale elemento fondamentale per il miglioramento delle performance del settore primario in termini di processi produttivi, rispetto dell’ambiente, risparmio energetico, qualità dei prodotti.

Da oggi a sabato, tutto il giorno, sarà possibile provare il simulatore della guida satellitare di un trattore insieme a TopCon; conoscere le prerogative dei droni utilizzati per le analisi georeferenziata dei campi, ma anche scoprire l’universo dell’alveare insieme alla FAI, la Federazione Apicoltori Italiani, o tuffarsi nella storia attraverso una selezione delle opere di Samuele Colosi dedicate al mondo contadino.

Lo stand ospiterà anche il materiale illustrativo delle iniziative che Confagricoltura sta portando avanti a livello nazionale e sui territori, in collaborazione con numerosi partner, nella convinzione che la sostenibilità sia una sfida da affrontare insieme. Quindi la formazione, con Enapra e i corsi dedicati all’agricoltura innovativa.

Non mancherà il verde curato dai vivaisti di Pistoia.

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La presenza di Confagricoltura si arricchisce poi con le conferenze organizzate nello spazio di Agrinsieme, nella stessa piazza, dedicate ai cambiamenti climatici e all’agricoltura sociale. Con Confagricoltura ci saranno esponenti dell’Accademia dei Georgofili, della Regione Toscana, della Croce Rossa Italiana.

Sul sito www.confagricoltura.it, ci sarà uno spazio web cliccabile dall’homepage, interamente dedicato ai temi e ai protagonisti del G20 Agricoltura e in particolare alle attività e agli interventi della Confederazione.

 

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Fai (Confagricoltura): Italia senza miele, in flessione l’import. Ungheria primo fornitore, crolla la Cina

Nell’anno apistico peggiore di sempre l’Italia ha gli alveari vuoti, ma anche i magazzini di scorta stentano a riempirsi: è quanto emerge dall’analisi dei dati Istat del primo semestre 2021, con importazioni che tendono al ribasso e scendono a 8.550.990 kg. Si conferma così – informa la Federazione Apicoltori Italiani (FAI), aderente a Confagricoltura – l’andamento su base annua del 2020, con l’import in calo nell’ultimo triennio e il miele straniero transitato alle nostre dogane ridotto da 27.874.961 a 22.303.640 kg (-20%).

Da sottolineare, secondo la FAI, che l’85% del miele acquistato da operatori commerciali e confezionatori italiani risulta di provenienza europea (UE a 27 Stati membri), ma non è detto che sia stato anche prodotto nei Paesi dichiarati d’origine. Metà di quello che mangiamo è miele che proviene dall’Ungheria, che si consolida come nostro primo partner commerciale: il prodotto sdoganato come magiaro è costato circa 15 milioni di euro a fronte dei primi 4.239.445 kg di quest’anno, vale a dire 3,5 euro/kg.

Tra i paesi europei si fa notare anche la Spagna, nostro secondo partner europeo, che raddoppia il quantitativo esportato in Italia, sfiorando i 700.000 kg, per un controvalore di 1.840.255 euro, pari a 2,6 euro/kg.

Crolla, infine, l’import di miele dalla Cina che si ritrova per ora declassata al terzo posto nella lista dei fornitori extra-europei di miele all’Italia; Ucraina e Serbia viaggiano ormai su quantitativi ben superiori ai 314.070 kg del miele proveniente dal Paese del Dragone, nonostante il modico costo di 1,38 euro/kg.

Un quadro sempre più complesso, difficile da decifrare e dietro il quale si potrebbe nascondere la pratica della nazionalizzazione di miele cinese venduto per europeo, informa la Federazione Apicoltori Italiani. Situazione che vede comunque l’Italia stretta in una morsa che rischia di rivelarsi fatale per i nostri apicoltori: costretti a competere in un mercato dove scarseggia la materia prima, i reali costi di produzione non vengono riconosciuti, si legittimano sistemi produttivi sleali se non addirittura illegali. Condizioni che, nel protrarsi di annate improduttive come quella del 2021, potrebbero innescare abbandoni di massa nel segmento dell’apicoltura da reddito.

(Fonte: Elaborazione FAI su dati ISTAT)

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