Sicilia, integrazione salariale per gli agricoltori colpiti da calamità naturali

L’atto punta al riconoscimento dell’integrazione previdenziale, dovuta ai lavoratori agricoli a causa del fermo forzato indotto dagli eventi calamitosi tra ottobre 2017 e settembre 2018, per i quali il governo dell’Isola ha già chiesto la declaratoria di stato di calamità

Benefici di carattere previdenziale a favore dei lavoratori agricoli nelle aree colpite da ben 16 avversità atmosferiche eccezionali, verificatesi su tutto il territorio della Regione Siciliana nel periodo ottobre 2017 – settembre 2018. A prevederli il provvedimento firmato il 16 gennaio 2018 dall’assessore regionale per l’Agricoltura Edy Bandiera, con il quale vengono censite le aree del territorio siciliano colpite da eccezionali calamità o avversità atmosferiche, per darne comunicazione all’Inps.
A seguito di tale atto, l’istituto provvederà ad erogare ai lavoratori agricoli tutti i benefici previsti dalla legge, visto che hanno dovuto incrociare le braccia a causa degli eventi climatici straordinari.

Se un lavoratore avrà totalizzato nell’anno almeno cinque giornate lavorative, l’Inps gli riconoscerà, dal punto di vista previdenziale, un numero di giornate pari a quelle fatte nell’anno precedente a quello di fruizione dei benefici.

Siamo soddisfatti per questo traguardo – dichiara l’assessore per l’Agricoltura Bandiera – che testimonia l’importanza, per le aziende e per gli agricoltori, di segnalare i danni subiti, al fine di consentire agli ispettorati provinciali dell’Agricoltura di procedere celermente con una valutazione e perimetrazione dei danni, questo anche al fini avanzare le richieste al ministero per le Politiche agricole, di declaratoria per lo stato di calamità. Per quanto attiene invece i recenti eventi alluvionali – prosegue Bandiera – sono in itinere i relativi accertamenti da parte degli ispettorati, per i quali contiamo di addivenire nel più breve tempo possibile ad una stima certa e airelativi benefici tributari e finanziari“.

I danni, da una prima stima approssimativa confermata da Bandiera, ammonterebbero a circa 400 milioni di euro.

Il governo regionale siciliano ha già deliberato favorevolmente sulla proposta di declaratoria per il riconoscimento dello stato di calamità naturale e stato di emergenza.

Le segnalazioni pervenute dagli ispettorati dell’agricoltura riguardano i seguenti 16 eventi:

  1. Venti impetuosi del 24 settembre 2017 nel territorio della provincia di Ragusa;
  2. Piogge alluvionali del 5 ottobre 2017 nel territorio della provincia di Ragusa;
  3. Grandinata e tromba d’aria del 10 e 11 novembre 2017 nel territorio della provincia di Ragusa;
  4. Siccità nel periodo compreso dal 1 ottobre 2017 al 20febbraio 2018 nel territorio della provincia di Enna;
  5. Venti impetuosi del 8 e del 14 aprile 2018 nel territorio della provincia di Messina;
  6. Venti impetuosi dal 14 al 15 aprile 2018 nel territorio della provincia di Catania;
  7. Venti impetuosi dal 14 al 15 aprile 2018 nel territorio della provincia di Ragusa;
  8. Venti impetuosi dal 13 al 15 aprile 2018 nel territorio della provincia di Caltanissetta;
  9. Precipitazioni eccezionali dal 13 al 26 giugno 2018 nel territorio della provincia di Caltanissetta;
  10. Eccezionale grandinata dal 19 giugno al 20 giugno 2018 nel territorio della provincia di Trapani;
  11. Eccezionale grandinata del 10 luglio 2018 nel territorio della provincia di Trapani;
  12. Piogge alluvionali dal 4 all’8 agosto 2018 nel territorio della provincia di Catania;
  13. Piogge alluvionali dal 18 al 27 agosto 2018 nel territorio della provincia di Catania;
  14. Piogge alluvionali dal 6 al 27 agosto 2018 nel territorio della provincia di Ragusa;
  15. Piogge persistenti dal 1 giugno al 30 settembre 2018 nel territorio della provincia di Agrigento;
  16. Precipitazioni eccezionali dal 18 giugno al 30 settembre 2018 nel territorio della provincia di Caltanissetta.
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Ragusa, il dott. Ignazio Nicastro nominato componente del Consiglio Direttivo del Corfilac

Il sindaco Peppe Cassì nomina Ignazio Nicastro componente del consiglio direttivo del Consorzio per la ricerca filiera lattiero casearia di Ragusa

Con propria determina il sindaco Peppe Cassì ha provveduto a nominare il dott. Ignazio Nicatro quale componente del Consiglio direttivo del Consorzio per la ricerca filiera lattiero casearia di Ragusa.
Il primo cittadino infatti in base a quanto previsto dall’art. 8 dello Statuto dello stesso Consorzio approvato con deliberazione della G.M. n. 448 del 20/11/2018 provvede alla nomina di uno dei membri del Consiglio direttivo; altri due componenti come previsto sempre dallo statuto vengono invece nominati rispettivamente dall’Assessorato regionale all’Agricoltura e dall’Università degli Studi di Catania.

Il dott. Nicastro, agronomo, dal 2009 è uno dei due vicepresidenti di Confagricoltura Ragusa ed ha, tra l’altro, collaborato dal 1998 al 2000 con il Corfilac a scopo di ricerca nella preparazione del disciplinare di produzione del formaggio “Ragusano”,occupandosi degli aspetti dell’alimentazione del bestiame nelle aziende che caseificano e delle tecniche di gestione degli allevamenti.

Sono lieto della nomina –  commenta a caldo il dott. Nicastro – e, nello stesso tempo, consapevole delle difficoltà che dovremo gestire. Il Corfilac va rilanciato partendo dal superamento delle precarietà finanziarie degli anni scorsi e, su questo versante, la Regione deve fare la sua parte con continuità. Inoltre la ricerca deve essere integrata con un rilancio delle aziende zootecniche di tutto il territorio siciliano”.

Congratulazioni e auguri di buon lavoro al proprio vice-presidente da parte di Confagricoltura Ragusa, nella certezza che saprà dare un contributo prezioso nell’imprimere il giusto e necessario rilancio al Consorzio di Ricerca Filiera Lattiero-Casearia.

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“L’Arancia Rossa di Sicilia Igp conquista i mercati europei. Occorre però un piano agrumicolo nazionale”

Intervista al dott. Giovanni Selvaggi, Presidente del Consorzio Arancia Rossa di Sicilia Igp

Riportiamo di seguito il testo dell’intervista rilasciata dal dott. Selvaggi a agricultura.it

Un’Arancia Rossa di Sicilia Igp da record quella che ha chiuso il 2018, dove si sono raggiunte le 18 mila tonnellate di prodotto commercializzato. Un traguardo mai tagliato prima che rappresenta però solo una tappa, seppur importante, nel percorso di crescita che sta facendo il Consorzio dell’Arancia Rossa di Sicilia Igp. Consorzio impegnato sia nella crescita quantitativa del prodotto, sia nella tutela e per la competitività sui mercati dell’arancia rossa, partendo da regole internazionali uguali per tutti i paesi competitor. Consorzio che sarà presente a Siena il 5 febbraio per il Kickoff di Qualivita in cui si farà il punto sulle indicazioni geografiche e sulle opportunità di crescita del sistema delle denominazioni.

 

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Presidente Selvaggi, come si presenta l’Arancia Rossa Igp nel nuovo anno, 2019? «Abbiamo chiuso la campagna 2018 con un risultato mai raggiunto in passato (18mila tonn) ed auspichiamo per la campagna che si è appena aperta (il 7 gennaio – leggi quali solo le tre varietà di arance) di superare il dato di arance commercializzate lo scorso anno. Stiamo lavorando per proseguire il lavoro nella promozione, tutela e vigilanza. Un aspetto, quest’ultimo, dove grazie anche ad un’attenta opera di vigilanza degli addetti del Consorzio (e con l’Icqrf), sono state sventate molte truffe a danno dei consumatori e dei produttori. E’ necessario non abbassare la guardia su questo aspetto, tutelare il bollino dell’Igp sulle arance che significa qualità e attenzione in ogni parte della filiera. Per quanto riguarda la promozione stiamo lavorando ad un piano promozionale con la Regione Sicilia, con l’auspicio di trovare risorse per fare spot e promozione sui media nazionali».

Mercato, dove vanno a finire le arance? «La Gdo la fa da padrona, con circa l’85 per cento del prodotto commercializzato, lavoriamo con le più grosse catene agroalimentari con cui facciamo anche co-branding. Siamo presenti in Europa, sempre più forti in Germania e nei paesi del Nord Europa. Oggi possiamo ‘rischiare’ di bere una spremuta di arancia rossa a Berlino e di non trovarla a Catania. Anche su questo aspetto stiamo lavorando. Altra tipologia di mercato sui cui le aziende, specialmente medio-piccole, l’online. Un segmento di mercato che permette di abbattere gran parte dei costi logistici per le aziende».

Secondo i dati disponibili, i margini di crescita per il prodotto certificato sono davvero ampi. Cosa occorre fare? «Il Consorzio conta oggi oltre 600 soci fra produttori e confezionatori, per 6500 ettari di coltivazione certificata (circa l’8-10 per cento degli ettari ad arancia rossa). Le 17-18mila tonnellate prodotte a marchio Igp rappresentano meno del 10% dell’intera produzione di arancia rossa siciliana. Il margine di crescita per il Consorzio e per il marchio Igp è quindi molto ampio, ma per crescere è necessario che noi produttori abbiamo un valore aggiunto economico dall’Igp. Per questo il lavoro da fare è enorme. Ma ovviamente non dipende solo da noi».

Quali sono i problemi principali che dovete affrontare? «Su tutti, la mancanza di un piano agrumicolo nazionale, oltre che regionale. Sembra paradossale, ma quello che ci manca non sono i canali di vendita, ma le arance. Ma senza un piano agrumicolo è impossibile prevedere nuovi impianti e programmare un aumento consistente della produzione. E poi non ci sono norme chiare sull’intera filiera e mancanza di tracciabilità ad esempio nei prodotti trasformati, come i succhi di arancia, che potrebbero rappresentare nuove importanti opportunità di mercato, basti pensare ai succhi nelle scuole o mense degli ospedali».

Quali sono i principali concorrenti? «La concorrenza più alta arriva dalla Spagna, che dobbiamo guardare comunque con grande ammirazione. Rappresenta il faro a cui fare riferimento. C’è tanto da lavorare in innovazione e tecnologia, siamo davvero indietro. E poi subiamo la concorrenza dei paesi nordafricani (Tunisia, Marocco ed Egitto) che hanno regole differenti ed un mercato del lavoro diverso, basti pensare che il costo di un dipendente in Sicilia è circa 10-15 volte superiore ad uno in Egitto. E poi il costo dell’energia, ad esempio. Siamo indietro in termini di concorrenza con questi paesi, non ci confrontiamo ad armi pari: per questo è necessario continuare a lavorare sulla massima qualità del prodotto e far comprendere il valore di questa qualità, il valore dell’indicazione geografica, in primis verso il consumatore.

L’Europa cosa può fare? «Ci vogliono intanto leggi e regole uguali per tutti, altrimenti è una gara falsata. Intanto sulle barriere fitosanitarie; l’armonizzazione delle molecole, dove siamo costretti ad utilizzare prodotti molto costosi rispetto ai paesi concorrenti, che però importano quel prodotto in Italia. Sono anni che chiediamo più chiarezza nelle regole».

Selvaggi, per concludere, ricordiamo l’evento del prossimo 5 febbraio a Siena, il Kickoff organizzato da Qualivita: un appuntamento che metterà insieme il sistema delle Indicazioni Geografiche per renderlo ancora più forte. «Il Consorzio Arancia Rossa parteciperà, Qualivita rappresenta un ottimo strumento per la promozione al grande pubblico delle denominazioni. Saremo presenti».

 

Fonte: agricultura.it

Intervista a cura di: Lorenzo Benocci

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Vittoria, danni all’agricoltura causati dal gelo: chiesto lo stato di calamità

La Commissione Prefettizia Straordinaria del comune di Vittoria (composta da Filippo Dispenza, Giancarlo Dionisi e Gaetano D’Erba), nella seduta di martedì 8 Gennaio, ha deliberato la richiesta alla Regione Siciliana del riconoscimento dello stato di calamità naturale, per il territorio di Vittoria, per i danni causati all’agricoltura e alle attività imprenditoriali dalle gelate del 3, 4 e 5 gennaio.

“A partire dal 3 gennaio, un’eccezionale ondata di gelo e neve ha imperversato sul territorio comunale – ha dichiarato il Prefetto Filippo Dispenza – ed ha causato gravi disagi e danni agli impianti serricoli, alle colture a pieno campo e alle attività produttive”.

“Considerato che al Comune – aggiunge il dott. Dispenza – sono pervenute segnalazioni non formalizzate e che al momento non è possibile stimare l’entità dei danni subiti dalle attività, che i gravi eventi climatici e gli effetti sul territorio sono stati attenzionati anche dagli organi di stampa, che la Commissione straordinaria ha richiesto l’intervento dell’Ispettorato provinciale Agricoltura, considerato che sussistono gli estremi per il riconoscimento dello stato di calamità naturale, al fine di consentire il ristoro delle aziende che hanno subito danni, abbiamo deliberato la richiesta alla Regione e abbiamo dato mandato alla Cuc di predisporre una relazione sui danni subiti dalle attività imprenditoriali”.

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Bando Psr Sicilia da 5 milioni per la prevenzione degli effetti da calamità naturali

Con l’obiettivo di sostenere investimenti in azioni di prevenzione volte a ridurre il rischio di calamità naturali, avversità atmosferiche ed eventi catastrofici l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Siciliana ha pubblicato in data 22 dicembre 2018 il bando relativo la sottomisura 5.1 del PSR Sicilia dal titolo “Sostegno a investimenti in azioni di prevenzione volte a ridurre le conseguenze di probabili calamità naturali, avversità atmosferiche ed eventi catastrofici”.

I beneficiari delle sottomisura sono:

– Imprenditori agricoli singoli o loro associazioni, Enti pubblici delegati a norma di legge in materia di bonifica, per investimenti in azioni di prevenzione da rischi di inondazioni/alluvioni, a condizione che sia stabilito un nesso tra l’investimento intrapreso e il potenziale produttivo agricolo.

L’importo massimo concedibile è pari ad € 150.000,00 per beneficiario, mentre l’importo minimo ammissibile è pari ad € 10.000,00 per beneficiario. Le domande di sostegno per la partecipazione al bando potranno essere caricate sul portale SIAN di AGEA dal 24 gennaio al 9 maggio 2019.

La sottomisura, come accennato sopra, prevede inoltre il sostegno di interventi che potranno essere sia aziendali che interaziendali, realizzati da imprenditori agricoli singoli o loro associazioni, per investimenti in azioni di prevenzione per la gestione del rischio climatico, con impianti di reti antigrandine, e del rischio idrogeologico, mediante la realizzazione di opere di ingegneria naturalistica e/o realizzazione e riefficientamento di canali di scolo in aree classificate a pericolosità geomorfologica e idraulica elevata/molto elevata.

Si prevede, inoltre, di sostenere gli investimenti, realizzati da Enti pubblici delegati a norma di legge in materia di bonifica, per il miglioramento delle infrastrutture destinate alla regimazione dei deflussi superficiali ed al controllo dei livelli di falda freatica, finalizzato ad evitare i rischi di inondazione/alluvioni/esondazioni che possono determinare la perdita del potenziale produttivo agricolo.

Il bando che gode di una dotazione finanziaria di 5.000.000 di euro prevede un’intensità del sostegno, concesso sotto forma di contributo in conto capitale,del: 80% del costo dell’investimento ammissibile per interventi di prevenzione realizzati da singoli agricoltori e, in generale, per gli investimenti non riguardanti infrastrutture (anche per gli associati vale 80% se non riguarda infrastrutture); 100% del costo dell’investimento ammissibile solo per gli investimenti in infrastrutture per interventi di prevenzione realizzati collettivamente da più beneficiari o da Enti pubblici a condizione che vi sia un nesso con la produzione agricola.

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Fondi europei, Sicilia promossa: superato il target anche su agricoltura, pesca e spesa sociale

Traguardo raggiunto e superato di oltre 21,3 milioni di euro. La Regione Siciliana è riuscita a passare l’esame con Bruxelles anche per le risorse comunitarie – assegnate all’Isola dall’Ue per il periodo 2014/2020 –  relative al Fondo sociale europeo (Fse).

Il target di spesa fissato a fine 2018 era di 96,7 milioni di euro. Si partiva, a dicembre del 2017, da 32,9 milioni di euro. Il dato definitivo è più che positivo vista una certificazione finale di 118 milioni di euro (quindi con una spesa nell’anno appena trascorso di oltre 85 milioni di euro).

Come è noto, anche sul Fesr, il Fondo europeo di sviluppo regionale – con il quale vengono finanziate infrastrutture e concessi aiuti alle imprese – il governo Musumeci è stato promosso ieri l’altro con una spesa complessiva di 719 milioni di euro (dato finale al 31 dicembre), maggiore di oltre 44 milioni di euro rispetto al limite minimo imposto di 674,6 milioni di euro.

Un risultato insperato, visto che alla fine del 2017, a tre anni dall’avvio della programmazione, erano stati certificati appena 6,3 milioni di euro.  Una corsa contro il tempo quindi quella che il governo regionale, insediatosi nel dicembre del 2017, ha dovuto fare negli ultimi dodici mesi.

“Un risultato ottimo – evidenzia il governatore della Sicilia Nello Musumeci –  visto il livello bassissimo di utilizzo delle risorse su alcuni Programmi in quel momento. Un obiettivo reso possibile da un grande lavoro di squadra politico e burocratico e da una sinergica collaborazione istituzionale con il ministero per il Sud”.

Buone notizie anche dal Programma di sviluppo rurale – destinato alle aziende agricole – con un superamento di oltre 185 milioni di euro rispetto al traguardo di 377 milioni di euro imposto da Bruxelles . La spesa raggiunta è infatti di 562,3 milioni di euro.

Anche nel Feamp, il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, ampiamente raggiunto il target –  fissato a livello centrale, trattandosi di un Programma nazionale – con 7,9 milioni di euro certificati.

A chiudere in positivo anche il Programma transfrontaliero Italia-Malta, del quale la Sicilia è Autorità di gestione. L’obiettivo imposto da Bruxelles, pena la restituzione delle somme, era di 945mila euro. Spesa raggiunta di 1,5 milioni di euro (+538mila euro).

“Sono veramente orgoglioso – aggiunge Musumeci – di essere il presidente di una Regione che sta iniziando a cambiare passo e che guarda al futuro con ottimismo e minore rassegnazione. Prima le risorse non venivano spese e ritornavano indietro, ora questo non avviene più. Ovviamente è solo il punto di partenza, perché dobbiamo puntare a migliorare la qualità della spesa, modificando quella parte della programmazione, che non abbiamo fatto noi, per adeguarla alle esigenze del territorio. Voglio rivolgere nuovamente un ringraziamento a tutti gli assessori, in particolare a quelli all’Istruzione Roberto Lagalla e all’Agricoltura Edy Bandiera, che erano direttamente responsabili di alcuni Programmi, e un plauso ai dirigenti generali coinvolti e a tutti i loro collaboratori, che hanno dato il massimo per il raggiungimento dell’obiettivo, sacrificando, in alcuni casi, anche i propri affetti familiari”.

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Agea, pagamenti bloccati: il Tar dà ragione a agricoltori e allevatori siciliani

Corrao e Pagana (M5s): “Un successo dal grande valore simbolico per agricoltori e allevatori siciliani”. Figuccia (Udc): “Una sentenza che rende giustizia a tutto il mondo dell’imprenditoria bio siciliana. Pagamenti bloccati da anni per le anomalie di un sistema farraginoso”

 

“Un altro schiaffo alla gestione scandalosa di Agea del sistema informatico SIAN. Gli agricoltori e allevatori biologici siciliani raggruppati nell’Unione Allevatori Sicilia, coordinati da Carmelo Galati, hanno vinto al TAR contro AGEA e l’Assessorato regionale all’Agricoltura”: a dichiararlo sono l’eurodeputato M5S Ignazio Corrao e la deputata Ars Elena Pagana a proposito della sentenza del TAR Sicilia che certifica come il sistema informatico SIAN non abbia funzionato.

“Un successo dal grande valore simbolico, visto che da anni avevano i pagamenti bloccati per anomalie del sistema e avevano richiesto che fosse accertato ufficialmente il malfunzionamento del sistema SIAN, gestito da AGEA, che sta mettendo in ginocchio il comparto agricolo biologico, un settore trainante dell’economia siciliana”.

“Per la prima volta – spiegano Corrao e Pagana – a certificare che il sistema non funzioni non lo dicono voci di corridoio nell’indifferenza di Agea, ma una sentenza del TAR pesante come un macigno. Ora, è mai possibile che ancora nel 2018 il destino e la sopravvivenza delle aziende agricole debba dipendere dall’incapacità di gestire un sistema informatico?”.

“Nel caso siciliano – aggiungono i deputati – le anomalie di un sistema informatico che fa acqua da tutte le parti hanno tagliato fuori gli agricoltori siciliani dai finanziamenti UE e adesso molti di loro sono sull’orlo del fallimento. Mai come adesso occorre intervenire sulla governance di AGEA, che svolge per conto del Ministero dell’Agricoltura le funzioni di ‘organismo pagatore’ italiano. Non è più differibile un audit globale e dettagliato sul funzionamento del sistema, promuovere un’azione di responsabilità nei confronti dei dirigenti che avrebbero dovuto garantire il corretto funzionamento e imporre lo snellimento e la correzione delle anomalie che da anni zavorrano il sistema. Non dimentichiamoci che Agea gestisce oltre 7 miliardi di euro all’anno per circa un milione e mezzo di beneficiari. Ma soprattutto occorre fare chiarezza sul contratto grazie al quale fino al 2016 abbiamo versato quasi 100 milioni l’anno alla società SIN misto pubblico-privata i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti.

“Ci auguriamo che la magistratura vada fino in fondo nell’inchiesta su Agea, che potrebbe scoperchiare uno scandalo di dimensioni bibliche. La magistratura, tra le altre cose, sta indagando anche sul contratto con il quale Agea affidò alla società privata Sin – nel 2006, per la durata di 9 anni – la gestione e lo sviluppo del Sian, ad un prezzo che potrebbe essere assolutamente ingiustificato e sproporzionato rispetto al valore della prestazione erogata e comunque superiore di circa il 900 per cento rispetto a quello sostenuto da altri Paesi dell’Ue che gestiscono un numero a volte anche superiore di finanziamenti agli agricoltori. Pensate che in Francia il sistema Telepac comparabile al Sian ha un costo complessivo di 23 milioni annui e invece noi abbiamo avuto un costo per la gestione del Sian di 713 milioni di euro” concludono Corrao e Pagana.

“Una sentenza che rende giustizia a tutto il mondo dell’imprenditoria bio siciliana visto che da anni i pagamenti sono stati bloccati per le anomalie di un sistema farraginoso che ha messo in ginocchio il comparto agricolo biologico, un settore trainante dell’economia siciliana” – dice Vincenzo Figuccia deputato dell’Udc all’Ars e leader del Movimento Cambiamo la Sicilia che prosegue – È chiaro quindi come Agea che gestisce intorno ai 7 miliardi di euro all’anno per circa un milione e mezzo di beneficiari, a causa del sistema informatico obsoleto, abbia letteralmente tagliato fuori gli agricoltori siciliani dai finanziamenti UE e adesso molti di loro si ritrovano sull’orlo del fallimento. Adesso, occorre intervenire sulla governance dell’Agenzia che svolge per conto del Ministero dell’Agricoltura le funzioni di organismo pagatore e di coordinamento per rendere efficiente il sistema ed evitare che ritardi insopportabili come quelli a cui abbiamo assistito, possano ripetersi”.

“E’ necessario – conclude l’on. Figuccia – un impegno coordinato e risolutivo di Ministero, Agea e Regione che consenta di riallineare velocemente a favore delle aziende siciliane i pagamenti dei contributi pregressi per biologico, indennità compensativa, agroambiente e benessere animale.

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La Sicilia dice no a nuovi accordi commerciali su prodotti agricoli provenienti dal Nord Africa

Siamo pronti, in perfetta sintonia con il mondo produttivo siciliano, a compiere ogni iniziativa che è nelle nostre facoltà per stoppare l’ipotesi di eventuali ulteriori accordi a favore di Paesi extraeuropei dell’area Mediterranea che vadano a discapito della nostra agricoltura”.

A dichiararlo l’assessore regionale all’Agricoltura, Edy Bandiera, in relazione alla notizia di una possibile missione in Egitto del Commissario europeo per l’Agricoltura Phil Hogan per discutere con il presidente Al-Sisi della ridefinizione dei rapporti commerciali con la UE.

Ritengo invece che questa debba essere l’occasione per rivedere quelli già esistenti e richiedere al Commissario maggiori garanzie a tutela delle nostre produzionirincara Bandiera – in particolar modo per gli agrumi e gli ortaggi e le altre produzioni in generale provenienti da Egitto, Marocco e Sud Africa che, in alcuni di questi paesi presentano problematiche fitosanitarie, fortunatamente non ancora presenti in Sicilia”.

In alcuni di questi Paesi sono presenti malattie da quarantena come il citrus black spot o l’huang long bing che, se dovessero arrivare in Sicilia,  comporterebbero danni economici gravissimi per l’agrumicoltura. Ma il riferimento è anche al possibile ampliamento dell’accordo con il Marocco al territorio del Sahara Occidentale, escluso nell’accordo del 2014.

Ritengo assolutamente necessario – conclude l’assessore – che al Commissario Europeo giungano tutte le nostre richieste per evitare che un’ennesima concessione a favore di Paesi terzi, dove peraltro sussistono enormi differenze negli standard relativi alla sicurezza sui luoghi di lavoro e al salario percepito dai lavoratori rispetto al nostro, danneggi la nostra economia e metta seriamente a rischio la sicurezza dei consumatori a causa dell’utilizzo di fitofarmaci e principi attivi, da noi banditi da svariati anni”.

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Jefta, accordo Ue-Giappone opportunità per export olio, pomodoro, pasta, vini, carni e formaggi

“Grazie all’accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e il Giappone, siglato oggi dal premier giapponese Shinzo Abe, dal presidente del Consiglio UE Donald Tusk e dal presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, le esportazioni agroalimentari comunitarie verso il Paese del Sol levante potrebbero aumentare sensibilmente per i cibi trasformati”. Così il coordinatore di Agrinsieme Franco Verrascina, sulla base di elaborazioni statistiche dell’esecutivo comunitario, esprimendo soddisfazione per i contenuti dell’accordo bilaterale, che offre grandi possibilità di crescita e semplificazione per l’export nazionale.

“Il Jefta, acronimo che sta per Japan-EU Free Trade Agreement, è stato firmato oggi in occasione del summit Ue-Giappone di Tokyo, e sarà ora esaminato dal Parlamento Europeo e dalla Dieta nazionale, l’organo legislativo del Giappone; se approvato entro la fine dell’anno da entrambi i parlamenti entrerà in vigore all’inizio del 2019”, ricorda il coordinamento che riunisce Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari.

Il Giappone è il quarto mercato in ordine di grandezza per le esportazioni agricole comunitarie, che hanno un valore venti volte superiore a quello delle esportazioni giapponesi nell’UE; il Paese, inoltre, si presenta come un mercato ‘ricco’, caratterizzato da consumatori molto esigenti, continuamente alla ricerca di prodotti di nicchia e di assoluta qualità e che hanno finora mostrato grande interesse nei confronti dell’eccellenza del Made in Italy agroalimentare”, fa notare Agrinsieme.

“Il Giappone è il sesto maggior partner commerciale dell’Italia al di fuori dell’Unione Europea, con un surplus commerciale di 2,4 miliardi di Euro: l’Italia, infatti, esporta verso il Paese del Sol levante beni per circa 6,6 miliardi di Euro, a fronte di importazioni per 4,2 miliardi. Tra i prodotti agroalimentari più esportati ci sono il vino, l’olio d’oliva, il pomodoro, la pasta e l’aceto”, evidenzia il coordinamento.

“Dall’accordo deriveranno inoltre evidenti benefici per le esportazioni di: vini, che attualmente scontano dazi del 15%, i quali saranno eliminati; carni suine, che hanno alte barriere tariffarie che verranno sensibilmente ridotte; carni bovine, il cui import sarà favorito senza modificare le norme comunitarie sul trattamento con ormoni e sugli Ogm; formaggi, che hanno dazi al 30-40%”, precisa Agrinsieme.

Con il Jefta, infine, verranno riconosciute oltre duecento indicazioni geografiche europee indicate dagli Stati membri, di cui 45 italiane (nello specifico 19 per prodotti agroalimentari e 26 per vino e alcolici) che rappresentano il 90% del valore dell’export agroalimentare delle denominazioni del nostro Paese, rendendo al contempo illegale la vendita di prodotti di imitazione; si tratta di un risultato positivo, anche se ci saremmo aspettati di più per il completo riconoscimento delle indicazioni geografiche”, conclude Agrinsieme.

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Agrinsieme è costituita dalle organizzazioni professionali Cia, Confagricoltura, Copagri e dalle centrali cooperative Confcooperative FedAgriPesca, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital, a loro volta riunite nella sigla Alleanza Cooperative Italiane – Settore Agroalimentare. Il coordinamento Agrinsieme rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole italiane, il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata, oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate.

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Agricoltura in Sicilia: i dati del rapporto 2017 del Coreras

La fotografia dell’agricoltura siciliana, tra potenzialità inespresse e performance esemplari, con i numeri pubblicati nel rapporto 2017 del Consorzio Regionale per la Ricerca Applicata e la Sperimentazione.

MARCHI DOP IGP

La Sicilia è regione di eccellenza per le produzioni tipiche e di qualità annoverando ben 69 prodotti agroalimentari a marchio comunitario DOP/IGP

VINO E VITE

È la regione con la maggiore superficie coltivata a vite del Paese: con circa il 17% della SAU nazionale.
Nel 2016 la superficie investita ad uva da vino è stata pari a 106.000 Ha.

OLIO

Nel settore dell’olio la Sicilia è terzo produttore italiano dopo la Puglia e la Calabria, con i suoi 140.000 Ha di uliveti pari al 13% del dato nazionale: Di questi, ben 16.000 Ha sono in bio.

AGRUMI

Nel comparto agrumicolo la Sicilia guadagna il primo posto delle regioni italiane con 70.000 Ha di superficie in produzione pari al 58 % del dato nazionale. Di questi, ben 19.124 ha sono in bio.

OCCUPAZIONE

In termini occupazionali l’agricoltura siciliana assorbe oltre 26 milioni di giornate lavorative con 105.000 occupati, collocandosi al secondo posto dopo la Puglia.

INDUSTRIE ALIMENTARI

Anche nel settore della trasformazione la Sicilia si colloca ai primi posti in Italia per numero di industrie alimentari: sono 7.321 quelle attive nel 2016 rappresentando il 12% del totale nazionale.

ZOOTECNIA

Nel settore zootecnico aumentano nell’ultimo decennio le aziende, in controtendenza rispetto al dato nazionale e aumenta pure il numero di capi allevati per azienda. Nel comparto ovino la Sicilia, con i suoi 735.000 capi, è il secondo produttore in Italia di latte e formaggi, dopo la Sardegna.

VALORE DEL COMPARTO

Il valore complessivo della produzione agricola in Sicilia nell’anno 2015 è stato di 4 miliardi e 685 milioni di euro.
La Sicilia è la regione italiana che possiede la maggiore Superficie Agricola Utilizzata (SAU), pari ad 1.387.520,77 Ha che equivalgono al 10,8% della SAU nazionale. In termini di numero di aziende agricole è seconda solo alla Puglia, annoverando 219.677 aziende che equivalgono al 13,6% del dato nazionale. La dimensione aziendale media è di 6,3 Ha.

BIOLOGICO

Nel settore del biologico è la prima regione italiana sia per numero di operatori (11.326 aziende pari al 18,9% del dato nazionale) che per SAU (345.071 Ha pari al 23,1% del dato nazionale).

Fonte: Rapporto Coreras 2017

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