Granchio blu, Piscicoltori Italiani: bene provvedimenti d’emergenza, ora occorre trasformare il rischio in risorsa

L’Api, associazione che riunisce i piscicoltori di Confagricoltura, plaude per gli ulteriori dieci milioni di euro a sostegno della perdita di prodotto e la protezione degli allevamenti di cozze e vongole, in aggiunta ai 2,9 milioni già stanziati annunciati dal ministro Lollobrigida per sostenere i produttori di vongole veraci, della mitilicoltura e della vallicoltura, colpiti dall’invasione del granchio blu.

 

“Nella situazione attuale le imprese di acquacoltura, vista l’impossibilità di difenderli, non immettono nelle concessioni avannotti di vongole veraci – spiega il presidente dell’Api Pier Antonio Salvador – e tra dicembre 2023 e metà 2024 c’è il forte rischio di non trovare più prodotto “made in Italy” e di doverne importare dall’estero, oltre al pericolo che corrono le aziende produttrici di non riuscire più a autosostenersi”.

 

“Siamo soddisfatti per questi provvedimenti, che avevamo peraltro sollecitato nella scorsa riunione. Occorre però – sottolinea Salvador – capire e approfondire, dal punto di vista scientifico, perché il granchio blu, presente nei nostri mari dagli anni ’80, abbia avuto questa improvvisa quanto incontrollata proliferazione. Questo predatore distrugge non solo il prodotto adulto pronto per la commercializzazione, ma anche tutto quello che avrebbe dovuto rappresentare la produzione del prossimo anno”.

 

Ad oggi, la capacità di contrastare la riproduzione di granchio blu vede in campo principalmente gli acquacoltori da molluschicoltura. Il limite nella loro attività di contrasto, come sottolinea l’associazione piscicoltori, è nelle attrezzature autorizzate sulle imbarcazioni, a livello ministeriale e regionale. Occorre anche prestare attenzione anche alle taglie non commestibili del crostaceo alieno.

 

Nel 2022 l’acquacoltura italiana ha prodotto 180.000 tonnellate di pesci e molluschi, con un fatturato che ha superato 500 milioni di euro, allevando 35 specie ittiche in ambienti diversi: acqua dolce, lagune, mare.

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Consumi, Salvador (API – Confagricoltura): “Comprate pesce italiano, ma occhio all’etichetta”

“In vacanza si sceglie di portare in tavola sempre più pesce: registriamo un aumento dei consumi che quest’anno ci permetterà di superare i 30 kg annui pro-capite. Ottimi anche i risultati per cozze e vongole in particolare, di cui siamo leader indiscussi per l’allevamento delle veraci. Le famiglie hanno finalmente riscoperto l’importanza della provenienza locale e della filiera corta, optando per la genuinità, la qualità e la sicurezza alimentare dei prodotti ittici italiani”. Lo sostiene Pier Antonio Salvador, presidente dell’Associazione Piscicoltori (API) di Confagricoltura, analizzando l’impennata dei consumi di prodotti dell’itticoltura nazionale.

L’Italia – evidenzia API – si conferma il mercato più grande al mondo per spigole e orate, e continuano a rimanere alti anche i consumi di cozze e vongole. Cresce anche il numero di estimatori delle diete light, che prediligono la sostenibilità ed i prodotti locali, scegliendo trote e salmerini per piatti dal sapore delicato e dalla preparazione veloce. Particolarmente richieste le trote di taglie grandi, di cui più del 40% è destinato alla ristorazione. 

Come ricorda la FAO, l‘acquacoltura è il sistema più efficiente e sostenibile per la produzione di proteine animali. 

Il pesce fa bene, si sa, e con il caldo e le vacanze cresce la voglia di mangiarne di più. I molluschi, ricorda l’Associazione dei piscicoltori di Confagricoltura, costituiscono una preziosa fonte di proteine di alta qualità e minerali, con un basso contenuto lipidico e un’elevata percentuale di acidi grassi polinsaturi. Orate e spigole poi sono ricche di Omega3 ed apprezzate dai consumatori per il sapore delle loro carni bianche.

“Tuttavia la produzione nazionale attuale per queste due ultime specie (di 17500 tonnellate) non è assolutamente sufficiente a soddisfare le richieste – conclude Pier Antonio Salvador – e importiamo troppo pesce da altri Paesi, come Grecia e Turchia, ignorando il nostro potenziale. Dobbiamo impegnarci, insieme alle istituzioni e agli amministratori, a utilizzare meglio e mettere a frutto i nostri 7500 chilometri di coste, tanto più che aumenta l’attenzione sull’origine del prodotto, anche al ristorante: allevato o pescato, l’importante è che sia italiano. Ai consumatori chiediamo di controllare la provenienza”.

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Caro bollette, Api (Confagricoltura): pesce italiano a rischio sulle tavole

“Sono letteralmente saltate, a causa del drastico aumento dei costi di produzione per i prodotti della piscicoltura, le programmazioni per i prossimi mesi, incidendo sulla presenza del prodotto ittico d’acquacoltura, mettendo a rischio la stessa sopravvivenza di molte imprese del settore e la presenza di pesce ‘made in Italy’ fino alle prossime feste natalizie”. Questo l’allarme lanciato da Pier Antonio Salvador, presidente dell’associazione piscicoltori italiani di Confagricoltura.

La situazione, denunciano i piscicoltori di Confagricoltura, dopo oltre 6 mesi di conflitto, è aggravata dalla forte carenza idrica determinata dal prolungarsi del periodo siccitoso. Queste le cause scatenanti di considerevoli e potenzialmente irreversibili ripercussioni sulle imprese del settore.

I mangimi sono aumentati del 35%, l’energia elettrica dal 200 al 300 % (in base alle tipologie d’utilizzo), l’ossigeno liquido ha segnato almeno un +250%. Incrementi importanti anche nella logistica interna (mezzi aziendali e imbarcazioni) e negli scambi con fornitori e clienti dovuti ai rincari dei carburanti agricoli (che non hanno tutte le agevolazioni della pesca), nel costo degli avannotti, degli imballaggi, dei materiali e pezzi di ricambio necessari alla manutenzione degli impianti e delle attrezzature.

Il già notevole aumento del costo unitario di produzione è addirittura raddoppiato nei sistemi fortemente dipendenti dalla disponibilità di energia elettrica. Nel caso degli impianti a terra, gli allevatori hanno dovuto attivare le pompe, prevalentemente inutilizzate da 2003 (altra annata estremamente siccitosa); rilevante anche l’impatto sulle aree lagunari, in particolare nel Nord Adriatico.

“Siamo molto preoccupati – conclude Salvador – per il tragico quadro che si è determinato dal punto di vista economico. Per gli allevamenti non si può configurare un lockdown ma, senza urgenti provvedimenti in grado di abbattere immediatamente i costi, crescerà inevitabilmente il numero delle imprese a rischio chiusura, costringendo gli italiani a consumare sempre più pesce importato”.

 

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“Scegliete solo pesce Made in Italy”: l’appello di Confagricoltura e dell’Associazione Piscicoltori Italiani ai ristoratori

Il vantaggio è doppio: acquistare qualità e bontà con il sostegno del D.L. ”Agosto”

 

In Italia circa il 50% dei prodotti dell’acquacoltura e della pesca viene consumato al di fuori dalle mura domestiche. Confagricoltura e API (Associazione Piscicoltori Italiani) invitano ristoranti, pubblici esercizi e agriturismi a scegliere prodotti nazionali utilizzando i vantaggi previsti dal D.L. “Agosto”. Nel decreto legge approvato, infatti, sono previste risorse per 600 milioni, proprio per sostenere l’acquisto di prodotti agricoli del territorio (articolo 58, Fondo filiera ristorazione).

L’Associazione Piscicoltori evidenzia come questa misura sia un’opportunità da cogliere, dal momento che, sovente, il prodotto importato da altri Paesi non è in grado di offrire le medesime caratteristiche e garanzie di quello italiano.

Il Fondo, che in fase di conversione, su richiesta di Confagricoltura, è stato esteso alle attività di ristorazione connesse alle aziende agricole, è una grande occasione per gli esercenti, che potranno offrire un prodotto di eccellenza utilizzando queste risorse e iniziare proficue collaborazioni con gli allevatori italiani. Tutto questo a vantaggio dei comparti interessati e dei consumatori, che avranno così certezze sull’origine e sul metodo di produzione del pesce ordinato al ristorante.

Confagricoltura e API mettono in evidenza, inoltre, come i nostri acquacoltori siano impegnati a garantire prodotti di altissima qualità, sani e nutrienti, fondamentali anche nelle diete dei più piccoli. Dal punto di vista nutrizionale, infatti, il pesce allevato contiene pregiate prerogative organolettiche e nutrizionali, come gli acidi grassi e gli Omega 3, ottimi per la salute e per rafforzare il sistema immunitario.

Il settore dell’acquacoltura – ricordano Confagricoltura e API – vanta un giro d’affari di oltre 500 milioni di euro, occupa 15.000 addetti e produce più di 180.000 tonnellate tra pesci e molluschi, in 800 siti produttivi concentrati per il 60% al Nord, il 15% al centro e il 25% al Sud.

Il pesce più allevato in Italia è la trota, che con 37.000 tonnellate supera un valore di 120 milioni di euro. Seguono orata e spigola, con 17.000 tonnellate, per un valore di 133 milioni. Inoltre, il nostro Paese produce 130 milioni di avannotti di specie ittiche marine pregiate ed è leader europeo nella produzione di caviale da allevamento, con più di 50 tonnellate.

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