Confagricoltura: bene la proposta della Commissione UE di introdurre dazi sui cereali dalla Russia. Auspichiamo veloce approvazione da parte del Consiglio

La Commissione UE ha ufficialmente presentato al Consiglio la proposta di introdurre dazi straordinari su cereali, semi oleosi e prodotti derivati da Russia e Bielorussia.

Confagricoltura accoglie con favore una decisione che aveva fortemente sollecitato per evitare la destabilizzazione del mercato europeo e fermare la corsa al ribasso dei prezzi.

La Federazione Russa, infatti, è arrivata a controllare il 25% delle esportazioni di cereali a livello globale.

Nel periodo gennaio-novembre 2023 – ricorda la Confederazione – le sole importazioni di grano duro dalla Russia sono ammontate a 400mila tonnellate rispetto alle 32mila dello stesso periodo dell’anno precedente. Per quando riguarda cereali, semi oleosi e prodotti derivati, con i dazi si potrebbe aprire un recupero, per le produzioni europee, di 4,3 milioni di tonnellate per un controvalore di 1,3 miliardi di euro.

Confagricoltura evidenzia che la proposta della Commissione, non essendo riferita a sanzioni ma dazi, deve essere approvata a maggioranza qualificata. La misura, dunque, oltre a tutelare gli agricoltori europei, non ostacola il movimento e la circolazione dei prodotti russi verso Paesi terzi.

L’effetto sul mercato europeo dell’introduzione dei dazi straordinari sarebbe certamente tonificante e utile a fermare il crollo dei prezzi agricoli all’origine.

Confagricoltura auspica quindi che il provvedimento possa essere approvato il più rapidamente possibile in sede di Consiglio.

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Granaio Italia, Confagricoltura: sì alla tracciabilità, no a ulteriore burocrazia

“Le quotazioni in forte diminuzione e l’aumento dei costi di produzione potrebbero portare a un drastico calo delle semine di grano duro. Gli imprenditori chiedono trasparenza ed efficienza per continuare a garantire qualità e affrontare la difficile situazione con fiducia”. 

Lo ha affermato Filippo Schiavone, componente di Giunta Confagricoltura, che ha partecipato alla riunione del tavolo “Granaio Italia”, convocata stamani dal Sottosegretario La Pietra. La misura intende risolvere il problema relativo alla diminuzione del prezzo dei cereali attraverso un accurato monitoraggio delle produzioni cerealicole presenti sul territorio nazionale, con la comunicazione, nell’apposito registro telematico istituito nell’ambito dei servizi del Sistema informativo agricolo nazionale (SIAN), delle operazioni di carico e scarico dei quantitativi di cereali e di farine di cereali.

“Rispetto alla prima stesura del decreto – spiega Schiavone – diamo atto al Sottosegretario di aver modificato la formula di monitoraggio che dovrà entrare in vigore a partire dal 2025 e apprezziamo il lavoro del tavolo che ha istituito. Le proposte che abbiamo portato oggi alla riunione vanno ulteriormente nella direzione di non aggravare il peso burocratico sulle aziende”.

Confagricoltura ha chiesto, in particolare, che venga alzata la soglia minima da sottoporre alla registrazione sul SIAN, attualmente fissata a 30 tonnellate annue; che si garantisca il buon funzionamento del portale dove andranno effettuate le comunicazioni da parte delle aziende cerealicole, e che si valuti una deroga al regime sanzionatorio fino a quando il registro telematico non sarà a pieno regime.

“La situazione attuale dei mercati, – conclude Schiavone – e le difficoltà che le imprese stanno incontrando in termini di produttività, redditività e competitività, ci spingono ad essere cauti nell’aggravio di procedure amministrative. Accogliamo pertanto con favore ogni iniziativa volta a superare le criticità attuali, con l’obiettivo di garantire trasparenza e tracciabilità del prodotto italiano”.

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Confagricoltura: il grano dalla Russia all’Africa strumento di influenza geostrategica. Indipendenza alimentare Ue sempre più importante

“L’indipendenza alimentare della UE assume un crescente valore, alla luce dell’uso dei prodotti agricoli di base come un’arma e come strumento di influenza geostrategica da parte della Federazione Russa”.

Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, commenta così l’annuncio del ministero dell’Agricoltura di Mosca relativo alla decisione di cedere a titolo gratuito grano russo ad alcuni Paesi africani.

Nel complesso, saranno mobilitate circa 200 mila tonnellate entro i primi mesi dell’anno venturo. Due navi, con un totale di 50 mila tonnellate, sono già in viaggio alla volta di Somalia e Burkina Faso.

“Secondo le autorità russe – prosegue Giansanti – la decisione è resa possibile da un potenziale produttivo che resta elevato, nonostante le sanzioni imposte per l’invasione dell’Ucraina. Secondo le stime più accreditate, le esportazioni di grano della Federazione Russa potrebbero arrivare ad incidere per oltre il 20% sul totale mondiale”.

Le autorità di Mosca hanno anche annunciato la sospensione delle esportazioni di grano duro dal 1° dicembre a tutela della disponibilità sul mercato interno.

“L’export di grano duro russo è limitato – rileva il presidente di Confagricoltura – ma il blocco è indice della grande condizione di incertezza esistente sui mercati internazionali”.

La prossima settimana, l’assemblea plenaria del Parlamento europeo voterà sul progetto di regolamento che prevede la riduzione fino al 50% dell’uso di fitofarmaci. Rilancio l’invito a tener conto delle implicazioni in ordine alla salvaguardia del potenziale produttivo dell’agricoltura europea.

“La ricerca e le innovazioni ci danno la possibilità di produrre di più con una minore pressione sulle risorse naturali e sull’ambiente“, conclude il presidente di Confagricoltura.

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Ucraina, Confagricoltura: il mancato accordo sul grano favorisce instabilità e speculazione

“La decisione presa a Mosca fa salire l’instabilità sui mercati internazionali e favorisce la speculazione. La Federazione Russa continua a utilizzare il cibo come un’arma e strumento di pressione per allentare le sanzioni”.

E’ il commento del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, sul mancato rinnovo dell’accordo sul grano dal Mar Nero che ha consentito l’esportazione via mare di oltre 30 milioni di tonnellate di cereali e semi oleosi prodotti in Ucraina, destinati per circa il 25% alla Cina.

A questo punto, è da mettere in preventivo un rialzo dei prezzi delle commodities che, secondo l’indice della FAO, sono in costante diminuzione da un anno rispetto al picco raggiunto nel marzo 2022.

Va comunque segnalato che, sul piano delle scorte globali, la situazione è diversa da quella in essere nel luglio dello scorso anno, quando l’accordo fu sottoscritto. Allora, ad esempio, le giacenze di mais erano al minimo da sei anni. Ora, stando alle previsioni del dipartimento di Stato USA all’Agricoltura, si attesteranno a fine campagna 2023-2024 sul livello più elevato da cinque anni. Anche le scorte di grano sono previste in crescita.

C’è, però, un altro aspetto da evidenziare. “Il mancato rinnovo dell’accordo – rileva Giansanti – può avere come conseguenza anche un aumento dei flussi di prodotti ucraini sul mercato europeo, con il risultato di innescare ulteriori pressioni al ribasso delle quotazioni. Per il grano tenero già scontiamo in Italia un taglio di circa il 30% rispetto ai prezzi del 2022”.

Per effetto della sospensione dei dazi doganali decisa dalla UE lo scorso giugno, dagli ultimi dati diffusi dalla Commissione risulta che le importazioni di prodotti agroalimentari dall’Ucraina sono aumentate del 60% nei primi tre mesi di quest’anno sullo stesso periodo del 2022. Per i cereali, l’aumento è stato di circa 920 milioni di euro, seguono semi oleosi e colture proteiche con 550 milioni.

“Alla luce di questi dati, nel giro di un anno, l’Ucraina è diventata il secondo fornitore di prodotti agroalimentari della UE”, evidenzia il presidente di Confagricoltura.

Da ricordare, infine, che, per limitare l’impatto provocato dal forte aumento degli arrivi dall’Ucraina, la UE ha deciso in via eccezionale, fino al 15 settembre, il blocco delle importazioni di grano, mais, colza e semi di girasole in cinque Stati membri (Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia). E’ consentito solo il transito verso altre destinazioni nella Ue o fuori dall’Unione.

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Grano, si riducono rese e produzione. Confagricoltura: preoccupazione per le quotazioni dei cereali

È entrata nel vivo la raccolta del grano, con grande ritardo e all’insegna della forte incertezza. A pesare sono state le piogge tardive che hanno infranto le prospettive di quella che fino ai primi di maggio si presentava come un’ottima annata, sia per il grano duro, sia per quello tenero. Con le trebbiature ancora in corso, Confagricoltura rileva le prime impressioni dei territori di produzione.

I raccolti sono stati letteralmente falciati dalle piogge e, da Nord a Sud, i cali sono evidenti. L’andamento climatico ha fatto sì che s’invertissero tendenze consolidate: nel Centro e nel Nord del Paese, ad esempio, si raccoglieva prima il tenero, poi il duro, ma quest’anno è stato il contrario.

In Emilia-Romagna l’alluvione ha colpito duro. La regione, fanno sapere i tecnici, sconta intanto la perdita totale del raccolto su 13 mila ettari di grano e orzo, sommersi per più giorni. Si stima un calo del 20% dei cereali. Nella terza regione italiana per la produzione di grano duro, dopo Puglia e Sicilia, si temono, in media, rese inferiori fino al 40/50%, mentre la situazione appare migliore per il tenero.

In Puglia, in Capitanata, la raccolta del grano duro è in corso e terminerà entro due settimane. Ad oggi si stima un calo delle rese di circa il 20%.

In Sicilia, allo stato attuale, le rese inferiori del frumento hanno punte di oltre il 30%, con i grani antichi più penalizzati dall’allettamento.

In Veneto, nel Veronese, il quadro è ancora con luci e ombre: le rese variano da zona a zona, per alcune varietà più in calo, altre stabili. Nei prossimi giorni si avrà una valutazione più omogenea.

In Piemonte, nella provincia di Alessandria, inizia in questi giorni il raccolto del frumento tenero. La qualità sembra buona, mentre la quantità è in calo.

È ancora presto per fare stime più precise, anche perché la situazione è a macchia di leopardo: in alcune aree del Paese, proprio a causa delle piogge, non si è riusciti ad entrare nei campi con i mezzi e la trebbiatura non è ancora iniziata.

Sul fronte prezzi c’è preoccupazione. In Italia, rimarca Confagricoltura, si registra un consistente aumento degli arrivi di cereali dal Nord Est europeo, in un contesto di mercato segnato da una contrazione dei prezzi che nel giro di un anno è stata del 40%.

I costi di produzione non hanno avuto riduzioni rilevanti e pertanto i conti sono in rosso per le imprese che producono per il mercato. E’ quanto sta accadendo per un altro cereale, il riso. Dopo l’emergenza siccità, le aziende del comparto lanciano l’allarme: le sono quotazioni troppo basse, incapaci di coprire i costi produttivi.

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Confagricoltura: il crollo della diga in Ucraina avrà pesanti conseguenze sul settore primario

Oltre al pesante impatto di carattere umanitario, il crollo della diga Kakhova sul fiume Dnipro, in Ucraina, avrà rilevanti conseguenze sui livelli produttivi dell’agricoltura. I futures relativi al prezzo del grano sui mercati internazionali  – segnala Confagricoltura  – hanno già fatto registrare un aumento del 2,6%. 

Secondo i dati preliminari diffusi dal ministero delle Politiche Agricole di Kiev, circa 10mila ettari di terreno agricolo risultano completamente allagati sulla riva destra dell’area di Kherson controllata dalle forze ucraine. Sono inoltre fuori uso i sistemi che lo scorso anno hanno consentito l’irrigazione di circa 580mila ettari, sui quali sono state raccolte 4 milioni di tonnellate di cereali e semi oleosi per un valore di 1,4 miliardi di euro.

Con il crollo della diga, ha sottolineato il ministero delle Politiche Agricole, i danni rivestono un carattere strutturale e avranno effetti prolungati negli anni. Otre il 90% dei sistemi irrigui nell’area di Kherson sono rimasti privi di una fonte di approvvigionamento idrico. Nel Sud dell’Ucraina, pertanto, l’anno prossimo i terreni non potranno essere coltivati o daranno rese nettamente inferiori alla media. 

I prodotti agricoli dell’Ucraina, in particolare cereali e semi oleosi – ricorda Confagricoltura – rivestono un ruolo fondamentale per il rifornimento dei mercati internazionali. Nel 2021, le esportazioni di settore si attestarono a circa 27 miliardi di euro.

L’accordo sul ‘grano dal Mar Nero’, che consente l’export via mare delle produzioni ucraine, ha contribuito a evitare finora una crisi alimentare globale. Anche l’agricoltura europea ha assicurato un contributo fondamentale.  

Nei giorni scorsi la Commissione Ue ha evidenziato che le esportazioni di cereali verso i Paesi del Nord Africa e dell’Africa subsahariana sono ammontate nei primi due mesi di quest’anno a 3,9 milioni di tonnellate, circa 770 mila in più sullo stesso periodo del 2022.

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Export grano ucraino, Confagricoltura: l’UE lavori per tutelare i prezzi e i mercati interni degli stati membri

L’influenza dei flussi di grano ucraino sui mercati interni agli Stati membri è un tema che, per Confagricoltura, deve essere affrontato al più presto. Secondo i dati definitivi resi noti dalla Commissione europea, le esportazioni di settore dell’Ucraina verso il mercato UE, a fine 2022, hanno superato in valore i 13 miliardi di euro, circa 6 miliardi in più sull’anno precedente. 

Con un aumento complessivo dell’88% nell’arco di un anno, l’Ucraina è diventata il terzo fornitore di prodotti agroalimentari della UE, superando gli Stati Uniti. L’import di cereali, in particolare, si è attestato sui 4,6 milioni di tonnellate per un incremento di valore del 100%. Il risultato è che i prezzi negli Stati membri confinanti sono crollati, suscitando le proteste degli agricoltori.

Per sostenere l’attività agricola a seguito dell’invasione russa, lo scorso anno la UE ha proceduto alla sospensione dei dazi doganali sui prodotti agroalimentari in arrivo dall’Ucraina fino a giugno 2023. È già stata inviata al Parlamento e al Consiglio europei una proposta di proroga fino a giugno 2024.

Secondo Confagricoltura la soluzione dei problemi in atto va trovata in ambito europeo e in accordo con le autorità di Kiev. La politica commerciale rientra tra le competenze esclusive della Commissione europea. Le decisioni unilaterali degli Stati membri sono sempre contrarie alle regole dell’Unione, ma l’impatto determinato dallo straordinario aumento delle importazioni dall’Ucraina sull’agricoltura negli Stati membri confinanti richiede la massima attenzione.

Va anche garantito il transito dei prodotti ucraini nei “corridoi di solidarietà” aperti dalla UE per dare un’alternativa alle esportazioni ucraine dal Mar Nero. Da maggio a dicembre 2022 sono transitati 17 milioni di tonnellate di grano ucraino.

Infine, la Confederazione ricorda la necessità di salvaguardare e incrementare la presenza dei prodotti ucraini nel contesto delle iniziative internazionali per la sicurezza alimentare nei Paesi meno avanzati. Tenendo anche conto che le recenti contestazioni della Federazione Russa hanno fatto salire l’incertezza sul futuro dell’Accordo sul grano in partenza dai porti del Mar Nero.

Come segnalato nell’ultimo rapporto della FAO, resta aperta la sfida della sicurezza alimentare nei Paesi in via di sviluppo importatori netti di prodotti destinati all’alimentazione, a causa dell’aumento del debito pubblico e del deprezzamento del cambio delle valute locali nei confronti del dollaro USA e dell’euro.

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Grano duro, le quotazioni basse rischiano di compromettere la produzione italiana. Le proposte di Confagricoltura al tavolo Masaf

Valorizzare maggiormente le produzioni nazionali di pasta ottenuta con 100% di grano duro italiano, intensificando anche i controlli sulle produzioni italian sounding; fronteggiare la volatilità dei prezzi puntando ancora di più sui contratti di filiera; riattivare la Commissione Unica Nazionale per il grano duro per aiutare a migliorare la conoscenza dei processi di formazione dei prezzi.

Sono queste le priorità che Filippo Schiavone, componente di Giunta Confagricoltura, ha esposto al Tavolo sul grano duro convocato oggi al MASAF alla presenza del ministro Lollobrigida.

“La recente evoluzione delle quotazioni di mercato a livello nazionale sta preoccupando non poco gli operatori del comparto. Sono in particolare le quotazioni del grano duro all’origine che nelle ultime settimane si sono contratte notevolmente con riduzioni anche del 10% su base settimanale”, ha detto.

Sulle piazze di Bari e Foggia le quotazioni del grano duro ‘fino’ all’origine sono crollate del 25-26% da inizio anno e del 14-15% nell’ultimo mese.

“La questione della tenuta del prezzo pone un serio problema di autoapprovvigionamento – ha spiegato Schiavone -. Mentre negli ultimi anni si era assistito a un miglioramento del tasso di autoapprovvigionamento per il grano duro, la minore remunerazione della materia prima potrebbe indurre a contrarre le semine e quindi la produzione nazionale con un maggiore ricorso alle importazioni”.

Questa situazione – evidenzia Confagricoltura – farà aumentare anche il potenziale dell’export verso l’Italia, che nel 2022 aveva subito un vero e proprio crollo con un calo delle importazioni dal Canada di oltre il 40%. Nel 2022 l’Italia, primo produttore mondiale di pasta, ha importato più grano duro dall’UE (essenzialmente da Francia e Grecia) che dal Canada, tradizionalmente primo Paese fornitore.

“E’ inoltre essenziale – ha concluso Schiavone – avere maggiore conoscenza della situazione di mercato con dati aggiornati e disponibili in materia. A questo scopo, tuttavia, Confagricoltura non ritiene sia confacente l’obbligo di istituzione e tenuta del registro di carico e scarico di cereali e derivati, il cosiddetto ‘granaio d’Italia’ che sinora non è di fatto partito se non in via sperimentale e che rischia di tradursi unicamente in un ulteriore aggravio burocratico per le imprese”.

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G20, Giansanti (Confagricoltura): fondamentale il rinnovo dell’accordo sull’export del grano dall’Ucraina

“Il mancato rinnovo dell’accordo sulle esportazioni agroalimentari via mare dell’Ucraina avrebbe pesanti conseguenze sulla sicurezza alimentare globale e farebbe salire ulteriormente l’instabilità sui mercati internazionali” – dichiara il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.

“In quest’ottica, abbiamo particolarmente apprezzato il pieno sostegno dell’Italia alle iniziative avviate dalla comunità internazionale che è stato assicurato dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel suo intervento alla sessione del G20 in corso a Bali, in Indonesia”.

Confagricoltura ricorda che l’accordo sulla ripresa delle esportazioni agroalimentari dell’Ucraina è stato sottoscritto lo scorso luglio, grazie alla mediazione delle Nazioni Unite e della Turchia. L’intesa, in scadenza il 19 novembre prossimo, ha finora consentito l’export di 10 milioni di tonnellate di prodotti, principalmente grano e mais.

“Sulle prospettive dei mercati internazionali pesa anche la crisi dei fertilizzanti”, sottolinea Giansanti.

“A causa dell’aumento delle quotazioni del gas, le industrie hanno ridotto la produzione e le quotazioni hanno raggiunto livelli senza precedenti. Secondo i dati della Commissione europea, da settembre 2021 allo stesso mese di quest’anno, il rialzo è stato del 149 per cento”.

Ai leader del G20 – segnala la Confagricoltura – è stato trasmesso un documento redatto dalla FAO e dall’Organizzazione mondiale del commercio che, oltre all’analisi della situazione in atto, propone una serie di misure urgenti.

“Un adeguato apporto di fertilizzanti – prosegue Giansanti – è fondamentale per la quantità e la qualità dei prossimi raccolti in tutte le aree di produzione a livello mondiale. La carenza di prodotti farebbe salire i prezzi e l’inflazione”.

“Dal G20 attendiamo l’annuncio di concrete iniziative per affrontare la situazione”, conclude il presidente della Confagricoltura.

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Grano, Confagricoltura: bene la ripresa dell’accordo da parte della Russia

“La ripresa della partecipazione all’accordo sul grano da parte della Federazione Russa è un’iniziativa apprezzabile per garantire sicurezza alimentare e contrastare l’instabilità dei mercati”.

Lo afferma il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, a commento della conferma arrivata da Mosca.

“E’ necessario ora un po’ di tempo per ridare piena operatività all’accordo – aggiunge – considerato che attualmente sono ferme circa duecento navi nei porti dell’Ucraina in attesa dello svolgimento dei controlli previsti dall’intesa”.

In questo quadro, Confagricoltura ricorda la valenza dei corridoi di solidarietà europei attivati per dare un’alternativa terrestre o fluviale alle esportazioni di grano via mare dall’Ucraina. “Una soluzione che ha portato validi risultati – aggiunge Giansanti – perché da maggio a ottobre, secondo i dati della Commissione Ue, attraverso questi corridoi sono transitate 13 milioni di tonnellate di prodotti agroalimentari ucraini”.

“Auspichiamo che la ritrovata cooperazione  – conclude il presidente di Confagricoltura – possa riguardare anche il commercio dei fertilizzanti”.

 

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