A Berlino l’ortofrutta mondiale a Fruit Logistica. Attualità e prospettive del comparto sotto la lente di Confagricoltura

Fruit Logistica, la principale fiera internazionale dell’ortofrutta, si apre domani a Berlino in un clima di grande attenzione per il settore primario. La manifestazione sarà il fulcro delle relazioni mondiali degli operatori del settore e di tutto l’indotto. Attenzione puntata sullo scenario economico, al quale Confagricoltura dedica numerosi approfondimenti nello spazio A12, nel padiglione 4.2, con talk quotidiani insieme a istituzioni, imprese e stakeholder.

 

Al contesto generale di aumento dei costi di produzione, effetti tangibili del cambiamento climatico sulle coltivazioni, marginalità sempre più ridotte per le aziende, si aggiungono le incertezze derivanti dallo scenario mondiale con il protrarsi della guerra in Ucraina, la crisi del canale di Suez che ha un impatto consistente anche sul nostro export ortofrutticolo e la protesta dei trattori in corso in Europa.

 

Su questo sfondo, domani si aprono i padiglioni di Messe Berlin, che ospitano fino al 9 febbraio oltre 2600 espositori da 92 Paesi. L’Italia, come sempre, ha uno spazio importante, forte del settimo posto mondiale per produzione di ortofrutta e del sesto posto per l’export di settore. Foltissima la rappresentanza di aziende aderenti a Confagricoltura presenti in fiera.

 

Il comparto dell’ortofrutta fresca, esclusi i trasformati industriali, vale oltre 16 miliardi di euro. L’export di tutto il comparto, comprensivo anche della filiera, nei primi dieci mesi del 2023 ha raggiunto quota 9,4 miliardi di euro (+ 11,5% rispetto all’anno precedente), confermandosi settore di punta delle esportazioni agroalimentari.

 

L’Italia – ricorda Confagricoltura – occupa poi un ruolo di primo piano nella classifica europea per l’export di molti prodotti ortofrutticoli: 1° Paese esportatore di kiwi, uva da tavola, conserve di pomodoro e nocciole sgusciate, 2° Paese esportatore di mele e cocomeri, 3° Paese esportatore di insalate, cavolfiori e broccoli.

 

Sul fronte dei consumi, l’ortofrutta assorbe una fetta importante della spesa alimentare, con una quota percentuale che nel 2023 si attesta al 19,1% anche se in lieve flessione rispetto all’anno precedente.

 

Gli ultimi dati Ismea, relativi all’anno 2023, fanno registrare un incremento in valore dei consumi domestici di ortofrutta (fresca e trasformata) del 7,1% rispetto all’anno 2022 a cui fa da contraltare una flessione dei volumi acquistati del -1,7%. All’interno del segmento frutta fresca, la maggiore contrazione in termini di volumi è relativa agli agrumi, che fanno registrare un -6,6% rispetto al 2022.

 

Nel segmento ortaggi freschi il dato più preoccupante riguarda il comparto della IV gamma che, oltre la diminuzione in quantità (-3,6%), è l’unica voce del paniere orticolo che subisce anche una contrazione in valore (-1,3%).

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Focus Latte, plauso ai risultati positivi ma supporto alle imprese agricole. L’intervento di Gambuzza (Confagricoltura) al tavolo permanente del MIMIT su distribuzione, industria e produzione

Il vicepresidente di Confagricoltura, Sandro Gambuzza, ha partecipato al Tavolo permanente sui settori distribuzione, industria e produzione presso il ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT). Al centro del suo intervento: i risultati positivi del “Trimestre Anti-Inflazione”; l’andamento di prezzi all’origine dei prodotti agricoli; le ultime decisioni prese in UE in favore del settore primario; la rimodulazione del PNRR. Per quanto riguarda i prezzi all’origine, il vicepresidente della Confederazione si è concentrato su quello di latte e cereali che – tra gennaio e ottobre scorsi – sono calati, rispettivamente, del 12% e del 28%. Nel caso del latte, tale contrazione non è stata seguita da una riduzione dei prezzi al consumo contribuendo, così, a acuire le difficoltà che stanno vivendo le imprese del comparto.

“Confagricoltura ha da subito accolto con favore l’iniziativa del Ministro Urso ‘Trimestre Anti-inflazione’ – ha detto il vicepresidente di Confagricoltura al tavolo del MIMIT –. Dunque, oggi applaudiamo ai risultati positivi ottenuti da un grande lavoro sinergico, di sistema, e auspichiamo che tale esperimento funga da apripista verso un meccanismo strutturato per la formazione dei prezzi nella filiera che oggi ancora manca. Obiettivo raggiungibile anche grazie alla definizione di una filiera integrata e tracciabile nell’ambito del Made in Italy”.

“Non posso non sottolineare il significativo impegno delle imprese agricole che, in questa operazione, risultano particolarmente esposte – ha proseguito Gambuzza –. Infatti, i prezzi di alcuni prodotti, in primis il latte (prodotto agroalimentare con maggiori scostamenti negativi) ma anche i cereali, stanno subendo una contrazione marcata”. A questo proposito Confagricoltura ritiene particolarmente benefico l’apporto della Social Card che può fornire nuovo impulso al mercato. “Ci auguriamo una pronta messa a terra a beneficio dei produttori”, ha commentato al riguardo il vicepresidente della Confederazione.

“Le imprese del sistema cibo stanno affrontando sfide incisive, come quella legata ai cambiamenti climatici, continuando a garantire la sicurezza alimentare al nostro Paese, per questo ogni supporto possibile da parte delle istituzioni è ampiamente apprezzato”.

Infine, il vicepresidente della Confederazione ha ringraziato i ministeri competenti “per i grandi raggiungimenti ottenuti nel recente periodo, tra cui il rinvio della Plastic Tax, la rivisitazione del regolamento sugli imballaggi e la rimodulazione del PNRR a favore del comparto”.

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L’amaro ragusano Ulibbo medaglia d’oro al Sicilia Food Awards

 Un ulteriore riconoscimento per un’eccellenza che ha il gusto delle campagne ragusane 

Ulibbo, il liquore che nasce nelle campagne ragusane da un’antica ricetta che prevede l’infusione di foglie di ulivo e carrubo, conquista il primo posto nella Categoria Liquorifici e Distillati al Sicilia Food Awards. Il riconoscimento arriva a pochi mesi di distanza dalla medaglia d’argento al World Liqueur Awards di Londra, uno dei più importanti contest mondiali nel campo della liquoristica. Nel 2022 è stato premiato dal Sol&Agrifood – Il Golosario ricevuto al Vinitaly. Il liquore siciliano, grazie a questo riconoscimento, concorrerà all’Italy Food Awards che premia le eccellenze agroalimentari italiane.

Dentro Ulibbo c’è la Sicilia, la campagna di Ragusa, il sole che illumina e riscalda questo angolo di paradiso. E poi ancora gli ulivi secolari, i maestosi carrubi che si presentano con tutta la loro potenza olfattiva e aromatica in un distillato che nasce da un’antica ricetta di famiglia tramandata di generazione in generazione.

Ulibbo è realizzato all’interno del progetto Nativi dell’azienda agricola Verso le origini, associata a Confagricoltura, che nasce a Ragusa da un’idea maturata in anni di ricerche sullo sviluppo delle imprese e delle economie locali, sull’importanza del territorio e dei suoi prodotti e sull’impatto che le scelte alimentari hanno sulla salute e sull’ecosistema.

Confagricoltura Ragusa esprime vivissime congratulazioni a Edoarda Anzaldo e a Roberto Floridia per questo ulteriore riconoscimento a un prodotto ragusano che sta conquistando l’Italia e il mondo. La conferma che coltiviamo davvero eccellenze agroalimentari che brillano per qualità, innovazione e sostenibilità.

Ragusa, 28 novembre 2023

L’addetto stampa

Bartolo Lorefice

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Confagricoltura: cala l’inflazione, non l’impegno degli agricoltori

“I dati diffusi dall’ISTAT certificano il rallentamento dell’attività economica, dopo una fase di crescita che durava da dieci trimestri consecutivi.  In pratica – dichiara il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti  – nel terzo trimestre dell’anno, la crescita è stata pari a zero”.

L’ISTAT ha evidenziato che il risultato è dovuto, tra l’altro, a una diminuzione del valore aggiunto dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca. “Non è certo diminuito l’impegno degli imprenditori agricoli – sottolinea Giansanti – La riduzione del valore aggiunto è dovuta ai ripetuti eventi climatici eccezionali che hanno ridotto i raccolti a fronte di costi di produzione rimasti su livelli elevati”. 

L’Istituto nazionale di statistica ha anche rilevato che si è registrato un contributo negativo dal lato della domanda nazionale al netto delle scorte. I consumi alimentari si sono ridotti del 5%, a causa del taglio del potere d’acquisto delle famiglie.

“A questo riguardo, è un segnale importante il deciso rallentamento dell’inflazione dovuto essenzialmente alla diminuzione dei prezzi dei prodotti energetici. Anche l’aumento delle quotazioni al consumo dei generi alimentari si è ridotto di due punti percentuali su base annuale”.

“Risulta fondamentale la conferma del taglio del cuneo fiscale deciso dal governo nel quadro della manovra di bilancio per il prossimo anno. Ora – puntualizza il presidente di Confagricoltura – è altrettanto fondamentale incentivare gli investimenti per le transizioni energetica e ambientale”.

“In attesa degli incentivi previsti nella revisione del PNRR all’esame della Commissione europea – conclude Giansanti – chiediamo al governo e alle forze politiche di concentrare l’attenzione sulla diffusione delle innovazioni tecnologiche che possono ridurre l’impatto del cambiamento climatico e sulla revisione della normativa riguardante le assicurazioni per la difesa del reddito degli agricoltori”.

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World Pasta Day, Confagricoltura: il grano duro orgoglio Made in Italy e fulcro della sicurezza alimentare globale

Con una produzione di pasta pari a 4 miliardi di euro nel 2022 e 2,4 miliardi di euro nei primi sette mesi del 2023 (in aumento del 6% sull’anno precedente), l’Italia detiene il primato globale, posizionandosi anche come primo esportatore. Lo sottolinea Confagricoltura in occasione del World Pasta Day che si celebra oggi, 25 ottobre. 

Per la fabbricazione di questo alimento, rappresentativo del Made in Italy nel mondo, è fondamentale partire dal frumento duro, noto per l’alto contenuto di glutine che conferisce alle farine una consistenza ideale per la produzione anche di pane e di una vasta gamma di prodotti da forno.

L’Italia è prima in Europa per la coltivazione di questo cereale con 1,3 milioni di ettari dedicati e una produzione pari a 3,8 milioni di tonnellate nell’anno in corso. Il nostro Paese detiene il primato da oltre dieci anni e per mantenerlo è necessario rafforzare i rapporti tra i singoli attori della filiera fino al consumatore finale. Recentemente, infatti, sono intervenute diverse minacce esterne alla sostenibilità della produzione.

Per garantire rifornimenti all’industria, l’Italia importa frumento principalmente da Canada, Unione Europea, Kazakistan, Russia e Stati Uniti. Le importazioni italiane, per la quasi totalità originarie da questi Paesi fornitori, sono aumentate di quasi il 70 per cento nei primi sette mesi di quest’anno.

Negli ultimi dodici mesi, le imprese agricole sono state colpite da una drastica diminuzione del prezzo medio all’origine del grano duro (-30%), passando da circa 480 euro per tonnellata a 336 euro per tonnellata. Dal momento che i costi di produzione non hanno seguito la stessa tendenza al ribasso iniziale, la competitività delle imprese italiane ne ha fortemente risentito. Secondo le più recenti rilevazioni di ISMEA sui prezzi dei mezzi di produzione, infatti, dallo scorso agosto 2022 fino a giugno 2023, i costi del frumento si sono ridotti solamente del 3% circa.

“Nel corso degli anni, il tasso di autoapprovvigionamento del frumento duro è stato costantemente superiore al 70%. Questo dato riflette la nostra resilienza nell’assicurare una produzione sostenibile e una solida capacità di far fronte alle sfide occasionali, legate al cambiamento climatico e ad equilibri geopolitici precari ha dichiarato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura – Dobbiamo tuttavia evitare di perdere potenziale produttivo rafforzando la competitività delle imprese e i legami all’interno della filiera. Quest’anno in particolare, con il conflitto russo-ucraino ancora in corso e una situazione di forte instabilità in Medio Oriente, la Giornata Mondiale della Pasta ci invita a riflettere sull’importanza dei cereali, e del grano duro in particolare, per la sicurezza alimentare globale, fonte essenziale di nutrimento per milioni di persone nel mondo e risorsa imprescindibile per un’alimentazione sana e sostenibile, elemento caratteristico della Dieta Mediterranea. Non solo, mai come ora l’interdipendenza dei mercati è tangibile e bisogna restare al passo”.

Inoltre, le restrizioni legate all’entrata in vigore della riforma della Politica Agricola Comune (PAC) nel 2023 rappresentano un ulteriore ostacolo per le produzioni. Anche se nel breve termine molte imprese italiane potrebbero essere in grado di confermare i propri investimenti per un anno, obblighi come il regime di avvicendamento biennale potrebbero limitare la capacità di spesa. A questo proposito Giansanti ha commentato: “Confagricoltura ha contestato sin dall’inizio la rotazione obbligatoria prevista nell’ambito della nuova PAC. Ora siamo al lavoro per ottenere una nuova deroga, dopo quella concessa lo scorso anno in vista di una definitiva modifica dei regolamenti di base, a beneficio dei nostri produttori che non possono perdere competitività su un prodotto cruciale per la sicurezza alimentare, locale e globale, oltre che orgoglio italiano nel mondo”.

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Ortofrutta, Confagricoltura: settore in grave sofferenza. Necessarie misure per garantire il futuro alle imprese e all’economia

La situazione del comparto ortofrutticolo è stata oggetto di approfondimento del Comitato direttivo di Confagricoltura, all’indomani del Tavolo convocato dal ministro Lollobrigida e alla luce delle gravi difficoltà del settore. Proprio a Bologna, due giorni fa, i frutticoltori erano scesi in piazza per sollecitare misure e garantire futuro ad uno dei più rilevanti comparti dell’agricoltura nazionale, che vale oltre 14 miliardi di euro e rappresenta il 25% dell’intero settore primario italiano.

Le priorità sono il ripristino della liquidità delle imprese, la realizzazione di un piano straordinario pluriennale di estirpazione e reimpianto per convertire la produzione frutticola verso specie e varietà più orientate al mercato e maggiormente adattate ai cambiamenti climatici, il miglioramento degli strumenti della gestione del rischio per tutelare il reddito degli agricoltori, aumentando i fondi per accrescere l’efficacia delle misure dedicate.

Il quadro è molto complesso. Dopo due anni consecutivi in cui le gelate primaverili hanno compromesso buona parte dei raccolti in diverse regioni d’Italia, a fronte della diffusione di fitopatie difficili da contrastare, nell’ultimo anno i produttori hanno dovuto fare i conti con le gelate di aprile, le alluvioni di maggio, le alte temperature che si sono eccezionalmente protratte nel tempo, situazioni che hanno portato pesanti riduzioni delle quantità raccolte e commercializzate.

Ai danni climatici si somma la dinamica dei costi di produzione che continua a mantenersi su livelli alti rispetto al passato e che in questi ultimi giorni, a causa dello scoppio del nuovo conflitto, sta portando a nuovi aumenti. C’è poi da evidenziare la carenza di manodopera, l’incremento dei tassi di interesse che riduce la propensione agli investimenti, una generale diminuzione del potere d’acquisto che sta ulteriormente riducendo i consumi delle famiglie, ormai su livelli preoccupanti da diverso tempo.

Le produzioni più in difficoltà sono pere, kiwi e agrumi. Nella sola Emilia-Romagna, negli ultimi 20 anni, la superficie frutticola è passata da 66mila a 44mila ettari. Soltanto le pere quest’anno hanno avuto una produzione inferiore del 60% rispetto al 2022.

Confagricoltura apprezza lo sforzo del ministro Lollobrigida che ha annunciato di voler pianificare lo sviluppo della filiera, puntando in particolare su innovazione e ricerca, ma ribadisce l’urgenza di misure efficaci: “Nell’immediato, occorrono provvedimenti importanti, così come è successo con il decreto ministeriale per gli agrumi. Molte aziende oggi lavorano in perdita. Il settore sta diventando estremamente vulnerabile. È evidente l’urgenza di interventi per garantire un futuro all’agricoltura e all’economia di molte regioni”.

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Imballaggi, Confagricoltura: il voto della Commissione Ambiente penalizza l’ortofrutta. Salvo il vino. Il voto in plenaria a metà novembre

La Commissione Ambiente dell’Europarlamento ha approvato il rapporto sulla riduzione dei rifiuti da imballaggio che prevede il divieto di utilizzo di confezioni monouso per frutta e verdura sotto 1 kg. La proposta non ha accolto le richieste del mondo agricolo, dell’Horeca e di tutti gli altri settori economici, recepite invece in Commissione Agricoltura.

“Questa proposta andrà ad impattare negativamente non solo su tutti i produttori di imballaggi, ma anche sui fornitori e gli utilizzatori – afferma il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – Esiste un rischio estremamente concreto che vengano danneggiate intere filiere strategiche della produzione e della distribuzione nazionale, a loro volta fortemente integrate su scala europea. A subire i danni peggiori sarebbero le imprese e le cooperative agricole e della filiera alimentare, settore trainante del nostro export”.

Gli imballaggi alimentari in generale, inclusi quelli monouso, fra i più direttamente colpiti da questo approccio, sono decisivi per la protezione e la conservazione degli alimenti, l’informazione al consumatore, la tracciabilità e l’igiene dei prodotti, riducono gli sprechi alimentari e favoriscono l’accesso al cibo, anche nelle aree più a rischio. In particolare, le imprese della IV gamma dovrebbero ora fare fronte all’impossibilità di reperire sul mercato confezioni alternative in grado di offrire le stesse garanzie per il consumatore rispetto alla sua salute, alla perfetta conservazione e alla non contaminazione batterica degli alimenti.

Positivo invece il voto a favore dell’eliminazione dei rigidi parametri di riuso di vetro e imballaggi per i vini.

Impatto negativo sulla nostra economia deriva invece dalle norme sui fitofarmaci approvate dalla stessa Commissione Ambiente. In un momento di grande incertezza sui mercati e di approvvigionamento, è stata votata la riduzione dell’utilizzo di fitofarmaci di almeno il 50% a livello europeo, mentre per il livello nazionale la diminuzione varia in base all’utilizzo nel periodo 2013/2017.

Confagricoltura aveva chiesto un rigetto della proposta per la mutata situazione geopolitica mondiale, per la mancanza di alternative di protezione delle piante, e perché non tiene conto delle diverse situazioni produttive, climatiche e pedologiche di ogni singolo Stato membro.

“Il voto di oggi sui due dossier – evidenzia Giansanti – è in aperto contrasto con l’avvio di un dialogo strategico sull’agricoltura annunciato a luglio dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che aveva riconosciuto il ruolo strategico del settore primario e la necessità di politiche a salvaguardia delle potenzialità produttive delle imprese agricole”.

“L’intera relazione sarà votata in Plenaria a metà novembre – conclude il presidente di Confagricoltura – Inizia ora un percorso per ottenere in quella sede un cambio di posizione sui dossier”.

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Agrumi, Confagricoltura: patologie importate minacciano il patrimonio nazionale

Uscito il decreto del Masaf con obiettivi e aiuti per le imprese del comparto

Più controlli alle frontiere per salvare i nostri agrumi dalle malattie causate dalle importazioni da Paesi Terzi. Nel solo periodo gennaio-agosto di quest’anno sono state ben 33 le intercettazioni di CBS (macchia nera degli agrumi) su frutti provenienti dal Sudafrica. 

Giosuè Arcoria, Presidente della Federazione nazionale Agrumi di Confagricoltura

Confagricoltura lancia l’allarme tornando sul pericolo che minaccia il settore agrumicolo italiano: “Se i nostri agrumi fossero attaccati da questa fitopatia – afferma Giosuè Arcoria, presidente della Federazione nazionale Agrumi di Confagricoltura – l’intero comparto nazionale sarebbe a rischio. Stiamo ancora facendo i conti con il virus della tristeza e i nostri sforzi rischiano di essere annullati dall’ingresso della CBS o da altre fitopatie”.

È necessario, per l’Organizzazione degli imprenditori agricoli, mettere in atto velocemente misure efficaci per salvaguardare l’agrumicoltura italiana, il territorio, le imprese e l’indotto. “Occorre introdurre, come abbiamo richiesto – prosegue Arcoria – un limite di intercettazioni, oltre il quale vanno bloccate le importazioni. La CBS non solo è altamente contagiosa, ma non esite alcuna misura per controllarla”.

Confagricoltura ha ripetutamente sollevato, anche a Bruxelles, questi problemi. Nell’ultima riunione del gruppo di lavoro al Copa-Cogeca, Spagna e Italia hanno chiesto di intervenire. Oltre alla macchia nera degli agrumi, infatti, ulteriori intercettazioni su mandarini e pompelmi provenienti dal Sudafrica e da Israele hanno segnalato la presenza di Falsa Cydia.  

Nell’UE sono poco più di 500mila gli ettari di agrumi. L’Italia, con 140.000 ettari, circa 3 milioni di tonnellate di prodotto e 1,5 miliardi di valore, è il secondo produttore europeo dopo la Spagna e il tredicesimo mondiale, con l’export che raggiunge 250 milioni di euro.

“L’elevata vocazione produttiva del nostro territorio, l’ottima qualità delle produzioni italiane, l’ampia offerta e l’impegno degli agrumicoltori – conclude Arcoria – deve tradursi in altrettanta responsabilità da parte delle istituzioni europee per proteggere queste eccellenze con misure forti ed efficaci. Il ministro Lollobrigida ha firmato un buon decreto agrumi, a cui abbiamo contribuito per migliorare una prima versione, nel quale sono indicati obiettivi e un regime di aiuti favorevole alle imprese del comparto”.

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Inflazione, Confagricoltura: il tavolo primo passo per rafforzare la filiera agroalimentare, ma lo scenario internazionale si prospetta difficile

“Il trimestre antinflazione si è dimostrato il primo passo verso un nuovo e più strutturato rapporto tra tutte le componenti del sistema agroalimentare italiano con l’obiettivo prioritario di evitare un’ulteriore contrazione dei consumi, ma sarebbe opportuno avviare anche una discussione su come affrontare uno scenario che si prospetta difficile sul mercato interno e quello internazionale”.

Lo ha affermato il vicepresidente di Confagricoltura, Sandro Gambuzza, alla prima riunione del tavolo permanente dedicato ai settori della distribuzione, del commercio e dell’industria dei beni di largo consumo, tenutosi ieri al Mimit.

“Il primario è uno dei settori che operano in un contesto di liquidità bassissimo, in cui un maggiore costo rischia di essere un ulteriore appesantimento dal punto di vista del carrello della spesa. In alcune filiere è più semplice proteggere i costi, in altre sarà impossibile”.

“C’è poi la questione del credit crunch, con la riduzione della disponibilità dei prestiti che rallenta ulteriormente gli investimenti in un periodo di grande difficoltà per le imprese agricole – ha aggiunto Gambuzza – Nessuna parte del sistema agroalimentare può pensare di avere da sé la soluzione dei problemi. Una visione condivisa e una stretta collaborazione rafforzerebbero l’efficienza e la competitività complessiva del sistema e permetterebbero di combattere il generale clima di sfiducia.

“Il Made in Italy è cresciuto, dimostrando il nostro potenziale produttivo, – ha aggiunto il vicepresidente di Confagricoltura – ma resta l’evidenza per il comparto primario di carenze strutturali che ora più che mai necessitano di essere supplite”.

C’è poi il tema dell’approvvigionamento energetico “fondamentale in termini di garanzie di stabilità e sicurezza per i cittadini, ma soprattutto per le imprese. I primi dati che emergono dal conflitto israelo-palestinese rischiano di compromettere tutto quello che è stato fatto negli ultimi mesi per cercare di limitare l’effetto dell’aumento dell’inflazione. Il ritorno a uno stato di tensione – ha concluso Gambuzza – rischia di far aumentare sempre di più l’inflazione, andando sostanzialmente a creare una situazione di fortissima instabilità nei mercati e di pressione enorme soprattutto sui produttori di beni primari, rischiando di generare caos sugli approvvigionamenti alimentari”.

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Giansanti (Confagricoltura): “Rischio recessione se aumentano ancora i tassi di interesse”

 “Con un ulteriore aumento dei tassi di interesse salirebbe sensibilmente il rischio di una recessione generalizzata nell’area dell’euro”. Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, lancia l’allarme in vista della prossima riunione della Banca centrale europea (BCE) che potrebbe varare una nuova stretta creditizia.

“Gli ultimi dati della Commissione europea indicano che l’attività economica sta già rallentando e sono state riviste al ribasso le previsioni di crescita nell’area dell’euro per quest’anno e per il 2024 – rileva Giansanti -. L’inflazione è in calo, ma per i prossimi mesi è previsto un aumento dei costi energetici sui quali la nuova stretta della BCE non avrebbe effetto”.

“Preoccupa, in particolare, la recessione prevista per la Germania, che è il primo mercato di sbocco per le esportazioni italiane nel complesso e per le produzioni del settore agroalimentare. Non è quindi scontato che, come si è verificato in passato, le esportazioni del Made in Italy agroalimentare consentano di compensare la riduzione delle vendite sul mercato interno”.

Intanto l’ISTAT ha segnalato una preoccupante contrazione della produzione dell’industria alimentare. A luglio, la riduzione è stata del 4,5% sullo stesso mese del 2022. “Anche l’andamento dei prezzi agricoli all’origine risente in negativo della diminuzione dei consumi – rileva il presidente di Confagricoltura -. La riduzione è dovuta essenzialmente al taglio innescato dalla perdita di potere d’acquisto. L’aumento dei tassi di interesse comporterebbe un raffreddamento aggiuntivo della domanda”.

“La stretta creditizia già varata dalla BCE è senza precedenti per velocità e intensità – conclude Giansanti -. In aggiunta ai maggiori costi, è in calo la concessione di credito da parte delle banche. Tra le conseguenze c’è anche la crescente difficoltà delle imprese a partecipare alle iniziative del PNRR”.

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