Vino, incontri B2B organizzati da Confagricoltura con operatori di Stati Uniti e Regno Unito

Confagricoltura organizza un triplo appuntamento di incontri business dedicati alle imprese vitivinicole. I B2B si presentano particolarmente interessanti perché si focalizzano su due mercati consolidati per l’Italia del vino: gli Stati Uniti e il Regno Unito.

Gli appuntamenti sono realizzati da Confagricoltura in collaborazione con ‘DoctorWine’ by Daniele Cernilli con lo scopo di sviluppare nuovi canali commerciali internazionali e raggiungere nuovi consumatori interessati ai prodotti Made in Italy di qualità.

Tre gli eventi in programma: si inizia il 31 gennaio con operatori del Regno Unito e si prosegue il 15 e il 21 febbraio con operatori degli Stati Uniti. Parteciperanno importatori, distributori, agenti commerciali, ristoratori, enoteche e stampa specializzata. Folta la presenza delle aziende che si sono iscritte agli incontri, provenienti da tutta Italia.

In questo delicato momento storico legato alla pandemia si sta osservando una rivoluzione degli stili di vita, in particolare dei consumi in casa, anche per quanto riguarda il vino. Dopo un 2020 che ha bloccato gli scambi internazionali per il lockdown, le vendite sono riprese con rinnovato entusiasmo, specialmente attraverso il web.

L’obiettivo degli incontri è offrire alle aziende nuove opportunità di mercato, sia nei Paesi in cui la presenza del vino italiano è consolidata e i consumatori interessati alle novità delle cantine, sia in Paesi in cui si aprono nuovi sbocchi di business.

Le esportazioni di vino italiano hanno superato 5,8 miliardi di euro nei primi dieci mesi del 2021, con +13,2% rispetto allo stesso periodo del 2020 e +10% rispetto al 2019.

Negli Stati Uniti, primo mercato extra UE delle produzioni vinicole italiane, le vendite hanno raggiunto 1,46 miliardi di euro, +20% rispetto al 2020 e +14% sul 2019.

Il Regno Unito, che dopo la Brexit è a tutti gli effetti un Paese terzo, rimane stabile al terzo posto delle esportazioni di vino italiano, dopo la Germania e gli USA.

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Ue, Agrinsieme scrive al ministro Patuanelli a difesa del settore vitivinicolo

Agrinsieme, il coordinamento che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, ha scritto al ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, esprimendo viva preoccupazione per l’approvazione della Decisione della Commissione Europea relativa al programma di lavoro 2022 sulla promozione dei prodotti agricoli, facendo particolare riferimento al settore vitivinicolo.

Nell’ambito dei criteri per la valutazione dei progetti di promozione, è stato inserito – prosegue la missiva – l’allineamento con gli obiettivi di alcune recenti comunicazioni della Commissione, tra cui il Piano europeo della lotta ai tumori, che è una semplice comunicazione e non ancora declinata a livello legislativo.

Il Parlamento europeo, nella sua relazione del Piano che dovrà essere votata dall’Assemblea Plenaria, non fa distinzione tra consumo moderato di alcool e abuso in merito alle conseguenze sulla salute, e specifica che non esiste una soglia minima al di sotto della quale il consumo sia sicuro.

Questa tesi, a parere di Agrinsieme, appare poco equilibrata e potrebbe disorientare i consumatori, poichè metterebbe in discussione il consumo di vino, oltre che l’abuso. Senza considerare poi il danno di immagine per un comparto determinante dell’economia italiana, quello vitivinicolo, che dà lavoro ad oltre un milione di addetti.

Il Coordinamento segnala preoccupazioni sul futuro del comparto: sembra infatti che la Commissione europea abbia promosso uno studio per mappare le misure fiscali e le politiche dei prezzi applicate alle bevande alcoliche – vini inclusi – con l’obiettivo di una revisione sistematica delle politiche dei prezzi, delle misure fiscali e dei sostegni nazionali applicati all’alcool nei Paesi dell’Unione.

Per Agrinsieme si tratta di un’iniziativa che potrebbe avere pesanti conseguenze sull’intero settore, pertanto ha chiesto un incontro urgente con il ministro Patuanelli per esporre alcune proposte per la difesa del comparto vitivinicolo, nel quadro di una complessiva tutela del made in Italy agroalimentare.

“Una questione che tocca da vicino il nostro territorio provinciale – dichiara il presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrè – vocato alla produzione vitivinicola di qualità e dove insistono 1237 ettari di vigneti per la produzione di uva da vino (400 ettari per uva da vino DOP, 500 ettari per uva da vino IGP e 400 ettari per altri vini) e 2700 ettari per la produzione di uva da tavola*. Ci aspettiamo un incontro celere e risolutivo con il ministro Patuanelli, nel quale Agrinsieme rappresenterà al meglio le richieste anche dei produttori vitivinicoli ragusani e siciliani.”.

 

*dati Istat riferiti al 2021

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Vendemmia sempre più in balia degli eventi climatici

Uve sane, volumi in lieve calo. Grandine e ungulati preoccupano i viticoltori

 

Inizia il conto alla rovescia per la vendemmia 2021, che oggi si presenta con alcune caratteristiche comuni a tutto lo Stivale: ottima qualità delle uve, una produzione quantitativa in lieve calo rispetto allo scorso anno, ritardo della maturazione di circa una decina di giorni rispetto al 2020 e al 2019, in cui però si era anticipato molto rispetto alla media.

Tranne quindi in alcune zone della Sicilia – dove si inizia a raccogliere oggi lo Chardonnay per il forte aumento della temperatura con lo Scirocco che ha accelerato la maturazione dei grappoli in pochi giorni – per l’avvio vero e proprio della vendemmia occorre aspettare una decina di giorni.

La grande variabile – fa presente Confagricoltura – è il meteo: è sotto gli occhi di tutti come gli episodi di grandine, raffiche di vento e nubifragi si siano intensificati andando a colpire in maniera devastante alcuni territori, sebbene circoscritti. In altre zone è invece la siccità a creare problemi.

La fotografia attuale presenta quindi la Lombardia che fa i conti con il gelo primaverile e le recenti grandinate, oltre che con la siccità in alcune aree: si stima un 10% di volumi in meno rispetto al 2020, sperando che non ci siano ulteriori colpi di scena a livello meteorologico. In Franciacorta, dopo alcuni anni di vendemmie anticipate, si dovrebbe iniziare a raccogliere tra una decina di giorni con le basi per lo spumante.

In Piemonte la qualità si presenta elevata e la quantità in leggero calo rispetto allo scorso anno. Hanno sofferto alcune zone per la grandine, che ha colpito a macchia di leopardo e che continua a preoccupare in questi giorni. Nel Roero sono ancora evidenti i segni delle grandinate che hanno distrutto duemila ettari di vigne poche settimane fa.

Il Veneto sembra in controtendenza rispetto ai quantitativi del resto d’Italia. La produzione è maggiore di circa il 2%, grazie anche ai nuovi impianti. Si inizierà la vendemmia con il Pinot Grigio tra circa 2 settimane, quindi toccherà al Glera per la produzione di Prosecco.

In Trentino la primavera più fredda rispetto al 2020 ha procurato un ritardo nella maturazione dei grappoli di circa 15 giorni. Ottima la situazione fitosanitaria. Si inizierà a vendemmiare intorno al 28 agosto. Anche in questa regione la grandine ha colpito, sebbene su una fascia limitata, ma andando a distruggere la quasi totalità delle vigne in alcuni areali.

In Friuli Venezia Giulia il meteo ha alternato piogge e siccità. La Regione ha attivato un imponente sistema di monitoraggio contro la Flavescenza Dorata, che è in aumento e che arriva anche dalla vicina Slovenia. Si conta di iniziare a raccogliere la prima settimana di settembre.

In Liguria si calcola il 15% in meno di volumi, dopo annate molto abbondanti. Preoccupa la grandine, ma anche la presenza sempre più frequente di ungulati che procurano evidenti danni alle vigne.

La Toscana registra circa il 10 – 15% in meno di produzione per le gelate primaverili che hanno colpito alcune zone collinari. In linea la fase di maturazione, ma anche in queste zone i vignaioli devono lottare contro la presenza massiccia di cinghiali.

La Sardegna viticola ha subito danni importanti in Gallura, dove le gelate primaverili hanno provocato una riduzione che supera in alcune zone il 40% dei tradizionali volumi.

In Emilia Romagna le gelate di aprile hanno provocato danni importanti, e non tutte le aree si sono riprese con vigore. La maturazione è in lieve ritardo rispetto allo scorso anno; la qualità delle uve ad oggi è molto elevata. In qualche zona collinare si registra invece stress idrico.

Nelle Marche la situazione si presenta buona, con uve sane che hanno permesso di effettuare pochissimi trattamenti in vigna. In alcune zone il problema è la siccità.

L’Umbria ha patito le gelate di aprile e ora il problema è la mancanza di piogge in alcune zone. Allo stato attuale, il 2021 sembra registrare un recupero di volumi produttivi rispetto allo scorso anno.

Analoga la fotografia dell’Abruzzo, che oggi presenta la prospettiva di un calo di volumi intorno al 12% e qualche problema di siccità, al momento non preoccupante.

Nel Lazio recupera la produzione con un +5% rispetto al -10% dello scorso anno. Le uve sono sane e i trattamenti sono stati minimi.

La Puglia deve fare i conti con la mancanza di piogge che ha rallentato la maturazione. I volumi sono in linea con il 2020. Si prospetta la vendemmia intorno a Ferragosto per le basi spumanti e a fine mese per il Primitivo.

In Campania la zona del Casertano ha sofferto maggiormente la siccità, ma per ora le prospettive sono buone sia in termini quantitativi, sia qualitativi.

Anche in Calabria si prospetta una buona vendemmia, con volumi superiori rispetto a un magro 2020.

“La situazione è in continua evoluzione e l’uva, che nella maggior parte delle regioni è in fase di invaiatura, è nel momento cruciale della sua maturazione – commenta Federico Castellucci, presidente della Federazione Vino di Confagricoltura – In pochi giorni può cambiare completamente il quadro: l’innalzamento delle temperature accelera lo sviluppo e alza la gradazione zuccherina degli acini, andando quindi a modificare lo stato dell’arte e i tempi della vendemmia”.

“Certamente i cambiamenti climatici influiscono sempre di più sulla viticoltura e comportano anche un approccio agronomico adeguato alle nuove esigenze. Su questo si deve lavorare, non solo in Italia, dato che la questione è globale e riguarda da vicino anche i nostri principali competitor enologici. Come spesso Confagricoltura ha ricordato, – conclude Castellucci – serve uno sforzo comune per il bene del pianeta e anche per le sue economie”.

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Vino-Brexit, il Regno Unito taglia la burocrazia sulle importazioni. Confagricoltura: Ottima notizia per il comparto, che nel 2021 aumenta le vendite verso il mercato britannico

Il Regno Unito ha deciso di semplificare gli oneri burocratici relativi all’importazione di vini, che in totale ammonta a oltre 4 miliardi di euro l’anno, di cui circa la metà in arrivo dagli Stati membri della Ue.

Con la decisione annunciata ieri dal governo britannico – spiega Confagricoltura – a partire dal 2022 viene in particolare soppresso l’obbligo di presentazione del certificato VI-1 per i prodotti in arrivo dai Paesi terzi. Sulla base della normativa in vigore, il rilascio del certificato richiede lo svolgimento di complesse analisi di laboratorio.

“Saranno avvantaggiati in modo diretto i consumatori e gli operatori britannici – sottolinea il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.

Secondo i dati diffusi dal governo di Londra, gli oneri amministrativi determinano un costo di circa 140 milioni di euro l’anno che si scarica su quello finale dei prodotti in arrivo dall’estero.

“La semplificazione amministrativa facilita anche l’attività delle nostre imprese che esportano sul mercato britannico e la possibile riduzione del prezzo finale può far salire ulteriormente il consumo dei vini italiani” – aggiunge Giansanti.

Con un fatturato annuale nell’ordine di 800 milioni di euro, il Regno Unito è il terzo mercato di sbocco per i vini Made in Italy: oltre il 12% sul totale delle esportazioni.

I consumatori britannici, in dettaglio, acquistano 2,6 milioni di ettolitri di vini italiani.

“Siamo tra i primi Paesi fornitori e merita segnalare che l’export di vini della Ue sembra resistere anche alle conseguenze della Brexit – segnala il presidente di Confagricoltura.

Stando ai dati della Commissione europea, le esportazioni agroalimentari dell’Unione sul mercato britannico sono diminuite del 6% – circa 800 milioni di euro in valore assoluto – da gennaio ad aprile di quest’anno sullo stesso periodo del 2020. Per i vini, invece, si è registrato un incremento di 140 milioni.

 

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Vino, accolta richiesta di Confagricoltura al ministro Patuanelli: Italia e 12 Stati membri sollecitano fondi straordinari Ue per il settore

“Ringraziamo il ministro Patuanelli per aver accolto la nostra richiesta relativa alla mobilitazione di fondi straordinari della UE, per gestire la difficile situazione del settore vitivinicolo”.

Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, commenta così l’annuncio che la richiesta – promossa dalla Spagna e sostenuta, oltre che dall’Italia da altri dodici Stati membri – sarà discussa nel corso della sessione del Consiglio Agricoltura della UE in programma il 22 e 23 marzo.

“Il settore vitivinicolo è tra i più colpiti dall’impatto economico della pandemia per le ripetute chiusure del canale HoReCa a livello globale” – rileva Giansanti.

I dati disponibili indicano che le giacenze di vini a livello europeo sono sensibilmente aumentate rispetto ai livelli in essere all’inizio dello scorso anno. Secondo le cifre del Ministero delle Politiche Agricole, si attestavano in Italia a gennaio a 61 milioni di ettolitri, il 3,6% in più sullo stesso mese del 2019.

“Senza fondi aggiuntivi dell’Unione – sottolinea Giansanti – sarà difficile, per non dire impossibile, varare con risorse adeguate le misure idonee a tonificare il mercato e le quotazioni”.

“Ci aspettiamo dalla Commissione europea – conclude il presidente di Confagricoltura – una valutazione sulla situazione dei mercati agricoli in ambito europeo, a seguito degli ulteriori interventi di contenimento resi necessari dall’evoluzione della pandemia”.

“Per altri settori produttivi, oltre a quello vitivinicolo, potrebbe risultare necessaria la messa in opera di misure di sostegno come quelle varate lo scorso anno”.

 

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Vino, Confagricoltura: “Sì a una strategia dedicata e condivisa per il settore, ma in tempi rapidi”

“Condividiamo la necessità di una strategia dedicata al comparto vino, condivisa con la filiera, il Mipaaf, il ministero degli Esteri e l’Ice – proposta dalla ministra Bellanova in occasione delle stime vendemmiali 2020 – per una ripresa forte del settore in tempi rapidi”. Lo afferma il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che aggiunge: “Se l’Italia si conferma primo produttore mondiale in termini di volumi, sul fronte export sono necessarie rapidità decisionale e risorse adeguate per migliorare le performance del settore, fortemente penalizzato dal lockdown e dalla pandemia”.

Quindi sì ad una promozione coordinata del vino italiano nel mondo con metodi e strumenti all’avanguardia, ma anche misure più snelle per utilizzare al meglio le risorse.

“L’Ho.Re.Ca – aggiunge Giansanti – rappresenta un canale essenziale per le imprese vitivinicole e ben vengano le attenzioni per il comparto, tuttora in sofferenza”.

Sul fronte della manodopera, le aziende di Confagricoltura ribadiscono la necessità di misure adeguate per sopperire alla mancanza di personale per la vendemmia in corso: “Dalla quarantena attiva a strumenti più snelli per assumere personale: sollecitiamo un pronunciamento del Comitato Tecnico Scientifico – conclude Giansanti – sul protocollo definito tra le parti sociali agricole alla presenza dei ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali, Politiche Agricole e della Salute”.

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Se il vino non riparte, l’Italia perde occupazione, economia, cultura e paesaggio

Con 356mila aziende, 650mila ettari vitati, 50 milioni di ettolitri e un valore di 13 miliardi di euro, il comparto vitivinicolo è una delle eccellenze più rappresentative dell’Italia, non soltanto per il primato mondiale di volumi produttivi, ma per il significato che tutto ciò rappresenta in termini economici, occupazionali, culturali e paesaggistici. Tuttavia, il brusco calo dell’export e il perdurare della chiusura di ristoranti, bar ed enoteche nella fase 2 dell’emergenza Coronavirus mettono a rischio la sopravvivenza del settore, che conta 1,3 milioni di addetti.

Confagricoltura evidenzia che il 35% del vino è consumato nel canale HoReCa, che assorbe il 55% del valore del comparto. Il lockdown di queste attività fino a inizio giugno, sommato al mancato recupero crediti degli ultimi mesi di vendite, farà perdere oltre il 40% del fatturato delle aziende.

“La maggior parte delle piccole e medie imprese vitivinicole italiane – spiega il presidente della Federazione Vino di Confagricoltura, Federico Castellucci – non serve la grande distribuzione, ma ha come principali canali di riferimento quello tradizionale e quello della vendita diretta in azienda, anche negli agriturismi, di fatto bloccati dalle restrizioni dei DPCM”.

“Il tracollo del settore vino – continua – avrebbe conseguenze nefaste per l’economia del Paese, con gravi perdite occupazionali e anche per l’ambiente, con alcune aree vitate che potrebbero essere abbandonate senza alternative sostenibili”.

La vitivinicoltura italiana, che ha origini antiche ed è immagine e sostanza di innumerevoli territori, più di altre al mondo ha un forte legame con le caratteristiche pedoclimatiche di ogni regione: queste peculiarità danno ai nostri vini un valore unico e irripetibile. Condannare la vitivinicoltura italiana al collasso, pertanto, significa condannare un settore che, insieme all’arte, alla cultura e alla gastronomia, costituisce l’identità e la fortuna del nostro Paese.

Confagricoltura ha proposto una serie di interventi, come la rinegoziazione del debito, la sospensione delle rate per 12 mesi, la concessione dei contributi in conto interessi, l’attivazione del pegno rotativo anche per il vino e lo sviluppo di garanzie sui crediti. Si è inoltre attivata per l’avviamento della vendemmia verde, anche parziale, per un sostegno allo stoccaggio dei vini di qualità e per una possibile distillazione di crisi accompagnata da un’adeguata riduzione delle rese per ettaro.

“Se in una fase critica come questa non si riesce ad avere una forte e immediata iniezione di liquidità, senza troppa burocrazia – conclude Castellucci – molte aziende rischiano realmente di non poter neanche arrivare al termine dell’emergenza Covid-19 e si vedranno superate dai concorrenti degli altri Paesi europei ed extraeuropei”.

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Fase 2, le proposte di Confagricoltura: liquidità alle imprese e riapertura del canale Ho.Re.Ca

“Le imprese hanno urgente bisogno di liquidità. I ritardi e le complessità burocratiche fanno salire il costo economico della pandemia”. E’ quanto ha evidenziato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, all’odierna riunione del Comitato Direttivo di Palazzo Della Valle dedicata alla gestione dell’emergenza Covid-19.

“In primo luogo – aggiunge – proponiamo il riconoscimento di un credito di imposta commisurato alle perdite di reddito subite dalle imprese, quindi l’estensione all’intero territorio nazionale degli oneri previdenziali attualmente applicati nelle zone montone”.

Giansanti ha fatto il punto sui contatti in corso con il Governo e con il mondo politico, in vista della presentazione, nei prossimi giorni, del decreto legge sui nuovi interventi per le imprese.

“Stiamo mettendo l’accento sulla necessità di salvaguardare il tessuto produttivo e l’occupazione – indica Giansanti – Dobbiamo farci trovare pronti per la fase di ripresa economica, senza lasciare spazio ai nostri concorrenti. Per questo chiediamo, tra l’altro, la ristrutturazione almeno a dieci anni delle posizioni fiscali e contributive pregresse, il sollecito recepimento della direttiva Ue sulle pratiche sleali, nuove risorse finanziarie per la promozione all’estero del Made in Italy agroalimentare, il miglioramento del bonus verde”.

“A sostegno della ripresa, proporremo inoltre al sistema bancario un piano per il consolidamento a lungo termine dei prestiti in essere”.

Nel corso del dibattito è stata ribadita la persistente carenza di manodopera per le imminenti operazioni stagionali: “Continuiamo a svolgere tutte le possibili iniziative per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro – sottolinea Giansanti – Restiamo invece in attesa delle specifiche iniziative del Governo. Deve essere chiaro a tutti che ogni giorno che passa, sale il rischio di perdita dei raccolti”.

A livello europeo, Confagricoltura considera assolutamente inadeguati i provvedimenti annunciati nei giorni scorsi dalla Commissione europea.

“Nel contesto di una crisi epocale – sottolinea Giansanti – è inaccettabile l’assenza di fondi aggiuntivi per le produzioni più tipiche dell’agricoltura mediterranea: vino, ortofrutta, olio d’oliva. Contestiamo, inoltre, la mancanza di interventi per le produzioni suinicole”.

“L’emergenza sanitaria – prosegue il presidente di Confagricoltura – ha dimostrato che la sicurezza alimentare è un punto di forza e un elemento strategico per la coesione sociale. Va fatto ogni sforzo per l’aumento della produzione agroalimentare italiana, grazie anche a una maggiore integrazione tra tutte le parti della filiera”.

In vista della cosiddetta “fase 2”, Confagricoltura chiede di accelerare, in presenza di adeguate condizioni di sicurezza, la ripresa dell’attività del canale HoReCa per favorire il collocamento delle produzioni di settore.

La filiera vino chiede al Governo la riapertura del canale Ho.Re.Ca

Far ripartire ristoranti, bar ed enoteche il prima possibile è vitale per il futuro delle cantine italiane, altrimenti per molte aziende non ci sarà alcuna fase due

“La notizia della riapertura delle attività ristorative al 1° giugno è un altro duro colpo per il nostro settore. Oggi più che mai il canale Ho.Re.Ca è di vitale importanza per le aziende vitivinicole, che hanno già perso irreversibilmente almeno il 30% delle vendite con danni permanenti. Per questo occorre farlo ripartire il prima possibile, pur nel pieno rispetto di tutte le misure di sicurezza e di distanziamento. Altrimenti per molte imprese del canale HoReCa ecantine italiane non ci sarà alcuna fase due”.

E’ questo l’appello unanime rivolto al Governo da parte della filiera vino – che riunisce le principali organizzazioni del settore Confagricoltura, CIA, Copagri, Unione italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi – a pochi giorni dall’adozione delle misure contenute del nuovo DPCM che dà il via libera alla cosiddetta fase due dell’emergenza Coronavirus. Disposizioni sull’allentamento del lockdown che però non contemplano una rapida ripresa delle attività di bar, enoteche e ristoranti con conseguenze disastrose non solo per gli operatori del settore, ma anche per le migliaia di piccole e medie imprese del comparto vitivinicolo nazionale già alle prese con un export quasi completamente bloccato e costrette a ricorrere alle vendite online come unica, ove possibile, via per la sopravvivenza.  Nell’esprimere piena solidarietà e sostegno agli operatori dell’Ho.Re.Ca e alle loro famiglie duramente colpite dal lockdown, la filiera auspica dunque che il Governo, pur nel rispetto delle indicazioni espresse dal Comitato tecnico scientifico, tenga conto delle urgenti richieste di ripartenza di questo canale e prenda in seria considerazione un ripensamento dell’impianto normativo recentemente proposto per dare una risposta concreta ad uno dei comparti più strategici e decisivi per l’economia e il turismo italiani.

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Coronavirus, Confagricoltura: “Decisione responsabile il rinvio di Vinitaly al 2021”

“La decisione di posticipare di un anno il Vinitaly è una scelta responsabile. Confagricoltura appoggia questa scelta, seppur dolorosa ma inevitabile, che recepisce le preoccupazioni delle aziende associate rispetto al posticipo della fiera precedentemente annunciato per giugno di quest’anno”.

Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, commenta così la comunicazione ufficiale di VeronaFiere relativa al rinvio di un anno del più importante appuntamento fieristico dedicato al comparto vinicolo e anche a quello dell’olio con “Sol”, che si svolge in contemporanea con il Vinitaly.

Aggiunge Federico Castellucci, presidente della Federazione Nazionale Vino di Confagricoltura: “Partecipiamo sempre alla manifestazione con un ricco programma di approfondimento e incontri, pertanto Confagricoltura non farà mancare, ora più che mai, il proprio appoggio nella rimodulazione del calendario di Verona e degli eventi internazionali organizzati dall’ente Fiera per il comparto”.

Il mondo del vino, che traina l’agroalimentare del Paese anche nelle esportazioni che superano i 6 miliardi di euro, sta attraversando un momento di grande difficoltà a causa dell’emergenza Coronavirus, ma i produttori italiani sono uniti nella volontà di ripartire quanto prima per riportare nel mondo la qualità e il valore del grande patrimonio vitivinicolo italiano.

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Tavolo vino, la filiera al ministro Bellanova: una cabina di regia per dare valore all’Italia vitivinicola

“Instabilità geopolitiche, guerre commerciali, dazi e Brexit hanno forti ripercussioni sulle esportazioni vinicole. È fondamentale avviare una vera e propria ‘cabina di regia’ tra istituzioni e filiera del vino, luogo di confronto per avviare un prezioso gioco di squadra ed individuare opportune strategie per un settore che è ambasciatore nel mondo del made in Italy”.

Lo ha ribadito al ‘Tavolo del Vino’, promosso dal ministro Teresa Bellanova, la filiera rappresentata dai presidenti delle organizzazioni più autorevoli del settore (Alleanza delle Cooperative agroalimentari, Assoenologi, CIA Agricoltori, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini, Unione Italiana Vini).

“Abbiamo apprezzato l’approccio pragmatico e la disponibilità espressa dalla ministra Bellanova ad un confronto diretto e costruttivo – hanno aggiunto i rappresentanti della filiera -. I produttori intendono essere al fianco delle istituzioni e da queste si aspettano un reciproco sostegno anche su tutta una serie di delicati temi da affrontare nei prossimi mesi, come la nuova politica agricola comune, la semplificazione degli adempimenti burocratici, l’evoluzione dei modelli di commercializzazione, l’attenzione alla sostenibilità, il vino come parte integrante della dieta mediterranea, il suo consumo responsabile e le nuove sfide legate all’etichettatura. Ci auguriamo – hanno continuato – che la cabina di regia possa essere operativa in tempi rapidi, con obiettivi chiari e scadenze definite, coinvolgendo i soggetti maggiormente rappresentativi delle imprese attive in vigna, in cantina e sui mercati”.

Le organizzazioni agricole e settoriali da vari anni hanno attivato un tavolo di analisi e proposte che ha consentito di raggiungere importanti traguardi come il ‘Testo Unico del Vino’. La richiesta, ora, è di avere presto tutti i decreti applicativi entro Vinitaly 2020, la fiera in programma a Verona dal 19 al 22 aprile prossimi.

“L’esortazione – hanno concluso i presidenti – è di collaborare all’obiettivo comune della crescita in reputazione e valore dell’Italia del vino”.

 

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