Riportiamo di seguito l’intervista al presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrè, inserita all’interno di uno spazio di approfondimento dedicato all’inchiesta della Guardia di Finanza di Ragusa sul comparto ortofrutticolo di Vittoria, che vede 18 indagati e il sequestro di beni per 3 milioni di euro, per una truffa su 415 finti lavoratori. 

Il Presidente di Confagricoltura Ragusa: già in passato le imprese oneste si sono viste bloccare ordinativi, espelliamo chi non rispetta le regole

“DANNI ENORMI PER LE AZIENDE SANE, SENZA FIDUCIA PERDIAMO LA CLIENTELA”

Vittoria. “Quando accadono episodi come questi, i danni sono enormi anche per il comparto agricolo sano. Chi paga il prezzo sono le aziende che operano nella legalità, ma che finiscono con l’essere coinvolte da un alone di sospetto su tutto il comparto. Nove mesi fa, quando fu portata in primo piano la vicenda dello sfruttamento delle donne rumene nelle campagne, alcune aziende pagarono un prezzo altissimo. Qualcuna si vide bloccare le commesse di acquirenti stranieri. Adesso si corre lo stesso rischio”, Antonio Pirrè, presidente di Confagricoltura Ragusa, commenta così l’operazione GHOST FARMS.

Qual è il suo giudizio su quanto è accaduto?

“In provincia di Ragusa operano quasi 5000 aziende agricole. Sono aziende sane, che operano nella legalità, che hanno anche una posizione forte sul mercato. Notizie del genere spesso danneggiano proprio loro. Le aziende sane subiscono i contraccolpi per le responsabilità di altri”.

È ciò che è accaduto a marzo?

“Sì. Io ho ricevuto la segnalazione di quattro aziende, due di Ispica, due di Vittoria. Qualcuna ha subito il blocco delle vendite per una settimana, blocco che però si è ripetuto dopo quindici giorni. Il danno economico è ingente. Pensi che una di queste aziende, sempre a marzo, ha ricevuto il Premio Welfare Index Pmi 2017. Si tratta di un premio di Generali Italia (con Confindustria e Confagricoltura) per le piccole e medie imprese che attuano importanti iniziative di welfare aziendale. La premiazione si è svolta alla presenza del Ministro del Lavoro Poletti. Tra le prime nove aziende italiane, c’era proprio un’azienda agricola della nostra provincia che, appena due settimane prima, si era vista bloccare le commesse. Ovviamente, appena avuta la notizia del premio, la situazione si è sbloccata, l’azienda ha potuto riprendere le vendite. I titolari di questa azienda si erano perfino fatti carico degli studi universitari della figlia di loro dipendenti rumeni, che oggi è laureato e lavora anch’essa in azienda”.

Quindi c’è chi paga le colpe degli altri. Ma ci sono, anche delle aziende “nere”…

“Spesso nascono solo con l’intento di produrre carta, cioè falsa documentazione per truffare l’erario e l’Inps. Questi fenomeni spesso non hanno nulla a che fare con il comparto agricolo”.

La vostra organizzazione come affronta questo problema? Se tra le aziende coinvolte ci fosse un vostro associato, come vi comportereste?

“I provvedimenti sono molto severi. L’azienda verrebbe subito sospesa. Se si accertano le responsabilità, si arriva all’espulsione. Confagricoltura ha adottato un protocollo di legalità che la maggior parte dei nostri iscritti hanno sottoscritto. Ma siamo anche prudenti: ricordo il caso di un’azienda calabrese che era finita nel calderone di un’inchiesta. Poi si appurò che i fatti contestati non erano reali. Bisogna sempre attendere che venga accertata la verità”.

Fonte: Giornale di Sicilia, domenica 17 dicembre

gds