A Berlino l’ortofrutta mondiale a Fruit Logistica. Attualità e prospettive del comparto sotto la lente di Confagricoltura

Fruit Logistica, la principale fiera internazionale dell’ortofrutta, si apre domani a Berlino in un clima di grande attenzione per il settore primario. La manifestazione sarà il fulcro delle relazioni mondiali degli operatori del settore e di tutto l’indotto. Attenzione puntata sullo scenario economico, al quale Confagricoltura dedica numerosi approfondimenti nello spazio A12, nel padiglione 4.2, con talk quotidiani insieme a istituzioni, imprese e stakeholder.

 

Al contesto generale di aumento dei costi di produzione, effetti tangibili del cambiamento climatico sulle coltivazioni, marginalità sempre più ridotte per le aziende, si aggiungono le incertezze derivanti dallo scenario mondiale con il protrarsi della guerra in Ucraina, la crisi del canale di Suez che ha un impatto consistente anche sul nostro export ortofrutticolo e la protesta dei trattori in corso in Europa.

 

Su questo sfondo, domani si aprono i padiglioni di Messe Berlin, che ospitano fino al 9 febbraio oltre 2600 espositori da 92 Paesi. L’Italia, come sempre, ha uno spazio importante, forte del settimo posto mondiale per produzione di ortofrutta e del sesto posto per l’export di settore. Foltissima la rappresentanza di aziende aderenti a Confagricoltura presenti in fiera.

 

Il comparto dell’ortofrutta fresca, esclusi i trasformati industriali, vale oltre 16 miliardi di euro. L’export di tutto il comparto, comprensivo anche della filiera, nei primi dieci mesi del 2023 ha raggiunto quota 9,4 miliardi di euro (+ 11,5% rispetto all’anno precedente), confermandosi settore di punta delle esportazioni agroalimentari.

 

L’Italia – ricorda Confagricoltura – occupa poi un ruolo di primo piano nella classifica europea per l’export di molti prodotti ortofrutticoli: 1° Paese esportatore di kiwi, uva da tavola, conserve di pomodoro e nocciole sgusciate, 2° Paese esportatore di mele e cocomeri, 3° Paese esportatore di insalate, cavolfiori e broccoli.

 

Sul fronte dei consumi, l’ortofrutta assorbe una fetta importante della spesa alimentare, con una quota percentuale che nel 2023 si attesta al 19,1% anche se in lieve flessione rispetto all’anno precedente.

 

Gli ultimi dati Ismea, relativi all’anno 2023, fanno registrare un incremento in valore dei consumi domestici di ortofrutta (fresca e trasformata) del 7,1% rispetto all’anno 2022 a cui fa da contraltare una flessione dei volumi acquistati del -1,7%. All’interno del segmento frutta fresca, la maggiore contrazione in termini di volumi è relativa agli agrumi, che fanno registrare un -6,6% rispetto al 2022.

 

Nel segmento ortaggi freschi il dato più preoccupante riguarda il comparto della IV gamma che, oltre la diminuzione in quantità (-3,6%), è l’unica voce del paniere orticolo che subisce anche una contrazione in valore (-1,3%).

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Legge di Bilancio, Confagricoltura: positive alcune misure a supporto di imprese e consumi

Confagricoltura plaude a diverse misure a supporto del settore primario, inserite nella Legge di Bilancio; in particolare: il Fondo per la gestione delle emergenze in agricoltura che prevede lo stanziamento di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026; il differimento, dal 1° gennaio 2024 al 1° luglio 2024, della decorrenza dell’imposta sui manufatti in plastica monouso e dell’imposta sul consumo delle bevande analcoliche edulcorate.

La manovra risponde alle richieste della Confederazione in merito alla reintroduzione delle misure di intervento per la previsione della liquidità aziendale, al fine di evitare il sovraindebitamento.

Significativo il sostegno alle imprese, tramite il finanziamento del credito di imposta per il Mezzogiorno (pari a 1,8 miliardi di euro); le dotazioni di bilancio per i contratti di sviluppo e le misure agevolative della cosiddetta “Nuova Sabatini”.

Accolta anche la richiesta di intervento, da parte di Confagricoltura, per nuovi stanziamenti finalizzati alla ricostruzione dei territori interessati dai sismi degli anni scorsi e dagli eventi alluvionali manifestatesi dal 1° maggio 2023.

Palazzo della Valle auspica un progressivo aumento degli interventi sistemici a vantaggio del sistema imprese, guardando con favore all’incentivazione di ogni azione che possa favorire la ripresa dei consumi. Bene, dunque, l’introduzione del “Bonus spesa”, cosiddetto “Social Card”, che può stimolare l’acquisto di prodotti dell’agricoltura italiana.

Si sottolinea, infine, la necessità di uno sforzo ulteriore su alcuni temi: la reintroduzione dell’IRPEF (che possa almeno avvenire in modo graduale), la gestione del rischio in agricoltura e la tassazione retroattiva in relazione ai contratti di superficie.

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Food System Summit, Giansanti (Confagricoltura): innovazione e digitalizzazione per la sicurezza alimentare. L’esempio di Hubfarm

“L’innovazione e la digitalizzazione sono strumenti essenziali per lo sviluppo economico, ambientale e sociale. Sono di fondamentale importanza per affrontare, in primo luogo, la sicurezza alimentare, poi il cambiamento climatico”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, intervenendo oggi al Food System Summit alla FAO, all’evento sulla “Digitalizzazione per sistemi agroalimentari resilienti”.

In Italia la siccità e l’alluvione hanno colpito tutte le filiere, dall’ortofrutta al riso, dal Nord al Sud del Paese. La sola siccità ridurrà dal 10 al 40% le risorse idriche. Considerando che un ettaro di terreno irrigato ha una resa superiore del 30% rispetto al non irrigato, il problema è chiarissimo. Serve una strategia per prevenire queste catastrofi ambientali, proteggendo la produzione agricola e l’economia dei territori. “L’acqua e le sue infrastrutture – ha sottolineato Giansanti – giocano un ruolo fondamentale. E le innovazioni tecnologiche e digitali sono fondamentali per aumentare produttività, competitività e sostenibilità del settore agricolo”.

Confagricoltura ha quindi creato HubFarm per fornire gli strumenti necessari per ottimizzare i raccolti, ridurre gli sprechi e migliorare la sostenibilità nel settore agricolo.

“HubFarm può facilitare una notevole riduzione, che va dal 20% al 25%, del consumo di acqua; – ha spiegato Giansanti – una sostanziale diminuzione dell’uso di agenti fitosanitari tra il 7% e il 12%; una significativa diminuzione dell’applicazione di fertilizzanti, dal 12% al 16%. Inoltre, è stato dimostrato un potenziale di ottimizzazione dell’utilizzo delle macchine, compreso tra il 4% e l’8%, in parallelo a una notevole riduzione del consumo di gasolio, variabile dal 2% al 10%.

Per affrontare con successo la sicurezza alimentare e il cambiamento climatico, conclude Confagricoltura, è inoltre fondamentale una solida collaborazione internazionale e la condivisione delle conoscenze. L’Italia, il prossimo anno, con la presidenza del G7 giocherà un ruolo centrale nel dibattito, con particolare attenzione proprio alla transizione digitale”.

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Istat, aumenti senza precedenti: in agricoltura fino al 17,7%

Eventi climatici fuori dall’ordinario e un aumento a doppia cifra dei costi di produzione hanno penalizzato lo scorso anno l’agricoltura italiana. Secondo i dati diffusi dall’ISTAT, si è registrata una contrazione in termini reali del valore aggiunto, del volume delle produzioni e dell’occupazione.

I costi di produzione sostenuti dagli agricoltori, in particolare, sono saliti nel giro di un anno del 25,3 per cento. Un aumento “di portata eccezionale – ha evidenziato l’ISTAT – senza precedenti negli ultimi decenni”. Anche i prezzi dei prodotti agricoli sono saliti, ma con una percentuale sensibilmente inferiore, pari al 17,7 per cento sul 2021.

I dati dell’ISTAT forniscono anche una serie di indicatori positivi sulla resilienza e sulla vitalità delle imprese di settore che, nonostante i negativi risultati dello scorso anno, consentono all’agricoltura italiana di collocarsi, a livello europeo, in seconda posizione per valore aggiunto e al terzo posto per valore della produzione.

C’è poi un altro aspetto ancora più positivo. Nonostante le difficoltà degli ultimi anni, dalla pandemia alle conseguenze economiche dell’aggressione russa all’Ucraina, gli investimenti fissi lordi sono aumentati lo scorso anno del 16% in valori correnti e del 12,7% in volume. Le imprese stanno reagendo alle difficoltà, puntando sulle innovazioni per contrastare l’impatto dei cambiamenti climatici e per accrescere la sostenibilità ambientale dei processi produttivi. Dalla revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza dovrebbero arrivare nuovi appositi incentivi per sostenere la spinta agli investimenti per la transizione verde e digitale.

Per quanto riguarda le prospettive – segnala Confagricoltura – i riflettori vanno accesi sulla contrazione dei consumi alimentari. La spesa aumenta come conseguenza dell’inflazione, ma calano i consumi in termini di quantità. Nel caso dei prodotti ortofrutticoli, da gennaio a marzo, gli acquisti al dettaglio sono calati di circa il 10% sul primo trimestre del 2022.

Anche le esportazioni fanno registrare nel complesso un calo in volume.  Per i vini, ad esempio, dopo gli eccellenti miglioramenti ottenuti negli ultimi anni, le vendite all’estero in quantità sono rimaste praticamente invariate nei primi tre mesi del 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022. Sul mercato del Regno Unito la flessione è stata di oltre il 13 per cento.

Per contrastare l’inflazione alimentare, alcuni Stati membri della UE hanno assunto specifiche decisioni. In Spagna, è stata ridotta l’Iva sui prodotti di maggiore consumo.

In Francia, il governo ha promosso un’iniziativa della grande distribuzione che, su base volontaria, ha limitato o bloccato la crescita dei prezzi del carrello della spesa. L’iniziativa proseguirà fino all’autunno.

L’indice FAO segnala che i prezzi dei prodotti agricoli sono in calo da un anno in ambito internazionale. Non calano, invece, nella stessa misura i costi di produzione sostenuti dagli agricoltori.

L’inflazione rallenta, ma dovrebbe restare oltre il 5% nella media dell’anno corrente. La zona dell’Euro, intanto, è entrata in recessione tecnica.

La situazione dovrebbe essere oggetto di una comune riflessione da parte di tutti i protagonisti dell’agroalimentare italiano, per provare a raggiungere un’intesa su come affrontare i prossimi mesi che saranno ancora caratterizzati da un quadro di riferimento incerto.

Frenare la caduta dei consumi – sostiene Confagricoltura – è nell’interesse dell’intera filiera nell’ottica della salvaguardia dei livelli produttivi e dell’occupazione.

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Itticoltura, API (Confagricoltura): consumi e fatturato in crescita. Calano le quantità prodotte

«Cresce il consumo di pesce tra gli italiani, che raggiunge i 29 kg pro-capite. Aumenta la produzione a livello mondiale che, invece, resta stagnante in Europa, Italia compresa. L’analisi che diffondiamo oggi – afferma Pier Antonio Salvador, presidente dell’Associazione Piscicoltori Italiani (API) – ha documentato, nel 2022, il superamento 300 milioni di euro di giro d’affari, grazie alla produzione di 53.900 tonnellate di pesci di venti specie diverse, distribuiti in più di settecento siti produttivi». 

Nonostante una leggera flessione, la regina del mercato rimane la trota con 29.000 tonnellate prodotte e 113 milioni di valore generato, al netto del prodotto trasformato. Secondo e terzo posto per orata e spigola che, invece, nonostante i volumi pressoché stabili, hanno registrato un aumento dei margini. 

Tra il conflitto, che ha fatto lievitare i costi, e l’andamento climatico estremamente siccitoso l’API ha calcolato una flessione pari al 20% di volume nelle troticolture, acuita dall’impennata dei costi energetici necessari per attingere l’acqua dal sottosuolo e mantenere i pesci in vita. «È stato proprio quest’effetto combinato – precisa Andrea Fabris, direttore di API – a far diminuire la quantità prodotta, aumentare i prezzi, rimodulando l’offerta che, per esempio, nel caso della trota iridea, ha portato a pezzature ridotte».

Il caviale primeggia tra le produzioni di acqua dolce. «Si conferma – aggiunge il presidente dell’associazione – un prodotto in forte crescita in cui il “Made in Italy” dimostra il ruolo di leader a livello europeo e, a livello mondiale, secondo solo alla Cina per quantità. Purtroppo, invece, il nostro studio conferma il declino dell’anguilla, con 100 tonnellate di prodotto perso in un anno. Per il comparto marino, invece, numeri in crescita: 17.600 tonnellate di spigola e orata prodotte, per un totale di oltre 140 milioni di euro di fatturato, si deve al maggiore spazio concesso agli allevamenti offshore e alla maggiore richiesta all’interno della Gdo e della ristorazione».

La produzione italiana di spigole e orate copre solo il 20% del fabbisogno nazionale, con un forte ricorso all’import da Paesi stranieri. «Stiamo cercando di diversificare l’offerta introducendo Ombrina, Ricciola e Corba Rossa. Per invertire la bilancia commerciale, una strada passa anche attraverso la valorizzazione della prelibata carne di storione, apprezzata anticamente. Siamo ancora in una fase di ricerca. Il prodotto fresco sicuramente è quello che si presta a più utilizzi, con poche lische e alti valori nutrizionali – conclude Fabris -. Disponibili in commercio anche medaglioni già pronti, filetti affumicati oppure sott’olio».

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Lavoro, Confagricoltura: ora necessario sostenere competitività delle imprese. Apprezzamento per aiuto ai consumi

In una fase di riduzione dei consumi dovuta all’inflazione valutiamo positivamente il nuovo intervento del Governo sul cuneo fiscale, che ci auguriamo diventi presto strutturale. Il percorso imboccato è quello giusto, ora occorre accelerare ancora per alleggerire finalmente il costo datoriale del lavoro agricolo, che resta tra i più alti d’Europa, riducendo le aliquote contributive delle imprese per sostenere, oltre ai consumi, anche la competitività del settore primario. Lo afferma Confagricoltura in attesa della pubblicazione del decreto-legge sulle misure urgenti per l’inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoro.

Positiva anche la semplificazione apportata nelle comunicazioni da dare al lavoratore all’atto dell’assunzione, che potranno ora essere fornite dal datore di lavoro rinviando alla contrattazione collettiva, come peraltro richiesto da Confagricoltura. 

L’auspicio dell’Organizzazione è che si consideri l’importanza del fattore umano per le aziende agricole. E, soprattutto in questa fase in cui viene richiesto un grande sforzo produttivo, impegnarsi anche sul contenimento del costo degli oneri sociali sarebbe fondamentale per favorire lo sviluppo del settore e promuovere la stabilizzazione degli occupati in agricoltura.

L’agricoltura, ricorda la Confederazione datoriale, con un milione di dipendenti, senza contare l’indotto, i lavoratori autonomi, coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli, rappresenta un pilastro dell’economia nazionale, nonostante le difficoltà causate dell’aumento dei costi di produzione. 

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Pesci, API (Confagricoltura): la siccità colpisce la produzione, proprio quando aumentano i consumi

D’estate si consuma più pesce, ma quello allevato in Italia è stato messo a durissima prova dalla drammatica mancanza di piogge, che tutto il Paese sta vivendo ormai da molti mesi. “Non possiamo fermare, nemmeno provvisoriamente, la nostra attività, né possiamo attuare una sorta di “Fermo Pesca”, tantomeno un lockdown.  Il ciclo biologico, il benessere dei pesci, qualsiasi sia la loro taglia, da avannotto a pronto per il consumo rendono impossibile qualsiasi blocco dell’attività.  Le criticità sono enormi per riuscire salvaguardare il pesce allevato che, con un ciclo vitale fino a 18 mesi, si rifletterà sulle tavole natalizie, creando un danno economico incalcolabile”. Lo ha sottolineato Pier Antonio Salvador, presidente dell’API, l’associazione che riunisce i piscicoltori di Confagricoltura.

 

Il periodo troppo lungo di siccità estrema crea, in gran parte dell’Italia dove c’è attività di acquacoltura, grandi disagi. Fiumi importanti e meno conosciuti, canali, lagune, laghetti e sorgenti dispongono di sempre minore quantità d’acqua e molti sono quasi completamente secchi. L’Italia è il Paese dove si mangia più pesce e solo due, ogni 10 consumati, sono di provenienza nazionale. “Senza piogge ristoratrici – spiega Salvador – ci aspetta una stagione negativa, aggravata dall’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime che, da una stima effettuata, hanno fatto lievitare i costi su una scala che va dal 30%, per la troticoltura con acqua da derivazione superficiale e impianti offshore, al 40/50% per le strutture a forte consumo energetico”.

 

Nel 2021, la piscicoltura ha sfiorato i 300 milioni di euro di Plv per il solo pesce, superato i 35 milioni di euro per avannotti e uova embrionate, con produzioni di 55 tonnellate per il caviale (1° produttore europeo, 2° nel mondo) e 25 tonnellate per le uova di trota destinate al consumo umano.

 

“La piscicoltura italiana avrebbe tutte le carte in regola per essere tra i leader europei. Chiediamo – conclude il presidente dell’API di Confagricoltura – che le istituzioni ascoltino anche la voce dell’acquacoltura, settore importate tanto quanto la pesca, soprattutto in momenti critici come quello che stiamo attraversando. Siamo un comparto efficiente e sostenibile, ma soprattutto necessario per assicurare l’approvvigionamento di prodotto ittico sicuro, di qualità e di elevato valore nutrizionale”.

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Assemblea ASSOBIBE: la filiera del beverage insieme per affrontare le sfide della ripartenza

Le associazioni di categoria, che rappresentano oltre 350 mila imprese, chiedono di lavorare per un futuro di crescita e investimenti, senza nuove tasse sull’alimentare, insieme ad una filiera colpita duramente dalla pandemia

 

Roma, 21 giugno 2021. Un’occasione di confronto tra sigle del comparto del Beverage, della Distribuzione e dell’Agricoltura sullo stato del mercato e sulle ipotesi di ripresa: questo è risultato dell’Assemblea ASSOBIBE, Associazione di CONFINDUSTRIA che rappresenta i produttori di bevande analcoliche, dal titolo “Tra Covid e ripartenze: le aspettative per rilanciare il mercato interno” che si è tenuta oggi nella sede di CONFINDUSTRIA a Roma.

 

Alla tavola rotonda organizzata da ASSOBIBE hanno preso parte la Presidente di FEDERVINI Micaela Pallini, il Presidente di MINERACQUA Enrico Zoppas, il Presidente di ASSOBIRRA Michele Cason, il Presidente di FIPE Lino Enrico Stoppani, il Presidente di Italgrob Vincenzo Caso, che rappresentano complessivamente 350 mila imprese, per un fatturato totale di 141,3 mld di euro (Fonte: elaborazione dati forniti dalle Associazioni), insieme a Massimiliano Giansanti, Presidente Confagricoltura.

 

Assume ancora più valore quindi il loro desiderio di scattare una fotografia puntuale e provare a tracciare, insieme, la strada per la ripartenza di un settore fortemente cambiato durante la pandemia nelle modalità di consumo, penalizzato ulteriormente dalle chiusure del canale Ho.Re.Ca, dal calo del turismo e dal diffondersi dello smart working che ha ridotto la pausa pranzo fuori casa.

Unire le forze e lavorare insieme per la ripartenza è stato anche l’auspicio che il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Stefano Patuanelli ha espresso nel suo saluto di apertura lavori, ribadendo il ruolo fondamentale dell’asse MIPAAF-MISE a sostegno delle imprese del comparto agricolo e agroindustriale in un’ottica di sviluppo comune, salvaguardando le specificità del settore, per rendere la filiera food and beverage più sostenibile e competitiva. Il ministro ha poi ricordato l’attenzione, propria del made in Italy, riservata alla differenziazione dell’offerta e alla salubrità e distintività del prodotto fino all’innovazione dei processi produttivi e distributivi.

 

“Nonostante gli effetti della pandemia, le imprese hanno continuato ad investire sul futuro, in innovazione di prodotto e di processo, rimboccandosi le maniche e collaborando con la filiera, dal campo al consumatore – dichiara Giangiacomo Pierini, Presidente ASSOBIBE –. Ci sono stati ostacoli nuovi, alcuni imprevisti, ma questo è un settore che vuole e può rialzarsi, a patto di essere messo nelle condizioni di poterlo fare. Le aziende che oggi abbiamo riunito condividono criticità e obiettivi, e vogliono solo avere modo di lavorare al rilancio del mercato senza nuove tasse sul comparto alimentare. Il Governo sostenga, non penalizzi, i consumi”.

 

Secondo i dati di una ricerca commissionata da ASSOBIBE a Nomisma, i consumi di bevande in Italia nel 2020 sono complessivamente calati dell’8,4% (-8,4% le bevande analcoliche e -8,3% quelle alcoliche), con ripercussioni importanti su un settore che conta 3.300 aziende. Numeri che si spiegano in parte con la contrazione dei consumi “fuori casa” che nel 2020 hanno fatto segnare un -35% rispetto all’anno precedente: il settore Ho.Re.Caha perso 34,4 mld di euro, e il saldo tra imprese nate e cessate è stato di -13.060.

 

A rendere il quadro ancora più complesso hanno contribuito la contrazione dei flussi turistici in Italia, che l’anno passato hanno fatto segnare un -52%, soprattutto alla voce turismo straniero (-70%) e il diffondersi di modalità di studio e lavoro da remoto: nel 2020 la crescita potenziale di italiani coinvolti in percorsi di studio e formazione a distanza è di oltre +11 milioni, mentre sono 7 milioni i lavoratori in smart working durante il lockdown, con ripercussioni evidenti sui consumi presso pubblici esercizi e ristoranti, che hanno perso mediamente -250 mln di euro al mese.

 

Preoccupazioni condivise anche da FIPE e Italgrob che fanno eco alle categorie di produttori ribadendo l’importanza di fare squadra per un mercato così fondamentale per l’economia del Paese: dopo tanti mesi difficili, la ripartenza, non priva di problemi, deve essere caratterizzata da grande attenzione alla sicurezza, da interventi strutturali che agevolino l’incontro di domanda e offerta di lavoro per contrastare il fenomeno della dispersione di professionalità cui si è assistito durante la pandemia, e da un progetto strategico in cui anche lo Stato faccia concretamente la sua parte tenendo in conto l’importanza di questo canale, per i valori che esprime e i livelli occupazionali che garantisce: un asset strategico poco sostenuto, anzi tassato.

 

Una situazione che si riflette sull’intera filiera, come sottolinea Confagricoltura, che ribadisce l’importanza di una strategia condivisa per il rilancio del settore, che veda imprese e istituzioni lavorare fianco a fianco e che valorizzi le materie prime nazionali utilizzate ed utilizzabili nei processi produttivi. Il Presidente Massimiliano Giansanti ha poi ribadito la necessità che le istituzioni riconoscano e sostengano i passi avanti fatti dal settore per innovare e migliorare sempre di più la qualità dei prodotti e favoriscano una crescita intelligente e sostenibile del comparto.

 

A chiusura delle riflessioni, come ricordato nel suo intervento dal Presidente di CONFINDUSTRIA Carlo Bonomi, l’impatto che nuove misure restrittive come Sugar e Plastic tax avrebbero su un settore strategico per il Paese: è necessaria una loro soppressione per evitare di drenare risorse necessarie all’innovazione, con conseguenze rilevanti su occupazione diretta e indiretta e sugli equilibri del comparto della filiera. È fondamentale, inoltre, che si sviluppino politiche industriali a supporto degli investimenti per l’innovazione, evitando tasse e divieti che indeboliscono la base industriale, vero motore per lo sviluppo sostenibile del Paese.

 

“Ci aspettiamo molto dai prossimi mesi, complici la stagione estiva e gli effetti della campagna vaccinale che porteranno a un ritorno, seppur graduale e cauto, alla normalità. Sono ancora troppe le variabili sul futuro, in uno scenario macroeconomico incerto e sul quale incombe il rischio di un calo della propensione alla spesa nel caso si andasse verso un aumento della fiscalità e della tassazione. Ad oggi, grazie al fondamentale supporto della filiera e dei sindacati, siamo riusciti a scongiurare un pericolo che costerà alle imprese 320 milioni all’anno, secondo le stime MEF – conclude Giangiacomo Pierini –. Le aziende che costituiscono il comparto del beverage hanno bisogno di misure che espandano il mercato, non di nuove tasse che le penalizzino. Chiediamo alla politica certezze, di metterci in condizione di poter immaginare e progettare un futuro. Vogliamo lavorare a strategie condivise per la ripartenza, se ci vengono tolte le risorse per poterlo fare ci viene tolto l’ossigeno”.

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Pesce, Api (Confagricoltura): “Vendite in altalena”

Il bilancio dell’Associazione dei piscicoltori dopo un anno di Covid

“Gli effetti della pandemia hanno colpito, in particolare, gli allevamenti in acqua dolce e la pesca sportiva che hanno pagato il prezzo più alto, con perdite anche al 40%, mentre le specie ittiche allevate in mare hanno tenuto grazie anche alla ridotta produzione italiana che fornisce – nonostante siamo un Paese che vanta 8.000 chilometri di coste – solo 2 pesci ogni 10 venduti”. Così Pier Antonio Salvador presidente dell’API, l’Associazione che riunisce gli acquacoltori di Confagricoltura, presentando gli ultimi dati rilevati sulla produzione e il consumo.

La chiusura del canale Ho.Re.Ca si è tradotta in un 30% in meno delle vendite. Soffrono le aziende più piccole, mentre quelle di dimensioni maggiori sono, sottolinea l’API, in qualche modo riuscite a riequilibrare la loro presenza sul mercato, aumentando i quantitativi nella GDO, vendendo sottocosto e utilizzando i servizi di delivery e l’on-line.

“Per le trote ‘made in Italy’, che rappresentano il pesce più prodotto e esportato – spiega il direttore dell’Associazione Piscicoltori, Andrea Fabris – il fatturato ha perduto oltre il 15%, mentre la produzione, mediamente, è calata meno del 10%. Questi dati, che a prima vista, potrebbero sembrare in contrasto, sono dovuti alla necessità delle aziende di cedere il surplus a prezzi bassi, per garantire negli allevamenti lo spazio per le nuove produzioni”.

Dai dati forniti dall’API si evince, a Natale e non solo, un vero e proprio recupero per le vendite di caviale di cui siamo i primi produttori europei e i secondi al mondo, dopo la Cina. Questo ’oro nero’, una vera eccellenza italiana, prodotta in Lombardia, Piemonte e Veneto, attraverso le vendite virtuali, ha visto quasi raddoppiare i consumi interni.

La produzione di orate e spigole, altro fiore all’occhiello dell’acquacoltura nazionale, ha dimostrato un leggero incremento, confermando un trend in crescita, indice tra l’altro di una maggiore attenzione all’origine italiana dei prodotti ittici.

“Occorre ora – conclude Salvador – continuare ad impegnarsi per aumentare la produzione “made in Italy”, preferita dall’82% dei consumatori, contemporaneamente promuoverne il consumo, attraverso campagne ad hoc, ma soprattutto, cogliere l’occasione delle riaperture perché anche nei ristoranti si conosca l’origine del prodotto. In questo modo la ripresa sarà anche l’occasione della rivincita dei pesci prodotti ed allevati in Italia”.

Tutti i dati produttivi dell’acquacoltura nazionale del 2020 sono disponibili sul portale web dell’API www.acquacoltura.org

 

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Consumi: in casa si cucina più pesce di allevamento, ma pesa lo stop ai ristoranti

Luci e ombre sulle vendite di pesce: questo è il quadro della situazione tracciata dall’Associazione italiana piscicoltori di Confagricoltura, avvalorata da uno studio commissionato a CREA-MC

Mentre le famiglie italiane consumano di più il prodotto d’acquacoltura, e non solo per le feste, la chiusura dei ristoranti ferma il mercato. I risultati della ricerca ai tempi della pandemia

Luci e ombre sulle vendite di pesce. Questo è il quadro della situazione tracciata dall’Associazione italiana piscicoltori di Confagricoltura, avvalorata da uno studio commissionato a CREA-MC. “Il settore – mette in evidenza Pier Antonio Salvador, presidente API – sta attraversando un ulteriore periodo di crisi a seguito delle nuove misure attivate per ridurre la diffusione del COVID. Il nuovo blocco dell’Ho.Re.Ca., delle pesche sportive e di buona parte delle esportazioni causa grossi problemi agli allevamenti, che guardavano con speranza al futuro”.

Per contro, il rimanere a casa ha avuto risvolti positivi sui consumi domestici di pesce, facendo registrare una crescita dell’11% dallo scorso marzo, ancor più significativa se viene raffrontata con altri alimenti: solo la pasta e la verdura presentano incrementi superiori.

Nel periodo di emergenza sanitaria, mette in evidenza la ricerca, si registra anche una maggior sensibilità sull’origine: le famiglie mostrano una spiccata preferenza per il pesce allevato in Italia, perché ritenuto di migliore qualità e più controllato, rispetto al prodotto di importazione.

“Questo che stiamo trascorrendo – rimarca il presidente dei piscicoltori – è un periodo estremamente difficile, che ha fatto riflettere e approfondire i temi dell’importanza di un’alimentazione equilibrata per la salute. Sempre più viene riconosciuto il valore dell’acquacoltura, che gioca un ruolo fondamentale nel comparto ittico italiano, europeo e globale, perché produce alimenti di qualità e genera occupazione”⁠.

Il 48% dei consumatori, si legge nello studio, continua a modificare le proprie abitudini alimentari in conseguenza della pandemia. E sono cambiate anche le modalità di preparazione del pesce: il 10% dei consumatori, grazie alla possibilità di avere più tempo per sperimentare, ha migliorato la capacità di provare nuove ricette, cucinando ottimi piatti anche a casa. Per quanto riguarda gli acquisti, invece, anche se non si osservano particolari criticità riguardo alla vendita di pesce fresco al supermercato, molti hanno cambiato luoghi e modalità, optando per la consegna direttamente dalle aziende di acquacoltura, o per l’ “home delivery”.

“E’ fondamentale – conclude Salvador, ribadendo la mission dell’API – fornire una giusta e puntuale informazione sul comparto, sull’importanza di una corretta etichettatura e tracciabilità, anche attraverso i canali social dell’associazione”. Particolarmente apprezzate, sul sito API – Associazione Piscicoltori Italiani – Acquacoltura Sostenibile le ricette realizzate anche in collaborazione con la food blogger Renata Briano, capaci di coniugare facilità della preparazione casalinga con proposte culinarie di qualità.

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