Fruit Logistica, Confagricoltura a Berlino con le aziende leader dell’ortofrutta italiana

Confagricoltura sarà presente a Berlino, dal 5 al 7 aprile, a Fruit Logistica, la più importante fiera dedicata all’ortofrutta che torna dopo un anno di assenza e un posticipo rispetto al tradizionale mese di febbraio.

Rispetto agli altri anni, Confagricoltura prenderà parte a Fruit Logistica con uno spazio istituzionale nel Padiglione 2.2 (Stand B-01), da sempre quello di riferimento per l’Italia.

Nutrita e qualificata è la partecipazione delle aziende aderenti alla Confederazione, testimoni, in particolare, di un alto livello di innovazione che le porta ad essere maggiormente competitive sui mercati internazionali.

L’edizione 2022 ricade in un momento delicato e difficile per l’economia mondiale, alla luce del conflitto in Ucraina e degli esiti della pandemia, ma il settore ortofrutticolo italiano continua ad esprimere performance molto positive in termini di valore ed export. Le imprese presenti a Fruit Logistica dimostrano questa vitalità.

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L’ortofrutta italiana – spiega Confagricoltura – rappresenta oltre ¼ del totale della produzione agricola nazionale (il 27% per la precisione), con un valore di circa 14 miliardi di euro, posizionandosi all’ottavo posto mondiale tra i Paesi produttori. (Tabella 1).

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Sul fronte delle esportazioni, l’Italia è il sesto Paese al mondo con un valore di 9,5 miliardi di euro tra ortofrutta fresca e trasformata e un significativo +5,3% nel 2021 (Tabella 2) che conferma il comparto al primo posto tra le voci dell’export nazionale.

A trainare le vendite all’estero è il segmento della frutta fresca, in particolare mele, kiwi, pere, pesche e nettarine.

La Germania – conclude Confagricoltura – è il primo mercato di sbocco, che cresce ancora arrivando ad assorbire il 30% del valore del nostro prodotto fresco e circa il 20% di quello trasformato.

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Ucraina, Confagricoltura chiede un piano di emergenza per l’agroalimentare. Giansanti: gestire le conseguenze economiche delle sanzioni

“Un piano di emergenza per il settore agroalimentare, coordinato dalla Commissione europea, per assicurare la continuità dei cicli produttivi e garantire i rifornimenti”: è la richiesta lanciata dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, per far fronte alle conseguenze della crisi in Ucraina.

“Lo squilibrio dei mercati agroalimentari, innescato nel 2014 dall’annessione della Crimea da parte della Federazione Russa, rese necessario un intervento di sostegno del bilancio europeo di un miliardo di euro – ricorda Giansanti – La situazione e le prospettive attuali sono ben più gravi, tra aumento dei prezzi e vere e proprie carenze di produzione”.

“Vedremo in dettaglio l’elenco delle sanzioni in ambito commerciale decise ieri sera dal Consiglio Europeo – prosegue il presidente di Confagricoltura – a cui seguiranno le scontate reazioni di Mosca. Ma i segnali che arrivano dai mercati già destano profonda preoccupazione”.

I prezzi del gas e del petrolio continuano a salire e sono praticamente ferme le partenze di cereali dai porti dell’Ucraina. Sono quindi a rischio le esportazioni verso i principali mercati di sbocco costituiti da Egitto, Turchia, Indonesia e Marocco.

Il mercato internazionale dei cereali è sotto pressione, anche a causa delle stime relative alla contrazione dei raccolti in Argentina e Brasile per la carenza di piogge – segnala Confagricoltura – E’ destinato quindi a salire il costo per l’alimentazione del bestiame che già alla fine dello scorso anno ha fatto registrare un rialzo del 30%”.

I future relativi al grano sono saliti in un giorno del 6%, mentre sono in calo del 2% quelli del bestiame.

Confagricoltura ricorda, inoltre, che dall’inizio di febbraio le autorità di Mosca hanno bloccato le esportazioni di nitrato di ammonio, che è utilizzato per la produzione di fertilizzanti. Al momento, il blocco proseguirà fino ad aprile.

“Le sanzioni varate dalla UE riguardano anche la Bielorussia” – segnala Giansanti – che ha deciso il blocco delle importazioni di prodotti agroalimentari dagli Stati membri. Sono già crollate le esportazioni di mele e pere dall’Unione”.

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Mattarella, Giansanti: “Un forte richiamo del Presidente alla necessità di riforme efficienti, indispensabili per l’economia e la crescita del settore agroalimentare”

“Il discorso del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha posto attenzione ad alcuni temi di grande rilevanza per l’economia italiana e il settore agroalimentare, richiamando la centralità del nostro Paese nell’impegno di ripresa dell’Europa. La necessità di un rilancio all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione, nell’ambito della transizione ecologica e digitale, ci vede assolutamente d’accordo e ci spinge a continuare a collaborare con convinzione nel processo delle riforme in atto”.

Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, commenta l’intervento di insediamento di Sergio Mattarella, che ha iniziato ieri il suo secondo mandato al Quirinale.

“L’appello all’efficienza e alla tempestività – aggiunge – è fondamentale per la ripresa del Paese, in particolare per le imprese che si aspettano dalla politica una visione coerente di sviluppo dell’Italia sui mercati internazionali. Strategia di cui ha bisogno anche il settore primario”.

“Gli investimenti delle aziende sono centrali inoltre per garantire occupazione stabile e, conseguentemente, per ridurre le disuguaglianze sociali, un concetto più volte pronunciato dal Capo dello Stato nel suo discorso”.

“Auspichiamo – conclude Giansanti – che il settore primario, alla luce delle parole del Presidente, possa accompagnare il processo di crescita economica avviato nel 2021”.

“Il discorso del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha posto attenzione ad alcuni temi di grande rilevanza per l’economia italiana e il settore agroalimentare, richiamando la centralità del nostro Paese nell’impegno di ripresa dell’Europa. La necessità di un rilancio all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione, nell’ambito della transizione ecologica e digitale, ci vede assolutamente d’accordo e ci spinge a continuare a collaborare con convinzione nel processo delle riforme in atto”.

Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, commenta l’intervento di insediamento di Sergio Mattarella, che inizia oggi il suo secondo mandato al Quirinale.

“L’appello all’efficienza e alla tempestività – aggiunge – è fondamentale per la ripresa del Paese, in particolare per le imprese che si aspettano dalla politica una visione coerente di sviluppo dell’Italia sui mercati internazionali. Strategia di cui ha bisogno anche il settore primario”.

“Gli investimenti delle aziende sono centrali inoltre per garantire occupazione stabile e, conseguentemente, per ridurre le disuguaglianze sociali, un concetto più volte pronunciato dal Capo dello Stato nel suo discorso”.

“Auspichiamo – conclude Giansanti – che il settore primario, alla luce delle parole del Presidente, possa accompagnare il processo di crescita economica avviato nel 2021”.

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Pratiche sleali, un passo avanti per l’equilibrio della filiera agroalimentare

“L’approvazione, in Consiglio dei Ministri, dello schema di decreto legislativo che vieta le pratiche sleali nei rapporti commerciali della filiera agroalimentare è una notizia positiva. Ci riserviamo di valutare nel dettaglio il testo definitivo, non appena verrà ufficialmente licenziato”.

Questo il commento del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, al provvedimento approvato che tutela le imprese nei rapporti tra filiera agricola e alimentare. “Da sempre – aggiunge – chiedevamo di recepire la direttiva comunitaria per ridare fiducia e stabilità agli operatori e al mercato, razionalizzando e rafforzando il quadro nazionale esistente sin dal 2012”.

L’impianto del decreto garantisce la riservatezza nella presentazione delle denunce e valorizza il ruolo delle organizzazioni a tutela dei propri associati.

Tra le pratiche sleali individuate, di attualità la garanzia del divieto della vendita di prodotti agricoli a prezzi al di sotto dei costi di produzione “che – precisa Giansanti – tutela la redditività dei nostri imprenditori”.

Confagricoltura auspica infine che nella formulazione finale del testo vengano tenute in adeguata considerazione le specifiche esigenze del settore vivaistico, comparto di primo piano del settore primario.

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Agroalimentare, Confagricoltura: mantenere l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle materie prime

Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha scritto al ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli sollecitando una proroga dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle materie prime di alcuni prodotti agroalimentari di estrema rilevanza (lattiero-caseari, pasta, derivati di pomodoro e carni suine trasformate) che, in base alle disposizioni attuali, cesserà il 31 dicembre 2021.

Per Confagricoltura è fondamentale che i consumatori italiani possano ancora usufruire delle indicazioni sulla natura dei prodotti agroalimentari in commercio, che orientino a scelte consapevoli e in grado di privilegiare le materie prime nazionali.

L’obbligo è in vigore da alcuni anni, ma di fatto solo da febbraio scorso per i prodotti che usano come ingrediente la carne suina.

È vero che la data di scadenza della normativa italiana è stata individuata in riferimento all’entrata in vigore di quella europea. Si tratta di una novità essenziale che muta il quadro giuridico unionale e per il quale occorrerà ora un adeguamento complessivo delle disposizioni nazionali.

 

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Fai (Confagricoltura): Italia senza miele, in flessione l’import. Ungheria primo fornitore, crolla la Cina

Nell’anno apistico peggiore di sempre l’Italia ha gli alveari vuoti, ma anche i magazzini di scorta stentano a riempirsi: è quanto emerge dall’analisi dei dati Istat del primo semestre 2021, con importazioni che tendono al ribasso e scendono a 8.550.990 kg. Si conferma così – informa la Federazione Apicoltori Italiani (FAI), aderente a Confagricoltura – l’andamento su base annua del 2020, con l’import in calo nell’ultimo triennio e il miele straniero transitato alle nostre dogane ridotto da 27.874.961 a 22.303.640 kg (-20%).

Da sottolineare, secondo la FAI, che l’85% del miele acquistato da operatori commerciali e confezionatori italiani risulta di provenienza europea (UE a 27 Stati membri), ma non è detto che sia stato anche prodotto nei Paesi dichiarati d’origine. Metà di quello che mangiamo è miele che proviene dall’Ungheria, che si consolida come nostro primo partner commerciale: il prodotto sdoganato come magiaro è costato circa 15 milioni di euro a fronte dei primi 4.239.445 kg di quest’anno, vale a dire 3,5 euro/kg.

Tra i paesi europei si fa notare anche la Spagna, nostro secondo partner europeo, che raddoppia il quantitativo esportato in Italia, sfiorando i 700.000 kg, per un controvalore di 1.840.255 euro, pari a 2,6 euro/kg.

Crolla, infine, l’import di miele dalla Cina che si ritrova per ora declassata al terzo posto nella lista dei fornitori extra-europei di miele all’Italia; Ucraina e Serbia viaggiano ormai su quantitativi ben superiori ai 314.070 kg del miele proveniente dal Paese del Dragone, nonostante il modico costo di 1,38 euro/kg.

Un quadro sempre più complesso, difficile da decifrare e dietro il quale si potrebbe nascondere la pratica della nazionalizzazione di miele cinese venduto per europeo, informa la Federazione Apicoltori Italiani. Situazione che vede comunque l’Italia stretta in una morsa che rischia di rivelarsi fatale per i nostri apicoltori: costretti a competere in un mercato dove scarseggia la materia prima, i reali costi di produzione non vengono riconosciuti, si legittimano sistemi produttivi sleali se non addirittura illegali. Condizioni che, nel protrarsi di annate improduttive come quella del 2021, potrebbero innescare abbandoni di massa nel segmento dell’apicoltura da reddito.

(Fonte: Elaborazione FAI su dati ISTAT)

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Export, volano i formaggi italiani nel mondo. Confagricoltura: “L’Europa diventi modello di riferimento per gli scambi internazionali”

Formaggi italiani in grande evidenza sui mercati internazionali. Secondo le cifre rese note dal CLAL, società di consulenza e servizi per il settore lattiero – caseario, nei primi cinque mesi di quest’anno le esportazioni verso gli USA sono ammontate a 13.635 tonnellate, con un balzo in avanti di oltre il 120% nel solo mese di maggio. L’Italia è il primo esportatore di formaggi sul mercato statunitense.

Sempre da gennaio a maggio, l’export verso Australia e Canada ha fatto registrare aumenti che sfiorano il 30% sullo stesso periodo del 2019.

“Per quanto riguarda il mercato canadese, con 2.627 tonnellate esportate, è stato conseguito il miglior risultato dal 2016, che è l’anno precedente all’entrata in vigore del CETA, l’accordo economico e commerciale tra UE e Canada” – evidenzia il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – Questi dati confermano, una volta di più, che il CETA è vantaggioso per l’agricoltura italiana”.

“Gli accordi commerciali sottoscritti dalla UE sono, in generale, un valido strumento per supportare la crescita delle esportazioni agroalimentari italiane” – sostiene Giansanti – anche per la tutela assicurata alle indicazioni geografiche. Prima del CETA, ad esempio, le denominazioni Prosciutto di Parma e Prosciutto San Daniele non potevano essere utilizzate sul mercato canadese”.

“Ora, però, serve un salto di qualità nella politica commerciale della UE nell’ottica della sostenibilità ambientale e della protezione delle risorse naturali”.

“L’Europa deve diventare un modello di riferimento su scala globale – sostiene il presidente di Confagricoltura – La clausola di reciprocità deve essere inserita negli accordi con i Paesi terzi. In sostanza, il mercato unico può essere aperto soltanto ai prodotti ottenuti con regole compatibili con quelle europee in materia di sicurezza alimentare, diritti dei lavoratori, sostenibilità ambientale e benessere degli animali”.

“Dobbiamo, inoltre, cominciare a lavorare per il varo di un sistema di certificazione ambientale dei prodotti agricoli. Per il Made in Italy – conclude Giansanti – sarebbe un riconoscimento aggiuntivo, oltre a quello consolidato e indiscutibile della qualità, per conquistare nuove posizioni sul mercato mondiale”.

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Confagricoltura, trebbiatura 2021: meno grano ma di alta qualità, a tutto vantaggio della filiera della pasta Made in Italy

È in fase avanzata la trebbiatura del grano duro in Sicilia e Puglia ed emerge che, al contrario delle previsioni iniziali (che stimavano +9%), il raccolto è in diminuzione; IGC (International Grains Council) e BMTI hanno rivisto al ribasso le stime produttive (-9,2%). Lo pone in evidenza Confagricoltura che sta monitorando le operazioni di mietitura in atto sul territorio.

 

Nel Foggiano, area particolarmente vocata alla produzione – a causa della gelata di aprile e della siccità di maggio – si registra un calo produttivo ancor più marcato (tra -20 e -30%). Però la qualità sembra ottima con peso specifico mediamente superiore a 80, mentre le proteine medie si attestano intorno a 13/14%. Che la qualità ci sia, è testimoniato anche dal fatto che il listino prezzi della Borsa Merci di Foggia (del 23 giugno) – dopo la fase di stallo per la trebbiatura – registra per il prodotto fino con contenuto proteico minimo del 12%, quotazioni di 300 euro/tonn. Si tenga presente che i prezzi del grano duro avevano raggiunto picchi superiori a 300 euro a tonnellata nel 2020, poi erano calati gradualmente nel 2021.

 

L’anno scorso, complessivamente, la Puglia ha prodotto 9,5 milioni di quintali di grano duro, il 35% della produzione nazionale, impiegando una superficie superiore a 344 mila ettari. Da sola, la provincia di Foggia, nel 2020, ha prodotto oltre 7 milioni di quintali su una superficie di 240mila ettari, con una resa media per ettaro di 29,68 quintali.

 

Invece la siccità non sembra aver compromesso i raccolti di frumenti, ma anche dell’orzo, in Emilia Romagna. Ad oggi, grano ed orzo si presentano in buone condizioni, nonostante la prolungata siccità che ha caratterizzato i primi mesi dell’anno, in quanto le piogge e le basse temperature dell’ultimo periodo hanno consentito l’assorbimento ottimale delle concimazioni azotate.

 

L’Emilia Romagna vanta l’investimento a grano tenero di 146 mila ettari, mentre il grano duro si concentra su poco meno di 50 mila ettari e l’orzo ne copre oltre 24 mila ha.

 

Nel Mantovano le prime indicazioni della trebbiatura dell’orzo rivelano rese in calo ma qualità buona e prezzi in aumento. In loco l’orzo è stato coltivato su circa 5 mila ettari.

 

“Stiamo lavorando per l’affermazione della filiera grano/pasta al 100 per cento made in Italy – ha concluso Confagricoltura -. Il grano che si sta raccogliendo è di ottima qualità, cosa che favorisce la collaborazione tricolore tra cerealicoltori e pastai. D’altronde, c’è una sempre maggiore attenzione e sensibilità da parte dei consumatori verso la pasta totalmente italiana”.

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“Confagricoltura accelera con Amazon”: al via dal 27 maggio la programmazione di webinar gratuiti per le aziende

Inizierà il 27 maggio il primo webinar gratuito di formazione per le imprese, previsto dall’Accordo tra Amazon e Confagricoltura.

L’Accordo, che rientra nel Programma “Accelera con Amazon”, prevede azioni di supporto alle aziende agricole e agroalimentari per favorirne lo sviluppo nell’economia digitale; la possibilità di interagire con professionisti del settore selezionati da Confagricoltura e approfondire i temi di maggior interesse, quali l’evoluzione del mercato agroalimentare; la comunicazione nel settore dell’agrifood; i trend del marketing 4.0; lo stakeholder engagement come strategia per la sostenibilità.

Per consultare il calendario dei corsi gratuiti cliccare QUI

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Aumenta l’export agroalimentare Ue, Confagricoltura: “Settore da valorizzare con importanti obiettivi di crescita”

Nell’anno della pandemia, il settore agroalimentare ha garantito i rifornimenti nel mercato unico europeo. Non solo, sono anche aumentate le esportazioni fuori dalla Ue, a fronte di una contrazione del commercio internazionale di oltre il 5% a livello mondiale.

Secondo i dati definitivi della Commissione europea, evidenzia Confagricoltura, l’export di settore si è attestato nel 2020 a 184 miliardi di euro, con un aumento dell’1,5% sull’anno precedente. Il saldo dell’interscambio commerciale con i Paesi terzi si è chiuso in attivo per 62 miliardi, tre punti percentuali in più rispetto al 2019.

“I dati dimostrano una volta di più la vitalità economica dell’agroalimentare europeo. E’ un asset strategico da salvaguardare e valorizzare” – dichiara il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.

“Da sottolineare anche i risultati ottenuti dal Made in Italy: con circa 46 miliardi di euro, le esportazioni di settore sono arrivate a incidere per oltre il 10% sul totale delle vendite all’estero dell’Italia”.

L’export della Ue è stato trainato lo scorso anno dal forte aumento degli acquisti cinesi di carni suine (oltre 2 miliardi in più sul 2019) e grano (1,7 miliardi). Di converso, le limitazioni del canale HoReCa per l’emergenza sanitaria hanno frenato le esportazioni di vini sui mercati dei Paesi terzi (1,2 miliardi di euro in meno).

“Ora dobbiamo essere pronti a intercettare la ripresa economica, già in atto in Cina e nel continente asiatico” – rileva Giansanti.

“Il prodotto interno lordo farà segnare quest’anno negli Stati Uniti un rialzo di oltre il 6%, quasi il doppio rispetto alle stime riferite alla Ue. Le stime del WTO indicano una ripresa del commercio internazionale superiore all’8% sul 2020”.

“Ci sono tutte le condizioni per riprendere il percorso di crescita che ha visto le esportazioni agroalimentari italiane raddoppiare nell’arco di dieci anni” – aggiunge il presidente di Confagricoltura.

“L’export agroalimentare della Spagna ha sfiorato nel 2020 i 57 miliardi di euro. E’ un traguardo che possiamo raggiungere e migliorare, – conclude Giansanti – a vantaggio di tutte le componenti della filiera e dell’economia italiana. Dobbiamo porci obiettivi ambiziosi in termini di crescita”.

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